Premio Racconti nella Rete 2010 “Il volo dell’aquila” di Giovanna Vannini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Davanti a quei monti, dove lo sguardo si perdeva tra la vegetazione e il cielo, il pensiero di ognuno si sarebbe svelato. Sulla cima di uno di quei monti il rifugio, dove vi giunsero dopo una breve camminata. Non c’era una gran differenza di quota tra il punto di partenza e quello d’arrivo ma tanto bastava per sentirsi tra terra e orizzonte, immersi in una quiete maestosa. Dopo essersi guardati intorno e aver passeggiato lentamente sull’area circostante il rifugio, ognuno si fermò in un preciso punto d’osservazione, porgendo comunque a quello le spalle. Gli occhi ammirarono panorami diversi. Strano silenzio. Da un punto indefinito ecco arrivare un’aquila reale. Il maestoso volatile catturò l’attenzione di tutti e come se di ciò si fosse accorto, iniziò a dare spettacolo sulle loro teste, mostrandosi in tutta la sua magnificenza. Nell’ammirarla rapiti ognuno ebbe il tempo per inseguire un pensiero. Simone, il piccolo della famiglia seduto accanto al padre, ammirò a bocca spalancata l’evoluzioni del rapace. I suoi occhi di bambino curioso avidi d’ immagini, si illuminarono di colpo. Con tutto se stesso cercò di imprimere bene nella mente ciò a cui stava assistendo, convinto che quello sarebbe stato il ricordo migliore della vacanza. Già si immaginava in classe mentre raccontava emozionato e entusiasta quella giornata di fine agosto.
Qualche passo più avanti Camilla, la faccia scura, le mani in tasca, il cappuccio della felpa ben calzato sulla testa. Fedele al quel torpore e disinteresse tipico dell’età, non pensava proprio a nulla. L’unica cosa che le faceva sopportare l’ennesima giornata con la famiglia era che finalmente la vacanza stava giungendo al termine. Nonostante la sua insofferenza, non poté sottrarsi dall’ammirare le acrobazie del volatile. In quel volo sicuro e determinato vide il suo futuro, ciò che l’aspettava, ciò che aspettava da se stessa e ciò che gli altri aspettavano da lei. Tra un paio di anni sarebbe diventata maggiorenne, finalmente libera di poter fare le sue scelte senza nessuna preclusione, senza tutti quei no e quei ma che l’avevano accompagnata fino a quel momento. Tutti i veti degli adulti,sopportati con non poca rassegnazione, sarebbero decaduti. Poi,ebbe paura. Paura delle decisioni e delle responsabilità che la maggiore età le avrebbe portato. Paura di non riuscire a porsi dei limiti, dei paletti da non oltrepassare. Paura di battere la testa senza nessun cuscino ad attutirne il colpo. Infine pensò che voleva soltanto crescere e crescere, per dimostrare e dimostrarsi alla vita.
Francesco seduto accanto a suo figlio Simone, seguì come gli altri il volo dell’animale. Era un uomo molto vigile a se stesso e alla sua famiglia. La sua visione del mondo si racchiudeva nell’immagine di un bicchiere sempre mezzo pieno e questo gli aveva permesso di affrontare le avversità serenamente, rappresentando per i suoi cari, un porto sicuro dove rifugiare. L’aquila con le sue grandi ali, provocò un brivido anche nella sua roccaforte. Per arrivare a dare di se quell’immagine integra e sicura, forse aveva sacrificato qualche sogno, lasciandolo giacere inesaudito in un angolo recondito della sua anima. Per un attimo invidiò il rapace che si stagliava fiero nel cielo. Nessun rimpianto però; l’essere stato bravo figlio prima e buon marito e padre dopo, appartenevano alla sua indole di uomo buono e generoso e il non sottrarsi a tutto ciò gli era venuto spontaneo. Quanto ancora gli rimaneva per realizzare almeno uno di quei sogni, si domandò tra se e se sorridendo. Forse c’era ancora tempo, perché almeno uno abbandonasse per sempre quell’angolo nascosto della sua anima.
Giada, sua moglie, si sedette molto distante dal resto della famiglia. Che meraviglia quell’inaspettato momento di quiete prima di rientrare nel solito ingranaggio domestico! Lei non aveva bisogno che un’aquila volasse sopra la sua testa per stimolarne i pensieri. Da tempo aveva l’abitudine di viaggiare con la mente, riuscendo così a ritagliarsi dei momenti di assoluta estraneità. Quando il regale pennuto venne a trovarsi davanti ai suoi occhi, stava compiendo l’ultima virata, prima di tuffarsi in picchiata nella profonda gola verde protagonista assoluta di quel paesaggio di montagna. Giada seguì l’aquila con un’ inspiegabile emozione, finché questa non sparì in fondo alla gola. Immedesimandosi nell’animale desiderò profondamente anche lei sparire. Che nessuno la cercasse che nessuno la ricordasse. Quante volte lo aveva desiderato. Quell’irrequietezza e quella smania di cambiamento che ogni tanto s’impadronivano di lei, rendevano intolleranti anche le cose più banali e forte sentiva nascerle dentro il desiderio di sparire. Fuori da ogni controllo smetteva di amare e di amarsi. Francesco con tutto l’amore di cui era capace, la recuperava ogni volta, come si fa con le navi alla deriva, attraccandola di nuovo a quel porto sicuro.
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Ciao Lorenzo ti rispondo in italiano perchè il mio inglese è decisamente troppo scolastico per sostenere una breve conversazione scritta. Ho visto con molto piacere il tuo “video commento” e l’ho trovato di grandissimo effetto poetico, oltre chiaramente alle indiscusse e apprezzabili capacità di cavallo e cavaliere. Cerco di interpretare la riflessione, il pensiero che ti è scaturito dal leggere il mio racconto e quindi dal decidere di inviarmi quetso commento.Non è facile… mi azzardo lo stesso nel dire, anzi scrivere, che spesso la bellezza e la regalità degli animali, suscitano in noi delle emozioni che vanno ben oltre il nostro qui e il nostro ora, mettendoci in contatto con quella parte di noi sopita in un angolo. Ma come sempre io dico… impressione, soltanto mia impressione… grazie Giovanna
ps se ti va leggi anche “Rocca Montorsa”
Bello…una fotografia che, nello stesso tempo, coglie il particolare e anche l’insieme. Grazie!
il volo dell’aquila come pretesto per un’ “autoconfessione” collettiva… molto bello 🙂
Finalmente ho ripristinato le connessioni del pc e posso inviarti un commento:
le emozioni attraverso il volo di un aquila, molto particolare … bello
paola