Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2018 “Farfallina bella e bianca…” di Cristina Boracchi, Patrizia Finetti e Chiara Rossi

Categoria: Premio Racconti per Corti 2018
  • Concept: lo script prende avvio da un incontro realmente accaduto in treno, che ha suscitato in noi una riflessione sulla fisiopatologia dell’apparire sociale nella nostra quotidianità, in cui questa evidenza s’impone – con lusinghe, illusioni (talvolta magiche) e ricatti -, quale medium immediato della comunicazione 3.0 e del mondo condiviso.
  • Facciamo esperienza degli estranei solo come apparenze, in modo che ciò che si vede esaurisce ciò che essi sono. (Zygmunt Bauman)

 

FEBBRAIO 2018

IC Ventimiglia-Grosseto: CLARA, scrittrice 35enne, va a Lucca per una conferenza. Seduta alla sua destra, una stravagante signora tiene in braccio una bambola (di nome Ofelia), che tratta come fosse una bimba vera. La donna tenta invano di coinvolgere Clara in una conversazione, e disegna qualcosa su un notes fucsia; Clara chatta con le amiche Cri e Pat sulla situazione surreale in corso.

Nella carrozza si fa buio; tornata la luce, la borsa di Clara è in terra aperta e la signora è sparita.

Al teatro di Lucca, Clara scopre che l’evento non è mai stato previsto e che la relatrice che attendeva, da 4 anni (“dal giorno della disgrazia della bambina”) non lavora più. Sconcertata, vaga fino alle Mura, dove si accorge di un foglietto fucsia nella sua borsa: schizzo della Torre Guinigi con la nota ”ore 17, non mancare”. Clara ci si avvia, immaginando, inopinatamente, di trovarvi Duccio (il suo amato), ma sulla sommità deserta, appoggiata al tronco di un leccio, c’è solo la bambola del treno: la raccoglie, la stringe tra le braccia e si rivede felice con una bimba che fa piroettare. Tornata in sè, sconvolta, sviene.

 

FLASHBACK – 4 ANNI PRIMA

Viareggio: è Carnevale. Clara, con Ofelia di 2 anni, vestita da “Farfalla” con ali bianche, raggiunge il bar di Duccio (padre della piccola), 40enne sposato, che, quando le vede – per evitare i sospetti della moglie (alla cassa) – le caccia in malo modo. Clara gli spiega che la piccina voleva mostrargli il costume e gli ricorda l’appuntamento pomeridiano sulla Torre: è il loro anniversario.

Duccio dà un sacchetto di patatine alla bimba e intima a Clara di sparire.

Madre e figlia raggiungono la terrazza della Torre Guinigi a Lucca, dove, un muratore lavora a un muretto pericolante, protetto solo da assi incrociate; è finita la malta, l’uomo chiama il collega al piano di sotto, ma, non avendo risposta, appoggia il panino che stava mangiando, e scende le scale. Un piccione, attratto dal pane va a beccarlo; Ofelia ne è incuriosita. Clara, in lacrime, apre alla bimba il sacchetto di patatine; lei ne mangia una e gironzola intorno. Duccio (nome sul display) chiama Clara, che ne è contenta: si allontana un poco da Ofelia, per parlare più liberamente con l’amante.

Ofelia va incontro al colombo, attraversando le assi incrociate, per offrirgli una patatina: per raggiungerlo però la piccola appoggia un piedino su un mattone instabile e precipita nel vuoto. Le patatine si rovesciano e uno stormo di colombi arriva a mangiarle, mentre l’involucro vuoto vola, sospinto dal vento.

Clara, che ha appena terminato la telefonata, si gira e intuisce l’accaduto: il cellulare si schianta al suolo e lei si precipita verso il parapetto; si sporge e vede il corpicino esanime di Ofelia, sul selciato. Urla e sviene. Il muratore, appena risalito con il secchio di malta pieno, assiste alla disperazione della donna.

È notte e all’interno del bar di Duccio, un cliente guarda il TG; la notizia è di una disgrazia: a Lucca, nel pomeriggio, una bimba con un costume da Farfalla, è precipitata dalla Torre Guinigi, morendo sul colpo. Duccio si volta di scatto, lascia cadere il bicchiere che aveva in mano e si porta una mano alla bocca, per soffocare un grido di orrore.

 

FEBBRAIO 2018

Clara, ripresasi dallo svenimento, stringendo ancora la bambola al petto, intonando la stessa filastrocca[1] già accennata dalla Signora sul treno, piange, dapprima flebilmente, poi disperata, quindi si accascia a terra. Dalle scale giungono sulla terrazza la psichiatra (alias la Signora del treno con bambola) e due infermiere (ossia le amiche Cri e Pat, nonchè passeggere con cappellini, inquadrate nella prima scena), che rianimano Clara. La psichiatra si allontana per chiamare la madre di Clara, rassicurandola che la terapia d’urto, consigliata dall’équipe medica che da anni segue la figlia, ha funzionato: riportare Clara sulla scena del trauma e farle rivivere quella maledetta giornata permetterà finalmente alla sua psiche di elaborare il lutto, che, per difesa, si era negato. La psichiatra raccomanda a una delle due infermiere di conservare la chat mattutina tra Clara e loro due, in treno, per inserirla nella cartella clinica.

L’ultima inquadratura è sulla bambola, rimasta abbandonata a terra.

[1] Farfallina bella e bianca, vola vola mai si stanca– Vola qua, vola là, dove mai si poserà–

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1 commento »

  1. Bellissimo.
    Ho visualizzato le scene del racconto.

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