Premio Racconti nella Rete 2018 “Lap dance” di Alessandro Errigo
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Blue star:un tubo al neon, sottile e azzurro, occhieggia discreto sopra l’ anonima porta tagliafuoco in acciaio grigio: un ragazzo alto , massiccio, dall’ aria assente, la presidia svogliato sul retro di un triste palazzo in cemento armato. La compagnia é scontata e prevedibile: un gruppo di colleghi di lavoro insieme per una breve vacanza. Solo maschi, adulti. Conoscenti, neanche amici.
Nel pomeriggio qualcuno, al termine della giornta di sci, ha avuto l’ idea di trascorrere la serata in un night così adesso ci avventuriamo nel- locale grande, spoglio, male illuminato e tristemente arredato con divani dozzinali di un rosso spento e dall’ aria poco pulita. Mentre entriamo, una ragazza esce: altissima sui tacchi a spillo, il viso e il corpo di una bellezza statuaria, ci incrocia sfiorandoci senza uno sguardo mentre i miei compagni si scambiano sguardi ammiccanti da adolescenti alle prese con l’ incurante scollatura di una giovane supplente.
Mi guardo intorno, comunque curioso. Da una parte, il bar. Sullo sfondo, crudamente illuminato da faretti che lo materializzano dalla penombra, il palco, con al centro il palo –totem minaccioso, sul quale a turno salgono le ragazze.
Una tristezza che sa di squallore e di banalità mi prende delicatamente lo stomaco.
Ci sediamo. Io, su una poltroncina che da la schiena al palco, deciso a ostentare complice partecipazione non ostante rimbombo di una musica troppo alta, fastidiosa, invadente: impossibile parlarsi se non per ammicchi. Rimangono solo da intuire una battuta scontata o un commento esagerato.
Così mi volto anch’ io e osservo.
Diverse ragazze, tutte piuttosto belle nella luce piatta e colorata dei faretti, salgono a turno sul palco, sinuosi burattini seminudi chiamati al dovere dalla voce rauca di un disc jokey Mangiafuoco che le sprona incitandole a finire di spogliarsi sciorinando come una triste poesiola uno strip tease dozzinale e meccanico per avvolgersi poi intorno al palo in una serie di acrobazie, queste davvero notevoli,a varia distanza dal suolo.
Mi chiedo come non sentano male fra le cosce nude e mi annoio.
Non so come arrivare in fondo a questa serata così dopo un po’ mi sposto al bar insieme a un compagno di serata, dal quale mi aspetto comprensione e sintonia, e ordino un bourbon per tenermi occupato. La barista bionda, distratta e lontana, me lo serve in dose omeopatica senza aggiungerci neanche un sorriso un attimo prima che accada quel che temevo e immaginavo inevitabile: scivolando fuori dall’ ombra, una bionda formosa e sorridente ci si avvicina e si spalma imperiosa e inevitabile sul mio vicino per scroccargli una bevuta.
Dal mio sgabello li osservo con un sorriso ironico e superiore mentre lui si irrigidisce in un sorriso formale e imbarazzato: “mi dispiace, ragazzo”-penso-“è toccato a te. Fammi vedere come te la cavi”. Mentre li guardo gustandomi la scena della sua goffaggine, sul puff accanto al mio sgabello si accoscia una bionda pienotta, occhi e bocca rotondi nel trucco pesante, svestita di paillettes argentate che, dalla sua sua posizione accoccolata inizia una conversazione in un inglese banale dall’ accento slavo .
E’ russa, ovvio, di una cittadina vicina a Mosca. Le piace quella vita: si diverte. E’ nata a cavallo di due segni zodiacali, gemelli e cancro, e io? “scorpione” rispondo. Sua madre è scorpione come me, mi informa. Capisco che sta diligentemente snocciolando il suo repertorio e alla sua domanda su quanti anni penso che abbia “venti” rispondo con grottesca e irridente cavalleria. In realtà ne ha ventisei mi dice con ipocrita modestia e un trionfante sorriso. Allora sfodero tutta la mia simpatia e “anch’ io” le dico ammiccando. Dopo una breve esitazione interdetta mi guarda con un sorriso tirato e condiscendente mentre i suoi occhi mi dicono “li porti proprio male..”: mi ha preso sul serio.
Il suo copione evidentemente non prevede comunque tempi morti o lungaggini eccessive: appoggia languidamente il corpo morbido e pieno sulle mie cosce e la sua mano sulla mia. Avverto, infastidito, il contatto del palmo sudato. Questo suo imporsi sfacciato e invasivo mi irrita. Mi sento alle strette, intrappolato in un gioco che non mi piace e quando mi chiede di offrirle da bere una bottiglia di champagne,l’ unica cosa che le è permessa, le rispondo seccamente di no. E’ esperta: ha capito che non che non avrà da me champagne né che si esibirà per me in una saletta privata.
Non sembra delusa: probabilmente se lo aspettava. E’ una serata stanca e noi non abbiamo l’ aspetto di clienti generosi.
Impassibile, si alza e si allontana ancheggiando senza ostentazione.
Sollevato ma stufo di questa serata, di questa penombra densa e oppressiva, del soffitto basso e del fumo di sigaretta, dopo poco scivolo dallo sgabello per andarmene. Nel farlo, il mio sguardo intercetta la bionda che in un angolo semuibuio parlotta svogliata con altre ballerine. Di spalle appare meno pericolosa e mi sento , a un tratto, sgarbato, supponente e odioso: in fondo è il suo lavoro e siamo noi venuti a cercare loro e non viceversa, così mi avvicino e cerco la sua attenzione sfiorandole la spalla nuda. La pelle sotto le mie dita è appena umida di sudore: si volta e sembra neanche riconoscermi. le sorrido: “come ti chiami?” “irina” risponde impassibile. Continuando a sorridere le sussurro “Buona notte. Grazie, Irina”e le faccio scivolare in mano una banconota che lei non degna di uno sguardo.
Fissandomi negli occhi mi attrae a sè circondandomi il collo con una mano mentre l’ altra nella quale avevo fatto scivolare la banconota si insinua, agile e leggera, al di sopra della cintura nei miei pantaloni. Con un rapido movimento abile e delicato mi infila i 50 euro negli slip, sfila la mano e, sfiorandomi la pancia con le dita, scioglie l’ abbraccio, si volta e si allontana.
Fuori la notte é limpida, fredda, trasparente. Inspiro profondamente a occhi chiusi e mi ncammino verso l’ albergo ascoltando solo lo scricchiolio della neve sotto le suole
Racconto interessante per il crudo realismo in cui è descritta tutta la scena di una serata nel locale notturno tra delusione e amarezza del protagonista.