Premio Racconti nella Rete 2018 “Mi sono innamorata della panchina del viale alberato” di Maddalena Frangioni
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Ecco, la vedo, la panchina adagiata lungo il viale alberato è bella come una sirena distesa nell’increspatura delle onde del mare. Me ne sono innamorata un po’ alla volta, il mio è stato un amore in crescendo, nessun colpo di fulmine, ma un lento pacato e solido innamoramento. La panchina, da sempre nello stesso posto, non l’avevo mai notata prima. Passavo davanti e la guardavo distrattamente come si guarda una cosa che non ci attrae, nessuna emozione per quell’arredo qualunque vicino all’ aiuola lungo la strada alberata che conduce alla spiaggia. Poi un giorno sono stata colpita dalla compostezza, dalla pulizia, dall’ assoluta rispettabilità di quella panchina che in silenzio sembra osservare il passaggio del tempo adeguandosi agli imprevisti di una tempesta di vento, o di una pioggia torrenziale, o di un caldo esasperante in una giornata di sole. Felice è la sua posizione affacciata sul mare nel paesino dove trascorro le vacanze estive. Credevo che le panchine fossero tutte uguali come quella sotto l’appartamento in città, occupata ad ogni ora del giorno da gente poco raccomandabile che sosta ore e ore ritenendola impropriamente un punto d’appoggio per un bivacco improvvisato, o imbrattata dai pennarelli di certi ragazzini irresponsabili. Non l’ho mai difesa per codardia, pur sapendo che è un arredo urbano al servizio di tutti, agli anziani per una pausa, agli innamorati per un appuntamento. ai bambini per uno spuntino. Ci voleva la panchina del viale alberato a farmi cambiare idea. Quando in estate torno dal mare e mi siedo sulla panchina per riposare dopo la passeggiata, la vista dell’orizzonte è spettacolare, lo sguardo oltrepassa la scogliera prospiciente, libero di spingersi fino al punto in cui cielo e mare si confondono e mi sento leggera. In silenzio dalla panchina guardo lontano, mentre nella mente si rincorrono i tanti ricordi della mia vita. La panchina mi accoglie all’ombra del viale alberato regalandomi una gradevole sensazione di frescura necessaria dopo la lunga camminata. Amore e gelosia uniti a un forte egoismo rimbalzano nel mio animo e mi fanno sentire irritata quando la trovo occupata. Cerco sempre di raggiungerla per prima, stendo l’asciugamano, mi sdraio e chiudo gli occhi in ascolto del dolce rumore del vento che mescolato al garrire degli uccelli che svolazzano ora di là ora di qua mi manda in estasi. Ho perfino cambiato le mie abitudini pur di starle vicina. Al mattino, appena vestita, mi incammino e, dopo essermi seduta, torno a respirare liberandomi dalla prigione delle quattro mura di casa che mi soffocano. Sulla panchina ritrovo me stessa e la voglia di vivere. Non oso parlare a nessuno di queste mie insolite emozioni, nessuno mi capirebbe, non importa, per il momento godo la felicità di stare in quell’angolo nascosto del viale a godermi il paesaggio, il tempo sembra fermarsi come il mio cuore innamorato. Spaventata e sorpresa di me stessa, ho capito che dopo una vita di rigori e di impegni pesanti tra casa e lavoro, la panchina è stata la mia liberazione dai tanti pregiudizi. Il mio cuore è pieno di gioia e il sodalizio che si è creato tra me e la panchina è a prova di bomba, tutto il resto non conta.
Nel leggere, si rimane vittime anche noi di un colpo di fulmine. La descrivi così bene, quella panchina e la sua funzione di riscatto dalla monotonia quotidiana! Da oggi guarderò le pnchine con un altro occhio! 🙂