Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “L’invasione ecologica” di Carola Maselli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Il signor Pasquali quel giorno, rientrando da lavoro, era contento. Come da abitudine, dopo aver parcheggiato, aveva dato uno sguardo al suo orologio e aveva constatato che erano le 14.57, lo stesso orario al quale era rientrato il giorno prima, e quello precedente, e quello prima ancora. Amava essere coerente, amava avere delle abitudini: gli davano delle certezze. Era così allegro, spensierato e perfino gongolante, che non si accorse nemmeno del furgoncino bianco parcheggiato davanti al portone, mentre rispose al cordiale saluto di un uomo acconciato con un gilet arancione fluo senza nemmeno vederlo. Fu questi a tenergli aperto il portone.

Nell’androne il signor Pasquali si avviò verso l’ascensore con falcate sicure e gioiose, così come il sorriso che rivolse alla signora Filomena. Gli tagliò la strada, curva, in un vestito tutto fiorellini e con grembiule allacciato in vita, seguita dalla sorella, Porzia.

– Buongiorno, mie signore! – esclamò, e nel suo tono c’era tutto l’orgoglio che provava in quel momento. Ma le sorelle non lo degnarono neanche di uno sguardo. Trotterellavano claudicanti verso l’appartamento dirimpetto al loro, la cui porta era spalancata. Non era ancora entrata, ma Porzia già chiedeva: – Maria, come li hai sistemati tu?

Ad ogni modo, il signor Pasquali decise che non era importante per lui. Era troppo felice per badare alle due sorelle. La curiosità, però, lo spinse ad indugiare un po’ davanti all’ascensore. Dall’appartamento sulla sua sinistra provenivano voci alterate, parole affrettate, mezze in dialetto, mezze in un italiano poco corretto.

– E dove devo metterli questi cosi? Non tengo neanche il balcone io.

– Maria, pure noi stiamo così.

– Come li avete messi voi?

– E vieni a vedere.

Le tre donne uscirono dall’appartamento, superarono il signor Pasquali in fila indiana senza degnarlo di uno sguardo e rientrarono in quello di fronte. Ancora prima di varcare la soglia di casa, Porzia diceva: – Nel tinello li abbiamo messi. Vicino alla macchina da cucito.

– Sì ma a me non mi piace tenere i bidoni vicino mentre faccio il vestito a Caterina.

I bidoni!

Il signor Pasquali si irrigidì. Sbirciò terrorizzato l’appartamento delle sorelle, poi sentì un rumore alle sue spalle. Si voltò e finalmente vide, questa volta sì, l’uomo in gilet, impegnato a trasportare dei contenitori colorati, uno dentro l’altro, matriosche improbabili, la cui vista ebbe il potere di alterare il suo umore. Approfittò della distrazione dell’uomo per scappare, scartare verso destra e precipitarsi verso le scale, afferrarsi al corrimano e salire gli scalini a tre, tenendosi vicino al muro.

Lo sapeva, in fondo erano stati tutti avvertiti, fin da quando il nuovo sindaco si era accomodato sulla sua nuova poltroncina preferita, nel Comune. Aveva parlato di Rivoluzione Verde, di Differenziata Porta a Porta, di Rispetto per l’Ambiente, sognava una Pominolo Città Ecologica. Diceva che le famiglie avrebbero adottato famiglie di bidoncini colorati, belli, poco ingombranti, utili a rendere la città più pulita e i cittadini più responsabili. Diceva che di questo Pominolo ne aveva bisogno, urgeva un cambio di rotta. Bastava guardare le montagnette di rifiuti agli angoli delle strade ormai considerate parte integrante del paesaggio urbanistico, e i bambini che giocavano al lancio del sacchetto e si ritrovavano tutti davanti a quelle discariche improvvisate per vere e proprie sfide. La sera poi i ragazzi gettavano le carte di focacce e panzerotti direttamente per la strada, se le facevano scivolare via dalle mani con naturalezza, mentre era diffuso, dai quarant’anni in su, un crescente, serpeggiante e incurabile sospetto rivolto verso le poche famiglie che facevano la differenziata, famiglie che erano costrette a compiere i loro atti col favore delle tenebre e nel più assoluto silenzio. Ora però, Pominolo, che, vantava anni e anni di fiera indifferenza (era il caso di dirlo) nei confronti dell’ambiente, veniva tutto d’un tratto minacciata da terrificanti e spaventosi bidoncini colorati.

La distribuzione dei suddetti era iniziata mesi prima e il civico 61 di via Ungaretti era l’unico in tutta Pominolo a non avere avuto ancora l’onore di conoscere i nuovi inquilini. Il signor Pasquali aveva sperato con tutto se stesso che la cosa si fosse bloccata, che si fossero dimenticati di loro, o che i bidoncini fossero finiti. Lui non li voleva. Perché essi per il signor Pasquali erano un’illecita irrispettosa incivile giustificazione della appropriazione della sua umile dimora. E poi insomma, era un conservatore, lui! Amava la Pominolo di un tempo, un pochino sporca forse, ma libera, dall’aspetto quasi selvaggio. La sua sporcizia era parte della sua tradizione, nonché un vanto, un motivo di orgoglio, la rendeva diversa da moltissime altre città italiane, dove i bidoncini andavano tanto di moda, erano considerati parte integrante del mobilio di ogni casa. Perché Pominolo doveva perdere quella sua caratteristica? Perché doveva diventare una qualsiasi altra città d’Italia?

Ma alla fine i bidoncini erano arrivati, bussavano alla sua porta. E allora Pasquali non avrebbe aperto, si sarebbe rifugiato all’interno del suo appartamento e non avrebbe dato segni di vita. Bastava solo riuscire a raggiungere casa senza farsi vedere da nessuno.

Al secondo piano, però, c’era gente sul pianerottolo. Il signor Pasquali si acquattò contro il muro, sperando che nessuno lo vedesse.

I Lamanna erano tutti lì, mamma, papà, e gemellini, mentre il signor Osvaldo incespicava trascinando i suoi bidoncini dentro casa. Un altro esemplare di uomo con gilet arancione cercava di farsi ascoltare dagli inquilini, spiegando loro il funzionamento della raccolta.

– Il bidone blu è per la carta. Verremo a ritirarlo mercoledì.

– Quando? – chiese papà Lamanna. Aveva un block notes in una mano e una penna in un’altra.

– Mercoledì. – ripeté l’addetto.

– Mer – co – le – dì. – sillabò il padre, prendendo appunti.

– Quello blu in camera mia! – disse uno dei gemellini.

– No, io lo voglio quello blu! – ribatté l’altro.

– Ma state scherzando? – esclamò mamma Lamanna. – Nessuno avrà un bidone nella sua stanza.

– Nel bidoncino giallo… – continuava l’addetto.

– E no, cara, la casa è piccola, mi sa che in ogni stanza ne dovremo mettere almeno uno.

– Cosa dici? Io non ci dormo con accanto la spazzatura.

– … va la plastica.

– Io lo dicevo! – esclamò ad un tratto il signor Osvaldo. I suoi bidoncini erano entrati nel suo appartamento con una capriola. – Dovevano arrivare prima o poi. Eccoli qui. In faccia a chi diceva che non sarebbe successo prima dell’estate.

Mamma Lamanna alzò lo sguardo sull’uomo. – Ce l’ha con me, Osvaldo?

– Certo! Con lei, che crede sempre di sapere tutto.

– … lo ritiriamo tutti i giorni questo.

– Tut – ti – i –gior – ni.

– La verità è che lei ci ha illusi tutti quanti.

– Ma cosa sta dicendo? Non vado mica leggendo il futuro io.

– Be’, però ne dà l’impressione.

– Cara, faremo una cartina per avere la situazione sotto controllo, ci aiuterà a ricordare dove trovare ogni bidone…

– Io voglio quello blu!!!

– … una mappa della casa con tutti i bidoncini in ogni stanza.

Il signor Pasquali capì che quello era il momento adatto. C’era troppa confusione per vederlo. Così sgattaiolò alle spalle dell’uomo vestito di arancione, sempre più inascoltato, e iniziò a salire verso il terzo piano. Per fortuna, questo era vuoto. Correndo, l’uomo si precipitò verso la porta di casa e si frugò nelle tasche della giacca giusto per abitudine. Tanto metteva sempre le chiavi di casa nella tasca destra del pantalone. Aveva appena infilato la chiave nella toppa, quando l’ascensore si aprì alle sue spalle. Frettolosamente, col cuore in gola, il signor Pasquali girò la chiave, poi, scattata la maniglia, si precipitò dentro.

Era libero.

Con la schiena compressa contro la porta, sentì dei rumori venire dall’esterno. Trattenendo il respiro, sbirciò dallo spioncino. Lo riconobbe subito: era l’uomo col gilet che gli aveva tenuto aperto il portone. Suonò all’appartamento di fronte e consegnò il suo regalo ecologico, poi si volse. Guardava verso la porta di Pasquali, si dirigeva verso di lui. I suoi passi erano sicuri e pesanti, facevano il rumore di una valanga. Pasquali tremava e aveva la sensazione che il cuore stesse per esplodere. Si abbassò, temendo di essere visto attraverso lo spioncino e mentre sentiva il rumore dei bidoncini trascinati sul pavimento farsi sempre più vicino, le gambe gli cedevano, la fronte gli sudava, la gola si seccava.

Il campanello suonò.

Pasquali aveva gli occhi chiusi, sedeva sulle gambe, inginocchiato, non respirava più, era andato in apnea, a momenti sarebbe diventato viola.

Suonarono di nuovo.

E ancora.

Poi la voce che lo aveva salutato accanto al portone si fece sentire di nuovo: – Pasquali, lo so che è lì. Avanti, apra.

Non c’era più niente da fare. L’unica era sventolare la bandiera bianca, arrendersi, uscire con le mani sollevate. Con dignità, il signor Pasquali, lentamente, si alzò, si girò, afferrò la maniglia della porta e la aprì.

E l’ultimo baluardo contro l’Invasione Ecologica cadde.

 

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17 commenti »

  1. Che forte, Carola! Mi è piaciuto tantissimo, divertente, originale e molto attuale! Complimenti per la tua versatilità (sei passata con grande disinvoltura dal noir dell’altro racconto alla verve comica e leggera di questo).

  2. Forte Carola, divertente e molto realistico! Anche dalle mie parti, qualche anno fa, c’è stata l’invasione ecologica. Hanno cominciato dalla strada e poi sono arrivati a noi. Ora i miei bidoncini, che mica sono tanto “ini”, hanno la loro area riservata in cucina… e non pagano nemmeno la pigione!

  3. Molto divertente questo tuo racconto, divertente e realistico. Credo che tutti noi abbiamo avuto un attimo di panico la prima volta della raccolta differenziata. Brava!

  4. Grazie carissime Ivana, Ester e Pasqualina, a nome mio e dei miei bidoncini! 🙂

  5. Veramente esilarante! E un uso perfetto della parola. Una rappresentazione paradossale della realtà.
    Complimenti!

  6. Davvero un bel racconto! Divertente, coinvolgente e ben scritto. Bravissima!

  7. Ciao Carola, mi unisco al coro di complimenti! Il racconto riporta alla perfezione il tema della resistenza al cambiamento, anche quando questo è in positivo. Per un abitudinario poi, il cambiamento sfonda la porta di casa, come una rivoluzione… Anche se travestita da signore col gilet arancione :). Ironico e vero! Brava!

  8. Les UBU, Francesca e Silvia, vi ringrazio di cuore per i vostri bei commenti. Lieta di avervi divertito.

  9. Bravissima, Carola! Una narrazione brillante che mi ha fatto tanto divertire!!

  10. Grazie mille Margherita per il tuo commento. Lieta di averti fatto divertire.

  11. Davvero originale l’idea che hai trovato di raccontare dell’esercito di bidoncini colorati che invade le case di un tranquillo condominio!
    Il racconto si legge d’un fiato. Complimenti!

  12. Che forte! Ben scritto e con un soggetto inconsueto.
    Bravissima, Carola.

  13. Carola!
    Sono felice come una Pasqua!
    Come il signor Pasquali, gongolo per la bella sorpresa che ci hai fatto!
    Oltre a nightclub e atmosfere notturne, sei capace di trasformare in oro ciò che tratti, anche l’immondizia, un riciclaggio perfetto.
    Ma che brava! Scrivi benissimo, sei simpatica, eclettica, ironica, hai trattato un argomento apparentemente semplice con acume e intelligenza.
    E poi bellissima la dignità nella resa finale!

  14. Complimenti per questo racconto! Divertente e a tratti surreale, mette in mostra le nostre contraddizioni: da un lato aspiriamo ad un mondo migliore ma quando siamo chiamati in causa in prima persona per renderci utili allo scopo, l’istinto primario è quello di voltare le spalle.

  15. Grazie mille Caterina, Patrizia, Marcella e Gloria. I vostri commenti sono davvero preziosi per me. è bello sapere di avervi divertite con i miei bidoncini. Le vostre riflessioni dimostrano che avete colto il significato di tutto il mio racconto. Vi sono grata per la vostra attenta lettura.

  16. Molto bello davvero, accattivante e originale! Bravissima Carola.

  17. Grazie Giada per il tuo commento!

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