Premio Racconti nella Rete 2018 “Fausto Librelli” di Vincenzo Spinelli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Fausto Librelli, sulla sua Ferrari rossa fiammante, sta guardando minacciosamente il suo rivale in una Porsche verde pisello attraverso il finestrino mentre alterna colpi di gas sulla’acceleratore per far sentire la potenza della sua autovettura. Svroom svroom. Il rivale, la versione emaciata e decadente di Vin Diesel, risponde ai colpi di gas ricambiando lo sguardo. Librelli, nonostante il rivale sia talmente brutto da fare spavento, continua a guardarlo senza temerlo. In mezzo alle due macchine spunta una ragazza con pantaloncini di jeans inguinali, una cannottiera attillata su seno prorompente e un paio di tacchi tredici. Tra i denti tiene un fischietto. Attorno alle due macchine la gente scalpita, scommette e beve. Librelli si volta verso un gruppetto di persone e fa un occhiolino a lei, una delle creature più belle del creato, il premio della corsa. Lei ricambia nel suo bodyflirt rosso con un sorriso imbarazzato. A questo punto il rivale urla a Librelli “Pensi forse che sarà tua?”. Librelli non risponde ma, mentre guarda la strada davanti a sé, pensa Puoi dirlo forte.
La ragazza coi jeans inguinali si posiziona a due metri dalle auto e si mette ad ancheggiare sotto il riflesso dei fari che risaltano la lucentezza di quelle cosce ambrate e lisce. Librelli rimane concentrato, non si distrare, guarda verso la fine della strada. Il rivale sogghigna maleficamente. La ragazza, probabilmente ubriaca o fatta di chissà cosa, urla “Siete pronti???”. A ogni colpo d’acceleratore, dai tubi di scappamento escono dragate di fuoco. La gente si eccita sempre di più, urla, bestemmia, qualcuno grida “Vai Librelli!!! Faglielo vedere chi sei!”. La ragazza conta fino a tre e dopo un attimo di esitazione fa partire il fischio. Le due auto partono sgommando lasciandosi dietro la nube di polvere. È un testa a testa fino a quando Librelli vede il rivale che lo sorpassa. Librelli non ci sta. Con il pollice solleva il coperchio del pulsante per il NOS a fianco al freno a mano e senza esitare lo preme e, come sempre succede quando si usa il NOS, schiena e testa si incollano al sedile. In un batter d’occhi sorpassa il rivale e, appena prima del burrone, si appresta a uscire dalla Ferrari, ma per chissà quale motivo la portiera non si apre e senza neanche avere il tempo per accorgersene, inizia a precipitare in fondo al burrone.
Di soprassalto Librelli si desta dal sonno mentre suona la sveglia del cellulare che sta sul comodino. La suoneria Tu-tu-du-du-du-du-dunun è la colonna sonora de L’esorcista. La ragazza, che dorme con la bocca aperta e con un filo di saliva che le cola dalle labbra biascica “Mmm” e si rigira dall’altra parte. La stanza in disordine, un paio di cartoni della pizza, bottiglie di coca cola e birra sparse qua e là, il posacere pieno di vari tipi di mozziconi, la tv ancora accesa dalla sera prima che mostra il menù di Fast and Furious. “Perdio, era solo un sogno”. Con tutta la calma di chi la sera prima è andato a letto tardi, Librelli si alza con l’aria di chi sarebbe stato volentieri a letto. Svogliatamente spegne la tv, infila il DVD nella custodia e va in bagno a sciacquarsi la faccia, e quando ritorna, trova la ragazza in cucina.
“Hey.”
“Stanotte non mi hai fatto dormire. Continuavi ad agitarti.”
“Forse perché ho fatto un sogno del cazzo. A metà tra quell’americanata di Fast and Furious, Gioventù bruciata e Schindler’s List, c’era il vestito rosso…”
“Va bè. Però oggi non larvare come fai sempre, non andartene nei tuoi meandri mentali! Fammi trovare questa casa non dico in ordine ma almeno che non appaia un inferno. Hai solo questo da fare, visto che ormai non cerchi nemmeno più un lavoro!”
“Tranquilla, oggi sistemo tutto.”
“Bah, non so neanche perché continuo a ripetertelo. Ah, ricordati di passare a prendermi la camicia che alle tre e mezza chiude la stireria e io non faccio in tempo che finisco alle cinque.”
“Ok.”
“Ho già pagato, devi solo ritirarla”
“Va bene.”
“Almeno quello, ricordatelo!”
E così la ragazza di Librelli, dopo essersi lavata e cambiata, si assicura di avere un aspetto in ordine davanti allo specchio, poi guarda l’orologio e dice “Com’è tardi!” ed esce di corsa, lasciando la porta socchiusa. Librelli, con flemma olimpica e con uno sbadiglio prolungato, va a chiudere la porta e sottovoce dice “Buon lavoro” e poi, dopo aver finito di bere il caffè, ritorna a letto ma non riesce a riaddomentarsi, così apre il cassetto del comodino a fianco al letto, estrae un cofanetto di legno con su disegnato il profilo di un gladiatore e si prepara una cannetta d’erba. Poi prende il cellulare dal comodino e seleziona dalla sua play list la Cavalcata delle valchirie e si accende la canna. Si sistema comodamente con la schiena appoggiata ai cuscini e socchiude gli occhi.
“Spartaco, forse questa sarà la nostra ultima battaglia fianco a fianco, lascia che sia io a portarti la testa di Giulio Cesare. Sarà un onore per me.”
Spartaco, mentre affila una lancia seduto su una roccia, si volta verso Librelli e, con tono fraterno, gli dice “Sei il combattente più valoroso che abbia mai visto, il tuo nome riecheggerà nei secoli a venire: l’indomito schiavo, il baluardo della libertà: Librelli. Non dovevi nemmeno chiedermelo, Cesare è tuo. Io andrò direttamente da quell’infame di Crasso.”
E Librelli, senza scomporsi “Ah, Spartaco, hai un coturno slacciato.”
Spartaco si guarda i piedi e dice, seccato “Santi Dei, continuano a slacciarsi!”
Poi Librelli ha un sussulto, quando si accorge che la canna gli ha bruciato il pigiama dopo che gli è scivolata dalle dita. La lancia nel posacenere, cerca di togliersi le caccole infuocate ma ormai è troppo tardi e il pigiama e già bello che bucato e anche le lenzuola si sono sporcate. “Perdio, chi la sente quell’altra quando torna!?”
La Cavalcata non è ancora finita, così spegne la musica, si guarda intorno e si dice “Ora devo proprio dare una sistemata. Ma prima mi faccio una doccia”. Si allunga per prendere la canna nel posacenere, l’accende, lancia l’accendino sul letto e va in bagno. Fa scorrere l’acqua non troppo calda ma nemmeno troppo fredda, si spoglia completamente mentre il vapore inizia ad appannare lo specchio e finisce la canna mentre orina, poi la lancia nel cesso e fischiettando il motivetto de La cavalcata Fu fufu fu fu – fu fufu fu fu – fu fufu fu fuuu, va sotto la doccia. Il getto d’acqua tiepido è perfetto per Librelli, che appoggia le braccia incrociate sulle mattonelle e poi ci si appoggia sopra con la testa.
“Comandante, ne hanno uccisi altri ottanta dei nostri. Stiamo aspettando la stima dei morti del fronte a nord. ”
Librelli, con indosso il colbacco con la stella rossa e la giacca militare, sta guardando il tramonto, in piedi sulla sommità del colle, mentre il cielo improvvisamente diventa grigio e inizia a piovere a dirotto, ma Librelli non si muove. “Comandante,” ripete uno dei portavoce delle Brigate Garibaldi “cosa dobbiamo fare?”. Librelli, continuando a guardare verso il tramonto “Stiamo perdendo troppi uomini…” e il portavoce “Comandante, ci arrendiamo?” e a quella domanda Librelli si gira inferocito verso il portavoce, gli si avvicina e lo schiaffeggia con palmo e rovescio e poi lo afferra per la giacca “Ho forse l’aria di uno che vuole arrendersi? Con chi cazzo credi di avere a che fare? Con Mussolini? Noi non ci arrenderemo nemmeno quando saremo sotto terra con il corpo pieno di piombo del nemico, hai capito?” “Signorsì, signore!” “Adesso vai, prepara una squadra con i pochi che sono rimasti, domani li affrontiamo” e il portavoce, con il terrore che gli esce dagli occhi “Signorsì, signore!”
I polpastrelli di Librelli sono tutti raggrinziti e l’acqua sotto la doccia inizia a diventare fredda, così esce dalla doccia, si infila l’accappatoio e va a tuffarsi sul letto. Dopo poco cade in un sonno profondo.
Nero.
Librelli viene svegliato dal suono del cellulare e la suoneria de Lo squalo Tuntumtuntumtuntum gli fa intuire che lo sta chiamando la sua ragazza. Allunga il braccio verso il comodino e risponde “Hey… sìsì, ho già sistemato camera e soggiorno. Stavo giusto per andare a prenderti la camicia! Sì, stavo uscendo adesso. Ok, a dopo”. Librelli guarda che ore sono e capisce che ha solo un’ora e mezza per sistemare casa e andare in stireria. Pensa Perdio, quanto ho dormito. Sbuffando si alza dal letto, sente freddo alle ossa per essersi addormentato con l’accappatoio e si cambia. Va in cucina a prepararsi una piadina, e se la mangia guardando fuori dalla finestra per osservare i passanti che si sfiorano come fossero tanti estranei che mai si parleranno ma che tuttavia un giorno andranno tutti nella stessa direzione. Non sazio, si mangia due pancarrè con la nutella. Poi prende un sacchetto e ci infila dentro le bottiglie vuote, i cartoni della pizza, svuota i posaceri in camera e in cucina, insomma, sistema il grosso. Gli cade l’occhio sui vestiti della ragazza, si ricorda della camica, guarda l’ora e capisce che ha solo mezz’ora per andare a ritirarla.
Così si scola una birra da ‘33 in due sorsi che arraffa dal frigo, appoggia la bottiglia su una mensola, emana un magistrale rutto che squarcia il silenzio, si infila l’impermeabile ed esce. Infila la mano in tasca per chiudere la porta ma le chiavi non ci sono, così rientra e prende le chiavi che stanno sulla mensola, in soggiorno. Esce, chiude la porta e sale sulla Panda bianca. C’è un cd di De Andrè. Gli viene voglia di ascoltare la guerra di Piero, così si mette a cercarla mentre si dirige verso la stireria.
“Quante armi abbiamo?” chiede Librelli. “Ottanta fucili e moschetti mod. 91, cinquanta mitra MP tedeschi, novanta MAB38 italiani, bombe a mano pochissime e una modesta quantintà di pistole Beretta.” “Munizioni?” “Siamo pieni, comandante!” “Raduna gli altri.”
Un colpo di clacson lo fa tornare alla realtà, a Librelli, così vede che il semaforo è diventato verde e riprende la marcia.
Librelli, il comandante, sta parlando alla squadra di partigiani “Magari non la vinciamo ‘sta guerra ma una cosa è certa… al nemico non gli renderemo la vita facile e se ci vorranno dovranno averci da morti perché noi non solo non ci arrenderemo mai ma soprattutto perché, ricordatevelo tutti, non c’è morte migliore di quella nata per combattere per la libertà! Allora, siamo pronti ad ammazzare quei fascisti bastardi?”. Brumilda, una splendida partigiana bionda vestita da militare gli corre incontro e cade tra le sue braccia dicendogli “Il mio salvatore!”, ma Librelli rimane con la mascella tesa e lo sguardo verso i suoi, i quali, galvanizzati dal discorsoo, alzano il fucile al cielo e urlano “Sììììììì! Librelli! Librelli! Librelli!”.
Arrivato davanti alla stireria, guarda l’ora e si dice Appena in tempo, fiuu. Parcheggia in doppia fila, si accende una sigaretta ed esce dalla Panda. Appoggia la sigaretta sul muretto fuori dal negozio, entra e dice alla commessa, con tono autorevole “Conservate l’’energia per il campo di battaglia!” e la commessa, alzando lo sguardo dall’iPhone, perplessa “Eh?”. Librelli, tornando per un attimo alla realtà, “Salve, sono venuto qui a prendere la camicia della mia ragazza.” “E come si chiama?” “Chi?” “La sua ragazza.” “Quale ragazza?” “Quella della camicia” “Ah, Brumilda…” “Non c’è niente per nessuna Brumilda” “Brumilda è morta! I fasci… l’hanno uccisa i fasci…” A questo punto la commessa, che non vede l’ora di chiudere il negozio, inizia a spazientirsi ulteriormente e alzando il tono della voce gli chiede “Mi scusi, che camicia deve ritirare?” “Quella per la mia ragazza, Anna Calipari” risponde Librelli, stordito, “Gliela vado a prendere” dice aspramente la commessa “Se non le dispiace pago subito e aspetto fuori, così finisco la sigaretta.”. La commessa gli riferisce che non deve pagare e, nervosamente, va nel retro a prendere la camicia. Quanto è arrogante; poverina, dovrebbe rilassarsi, prendersi una pausa dal suo lavoro, magari una vacanza; qualcuno dovrebbe dirle che non ci sono motivi per essere così tesi, pensa Librelli mentre esce dal negozio per finire la sigaretta, ma un forte vento si è alzato e gliel’ha spazzata via e gli fa muovere il ciuffo verso destra. Ne accende un’altra e si appoggia con la schiena al muro. Il plotone d’esecuzione ha i fucili puntati su di lui.
“Rinneghi di essere un partigiano?” chiede un soldato con accento tedesco.
“Quante volte dovete ancora chiedermelo???”
“Caricate i fucili!”
Librelli lancia via la sigaretta con fare deciso e sguardo sprezzante, e si erige davanti al plotone ostentando orgoglio per la sua decisione.
“Andiamo, facciamola finita, bastardi!”
Il soldato dall’accento tedesco fa il cenno ai suoi esclamando “Fuoco!!!” e questi iniziano a sparare Ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta.
A questo punto due dita picchiettano sulla spalla di Librelli al ritmo di un picchio “La sua camicia”, e lui, quasi non rincoscendo il volto della commessa balbetta un grazie e se ne va sulla Panda, lancia la camicia sul sedile posteriore e parte verso casa.
Voglio assolutamente conoscere sto’ Fausto! Indomito combattente, coraggioso,e sprezzante.! TAzio Nuvolari , Russel Crowe, partigiano e fascista, insomma una bella mente, un’ anima nobile?O uno Zeno Cosini, un fallito fumato depresso disperato? Boh, a me piace, e quella grulla di …come si chiama la sua raga ? quella con la saliva pendula, non lo sa apprezzare! Fausto , sei un mito! Credi a me, e chi ti ha descritto è bravo, bravo, bravo….magari dovrebbe correggere qualche errorino ortografico, ma per il resto…Bum! E’un fuoco d’artificio!
Davvero fantastico questo Fausto Librelli, non si può non stare dalla sua parte. Ti dirò, anche con un po’di invidia, che ha perfettamente ragione, dov’è che andiamo tutti sempre di corsa? Molto divertente!
Lo ammetto, sono stata conquistata anche io da Fausto Librelli. Che personaggio! e che spasso stare nella sua mente! Ma naturalmente tutto merito di chi l’ha descritta. Bravissimo e in bocca al lupo!
Questo è scrivere e divertire! Librelli è Nando Mericoni ritornato nei vestiti di oggi. Bravissimo!
Sogno e realtà che viaggiano paralleli nella mente del tuo personaggio. Librelli e il suo autore mi hanno conquistata.
Ho letto questo racconto dopo aver letto “Cane non mangia cane”.
Mammamia, quanto sei bravo!