Premio Racconti per Corti 2018 “I crampi” di Giulia Coin
Categoria: Premio Racconti per Corti 2018A. ha il ciclo, o le mestruazioni, se preferite. Arrivano sempre a sorpresa e per questo tutte le sue borse hanno almeno un assorbente come ospite fisso, per le emergenze. A. si è svegliata in ritardo e la situazione non migliora, poiché cambiarsi e sistemarsi implica più tempo del solito nella suddetta situazione. Accende il cellulare e trova un messaggio della padrona di casa che le chiede di far entrare l’idraulico, nonostante non l’abbia avvisata preventivamente, perché vorrebbe far controllare i lavandini. Alle otto e trenta del mattino, mentre sta assaggiando cereali e ginseng, le chiede di far controllare i lavandini.
Ignora il messaggio, prende un antidolorifico per calmare i forti crampi del primo giorno, impreca ed esce. Corre al lavoro e già sa che oggi è in programma l’allestimento della prossima mostra, quindi dovrà trasportare scatoloni e opere pesanti facendo le scale, quelle interminabili scale per arrivare al suo ufficio, vicino alla sala espositiva.
A ogni solido gradino di marmo sente la sua pancia ribollire. “Chissà se mai una donna ha scalato una montagna mentre aveva il ciclo” si chiede. Immagina se stessa stringere la mano della scalatrice per complimentarsi.
In pausa pranzo esce con il suo ragazzo, il quale le propone una serie di spunti di conversazione per nulla interessanti, quasi irritanti. È vero che il suo umore non è dei migliori, ma lui non lo sta migliorando. I crampi ritornano e la distraggono a tal punto che non lo ascolta più. Si scusa e se ne va.
Tra le urla del capo, le incomprensioni con gli artisti e le numerose pause alla toilette, arriva l’ora di cena. A. è finalmente a casa di D., un’amica con cui a volte si concede un abbondante ordine di sushi e sakè, come cornice dei loro reciproci aggiornamenti. Qualche risata insieme migliora notevolmente la difficile giornata di A., che decide di tornare a casa presto per svegliarsi facilmente il mattino dopo. “Domani andrà meglio” si ripetono a vicenda le due ragazze, fingendo sicurezza.
Si alza, ringrazia, prende la giacca e la vede: una macchia. Rosso su bianco, sui nuovi copri sedia avorio dell’amica, la quale minimizza il danno mentre assieme avviano una lavatrice. A. arranca ormai fino al terzo piano del suo palazzo senza ascensore. Gira le chiavi nella serratura e solo in seguito nota un post-it sulla porta. Per qualche secondo immagina già l’ovvio mittente: l’idraulico. O peggio, la padrona di casa, alla quale non ha risposto. “Mi dispiace per com’è andata oggi a pranzo, ma capisco. Ci sentiamo domani, un bacio. C.”.