Premio Racconti nella Rete 2018 “Il secondo bacio” di Marco Frigerio
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018“Ciao, vieni da me a studiare?”
“Studiare cosa?”
“Oh mio dio, non lo so. Quello che vuoi. Che so: storia, matematica, vedi tu. Mia mamma è appena uscita con le amiche. Vanno all’outlet di Serravalle a fare spese. Staranno via tutto il pomeriggio.”
“Arrivo.”
Prese un libro a caso, volò per le scale, inforcò la bicicletta. Codevilla-Voghera in diciotto minuti: nuovo record personale. Con nebbia fitta, poi. Vigneti e cascine, fossati, alberi e colline. Tutto completamente invisibile, nel pomeriggio marrone e bianco.
A scuola due giorni prima, durante la proiezione di una cosa sui campi di concentramento, lui si era voltato verso di lei per baciarle la guancia. Lei, più rapida, gli aveva offerto le labbra per un attimo. Buio, rapidità e silenzio.
Tutta la classe ne parlava: un primo bacio!
Lasciò la bici un po’ lontano, in un viale di platani spogli. Le case basse e mute. Gialle e rosa. Finestre chiuse, nessuno per strada.
Suonò. Il portone si aprì con uno scatto metallico che rimbombò per tutta la strada, nel gran silenzio del pomeriggio autunnale. Col cuore in gola, entrò nell’androne scuro. Su per le scale umide fino al secondo piano. Un sussurro e una porta socchiusa.
“Sono qui, vieni. Vuoi vedere la casa?”
Lui imbambolato, preso per mano, passò per il salotto, la cucina, la camera dei genitori e quella del fratello grande. Poi entrò nella sua stanzetta.
Seduti appiccicati, i libri sparpagliati sopra il tavolino, leggono di Robespierre, Marat e di tutti gli altri, là a Parigi tra la storia e il cielo. Le mani si cercano frenetiche, si stringono, salgono, si carezzano e si sfuggono come ramarri impazziti.
“Il diciotto Brumaio, di prima mattina…”
Ora si evitano, ora si prendono. Le mani si avvinghiano. Le dita sulle labbra, sugli occhi, sui capelli. Si siedono sul letto. Le labbra finalmente sulle labbra si sciolgono. Restano a lungo sospese nel palpito che le unisce. La nebbia si squarcia, una lama di sole accende l’ombra della stanza. Sospirando, lei si sdraia e alza un braccio che risplende nella luce chiara. Il bacio non ha fine.
Clac, Clac.
“Ciao, sono tornata. Elena ha cambiato idea e Giulia si è arrabbiata. Così, oggi niente shopping.”
Clac.
Lei sussurra “sotto il letto, o siamo perduti.”
Lui scivola rapido e, mentre scompare, vede sbocciare su di lei fiori colorati di luce.
Lei, Il braccio alzato, è tutta un roseto; il suo corpo supino sono giacinti abbracciati a ranuncoli.
Lui, avvolto dal profumo improvviso, entra nel buio con la bocca aperta e gli occhi luccicanti,
“Ciao. È così che studi? Sdraiata sul letto?”
“Stavo ripetendo ad alta voce: il diciotto di Brumaio, entrarono …”
“Hai usato la nuova essenza di Giulia? Brava. Oggi c’è un buonissimo aroma di fiori in camera tua e non la solita puzza di scarpe. Giulia è veramente una maga. Con la sua bottega d’erbe, riesce a compiere incantesimi incredibili.”
Lei, seduta al tavolino, ripete ad alta voce “a causa della nuova situazione, i parigini dovettero rimanere nascosti ancora a lungo.”
Lui, da sotto il letto, vede solamente i piedi scalzi che si muovono irrequieti, mentre tutta la stanza respira tra gigli e tulipani.
Lei legge ad alta voce le pagine sulla fine della rivoluzione, mentre il piacevole solletico di uno sguardo innamorato le carezza le caviglie e i piedi.
Poi la madre entrò in bagno e lui fu sulla bici.
Pedalava vorticosamente nel biancore della nebbia con una bici così leggera che da sola lo portò fino ai vigneti sopra Torrazza Coste. Poi sgommò sotto la torre vecchia di Rivanazzano, spaventando i tardivi aironi che si alzarono in volo dal greto sassoso del torrente. Volarono in tondo a lungo, finché il ragazzo sparì nella sera e loro scesero pacati tra le pietre dello Staffora.
Quando la madre la trovò sotto il letto, sbottò: “ma questa, poi. Cosa fai lì?”
Lei sorrideva serena e non si muoveva, “perché voleva capire come appare il mondo, da lì sotto.”
E rideva tra sé e se.
Di lì a poco si lasciarono con semplicità, come si scioglie un abbraccio gentile, nell’incoscienza superba dei loro pochi anni.
Da allora molti altri baci toccarono le loro labbra, e quel secondo bacio, che in seguito entrambi giudicarono decisamente puerile, scese nel fondo del loro cuore, per starsene al calduccio a germogliare silenziosamente.
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Oggi, secoli dopo, gli amici raccontano di come lui ripeta in continuazione di quel braccio magicamente alzato nel chiarore soffuso del pomeriggio, che divenne un cespuglio coperto di fiori delicati.
Le amiche di lei, dicono che, sì è proprio vero, lei spesso sorride tra sé e sé, senza motivo alcuno.
Anche nei momenti più bui della vita, così come nelle occasioni meno opportune: funerali, litigate, o nell’estasi amorosa, quando ancora capita.
“Sorrido”, lei spiega, “perché sento un solletico.”
“Sì, un solletico gentile alle caviglie e lungo i piedi, come quello di uno sguardo carezzevole e stupito.”
Un sguardo che se ne ride del tempo e del dolore.
Molto molto bello. Poetico, tenero, emozionante. Un solletico leggero che lascia un sorriso anche sulla faccia del lettore.
Se il vero fine di un racconto è lasciare un brivido nell’animo di chi legge, beh, questo racconto c’è riuscito ALLA GRANDE.
Complimenti per la delicatezza della narrazione. Il racconto trasmette una piacevole sensazione di leggerezza e nostalgia di primavere passate.
Una leggera brezza di primavera, questo è stato leggere il tuo racconto. Delicato e poetico. Complimenti
Un bellissimo racconto! A molti, soprattutto se non proprio di tenere età, non può che far riemergere ricordi del passato ormai sepolti. Situazioni simili, stati d’animo analoghi fanno parte delle nostre memorie di gioventù che sembrano omai dimenticate, perdute. Evidentemente non è così, se grazie alla freschezza del tuo racconto riaffiorano rapidamente, causandoci un po’ di nostalgia. Quanti di noi hanno avuto il loro 18 Brumaio! Vive la France! 🙂
Molto bello il tuo racconto Marco! leggero, essenziale, poche parole, ma sempre quelle giuste per raccontare una storia che avrebbe potuto essere banale e che invece hai trasformato in piccolo gioiello di emozioni sapientemente ritmate.
Complimenti
Marco, bravo! Evocazione nostalgica e tenera di tempi ormai lontani, quando uno sguardo e una carezza duravano il tempo eterno di un sogno!