Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Una crepa nel passato” di Cristiana Fantoni

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Leandro Pirri, geometra in servizio al Comune, guardò l’orologio sopra la sua scrivania: erano le 18. Dietro la tenda a pacchetto poteva immaginare il sole che stava scendendo dietro i palazzi. Si alzò, prese la sua cartella di cuoio, vi chiuse all’interno il giornale spiegazzato e il recipiente vuoto del pranzo, spense la luce della lampada da tavolo e uscì dall’ufficio.

Da trent’anni faceva gli stessi gesti: salutava il portiere che ricambiava il saluto toccandosi la visiera del berretto; prendeva lo stesso autobus, il 92; comprava il latte nel bar sotto casa, mezzo litro gli bastava,  e rientrava nel suo appartamento alle 18.30 precise.

Appena arrivato apriva le finestre; si lavava le mani; si toglieva i vestiti dell’ufficio; indossava una comoda tuta grigia lisa sulle gambe; aggiungeva mangime nella gabbia dei canarini; prendeva il libro che aveva lasciato il giorno prima con il segnalibro ad una certa pagina e si accomodava sulla sua poltrona aspettando che arrivasse l’ora per la cena.

La sua vita in casa scorreva così, da quando tre anni prima sua moglie era morta.

Quel giorno, però, sentì qualcosa che stonava. Alzò la testa dalla pagina 64 del libro e arricciò il naso: c’era uno strano profumo di fiori. Ecco, sì: era profumo di petali di rose, misto a quello di fumo ma non di sigaretta, di erba.

Annusò guardandosi intorno, vide una crepa nel muro che non c’era prima o almeno non se ne era mai accorto. Si avvicinò e sentì che il profumo proveniva da lì. La crepa era talmente profonda che si scorgeva della luce al di là della parete. Si raddrizzo sulla schiena; si guardò intorno meravigliato; si fermò titubante e diede un’occhiata al soffitto.

La crepa continuava ad allargarsi. Il geometra non si preoccupò per il probabile cedimento della struttura, ma avvicinò un occhio per vedere meglio.

All’interno Bob Dylan cantava Forever young da un vecchio giradischi mentre due giovani danzavano abbracciati. La ragazza in minigonna e il giovane, con i pantaloni a zampa di elefante e i capelli lunghi, si voltarono. Sembravano felici.

Leandro si riconobbe in lui, un giovane se stesso con la sua ragazza.

“Anna…” mormorò in un soffio. Sembrò che lei non sentisse, “Anna…” gridò. Non sentì lo stesso.

La crepa continuava ad allargarsi e, stranamente, contro ogni legge della fisica, la parete resisteva senza crollare. Si allargò talmente che Leandro avrebbe potuto passarci attraverso facilmente. Si guardò intorno, tremava. Chissà se per la paura o per l’emozione. In fondo, che timore poteva avere, la sua vita era così triste e noiosa che non aveva nulla da perdere.

Con questi pensieri che gli si affollavano nella mente, si decise: allungò una gamba nella crepa, tirò dietro l’altra e fu dentro.

Il pavimento non c’era, ma non si intravedeva il piano di sotto. In trasparenza si potevano scorgere cespugli carichi di fiori, soprattutto rose: rosse, rosa, bianche. Camminava senza cadere di sotto. Non aveva nessuna paura, si sentiva avvolto dal fumo profumato di erba. I ragazzi non si accorsero di lui, sembrava che non lo vedessero.

Anna era proprio bella. Quanto l’aveva amata. E quanto gli era mancata.

Cominciò a canticchiare sulle note di Dylan e a danzare stringendo se stesso con le braccia e tenendo il ritmo dei due innamorati.

May you stay forever young,

Forever young, forever young,

May you stay forever young.

Vide se stesso baciarla sulle labbra, baciare la sua ragazza, sua moglie, tutto. Lei sorrise. Lo prese per la mano e lo aiutò a sdraiarsi a terra. Lo abbracciò e chiusero insieme gli occhi.

Passò quasi una settimana prima che qualcuno si preoccupasse per la scomparsa del geometra Leandro Pirri, in servizio presso il Comune.

Lo ritrovarono sdraiato a terra, con le braccia allacciate intorno a se stesso.

Sul piatto del giradischi girava a vuoto un vecchio vinile di Bob Dylan.

 

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21 commenti »

  1. Un bel racconto pieno di tenerezza e malinconia.Complimenti!

  2. Grazie davvero

  3. Complimenti! Ben scritto. Mette in luce un problema spesso sottovalutato. L’incapacità di vivere per se stessi, e di continuare a godere della vita, quando questa ti mette di fronte a un destino non voluto. Solitudine non dovrebbe significare sentirsi “soli”, eppure è così che ci si sente, maledettamente soli, quando, per un motivo o per l’altro, si viene lasciati.

  4. Grazie Antonella di aver letto il mio racconto. La solitudine quando si sta bene anche da soli è positiva ma quando si è soli perché si è metà è davvero drammatica. Ancora grazie

  5. Se i dolci ricordi aiutano a vivere e a superare le gravi difficoltà del presente, la vita si. trasfigura e può accadere l’imprevedibile. Racconto piacevole.

  6. Mi piace, bel racconto. Se siamo noi a sceglierla, la solitudine ci aiuta a guardarci dentro e a capire noi stessi e gli altri ma, se ci siamo costretti dagli eventi, può essere una vera tragedia. Complimenti Cristiana.

  7. Chissà… forse il concludersi della vita ci riporta verso ciò che abbiamo perduto. Ho provato grande tenerezza nei confronti del tuo personaggio. In quei suoi gesti ripetuti ho percepito tutta la sua solitudine. Brava!

  8. Grazie per i complimenti. Sono riuscita a farvi emozionare e questo per me è davvero tanto

  9. Racconto triste ma toccante e purtroppo molto attuale! Proprio poco fa ho letto la notizia di un uomo di 42 anni trovato a casa propria morto da 9 mesi circa solo perché la sua casa era stata messa all’asta. Pazzesco! Comunque sei stata brava nella descrizione dei gesti abituali del tuo geometra e semplice e sensibile nel finale. In bocca al lupo!

  10. Grazie! E sempre viva il lupo

  11. E’ veramente un bellissimo racconto Cristiana! E devo dire che solo alla fine mi sono resa conto che mi aveva condotto ad un epilogo tragico: la fine di una vita. E tuttavia senza tragicità, perché, per la verità, e mi sembra anche il miglior pregio del tuo racconto, l’avventura di Leandro è raccontata con tratto talmente lieve e sospeso, come forse una delle storie che legge nei libri che gli fanno compagnia, che una morte così per me non ha nulla di spaventoso. Una bella morte!

  12. Grazie Simona. Avevo letto il tuo racconto dell’anno passato e mi era piaciuto molto. Spero di leggerti anche quest’anno

  13. Lasciarsi andare non e’ la cosa giusta ma non sempre si riesce a voltare pagina e ricominciare. E allora il senso e la via d’uscita si possono trovare solo nella felicità passata. Un racconto scritto con grande tenerezza e affetto, quasi protezione verso il protagonista, e la tua scrittura avvolge e coinvolge il lettore in queste emozioni.

  14. Grazie! Il più grande complimento che mi potevi fare e’ di averti emozionato

  15. Cristiana, bravissima, scrivi molto bene.
    Sei riuscita a farmi sentire lo spiffero, un alito forse, o meglio un anelito di vita, che soffia da quella fessura; lo squarcio nel velo tra il qui e il “di là”, che poi si fa crepa, e ricorda il morire, si dice di crepacuore, no?
    E l’odore, mi è arrivato, quello pungente delle cantine, delle soffitte, dei luoghi chiusi pieni di risa, lacrime, di rese e risultati, l’odore del ricordo.
    Emozioni il lettore, sì, davvero.

  16. Bellissimo racconto. Sembra un dipinto. Complimenti Cristiana!!

  17. Cristiana, grazie per averci regalato questo racconto delicato ed emozionante.Nel leggerlo, è stato come trovarsi dentro la storia di Leandro e poterne condividerne la sua malinconia.
    Grazie anche per avere dato molto spazio alla musica, una delle poche cose che possono emozionarci sempre tanto e aiutarci a stare meglio, anche facendoci piangere, talvolta. Bob Dylan, credo, lo apprezzerebbe molto.

  18. E’ davvero un bel racconto, Cristiana, che ho letto d’un fiato. Originale l’idea della crepa nel muro, forse la stessa che, da quando ha perso l’amore di una vita, ha nel cuore Leandro. Struggente la colonna sonora delle sue emozioni. Brava!

  19. grazie ancora a tutti voi che avete letto il mio racconto e grazie per le meravigliose critiche

  20. Poetico, struggente, emozionante. Il tuo racconto ha solo una pecca: è troppo breve!
    In bocca al lupo per il concorso.

  21. Mariangela, grazie per il commento. La pecca diventa positiva, vuol dire che avresti voluto continuare a leggere!

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