Premio Racconti nella Rete 2018 “Natale Disegual” di Maddalena Frangioni
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Il Natale era alle porte e Eva era in ritardo nella corsa ai regali. La donna nelle ultime settimane aveva avuto molto da fare in ufficio dietro la montagna di documenti da registrare per la ditta di import ed export in cui lavorava. Finalmente il sabato prima del grande giorno Eva trovò il tempo da dedicare alle compere. Di buon mattino si preparò e cominciò il giro. Prima passò al vaglio i due grandi supermercati della città luccicanti e addobbati da luci e palline colorate, poi fece un lungo giro in centro per i negozi più conosciuti. La donna nella sua testa cercava di abbinare alla persona il regalo più rispondente e adatto. Era il gioco cui si sottoponeva ogni anno con piacere, anche se faticoso. Sapeva che il premio sarebbe stato gratificante. I ringraziamenti e l’affetto che tutti le avrebbero dimostrato l’avrebbero fatta sentire al settimo cielo. Eva, sebbene fosse una donna matura, ritrovava ogni volta nell’atmosfera natalizia il profumo della sua gioventù lontana. Forse era fuori luogo quel suo modo nostalgico e infantile di agire, ma caparbiamente considerava il Natale la festa più bella della vita per grandi e piccini. Non le importava di essere considerata una donna leggera, ingenua e un tantino esagerata visto che non si era mai sposata e non aveva né una famiglia, né dei bambini cui fare dei doni. L’entusiasmo che provava nell’andar per compere però la consolava di quella sua vita solitaria. Ad un tratto vide una grande insegna alta sull’entrata di un negozio di abiti del centro in cui risaltava a caratteri cubitali la scritta” DISEGUAL”. Eva presa da curiosità s’affacciò sull’entrata del negozio. “Benvenuta nel pianeta DISEGUAL”, disse la commessa andandole incontro: “ La prima volta ? Entri, entri pure, vedrà signora, qui troverà ciò che cerca, perché ogni capo è diverso dall’altro, Disegual appunto”, concluse la commessa accompagnandola con il sorriso all’interno. Eva, rassicurata, entrò e cominciò a girare tra i diversi scaffali soffermandosi a guardare con attenzione. La diversità dei capi confermava le parole della commessa, non c’era un capo uguale all’altro, ogni abito era unico e esclusivo. Eva era entusiasta nel trovarsi in un luogo tanto singolare, era sicura di trovare per Sara, la sua amica, il regalo perfetto e unico. Scelse un vestito lungo scollato dai colori vivaci rifinito sulle spalle da una mantellina dello stesso tessuto dai colori più sobri. Alla cassa pagò con una certa baldanza, poi uscì stringendo tra le mani il prezioso sacchetto. Soddisfatta dell’acquisto disse a se stessa che DISEGUAL era davvero un bel negozio per tutti i gusti. Libera e liberata dalla estenuante ricerca decise di tornare a casa, La gelida folata nelle prime ore del pomeriggio la bloccò, indossò i guanti e girò più volte la sciarpa intorno al collo per ripararsi dal freddo. Lievi fiocchi di neve imbiancavano la strada. Eva sorrise, era normale a dicembre. Un Natale senza neve non avrebbe avuto lo stesso sapore. Nel tornare a casa attraversò il centro. Il grande abete pieno di luci colorate, posto vicino alla cattedrale, la distrasse e le scaldò il cuore facendole dimenticare il rigore invernale. Ritrovata una certa baldanza affrettò il passo. A un tratto nel camminare si dovette fermare di colpo per non calpestare la coperta distesa sul marciapiede, giaciglio di uno dei tanti clochard. Eva sapeva che da un po’ la città era stata come “assediata” da tante persone povere che non avevano né casa, né lavoro, ma non ci aveva mai fatto caso, quando, tornando dal lavoro, era stanca e camminava con la testa vuota senza vedere. Ora invece distingueva bene le diverse persone rannicchiate vicine ai portoni dei palazzi per ripararsi dal vento freddo. Di colpo si sentì a disagio e provò molto imbarazzo. Il braccio indolenzito dal sacchetto la riportò alla realtà. Ricordò gli acquisti appena fatti in quello strano negozio dalla scritta accattivante e leggera. Nel ripetere nella sua testa la parola Disegual che l’aveva suggestionata il suo volto si oscurò. Tra rabbia e amarezza provò un senso di disgusto per ciò cui la pubblicità del negozio attribuiva un significato leggero e quasi giocoso ignorando completamente il dramma delle persone costrette a vivere sui marciapiedi senza un riparo. Per riparare a tanta ingiustizia giurò a se stessa che mai e poi mai sarebbe entrata in un negozio con l’insegna DISEGUAL per non sentirsi complice di un marchio di vendita che faceva della disuguaglianza la sua forza commerciale. Prima di entrare in casa buttò il pacchetto in un cestino e si sentì meglio. Avrebbe cercato un altro negozio per il regalo dell’amica.