Premio Racconti nella Rete 2018 “Marcellino e … il fratello ritrovato di Andreina” di Silvia Mauri
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Quando incontro Andreina per la prima volta, avverto un istintivo desiderio di abbracciarla: è una signora piuttosto anziana, piccola e minuta, con uno chignon di capelli bianchi e sottili che valorizza i tratti dolci del suo viso.
È la figlia ad accompagnarla da me, qualche mese dopo la morte del padre. Andreina vive il lutto del marito con rassegnazione, parla poco, legge molto e da qualche tempo, racconta preoccupata la figlia, si incanta a guardare un bambolottino della nipotina….
Fra le bambole che scelgo di presentarle, c’è un piccolo bambolino in celluloide, ed è proprio quello che Andreina individua e prende fra tutte le altre: “Marcellino, il mio Marcellino!” dice con voce argentina. Lo prende e se lo adagia in grembo con uno sguardo pieno di tenerezza: ” Da bambina ne avevo uno così e ci ho giocato tanto…. Gli avevo fatto un bel corredino, anche il vestitino da Battesimo… Sa, mamma aiutava una sarta e lei le regalava sempre ritagli di stoffa, nastri, bottoni spaiati e qualche bordino di pizzo…”. Andreina si interrompe…
Intuisco che questo Marcellino deve essere davvero importante per lei, ma ancora non ne conosco la ragione.
Marcellino è portatore di un ricordo, di un segreto, di una gioia o di un dolore?
Rispettando i tempi di Andreina e facendole ritrovare ogni volta il “suo” Marcellino, ho potuto avvicinarmi a ciò che stava sepolto sotto anni di vita, nascosto fra le pieghe dell’anima di una bimba di sette anni, che aveva visto morire il suo adorato fratellino,Marcellino.
Quando era nato, lei aveva ricevuto in dono quel bambolino, per giocare a far la mamma, imitando la sua. Andreina lo aveva chiamato come il fratello, di cui si vantava tanto era bello: “Era roseo e bello come un angioletto…” sussurra fra le lacrime, Andreina… “Una mattina, mamma lo trovò senza vita, ancora nella culla, e il suo grido mi svegliò di soprassalto….Corsi nella stanza e non capii subito, pensai solo che stesse dormendo… Ma quando provai ad accarezzarlo… lo sentii freddo ed immobile… Nessuno mi disse mai cosa fosse successo e nessuno ne parlò più in casa… Mamma stava ore e ore in silenzio o piangeva, zia Lucia mi portava a casa sua e solo lì, quando ero sola, stringevo il mio Marcellino e piangevo di nostalgia…” Le lacrime di Andreina scendono copiose mentre svela questo dolore per la perdita del fratellino, lontana nel tempo, ma così acuta e viva nel suo ricordo.
Un lutto non elaborato e mai confidato a nessuno, fino a quel momento: “Sa, non ne ho mai parlato con nessuno, perché in famiglia si era fatto così… Mamma aveva tolto le poche foto di Marcellino e tutti si comportavano come se non fosse mai esistito… Neppure a mio marito o a mia figlia l’ho mai detto…”
“E che ne è stato del suo bambolino?” le chiedo, carezzandola con lo sguardo
“Quando mamma pensò che ero ormai grande per giocare, avrò avuto sì e no nove anni, non me lo fece più trovare… Per me fu un grande dispiacere… come perdere di nuovo il mio fratellino…”
Il bambolino di celluloide ha accompagnato Andreina nel fragile territorio del suo doloroso ricordo, l’ha riportata indietro nel tempo, permettendole di raccontare, finalmente, una sofferenza cristallizzata, mai espressa, mai elaborata.
Nel corso dei nostri incontri, Andreina ha potuto accedere ai ricordi più teneri legati al fratellino: i suoi occhi, la pelle morbida e profumata, i suoi sorrisi nel vederla e ha potuto ri-incontrare emozioni e sentimenti verso di lui, che erano stati inibiti dal momento della sua morte.
Ogni volta il bambolino in celluloide era lì, testimone prezioso di una narrazione che ha facilitato l’incontro fra Andreina e il suo passato, ma soprattutto fra lei e quel “Marcellino” ritrovato dentro di sé e dentro la sua storia.
Nell’ultimo nostro incontro ho lasciato Andreina con un compito: cucire un corredino per quel “Marcellino” ritrovato e di cui le ho fatto dono.