Premio Racconti nella Rete 2018 “Barbie e… il perfezionismo di Margherita” di Silvia Mauri
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018“Guardi, a dire il vero, le bambole non mi piacciono e forse non mi sono mai piaciute! Sono dubbiosa su questo approccio, ma visto che sulla mia amica ha funzionato, vorrei provare…”
E’ con queste parole che sento per la prima volta la voce di Margherita: una voce dal tono secco, di chi vuol mettere subito in chiaro la propria posizione.
Incontro Margherita in una giornata autunnale, un po’ fredda, come la sua voce…
Lei è una giovane donna in carriera, molto curata, ben vestita, attenta ai minimi dettagli, superorganizzata. Si racconta come abituata ad essere efficiente, a pianificare e monitorare ogni aspetto della sua vita; non ammette imprevisti o deviazioni al suo rigoroso ed impeccabile vivere.
Così come non può ammettere ed accettare la sua iniziale gravidanza, che considera un “errore” della sua programmazione.
La sola idea di non essere stata in grado di evitare questo “inconveniente”, unita alla realtà che il suo corpo perfetto possa “guastarsi”, la mandano in ansia e la fanno sentire inadeguata e in colpa perché il suo controllo ha fallito!
Non prende in considerazione un’interruzione volontaria della gravidanza, in quanto appartiene ad una famiglia religiosa e praticante che mai approverebbe una decisione di questo tipo.
E lei, cosa vorrebbe in cuor suo? Se Margherita potesse scegliere liberamente che farebbe: si libererebbe in fretta di questo “inconveniente” o prenderebbe in considerazione un cambiamento di rotta nella sua vita?
Le domande sorgono in me e orientano ciò che le chiedo: “Margherita, ma lei cosa vorrebbe per sé stessa, aldilà di cosa gli altri si aspettano? Si è mai pensata come mamma?”
Rimane in silenzio a lungo, comprendo che sta elaborando una risposta che potrebbe essere logica, coerente con il suo paradigma mentale, forse perfino prevedibile… Invece: “No, non ci ho mai pensato, ma ora che so di essere incinta… Beh, ecco, certo che lo vorrei un bambino, ma senza la gravidanza! Sono terrorizzata all’idea di avere la pancia, di cambiare la forma del mio corpo…”
Bene, avevamo un punto da cui partire: potevamo lavorare sull’immagine corporea che Margherita aveva di sé, cristallizzata in un’ icona di perfezione immobile.
E potevo proporle una bambola, sì, ma quale?
In un nuovo incontro dispongo nella stanza un po’ di bambole, diverse per tipologia e dimensioni e le chiedo di sceglierne una che la rappresenti.
Si avvicina ad una Corinne, la prende, la valuta: “Questa potrei essere io, ma non incinta… Vede, nessuna bambola mi può corrispondere ora, perché loro sono tutte belle e perfette e così restano…”
Ci sono alcune Barbie e similari e un guizzo le attraversa il bel volto: “Ah, ne avevo tre da bambina, sono le uniche bambole con cui ho giocato: mi piacevano proprio per i vestiti e perché erano come avrei voluto essere io!” “Direi che si è avvicinata molto…” le dico, mentre le cingo le spalle e ci riflettiamo nel grande specchio di fronte a noi.
“Sa che anche Barbie è diventata mamma?”
“Sì, ma lei senza pancia!”
“Guardi…” le dico, mostrandole un clone di Barbie incinta e la mitica Midge, anche lei col pancione…
Le prende, solleva il vestito premaman e verifica che la pancia ci sia davvero: qualcosa accade in quel momento, anche se ancor oggi mi chiedo cosa abbia mai fatto di straordinario una semplice Barbie incinta…
Di certo, ha permesso a Margherita di considerare la possibilità di un percorso e di una relazione d’aiuto attraverso cui potesse accettare il cambiamento, nel suo corpo, ma non solo.
Non è stato breve, né facile il lavoro che insieme abbiamo compiuto per affrontare la paura di perdere il controllo e la minaccia di perdere parti della propria immagine di sé: man mano sono emersi “nodi” di cui prendersi cura e ferite dolorose per cui il cammino si è prolungato anche dopo il parto. Ma, ancora una volta, è stata una bambola la chiave di accesso al mondo di Margherita, una Barbie che ha segnato l’inizio di un cambiamento importante.
Ricordo con autentica gioia il giorno in cui Margherita, guardandosi nel grande specchio della stanza, si accarezzò la pancia dicendomi con un sorriso: “Non avrei mai immaginato di piacermi così, con questo bel pancione!”
Cara Silvia, quanto mi sarebbe piaciuto saperne di più sul percorso affrontato dalla tua protagonista! Accettare che il proprio corpo sia modificato da un invasore sconosciuto e inatteso è arrendersi con gioia a qualcosa di più grande. L’amore fa “scherzi strani”, anche nelle persone più reticenti! E il miracolo della vita si ripete…
Grazie Ester! Hai ragione, il miracolo si ripete, ed esserne testimone mi rinforza sulla valenza del mio ruolo: in questo caso, come in altri, oltre ad una nascita reale, ho assistito ad una “nascita” simbolica, quella di Margherita, come donna più autentica e vera…