Premio Racconti nella Rete 2018 “Lungo il fiume” di Margherita Altea
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018Ho sempre amato costeggiare il grande fiume che, come una vena pulsante, attraversa questa città. Lo faccio anche oggi, lo faccio anche durante questa strana giornata immobile e sospesa, immersa in questa nebbiolina quasi tangibile.
Le prime saracinesche, sollevandosi, rompono il surreale silenzio insieme ai miei passi che rimbombano nella via semideserta.
È meraviglioso alzarsi alle prime luci dell’alba, avere la consapevolezza di essere fra le prime privilegiate persone a calpestare questo suolo che da qui a poco sarà alla mercè di milioni di passi.
Mi sento fortunata e, per rispetto di questo stesso suolo, faccio in modo che i miei piedi siano più leggeri possibile.
Saluto con un cenno del capo i netturbini le cui scope verdi, che sembrano una prolunga delle loro tute del medesimo colore, producono un fruscio simile all’acqua che si infrange nella battigia. Di solito ricambiano il mio saluto, sono abituati alla mia presenza, ma oggi non mi guardano, sono troppo immersi nei loro pensieri.
Lo considero quasi uno sgarbo, ma poi penso che avranno solo voglia di sbrigarsi per poter rientrare a casa, liberarsi dalle verdi prolunghe e sostituirle con mani che accarezzeranno le persone amate. Mi sento un po’ egoista e penso che se per me è un piacere alzarmi così presto, sicuramente non lo sarà per loro.
Mi giro un’ultima volta a guardarli, ma ancora non mi notano. Alzo le spalle e poi i miei occhi si perdono e iniziano a scorrere lungo la discesa scintillante del fiume.
Resto immobile, rapita da vecchi ricordi, turbata dal fatto che anche lo scorrere della vita è altrettanto rapido e che non ci concede tregue né troppe riflessioni: semplicemente la vita non ci aspetta. Eppure sono ancora qui, nonostante periodi bui che non avrei creduto mai di poter superare. Ecco, arriva… ora arriva quella quiete che mi sono guadagnata con il passare degli anni, memore di essermi sempre rialzata nonostante rovinose cadute.
Ora lo so. La vita non va inseguita, ma va accolta a braccia aperte, e ora, incurante di esser vista o meno, spiego le mie braccia e mi faccio investire da tutto ciò che è materia e sorrido perché ora capisco che ne faccio anche io parte.
Quanti profumi riescono a distinguere le mie narici: quello del pane appena sfornato, del caramello delle vicine pasticcerie… Guardo l’ora. Le sette e quindici minuti e ancora non ho fame. Sembra che i profumi bastino a saziarmi.
Per un attimo torno bambina e assaporo i dolci fragranti di mia nonna, soffio sullo zucchero a velo mischiato alla farina poggiato sul piano di quella cucina tanto cara e familiare, spalanco la bocca e rivolgo la testa verso l’alto aspettando che la nuvola mi si posi sulla lingua per rivelare la sua dolcezza.
Ringrazio la mia mente che è stata in grado di custodire tanti bei ricordi.
Riprendo a camminare. La temperatura rigida non mi disturba, ma tengo comunque le mani infilate nelle tasche del mio ampio cappotto beige. Scorgo in lontananza il corridore ( per me è questo il suo nome, perché non ho idea di come si chiami). Sono anni che lo incontro, lui è come un orologio svizzero. Ogni giorno, alla stessa ora, passa nel medesimo punto (rifletto ora sul fatto che penserà lo stesso di me). Si comporta come se fosse sempre il primo giorno di allenamento. Imbocca la via, corre con le braccia pendule lungo i fianchi e muove le mani avanti e indietro come se non facessero parte del resto del corpo. Mi viene incontro trafelato con un’espressione che sembra dire “ ma chi me l’ha fatto fare…?”. Poi raggiunge a stento quella panchina verde e si abbandona con il capo chino. Un giorno gli domanderò il perché di tanto sacrificio. Al mio passaggio, come sempre, si rianima e mi sorride in modo cortese augurandomi il buongiorno.
La mia meta è lì a pochi passi, Il mio delizioso angolo di paradiso. Il barcone in stile coloniale che un tempo ha trasportato incantevoli donne con ombrellini di pizzo e alti colletti che non lasciavano intravedere nemmeno il loro giugulo, ora è un pittoresco bistrò galleggiante.
Di solito, al mio arrivo, la parte interna coperta da grandi vetrate è già piuttosto affollata e io, come sempre, prendo posto fuori in uno dei tavolini bianchi in ferro battuto posati a terra dalla parte riccioluta.
Oggi sono fortunata: ho trovato libero proprio quello che preferisco. Mi piace perché rimane leggermente in disparte, ma da qui ho una visuale ampia del fiume e delle sue rive scintillanti. Non ho mai amato i luoghi affollati, ma qui… qui è come tornare indietro nel tempo.
Resto in attesa del cameriere, che ormai non mi domanda più cosa desidero. Tra poco verrà fuori con una fetta di profumata torta di mele e un caffè lungo nel quale osserverò il riflesso delle nuvole che corrono nel cielo. I minuti trascorrono, ma non ho ancora tra le mani il mio caffè fumante. Mi volto a guardare la ragazza con la ventiquattrore, che siede sempre in uno dei tavolini vicino al mio. Anche lei non ha avuto la sua spremuta d’arancia, anche lei si guarda intorno spaesata.
Stiamo per rivolgerci la parola quando improvvisamente rammento… era un giovane con la pelle color dell’ebano che mi ricordava tanto uno dei personaggi del libro di Salgari che sfogliavo quando ero piccola.
Faccio un respiro profondo e rivolgo il mio sguardo alla ragazza accanto a me. Mi guarda anche lei e ho la certezza che a sua volta ricorda.
Non mi si può chiedere cosa ho pensato quando il ragazzo ha tirato fuori il mitra e ha cominciato a sparare in nome di Allah. Il perché non lo so. L’unica mia certezza è che sono morta in nome di un dio che lui neanche conosceva… che è morta la ragazza con la ventiquattrore, che è morto il corridore che per uno strano scherzo del destino era uscito con dieci minuti di ritardo, che è morta la vecchietta tanto dolce che mi raccontava sempre di suo nipote che vive dall’altra parte del mondo…
Mi alzo, scendo dal barcone, riprendo a camminare domandandomi cosa vi sia oltre il fiume.
Caspita, Margherita! Arrivata alla conclusione il mio cuore ha fatto una mezza capriola nel petto! Il tuo racconto inizia come una piacevole passeggiata, sei riuscita a trasmettere benissimo le sensazioni della protagonista, tanto bene che mi sono messa a camminare accanto a lei. Quando si arriva al bistrò e succede quel che succede, invece, si fa come un salto indietro. Fai emergere le paure di questi tempi con le tue parole, ma al tempo stesso inviti a tenerci di più, alla vita, ad assaporarla in qualunque ora della giornata. Forse la paura dovrebbe insegnarci proprio questo. Ad ogni modo, non voglio aggiungere altro, perchè non vorrei spoilerare il tuo racconto. Complimenti, racconto eccezionale!!!
Gentile Carola, le tue parole mi hanno emozionata. Grazie
Mi piace il tuo racconto con la sua prosa perfetta che ne fa una lettura piacevole. La prima parte trasmette anche al lettore la serenità che prova la protagonista durante la sua passeggiata poi…il finale a sorpresa. Bello!
Pasqualina, grazie per aver letto e commentato il mio racconto.
Cara Margherita, ho letto con piacere il tuo racconto, devo farti i mie più sinceri complimenti.
Lo stile è fluido e accompagna il lettore sulla riva del fiume con delicatezza e attenzione svelando i vari personaggi
sapientemente abbozzati . Mi ha colpito la quotidiana meraviglia e la curiosità delle esistenze in transito.
Il finale, pur nella sua drammaticità, e ugualmente pacato. Non parole d’odio o di condanna, ma un sentimento di
stupore attonito emerge prima di proseguire “oltre” il fiume cercando altra umanità distratta che incroci il tuo sguardo.
L’ho trovato molto poetico..brava!
Gianluca, grazie di cuore per le meravigliose parole
Margherita Altea racconto che sfiora la quotidianità e poi all’improvviso arriva al culmine con un botto inaspettato. Brava!
Aldo, sono felice che il mio racconto ti sia piaciuto. Grazie!
Margherita, avevo letto il tuo racconto ed era rimasto per me in sospeso, forse perché non trovavo la chiave di lettura, distratto e un po’ colpito dall’evento che lo chiude. Poi ritornandoci ho capito che la svolta avvalorava ancora di più quello che avevi così ben descritto nella prima parte: l’immersione, l’accettazione e l’apprezzamento degli odori, sapori, immagini e relazioni che compongono la ricchezza vita. Molto molto bello il farsi “investire da tutto ciò che materia”.
Marco, ti ringrazio per l’attenta analisi che hai riservato al mio racconto. Apprezzo molto il fatto che tu ci sia tornato una seconda volta per comprendere appieno il suo significato. Grazie di cuore
I netturbini che non salutano mi hanno fatto suonare un campanello, ma poi il corridore mi ha confuso. Alla fine tutto si è ricomposto. Avevo immaginato all’inizio che fosse stato un suicidio, ma così è assai meglio! Bella idea, brava.
Massimiliano, innanzitutto grazie per aver dedicato un po’del tuo tempo al mio racconto. Sì, effettivamente leggendolo si possono fare diverse congetture… ho cercato di far trasparire il percorso di vita del mio personaggio. Spero di aver regalato almeno parte delle sue emozioni. Approfitto per fare un grande in bocca al lupo a te e a tutti i partecipanti!
O Diavolo che finale! Mi ha assolutamente colta di sorpresa, spiazzata svegliata dall’idillio di una passeggiata al mattino presto (cosa che adoro e in cui mi sono pienamente calata). Forse era questo il senso, l’orrore arriva quando meno te lo aspetti, forse è proprio questa sensazione di incredulità e ineluttabilità che hanno provato le vittime. Brava, anzi bravissima.
Cara Laura, grazie di cuore per aver letto,apprezzato e commentato il mio racconto!
Passare da idillio a Grand Guignol, inaspettatamente e con leggerezza, senza disseminare il percorso di indizi, lo sanno fare solo i bravi scrittori.
Brava Margherita.
Un racconto lirico, nel tuo stile, con sorpresa finale. Non ci si aspetta nulla di tutto ciò, rimani sorpreso, stessa sorpresa della protagonista.
Elvira, tengo molto a questo mio racconto e ti ringrazio di averlo ripescato e commentato.
Wow è il primo commento che mi arriva alla mente finito il racconto. Scrivi in modo divino e questo finale tanto forte quanto inaspettato mi ha lasciata senza parole. Sei veramente bravissima. Complimenti vivissimi non smetterei mai di leggere ciò che scrivi
Alessandra, troppo generosa. Grazie di cuore!
Scrittura scorrevole e piacevole. Bellissimo racconto, mi ha emozionata. 🙂
Alessia, grazie di cuore.