Premio Racconti nella Rete 2018 “Bagno asciutto” di Elena Marrassini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Oggi al Forte sembra che siano arrivati proprio tutti, maledizione. Alina è agitata.
Non credeva che questa tiepida, tiepidissima anticipazione d’estate arrivasse proprio per la breve sosta del venticinque Aprile e non credeva di trovarseli tutti lì, gli amici delle loro estati alla Sapore di Mare, in coincidenza del compleanno del bambino.
Aveva invitato giusto le famiglie degli amichetti dell’asilo nido e pochi parenti. Suo marito aveva insistito per dare la festa al mare: abitavano tutti in zona e quindi perchè no, anzi perché non direttamente al Bagno, aveva detto con enfasi, dai proprietari amici di una vita e che sarebbero stati felici visto che aprivano sempre la stagione in quei giorni e la festa del bimbo sarebbe stata l’occasione sociale, tanto piu’ che il loro nipote frequentava lo stesso asilo. Vero, ma adesso Alina si ritrova con il doppio di persone da intrattenere e con il doppio di sorrisi da neo-mamma in estasi da recitare.
E’ agitata quindi, nonostante sia tutto pronto: i vassoi con le tartine, quelli con la pasticceria e le ceste con la frutta, che fanno tanto chic, come insiste sua suocera. Tutto disposto sul tavolo lungo la parete salata e appiccicosa delle cabine del Bagno Excelsior e riparato da una fila di quattro tende vip disposte in sequenza.
Non avrebbe mai creduto che organizzare la festa di compleanno di un bambino di un anno, la prima festa di compleanno, le avrebbe dato tremori e sudori freddi notturni e diurni, conditi da giramenti di testa.
Guido ha già fatto il primo bagno della stagione, con gli altri mariti. Figurati se si dà da fare per aiutare con le sedie da aggiungere ed i tavoli da unire. Forse meglio così: più le sta lontano meglio è, almeno non si accorge di nulla per ora.
Fa il bagno lui, hai capito. Lei dopo la gravidanza non riesce nemmeno a tollerare l’idea di un costume intero e lui invece col suo fisico sempre da estate alla Sapore di Mare, fa il bagno con i maschi del gruppo. Lei non tollera più nemmeno la sabbia fra le dita dei piedi, ora che ci pensa. Tollera molto di più la suocera adesso rispetto alla sabbia, per dire. Povera Rita, l’ha aiutata tanto quando piangeva col bimbo attaccato al seno martoriato del puerperio.
Come si cambia. Per amore? Boh, per non morire forse, come dice la canzone.
Solo loro sembrano sempre tutti uguali, gli amici delle estati del Forte, che come cazzo fanno a non crescere lo sanno solo loro. O magari fanno finta, ma fingono bene loro, ancora più di Guido: lui che è diventato più stronzo se ne è accorta anche sua madre. Grande Rita, comunque non è mai stata scema lei, anzi.
Guardala adesso, con che pazienza tiene i primi passi sabbiosi del nipote, piegata in due sulla battigia nonostante il femore rotto anzitempo dell’anno scorso. Se solo sapesse, la Rita. Se sapesse, forse, la sabbia fine del Forte fra le dita dei piedi darebbe noia anche a lei.
Arrivano, ecco i primi amichetti del nido accompagnati dalle loro famiglie.
A lei interessa che arrivino tutti, quelli del nido, perché quella è una festa molto particolare.
Gli ultimi ventuno mesi erano stati particolari ora che ci pensa, mentre con le labbra di cartone e lo sguardo secco fissa la tovaglia bianca di pizzo San Gallo mossa dal debole vento della Versilia. Sì, sarebbe stata una gran festa: era il primo compleanno del suo unico bambino e avrebbe finalmente capito chi era che si scopava il suo unico marito. Lo sapeva che esisteva, lo aveva prima intuito e poi appurato durante l’ultima festa all’asilo, quando le maestre avevano improvvisamente coinvolto i pochi uomini presenti in quella ridicola, cumulativa scultura di pongo colorato.
Guido si era lanciato nell’arte, persuaso e collaborativo al massimo, come mai lo aveva visto negli ultimi ventuno mesi, lasciando il suo telefono abbandonato sulla mini sedia sotto al mini tavolo accanto alle altre mini sedie su cui le mamme erano rimaste sedute. Lo aveva abbandonato lì, senza togliere le anteprime dei messaggi di Whatsapp.
Fregato dalle anteprime dei messaggi di Whatsapp. Il messaggino dell’amante insieme ai messaggi dei suoi capi del lavoro. Lui, il Project Manager della multinazionale dell’oro nero, sprovveduto come un benzinaio qualsiasi.
Glielo avrebbe fatto bere a bicchieri, il suo petrolio, shakerato col pongo colorato che stava manipolando con improvvisa abilità e dedizione pur di fare bella figura con lei che gli scriveva in diretta le sue impressioni e che aveva il numero sconosciuto lei, tutt’altro che sprovveduta. Oppure aveva un secondo numero, visto che nella chat del gruppo dell’asilo c’erano tutte, le mammine, ed erano tutte col numero in chiaro.
Oggi le avrebbe passate in rassegna le mammine e l’avrebbe trovata la donna col secondo telefono.
Ne aveva già escluse parecchie nelle settimane precedenti ed i suoi sospetti giravano ora come i gabbiani stanchi dell’inverno dell’Excelsior attorno alle quattro rimaste.
Dio, fa che non sia la bionda vaporosa che ride stridula e che si vede che non capisce un cazzo, ti prego fa almeno che non sia lei.
– Arrivano gli ultimi lucchesi …. – avverte pacatamente Guido appena uscito dalla cabina delle docce calde dopo il bagno in mare.
Il profumo della sua emulsione si sente nel vento, e guarda come è uscito bello Guido dal suo primo bagno…è sempre tanto bello Guido…e lei si sente le gambe molli. Ormai, è da quella sera seduta sulla mini sedia accanto al mini tavolo nella sala mensa dell’asilo che se le sente molli e senza vita, le gambe.
Comunque la sicurezza che sente crescere in pancia da questa mattina alle tre non la abbandona: adesso lo sa cosa fare. Oggi, intanto, niente. Non si rovina la prima festa di compleanno ad un bimbo e non si rovina la festa a lei e a Rita, prima di tutto. Avrebbe fatto tutto dopo, magari durante il lento ed inesorabile trascorrere delle settimane e forse dei mesi. Sarebbe dipeso da chi era la puttana, da come si sarebbe mosso Guido e da quanto ancora avrebbero scopato, sia lei con lui sia l’altra con lui. Aveva un piano, un lento e meticoloso piano la cui conclusione l’avea partorita stanotte alle tre. D’altronde una laurea ce l’aveva anche lei, aveva la mente allenata da molti anni di studio e da pochi di lavoro. In fondo era pur sempre un medico legale messo a casa a tempo pieno da una gravidanza difficile e voluta e non dormiva una intera notte da ventun mesi ormai e di notte si pensa meglio.
– Sì vado io Guido, gli dico dove parcheggiare – mormora con una voce rauca che non sapeva di avere.
3.
No, dai. La bionda sciroccata è troppo puttana, maledizione. Guarda come è arrivata vestita. Già che c’era, visto l’improvviso anticipo d’estate, poteva mettersi pareo e infradito e rossetto e occhiali alla Jaqueline Kennedy: fisicamente se lo potrebbe anche permettere, peccato sia bionda. Lei non è da costume intero, è tornata in forma smagliante dopo il parto.
Speriamo non sia lei, Dio fa che non sia lei, anche se da un certo punto di vista forse sarebbe meglio lei di una con cui un amante parla volentieri e magari anche ride. Ma infatti, non può essere lei, non è da Guido. Guido negli ultimi mesi è coinvolto, Guido è innamorato e di una così non ti innamori. Almeno non Guido.
Sarà mica la dottoressa, la pediatra? A questo pensiero Alina si agita ancora di più e le si annebbia la vista. Menomale che col bimbo oggi ci stanno Rita e le altre nonne del mare, come il sano maschilismo di tutto questo ambiente del cazzo comanda. Vabbè, tanto non saprebbe come altrimenti fare e per discutere con i padri che giocano a calcetto in riva al mare coi pantaloni arricciati non le bastano le energie.
La pediatra, dunque. Difficile ma non impossibile. Brutta però. La pediatra è innegabilmente brutta. Ci si parla bene, ci si scherza volentieri, ma è brutta, ha anche la peluria scura fra naso e labbro superiore. Donna di un certo spessore ma coi baffi di un certo spessore. Troppo per Guido, è un esteta, lo è sempre stato, e poi lei non è tipo da scrivere messaggini frizzanti durante le feste al nido, anzi forse lei non li scrive proprio mai i messaggini.
Rimangono le ultime due: la mamma dei gemelli, affaticata, provata dal sonno ma bella perchè ha ventisette anni e la fronte liscia e gli occhi di perla come tante sue coetanee albanesi, e la mamma della bimba con la benda sull’occhio, signora carina fin troppo magra che parla sempre di ospedali e dottori magici assieme alla pediatra. Due casi difficili ma non impossibili in effetti, pensa Alina senza saliva in bocca. E’ difficile. Le si ingolfa il cervello. Menomale arriva il proprietario del Bagno a distoglierla dalle sue congetture, per chiederle dove aggiungere tavoli e sedie. E e lei lo sente. Sente il profumo dell’emulsione dopobagno di Guido spalmata sul corpo già abbronzato e sempre bello nonostante i cinquantasei anni del giovane nonno dell’amichetto di suo figlio.
Alina non risponde, resta ferma a guardarlo e suda. Arriva Guido dietro al nonno e chiede cosa c’è ma lo chiede accostandosi dietro a lui e appoggiandogli le mani non sulle spalle ma sui fianchi e parlandogli quasi all’orecchio con una calma mai vista e Alina sente i brividi che l’alito di suo marito provocano nell’orecchio del nonno e nel suo collo e poi gi nella schiena e allora si arrende Alina, tutta la rabbia svanisce e le fa pena Guido, le fa pena Rita e le fa pena il nonno proprietario dell’Excelsior, che ora che ci pensa lui alla festa dell’asilo c’era: suo figlio e la moglie erano all’estero per lavoro.
Alina si arrende e fa il suo primo bagno asciutto, giù per terra nella sabbia fine di Forte dei Marmi che adesso le entra anche nei capelli e nelle orecchie.
Dio che fastidio.
Che delizia questo tuo racconto, scritto molto bene con un ritmo incalzante che accresce tensione e curiosità nel lettore fino al colpo di scena finale.
Bello veramente ! Complimenti Elena.
Molto bello Elena! Un racconto ben ambientato nella Versilia primaverile con una giovane moglie insabbiata in una sgradevole situazione. Mi è piaciuto il contrasto fra la protagonista, descritta solo attraverso i suoi pensieri e le sue sensazioni, e gli altri personaggi che le girano attorno, tracciati con descrizioni fisiche precise, e a volte impietose. E lo stile aspro e secco rende benissimo l’insofferenza della figura femminile fino all’inattesa risposta alle sue domande.
Elena Marassini un bel racconto al femminile con il colpo di scena finale che non ti aspetti. Brava!
Grazie Gianluca, detto da uno dei vincitori della edizione 2017 per me e’ un onore 🙂 ho letto il tuo ‘frammento’ dello scorso anno e sono rimasta davvero incantata: originale e incisivo e struggente in cosi’ poche righe non e’ da tutti.
Grazie Marco! Tu…che odi i treni., giusto ?.. 😉
Be’ a volte si’… ma anche la sabbia nelle orecchie non scherza! Ancora complimenti!
Bello, intrigante… Non vedi l’ora di capire, mentre leggi! E poi, da madre ho empatizzato… Le ansie delle feste da organizzare, la suocera, per fortuna personaggio positivo della storia! Complimenti! Oltretutto il finale graffia è prude addosso come la sabbia in cui la protagonista si lascia andare 🙂
Nessuna descrizione della protagonista, eppure ne risulta caratterizzata dai suoi pensieri. Li proponi in un crescendo che alimenta la curiosità del lettore fino al finale che non lascia spazio ad un ultimo pensiero, ma solamente ad una resa incondizionata. Molto bello.
Grazie Silvia e grazie Pasqualina, da donna a donne 🙂
Bello Elena, da non riuscire a staccarsi fino al risvolto a sorpresa della vicenda. E’ un buon racconto costruito tutto attraverso gli occhi della protagonista e quindi di parte, in tutti i suoi commenti, da cui non traspare mai la voce del narratore: è sempre e solo Alina, le sue sensazioni e i pensieri che girano vorticosi nel suo cervello a farci partecipi della vicenda.
Una domanda: perché lei prova pena per gli altri e non anche per se stessa? In fondo è un macigno quello che le capita in testa…
Grazie Simona!
Sono settimane, forse mesi, che Alina prova rabbia e prova pena per se stessa. Quando capisce cosa deve esser stato per Guido soffocare e nascondere la sua natura, soprattutto in ‘quell’ambiente maschilista del cazzo’ come lo definisce lei stessa, e cosa deve esser stato per Rita fingere una “normalita’ ” richiesta ma non vera, si arrende e capisce in pochi secondi tutto cio’ che non le era rimasto chiaro negli anni passati, arrivando a provare una inaspettata empatia che la ‘sgonfia’ del tutto.
Grazie Elena per aver reso espliciti, ancora più espliciti, i pensieri e le emozioni del tuo personaggio in un momento così delicato com’è quello della scoperta di una realtà che le era stata preclusa fino a quel momento. Sei stata molto gentile a rispondermi. Un grande in Bocca al Lupo per il tuo racconto ;-))
Mi è piaciuto questo racconto, ho provato una forte empatia con la protagonista ma allo stesso tempo ho sentito anche un tono ironico che mi ha divertito. Incisivo il finale.
Grazie Ivana! E’ vero, un po’ di acida ironia ci vuole in questi casi, come nella vita in generale, credo 🙂
Bellissimo. Mi piace molto il contrasto tra l’immagine della neo-mamma e il suo linguaggio colorito e quella fastidiosa sensazione di sabbia tra le dita che ti rimane dopo aver finito di leggere il racconto.
Sono solo un po’ dubbiosa sul titolo, poteva essere più incisivo.
Grazie Laura!
Il titolo….e’ stata la parte piiu’ complicata in effetti, ma mi pareva un ossimoro adatto a richamare soprattutto il disagio finale della storia.
Elena, complimenti! Come si fa, leggendo, a non essere accanto ad Alina, nella sua fragilità, nei suoi dubbi e nella sua ricerca della rivale? Finale a sorpresa, davvero non me lo aspettavo!
Bellissimo racconto.
Mi hai rapita, davvero complimenti!
Racconto gradevolissimo e molto equilibrato. Ti incuriosisce man mano che vai avanti con la lettura, ti immagini visivamente i personaggi che vengono descritti in modo preciso, non senza un filo di ironia in alcuni passaggi e proprio nel crescendo … il colpo di scena. Una costruzione perfetta. Complimenti!
Grazie Mariangela e grazie Akhenaton, e’ stato un piacere leggere anche i vostri!
Epperò! Bel colpo finale, sottilmente crei curiosità nel lettore, gestisci la depressione post partum senza calcare la mano… Situazione realistica e voce narrante convincente. Brava, brava.