Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2018 “Campane” di Giorgio Leone

Categoria: Premio Racconti per Corti 2018

Finalmente sono in pensione!

Con mia moglie abbiamo deciso di trasferirci a Lucca. Basta con la grande città, ci siamo detti, abbiamo bisogno di una dimensione più umana e compatibile con le nostre nuove esigenze.

Ci siamo innamorati di un appartamento in affitto in una piazza stupenda. Unico neo, il fatto che fosse vicinissimo a una chiesa e avevamo paura che le campane ci avrebbero disturbato. Abbiamo chiesto in giro e i futuri vicini ci hanno assicurato che ci saremmo abituati e, dopo un po’, non le avremmo più sentite. Ci siamo fidati e ci siamo trasferiti.

Beh, devo dire che avevano proprio ragione! Per qualche tempo, infatti, è stata dura, ma poi ci siamo accorti che le campane erano come sparite e riuscivamo a dormire senza problemi. Mi sono incuriosito, ho avuto voglia di approfondire il fenomeno, ed ecco cosa ho scoperto. Il suono delle campane, come tutti i suoni, entra nella mia testa, ma poi viene dirottato in una zona come di quarantena, un buco nero dove viene isolato, soffocato, silenziato e messo in condizioni di non nuocere. E’ un po’ difficile a spiegare, ma questo suono lo posso sentire benissimo quando sono sveglio e decido di farci caso, mentre è come se non esistesse quando dormo oppure sono sveglio, ma sono impegnato in attività per le quali esso sarebbe di disturbo. E tutto ciò avviene automaticamente. Il corpo e la mente dell’uomo sono senza dubbio qualcosa di incredibile!

Poi, però, il fenomeno ha avuto altri sviluppi. Insieme a me e mia moglie, in casa vive anche il cane che lei ha voluto comprare per compagnia, e che non fa altro che abbaiare inutilmente. Beh, un giorno è venuto un vicino a lamentarsi e improvvisamente mi sono reso conto che, da molto tempo, Tito non lo sentivo più! Anche il fastidioso latrato era finito dentro il buco nero!

Poi, e questo con l’udito non c’entra, nello stesso posto c’è finito anche il cane in carne e ossa. Tanto è vero che, quando qualcuno per strada mi ha chiesto di che razza fosse, gli ho risposto che in casa non avevamo nessuna bestia.

Successivamente lo stesso destino è toccato alla domestica a ore. Dovete sapere che odio le donne che fanno i mestieri di casa in quanto, per sottolineare e far risaltare il loro fondamentale apporto e l’importanza di quello che fanno, esagerano sempre coi rumori, si mettono sempre fra i piedi occupando lo spazio con arroganza, e hanno a che dire su tutto. Dove devi camminare c’è bagnato per terra, mettono gli stendini con la roba ad asciugare davanti ai cassetti che devi aprire, stazionano di fronte allo sportello della spazzatura quando devi buttar via qualcosa, ti sventolano sotto il naso stracci neri per farti capire con che inferno hanno a che fare, se devi usare il bagno non si può perché l’hanno appena finito – con questo ragionamento non si potrebbe fare più niente -, vietato aprire le tapparelle perché piove e arriva la sabbia del deserto sui vetri, eccetera eccetera.

Un giorno, quando mia moglie mi ha chiesto i soldi per pagare il mese alla domestica, sono rimasto senza parole e le ho fatto notare che, per quanto mi riguardava, ero sicuro di non averla più vista in casa da mesi. Invece l’avevo fatta sparire insieme alle campane e al cane.

Qualche tempo dopo al bar una signora mi chiede come sta mia moglie. Ma quale moglie? Non mi ricordavo affatto di essermi mai sposato.

Torno a casa per esserne sicuro e in salotto c’è un signore sconosciuto che parla con una donna mai vista prima dicendole cose tipo demenza senile e malattia progressiva. Ma chi saranno mai questi due stronzi e cosa vorranno da me? Non lo sanno che, se mi gira, li faccio sparire in un attimo dentro il buco nero e di lì non ne escono più? E, senza pensarci su troppo, l’ho fatto.

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4 commenti »

  1. Racconto molto amaro e leggero nel tempo stesso. All’inizio ti viene da sorridere, fino a che ti avvicini al finale in tutta la sua drammaticità. Una vera tragedia quel buco nero!
    Complimenti, scritto molto bene!

  2. Grazie del commento, Les UBU, il racconto non è ancora autobiografico, ma poco ci manca.

  3. Bravo. Un’idea semplice ma ben sviluppata

  4. Grazie dell’apprezzamento, Giovanni.

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