Premio Racconti nella Rete 2018 “Zac!” di Emma Chiavacci
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Certo che queste forbici sono proprio belle. Lucide, a punta e se si guarda bene ci si può specchiare nelle lame lisce lisce. Se uno ci si specchia dentro mi hanno detto che tagliano anche meglio.
Poi c’è anche questo bel foglio di carta. È sottile, tanto leggero che ci devi tenere una mano sopra perché il vento se lo potrebbe portare via ad ogni momento.
In ogni caso, se da una parte ci sono delle forbici e dall’altra un foglio di carta, si capisce che prima o poi qualcosa vada tagliato. Non è una regola come quella di disegnare ghirigori sull’agendina di fianco al telefono durante una telefonata particolarmente lunga o particolarmente noiosa. È più come quella che dice che il telefono deve squillare proprio appena dopo che ti sei bagnata i capelli sotto la doccia. Innegabilmente fastidiosa, ma inspiegabilmente inevitabile.
Inizia più o meno come i ghirigori, neanche ci pensi e zac! Hai già tagliato un angolo. È un angolo piccolo, insignificante, il foglio d’altronde si può ancora usare, no? Mica la butti via la Mona Lisa anche se ci togli la cornice, no? E quell’angolino è ancora più insignificante della cornice che nessuno guarda intorno al quadro più enigmatico della storia. E se se lo porta via il vento questo angolino che differenza fa? Sul tavolo tanto faceva solo ingombro.
Però ora il foglio è sbilanciato, poco simmetrico, goffo. Un’altra occhiatina dentro le forbici e zac! Eccolo che se ne va un altro angolo. Decisamente meglio. Più preciso, più netto.
Le forbici riflettono il sole, uno le guarda, si guarda, poi c’è il sole e ora al foglio manca un altro angolo. Sì, questo era più grosso degli altri due, ma non è che si può sempre pensare in negativo! Ora il foglio ha sette angoli! Non basta nemmeno più una mano per contarli! Quattro meno due sette, sfida anche le leggi basilari della matematica, praticamente un miracolo! Quindi niente di cui preoccuparsi, no? Tanto quell’angolo neanche si vede più ormai, il vento se lo è preso subito, subito.
Sono un po’ pesanti queste forbici, però. Belle, bellissime, ma a tenerle in mano dopo un po’ si inizia a sentire. Tagliano benissimo però, zac!
Ecco, più che un angolo questa è una striscia. Striscetta, striscina, sbilenca pure. Non fa tanta differenza se il foglio lo metti abbastanza distante e lo giro un po’ così da questo lato. È tutta una questione di prospettiva, tutto è relativo, niente sta fermo, capito?
In ogni caso, sul tavolo ci sono solo le forbici e il foglio di carta e si sa come vanno queste cose, ormai è andata. Niente colla, niente nastro adesivo, si fa solo un pastrocchio. Meglio la prospettiva. Messa in prospettiva anche Waterloo fa tutto un altro effetto.
A guardarlo da vicino quel foglietto però fa un po’ tristezza in effetti. Tutto storto, così pieno di angoli che non sa cosa farsene. Sarà miracoloso, ma è tutto incurvato! No, non incurvato e pittoresco come la Torre di Pisa, è più un incurvato e triste come Quasimodo. Serve giusto un’aggiustatina, con queste formidabili forbici è un attimo. Mica sono una parrucchiera io, se dico -ina è -ina!
Ecco… ecco. Spunta di qui e di là, pareggia sotto e lima sopra, non ne è rimasto tanto, vero? Angoli ora ne ha tre e mi sta appena sulla punta di un dito. In prospettiva neanche si vede più.
Però era solo un foglio di carta come ce ne sono tanti, no?
Allora, tutto a posto, no?
Racconto simpatico, che descrive alla perfezione una di quelle fisime che prima o poi ci prende tutti. Fastidiosa e inspiegabile che ti spinge sempre più avanti e non riesci a fermarti. Confesso che a un certo punto ho temuto che l’azione ultima di quelle forbici sarebbe stata più cruenta. Brava Emma, bel racconto.
Molto, molto bello Emma. Non è facile raccontare una storia, senza raccontare una storia. Ma l’abuso di punti esclamativi è voluto? Io qualcuno lo avrei tralasciato.
Mi viene da sorridere immaginando la protagonista con rimasto in mano un misero triangolino di carta e niente più da “zaccare”! Simpatico e essenziale: il tavolo, le forbici, il foglio… Cos’altro fare?
Un racconto davvero brillante, da leggere e rileggere. Complimenti!