Premio Racconti per Corti 2018 “Il sogno di Camilla” di Domenica Carrozza
Categoria: Premio Racconti per Corti 2018Era trascorso molto tempo da quando Camilla era andata via da casa, non balzava più in piedi quando una porta si chiudeva alle sue spalle. Il motivo delle sue paure lo aveva lasciato salendo su un pullman. Era finalmente una donna. Camilla non cercava la libertà, perché era connaturata al suo essere. Era stata libera anche quando era succube di un uomo che la tormentava, facendola sentire sempre sbagliata. La sua libertà era una bicicletta che la portava per le vie del paese, il vento sul viso e tra i capelli, il profumo dell’alba, del tramonto, il sole che le accarezzava la pelle.
Ogni volta che Camilla guardava un telegiornale o leggeva la notizia di una donna uccisa si chiedeva: “Come fa una donna a non intuire il pericolo, quando si trova di fronte un uomo potenzialmente pericoloso?”
Provava a darsi delle risposte: “Sarà la paura di restare sole”.
Ma riflettendo sulla parola “sole” non le veniva in mente niente di tenebroso. La mente la guidava alla luce, al sole, al calore. Non può essere questo pensava.
“Sarà il desiderio di offrire in dono un’altra possibilità”, affermava a voce alta Camilla.
“Già, un’altra possibilità!”
Mentre parlava si guardava allo specchio, non si era mai piaciuta molto, ma adesso stava iniziando ad apprezzare ciò che era diventata nel corso della vita. Si iniziavano a intravedere le prime rughe, ma sapeva che erano il frutto del suo vissuto. Era soddisfatta Camilla di ciò che era riuscita a fare.
Camminava per casa cantando: “Ho il lavoro più bello del mondo!”.
Camilla era una maestra. Fu proprio un bimbo di 7 anni, incontrato in sogno, a farle comprendere il senso della sua vita. Dopo una giornata di lavoro, Camilla era rientrata a casa attraversando il viale alberato in bicicletta, abitava in centro in una casa piccola con una veranda e tanti fiori. Le piaceva osservare la pianta di margherite fiorita e colorata, che si intravedeva dalla porta della veranda semi aperta.
La sera a letto piano piano, infilando le mani sotto il cuscino, sentiva il dolce tepore dell’accoglienza e lentamente si addormentava. Camilla quella notte sogna di trovarsi a scuola, dal corridoio arriva la collega che le dice: “Camilla ti devo parlare”, la collega le comunica che le hanno tolto la classe, perché si doveva occupare di un bambino. Camilla si infuria: “Come vi siete permessi di togliermi la classe, chi vi ha dato l’autorità di farmi questo?”
Esce dalla stanza e si dirige verso l’aula, il bambino l’attende in compagnia del padre. Entrando si rivolge al padre del bambino dicendo: “Chi pensa di essere? Che potere crede di avere su una persona?”
Nel frattempo, il bambino si era seduto e con la manina tesa verso una parete, dove erano appesi tanti quadri raffiguranti la Dama con l’ermellino di Leonardo, guardando Camilla le pone una domanda:
“L’arte non è per tutti?”
La maestra sbigottita risponde:
“Si gioia l’arte è per tutti”.
Dopo aver detto ciò, Camilla osserva il padre del bambino mentre raccoglie i giochi per andare via, portandolo con sé. La risposta del bambino aveva turbato molto la maestra che uscita dall’aula dice alla collega: “Quel bambino mi ha spiazzata”.
Il suono della sveglia la desta dal suo sogno.
Ha aperto gli occhi e guardandosi intorno ha provato una profonda serenità. Camilla aveva compreso che era giunta l’ora di occuparsi del suo bambino interiore, quella notte le era andato incontro reclamando il suo diritto alla vita e alla non auto-violenza, dei famelici sensi di colpa.
Un racconto abbastanza scorrevole che avrebbe meritato un maggiore sviluppo del contenuto.
Vero Maddalena, ho faticato a restare nei parametri dettati dal regolamento.
Un bel racconto, Domenica. Io però rifletterei sui salti dei tempi verbali durante la narrazione e proverei a usare qualche sinonimo in più.
Cara Laura,
Camilla vive tra passato e presente, quindi l’utilizzo dei tempi verbali è voluto. Una donna che ha vissuto per tantissimi anni una storia difficile, non ne può uscire neanche nel ricordo. La protagonista, giusto per usare un sinonimo come scrivi tu, resta incastrata tra passato e presente per tutta la sua vita, avendo l’accortezza di vivere il suo presente-futuro con la leggerezza di una farfalla, per non dimenticare che siamo provvisori. Grazie per averlo letto, mi hai regalato l’opportunità di mettere in evidenza un aspetto di Camilla. (Camilla significa ministro di Dio, deve a lui la forza che ha trovato dentro di sé, perché ha saputo sfruttare la particella divina che è in ogni essere)
Uno stile gradevole e scorrevole. Ho avuto modo di sbirciare nella vita di Camilla, di conoscere le sue fragilità che sta imparando a lasciarsi alle spalle e di assistere infine alla sua evoluzione. Complimenti!
Bel racconto, tenero e in qualche modo positivo. Camilla è una donna che riesce a sottrarsi alla violenza e guardandosi allo specchio si sente soddisfatta di stessa. Allo stesso tempo è vittima dei sensi di colpa tipici delle donne che hanno avuto tali problemi. Però ho bisogno di un chiarimento, perchè il tempo verbale al presente nel descrivere il sogno non mi ha consentito di capire se deve a questo la sua liberazione dalla violenza o dai sensi di colpa.
Pasqualina,
Il sogno narrato al presente per Camilla rappresenta “la possibilità” di liberarsi dai famelici sensi di colpa. Le donne siamo costruzioni arcaiche di regole non scritte, siamo il passato di tutte le donne che ci hanno precedute. Il bambino dice alla donna che l’arte è per tutti. L’Arte di sapersi liberare dai sensi di colpa, attraverso la purezza, rappresentata dall’ermellino. Liberarsi dal passato è possibile solo se ritrovi in te stessa l’arte di vivere, di far rivivere la purezza che c’è in ogni bambino/a.