Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2018 “Dove l’ossigeno non finisce” di Daniele Addabbo

Categoria: Premio Racconti per Corti 2018

È notte, la camera da letto è buia, un RAGAZZO (25) è seduto sul letto, a torso nudo e sta sudando parecchio; fissa con occhi sgranati e immobili un armadio aperto che ha di fronte.

È un ragazzo moro, con i capelli di media lunghezza, spettinati e la barba corta e rada.

Nell’armadio si erge maestoso il bianco vestito elegante, illuminato da una luce calda.

Il sudore scende lungo le tempie del ragazzo, che rimane irrigidito a guardare il vestito elegante, poi accenna appena un’espressione di sofferenza e abbassa il volto. Il ragazzo rimane seduto sul letto, col capo abbassato.

 

È mattino, il ragazzo sta guidando la sua panda, vecchio modello e indossa il bianco vestito elegante. I suoi occhi sono fissi sulla strada e il suo viso ha un’espressione spenta e apatica, poi sposta l’attenzione su un braccio. Assume un’aria infastidita, quasi dolorante, quindi tira su la manica e scopre la pelle, che è rossa. Si gratta nervosamente e la sua espressione di fastidio si inasprisce.

 

La panda si ferma in un parcheggio, il ragazzo scende dall’auto e si avvia verso il fioraio.

 

L’interno di un armadio buio. Le ante si aprono rivelando all’esterno una RAGAZZA BIONDA (25) di carnagione molto chiara che indossa soltanto la biancheria intima. La ragazza viene avvolta dalla luce calda che proviene da qualcosa che è appeso dentro l’armadio e che noi non vediamo. Mentre lo fissa con gli occhi lucidi, la ragazza arretra, quindi porta le mani alla bocca per la gioia irrefrenabile.

 

Il ragazzo torna alla panda.

 

Il ragazzo entra, poggiando il mazzo di fiori sul sedile posteriore, inserisce le chiavi nel quadro, poi arriccia il naso in una smorfia di disgusto. Si guarda attorno annusando, fino a girarsi verso i sedili posteriori, prende il mazzo di fiori, lo porta al naso e annusa. Assume un’espressione ancora più disgustata e incredula. Ripete l’azione un paio di volte, per accertarsene, dopodiché ripone il mazzo di fiori sul sedile posteriore. Sposta poi l’attenzione sul braccio.

Il ragazzo scosta nuovamente la manica e la pelle è ancora rossa, quindi inizia a grattarsi con veemenza, contraendo il volto in un’espressione di forte fastidio. Poi tira sempre più su la manica e scopre con stupore che il rossore è diffuso lungo tutto il braccio.

Il ragazzo, terrorizzato, afferra il colletto del vestito elegante e lo tira verso il basso, poi allunga il capo verso l’alto, per respirare. Anche il collo è infiammato, così inizia a grattarsi con entrambe le mani. Il suo volto vaga da una parte all’altra dell’abitacolo, cercando ossigeno. I vetri si appannano sempre di più. La sua mano sinistra vaga tremando verso la leva della portiera, che riesce a malapena ad afferrare, poi la tira e spalanca lo sportello.

Il ragazzo lascia cadere il capo sul poggiatesta e lentamente il respiro affannoso si calma. Raddrizza il capo, con gli occhi chiusi, li strizza in un tic improvviso per poi aprirli. Gira la chiave nel quadro.

 

Mette in moto l’auto, esce dal parcheggio e si allontana.

 

La ragazza indossa il vestito elegante ed è seduta su una sdraio, su un balcone ed è rivolta verso il paesaggio. È rilassata sullo schienale, con gli occhi chiusi e respira lentamente, serena.

Al suo fianco c’è un’altra sdraio, posizionata simmetricamente alla sua.

 

Il ragazzo, con il mazzo di fiori in mano, si ferma davanti al cancello, suona il campanello e attende. Sposta poi l’attenzione sull’abito, lo aggiusta, sistema il colletto e lo stira sull’addome. I suoi occhi si posano, per caso, sulla spalla e notano una macchia di polvere. Il ragazzo spazza via lo sporco con un tic improvviso e terrorizzato.

Il cancello scatta. Il ragazzo si ricompone velocemente. Oltre il cancello e il giardino, c’è la ragazza, elegante e sorridente, che mantiene il portone aperto. Il ragazzo sorride, felice di vederla. Apre il cancello, supera il giardino ed entra attraverso il portone; la ragazza lo chiude.

 

Nel giardino niente si muove; i rumori della natura si susseguono senza sosta.

Il portone si apre lentamente.

 

Il salotto di casa della ragazza è in ordine, ma per terra giacciono il bianco vestito elegante del ragazzo, adagiato come la muta di un serpente ed il mazzo di fiori.

Più avanti è accasciato il corpo della ragazza, esanime, col vestito indosso. Sul balcone, tra le due sdraio, c’è il ragazzo in piedi, nudo, rivolto verso il paesaggio, che respira profondamente.

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2 commenti »

  1. Il protagonista sembra soffrire di una forma di ansia quasi esasperata, ha bisogno di ossigeno, ha bisogno d’aria. Neanche l’amore riesce a calmarlo. Racconto misterioso.

  2. Daniele Addabbo, racconto ben scritto, mi piace

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