Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Ettore Smargiassa Hero” di Sandro Maffei

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

la prima, unica e triste avventura del commissario della Polfer

Ernesto Smargiassa

capitolo primo

Il sogno

Viareggio 1985

Anche questa volta non riusciva a ricordarlo, maledizione, c’era una scarpa, sembrava nuova, qualcuno che rideva e che pareva conoscerlo, ma poi niente altro, nebbia nebbia….

Voleva ricordarli questi sogni, voleva giocarli al lotto, si era impuntato… Anche vincere al lotto era un sogno, un sogno semplice, comune a tanti.

Voleva vincere per mandare finalmente in culo il 99% delle persone che conosceva…. invece regolarmente il 99% dei suoi conoscenti lo mandavano a quel paese gratuitamente…. Non era simpatico, abbastanza introverso, poco sportivo, non beveva, gli piaceva mangiare e soprattutto fumava molto, ecco quello era veramente un piacere…

Era arrivato a Viareggio da Taranto dopo aver vinto il concorso, la città gli era piaciuta, città di mare, donne facili, ottima cucina…

Non era mai stato entusiasta del suo lavoro alla Polfer, adesso poi chiuso in ufficio fra le scartoffie a non fare nulla, aveva fatto mille domande per entrare in polizia, in guardia di finanza, sempre respinte.

Dava la colpa al suo modo di esprimersi, non molto chiaro, farfugliante e poi effettivamente l’italiano lo parlava male.

I primi tempi sui treni era sempre a questionare con marocchini e slavi e con questi certo non migliorava il suo linguaggio, gli unici che lo rilassavano a parlarci erano gli Sri, non frequentissimi, con quella loro lingua così musicale con parole lunghissime e difficili ma che si ricordano bene. Con loro riusciva a parlare un pò d’inglese, qualche parola rubata a qualche canzone che si ricordava.

Quando arrivava a pensare agli Sri non poteva non ricordarsi della studentessa di glottologia che aveva conosciuto all’università di Bari, gli si era impressa nella mente come un marchio, una donna stupenda peccato averla persa ormai.

Lei parlava delle migrazioni dei popoli, dell’evolversi del linguggio, dell’indeuropeo, di quali lingue ci fossero prima, di aree distanti che hanno le stesse etimologie…. lui in effetti non ne capiva nulla ma quelle frasi e quella donna le avrebbe ricordate per sempre.

Anche quella donna ormai era un sogno…

capitolo secondo

I numeri del lotto

Viareggio sempre 1985

52 33 19 30 90

52 le scarpe

Aveva piovuto tantissimo quella notte e come sempre a Viareggio con il mare mosso le strade si erano riempite d’acqua e le macchine che passavano le trasformavano in torrenti… Così quella mattina Ernesto esce di casa e si ritrova fra i piedi quella bella scatola di scarpe, fa per dargli un calcio, ma è veramente bella, per cui la raccoglie, la scuote un po’ dall’acqua e rientra dentro casa.

“Old Freddy Shoes” ed una etichetta in cuoio “da Freddy prima i piedi”

Scarpe quasi nuove della sua stessa misura. Quel Freddy deve essere un negozio vintage, quasi quasi me le provo, vediamo ok. Ma cosa c’è dentro? un sasso no vediamo è un biglietto…

Le scarpe sono un numero da giocare! La notte aveva sognato una scarpa, la mattina gli riservava questa sorpresa… poi un biglietto così strano con dentro della sabbia dorata miracolosamente asciutta….

Un numero da giocare oggi era sicuro 52

33 L’isola

Ernesto era affascinato dalle isole, un mondo completo, autosufficente, forte e misterioso ma anche sicuro e affascinante. Nei suoi sogni c’era spesso un isola, non tanto grande, quasi disabitata, montuosa ricca di vegetazione ma a volte anche artica. Quella notte non si ricordava di averla sognata, però si ricordava che nel sogno c’era un odore di salsedine come di isola che si avvicina nella nebbia.

Poi anche lui si sentiva solo, unico e forte proprio come un isola.

Il secondo numero da giocare era 33.

19 la lontananza 30 il sorriso

in effetti si sentiva distante da tutti e tutto, quasi indifferente a tutto ciò che lo circondava, i colleghi lo annoiavano a morte, le poche persone che aveva frequentato non dimostravano un particolare interesse nei suoi confronti, i suoi parenti ormai lontani erano quasi tutti morti… E poi quel sorriso veniva da lontano… non solo come distanza, era lontano nel tempo.

Era un sorriso che lo aveva raggiunto in ritardo come un ultima spiaggia chissa’ da quanto tempo lo aveva inseguito e raggiunto solo questa notte…

Si gli altri due numeri erano 19 e 30.

90 la paura

Giocava sempre la paura.

La paura era una sensazione che non lo abbandonava mai, non si preoccupava di avere paura, piuttosto ci si adagiava la assecondava, cercava di capirla.

Ernesto si lasciava sempre andare nella sensazione della paura, rabbrividiva ma forse era piacevole, quella che per gli altri era paura a lui lo lasciava indifferente, per lui la paura che lo faceva stare male era la sensazione di non riuscire a concludere qualche cosa, di lasciare una storia a mezzo, di non essere in grado di riuscire a vederne la fine.

La paura era una sensazione piena e vuota come una palla di lana bianca che ti avvolge, soffoca e protegge.

Il 90 lo giocava sempre.

Terzo capitolo

l’isolato”

Ancora Viareggio 1985 ma una settimana dopo

….fallimento fallimento, era stato quasi una settimana appostato a controllare quell’isolato vicino alla stazione, difficile che qualcuno non se ne fosse accorto se nascondeva qualche cosa…

la settimana prima aveva preso una decisione improvvisa, doveva verificare, capire se dentro di se’ l’investigatore che aveva sognato di diventare fosse sempre vivo e comunque lo voleva risvegliare…

Dopo aver letto il biglietto trovato nelle scarpe, pensare che lo stava gettando…. quel biglietto era una richiesta di aiuto scritta in fretta e l’inchiostro sembrava proprio sangue.

Così senza pensarci troppo era andato prima a giocare al lotto, poi in ufficio dove aveva fotocopiato la ricevuta del lotto come faceva tutte le volte per lasciarla nel suo cassetto proprio in cima, così se non fosse più rientrato i colleghi avrebbero capito il perchè e sarebbero schiattati quelle merde…

Ma quella mattina per la fretta, con le meningi che pensavano a tutt’altro si era rimesso in tasca la ricevuta e anche la fotocopia che ora sentiva con la mano mentre cercava nuovamente le sigarette.

Sei giorni a contollare il negozio per vedere chi entrava, chi usciva ma niente di anormale, anzi veramente pochi clienti per quella stagione….

Quell’isolato non lo aveva mai visto prima, forse era passato qualche volta in macchina vicino ma non l’aveva mai notato.

Invece adesso notava quanto fosse diverso dagli altri isolati Viareggini molto più grandi, praticamente da un lato stavano un bar pasticceria che faceva angolo, all’altro angolo il negozio Freddy Old Shoes e fra i due la bottega di un barbiere/parruchiere.

Tutte si appoggiavano su un lato ad una vecchia officina ormai chiusa con le saracinesche serrate sul vicolo retrostante.

Si rese conto di quanto si fosse illuso, lui diventare un investigatore, che coglione, quel biglietto poteva benissimo essere uno scherzo di carnevale, basta giocare a fare il poliziotto, anche se lui un poliziotto lo era, adesso doveva tornare a casa a riposarsi.

Stava accendedosi l’ennesima sigaretta quando all’improvviso sentì che aveva fame….

capitolo 4

La bruttezza del sorriso (la paura)

Viareggio 1985

All’interno della Pasticceria Tisaneria Madagascar

Aveva stanziato per giorni li vicino e adesso finalmente entrava, non era il suo genere di locale, lui si sentiva più a suo agio nei bar classici e questo era effettivamente un pò troppo raffinato per i suoi gusti, appena entrato si guardò di sfuggita nella vetrina che lo specchiava e si vide molto trasandato con i pantaloni grigio scuro molto sgualciti e il maglione blu a collo alto che pendeva un po’ di lato….

il locale non era molto spazioso, da fuori sembrava più grande ed era rivestito con delle pareti in radica di legno con molti scaffali pieni di barattoli e buste di tisane, anche liquori e forse marmellate.

Si avvicina al banco e si rende conto di non poter chiedere un cappuccino, ma comunque ci prova… “un cappuccino per favore” La signora dietro al bancone si gira sorridendo quasi divertita “buongiorno signore, mi dispiace ma noi per scelta prepariamo solo tisane ed altre bevande che prepariamo artigianalmente, abbiamo mantenuto anche il nome pasticceria ma non abbiamo la macchina per il caffè, se vuole posso consigliarle qualche cosa io” sorride di nuovo….

Quella donna… che strano sorriso un viso sicuramente rifatto, anche bello di età indefinibile dai 60 agli 80, ma portati benissimo… Ernesto si sente strano ed è molto stanco.

Lei gli piace, ne è attratto, strano per un uomo della sua età pensare così di una donna molto più vecchia di lui…. si guarda attorno sugli scaffali strane conserve, forse prugne sotto spirito e che frutta particolare sicuramente tropicale sembrano occhi che lo guardano…. “belle le sue scarpe, dice la signora avvicinandosi, un modello vintage, come quelle del negozio qui accanto, si accomodi che le faccio sentire qualche cosa” Ernesto sente un brivido percorrergli tutta la schiena….

Tutte queste conserve le faccio io con le mie sorelle, sono ricette antichissime…” e intanto gli porge una tazza fumante, Ernesto la guarda nuovamente, veramente una bella donna e l’altra al banco peccato che non si giri mai sembra parecchio più giovane….

Improvvisamente dal retrobanco entra una terza donna, la terza sorella pensa Ernesto, ma questa è di carnagione scura olivastra bei riccioli un portamento atletico, quasi mascolino… è entrata da quella porta ma da lì si entra nella bottega accanto, allora sono comunicanti… Ernesto si alza in piedi si avvicina al banco è stranamente eccitato queste donne sono troppo particolari e la tisana ha un sapore fantastico e questo odore che sente da dove viene sembra stordire… E’ al banco, le ha tutte attorno, quella con i riccioli ha un tubo di metallo in mano….

Ernesto adesso è sdraiato, cosciente ma incapace di muoversi la mente libera e gli occhi paralizzati che fissano un soffitto scuro, ora non sente più alcun odore e capisce che sta provando paura, si racchiude in essa, cosa gli stanno facendo?

Un formicolio fortissimo ai piedi come formiche che lo divorano ma non c’è dolore solo la consapevolezza che il suo corpo sta soffrendo ma la sua mente è altrove non gli importa più di niente anzi si sente nuovo e felice….

capitolo 5

non sempre i sogni si avverano

Viareggio 2015

isolato angolo via Verdi

Maria aveva ripreso a fumare, quante complicazioni da quando aveva deciso di ristrutturare quell’isolato nei pressi della stazione ferroviaria che aveva ereditato da una ricca zia che non sapeva nemmeno di avere, ora era andata in pensione dall’università di Bari ma si sentiva sempre giovane e voleva affrontare una nuova avventura nella vita, così l’eredità improvvisa era caduta proprio a puntino per dargli la spinta a trasferirsi nella città toscana.

Solo che quell’isolato rimasto disabitato per vent’anni era veramente in pessime condizioni e lei si era trovata con un sacco di citazioni da parte del Comune per effettuare il risanamento.

Adesso aspettava il tecnico del comune per effettuare il sopralluogo, sarebbe venuto con alcuni operai per forzare la porta visto che la nuova proprietaria non aveva nessun tipo di chiave.

La porta più facile da forzare sembrava quella del negozio centrale, una vecchia bottega di barbiere, sulla porta a vetri si leggeva Freddy barberia “tu chiedi Freddy taglia”

Aveva piovuto tutta la notte e anche stamani le strade erano piene d’acqua che come al solito penetrava in tutte le case a piano terra, Maria e gli altri uomini muniti di stivali si avvicinano all’edificio.

Non ci volle molto per entrare, una volta all’interno si resero conto che gli edifici erano tutti comunicanti, il barbiere, un negozio di scarpe e una vecchia bottega…. dalla bottega si passava anche in una stanza molto più grande, sì la bottega comunicava con la grande officina sul retro.

Che genere di lavorazioni facevano? sicuramente qualche cosa di artigianale… ma che orrore, quelle erano ossa tutte esposte in fila, tibie da una parte ossa della mani da un altra ossa di piedi mascelle, calotte craniche segate a metà…. e tante cose schifose in barattoli che sembravano sotto spirito…. sopra una tavola operatoria stava ancora un corpo.

La polizia la interrogò a lungo, il corpo era risultato essere quello di un ispettore Polfer sparito decine di anni prima, Ernesto Smargiassa, nel locale avevano ritrovato il suo portafoglio con i documenti e una fotocopia sbiadita di una ricevuta del lotto del 1985.

la cosa strana è che la foto del documento che la polizia le aveva mostrato era di un volto che lei ricordava ne era sicura aveva conosciuto quell’uomo ma quando?

La polizia le spiegò che l’edificio era stato abbandonato all’improvviso, nessuno se ne era mai occupato perchè era una zona di Viareggio assolutamente non frequentata e nessuno aveva mai fatto richieste circa gli affitti commerciali dei negozi, mentre per quello che riguardava Smargiassa nessun parente conosciuto ma d’altronde era originario di Taranto e aveva studiato a Bari…

capitolo 6

la macchina del tempo

Bari 1979

Osteria “il sale”

Erano entrati scalzi nella trattoria, ridevano, le scarpe gliele aveva portate via il mare…. era stata una giornata stupenda, avevano passeggiato sulla spiaggia quasi deserta poi si erano sdraiati su quel bel telo di stoffa con disegni arancioni e si erano baciati, prima quasi con paura poi sempre con più passione avvinghiati e avevano rotolato sulla sabbia continuando a baciarsi.

Il mare era così invitante…. al tramonto si erano spogliati e avevano fatto il bagno nudi poi di corsa sul telo ad asciugare la pelle salata con gli ultimi raggi di sole….

Ernesto continuava ad ascoltarla e la guardava sognando, l’aveva conosciuta poche sere prima insieme ad altri studenti. Lui stava per partire aveva vinto il concorso…. ma lei gli piaceva troppo e aveva deciso di invitarla l’indomani a passare la giornata assieme.

Adesso Maria era seduta davanti a lui che sentiva ancora in bocca il sapore della sua lingua e continuava ad essere ipnotizzato dal suo sorriso fresco ed enigmatico…

Così aveva deciso di non partire. Con la pazzia propria di chi ha vent’anni, e poi la notte prima aveva fatto un sogno pauroso, quasi funesto, ed Ernesto dava molta importanza ai sogni… ma adesso il sogno lo aveva davanti a sè e non voleva farselo sfuggire, finalmente era felice si sentiva un uomo nuovo e del resto non gli importava niente….

chissà, pensava fra se, poter avere una macchina del tempo per vedere fra trent’anni se ho fatto la scelta giusta?”

dedicato a Maria Cristina e al Mare che ci unisce

Loading

10 commenti »

  1. che dire, come sempre superlativo, molto meglio del presidente ombra

  2. Bellissimo racconto!!! Ma vorrei sapere una cosa: perché nel titolo è Ettore e poi nel testo Ernesto?

  3. L’idea che muove questo racconto è molto originale. Noto qualche refuso però; inoltre, forse, avrebbe dovuto essere sviluppata meglio. In ogni caso, complimenti! Davvero bella la trama 🙂

  4. il titolo in effetti doveva essere Ernesto Smargiassa detto Ettore poi nella trasmissione del racconto questi due nomi si sono separati tecnicamente…..
    Ernesto per il quale la battaglia per gli ideali è comunque una vittoria, Ettore che accetta il suo destino dovere e va in battaglia pur senza speranza.
    Il mio protagonista si capisce che è un sognatore ma che comunque cerca di svolgere il suo dovere e accetta la sua fine quasi come una nuova esperienza.
    Grazie Rachele

    e grazie anche a Sherpa e a Antonella

  5. Mi sono piaciuti molto i tempi di lettura di questo racconto, veloci, realistici e che sembrano seguire i pensieri del protagonista e trasportano il lettore nella storia. Racconto misterioso che lascia tanta voglia di saperne di più’.

  6. Bravo Sandro racconto intrigante il tuo stile e’ davvero originale

  7. Che dire? Bravo Sandro!
    Coinvolgente, peccato che sia già finito, viene voglia di leggerne di più, di rimanere ancora ad osservare Ernesto e scoprire altri pensieri.
    Bravo Sandro!

  8. bel racconto Sandro Maffei, mi piace la divisione in capitoli e i numeri del lotto, lo trovo originale

  9. Ciao Sandro,complimenti !! scrivere un racconto breve credo sia molto difficile.
    Corri il rischio che la sintesi narrativa possa penalizzare l’anima e l’intenzione della storia.
    Sei stato bravo.Forse solo nell’ultima parte ho colto un ritmo più “veloce”.

  10. in effetti volutamente sia il racconto che il personaggio lasciano porte aperte su varie interpretazioni, mi piace pensare che le cose più belle sono quelle che non sono state scritte ma vengono immaginate dal lettore; il racconto breve è l’unica cosa in cui al momento credo di potermi esprimere; in effetti ho avuto diverse idee sul finale e forse dovevo dilungarmi un poco di più. grazie Valeria, Enrica, McPierpa, Aldo e Silvia

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.