Premio Racconti nella Rete 2018 “Circe” di Marco Mastroleo
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018E’ una passione che mi accompagna fin da quando ero bambina. Camminavo appena e già, ogni volta che potevo, scappavo nel bosco a raccogliere fiori ed erbe. Mia madre e mio padre me lo ripetevano sempre: certo che eri strana, gli altri bambini a tirarsi le pietre e tu lì con le tue erbette a rigirartele tra le mani e ad osservarle.
“Il richiamo della foresta“ mi chiamavano. Ed io non ci sono mai rimasta male … era vero. Solo lì mi sentivo davvero me stessa. Con i miei cugini, da ragazzi, si andava nel bosco per raccogliere bacche, a masticare la resina dei pini tipo chewing gum e tornare a casa a mani piene, perché sennò non c’era gusto. Un po ci faceva sentire grandi, un po era il nostro momento di evasione, un pò, proprio, era la nostra caratteristica. Alcuni andavano a mare a pescare, altri in bicicletta, noi, a caccia di erbe.
E così sono cresciuta, collezionando erbe, studiandole ed imparando ad usarle, come rimedi naturali contro qualunque cosa.
La malva contro la tosse e le infiammazioni della muscolatura liscia; il tiglio, calmante, efficace contro l’insonnia; la ginestra, profumata e diuretica, ottima per il cuore; la verbena per l’ insonnia, il rosmarino contro il meteorismo e l’inappetenza. Poi c’è anche la cosiddetta erba di Circe usata per curare le ferite. La mia preferita. Poco conosciuta ma utilissima, tipo quelle che si vedono nei film, come il gladiatore che si fa curare dal suo amico africano con un’erba simile.
Non riuscivo a smettere! dovevo saperne sempre di più!
Da “il richiamo della foresta”, sono diventata “la maga”. Avete presente quella sensazione per cui, una volta che ti affibbiano un nomignolo, in un certo senso, ti affidano un destino? Se sei un rompiscatole e te lo ripetono continuamente, in un certo senso non potrai fare a meno di esserlo, è la tua maschera, il tuo ruolo nel teatro della vita. Io mi sentivo così… un pò alchimista, un pò scienziata ed in definitiva, nel profondo dell’anima, un pò maga!
Come sempre, quella domenica pomeriggio sono andata su per i boschi. Era la stagione del mirto. Avevo in programma di raccogliere almeno un cestino di bacche per cose varie: liquore, infuso…
Arrivata sul picco, ho notato che c’era una luce strana, diffusa, calda e aranciata. E l’ho vista lì, per la prima volta. Una donna, bellissima e imponente, riccioluta e vestita di bianco.
Un attimo.
Primo: come ci è arrivata una vestita così fin quassù? niente scarpe tecniche, niente giacca a vento; zaino neanche l’ombra … ho passato una vita a spiegare a tutti che per venire sul picco serviva il giusto equipaggiamento e mi ritrovo davanti una donna vestita da ballo delle debuttanti. Secondo: deve assolutamente essere un caso che questa donna assomigli alle descrizioni di Circe. Deve assolutamente essere un puro caso …
Terzo: io non credo alle apparizioni delle madonne, figuriamoci ai fantasmi di qualche maga o alle divinità greco romane …
Quindi, mi sono seduta, ed ho cominciato a respirare. La mossa del comecavolosichiama di quelle due o tre lezioni di Yoga che ho fatto lo scorso anno. Dicevano che serviva a rimettersi in equilibrio con il mondo e con le proprie percezioni. Quale momento migliore?!
Ma, hai voglia a respirare, quella donna mi è venuta incontro, sorridendo e con le braccia aperte. “Kalosórisma efprósdekti” (benvenuta viaggiatrice)
Qualcosa del greco studiato al liceo me lo ricordavo ma ho cominciato comunque a balbettare in Italiano. Circe, diva terribile, dal crespo Crine e dal dolce canto… sorella del prudente Eeta, che nacque dal Sole aggiornatòr e da Persa, figlia illustre dell’antico Ocean.
La scenetta è andata avanti per un po’, tralascio i particolari. Quella … donna … maga … Circe insomma, non poteva essere altri che lei … mi ha guidato attraverso il bosco fino ad una casa che, giuro, fino alla settimana prima era solo un cumulo di rovine e mi ha invitato a sedermi su una comoda sedia. Mi ha anche porto uno sgabello per allungare le gambe. Dejavu … E dal retro della casa sentivo provenire grugniti e versi vari di animali. In mente mia pensai Va’ e co’ tuoi compagni nella stalla giaci…
Troppe storie tremendamente truci mi sono venute in mente ed il culmine è stato quando, dal bosco, è entrato dritto in casa un picchio. Ed io, tremante, balbettando ancora una volta: “Pico, sei tu?”
Non ci crederete, il picchio mi ha risposto, con parole umane ed io…
Lo joga è andato a farsi fottere … e sono svenuta!
Mi sono svegliata al profumo di artemisia, un profumo che conoscevo bene. E’ l’infuso più gettonato tra gli amici che me ne chiedono a litri … ha effetti afrodisiaci! Ho passato anni a studiare questa tisana. E, credetemi, è stata più l’adrenalina per la conferma alle mie teorie che il famoso infuso di Circe fosse quello che ho sempre sospettato a svegliarmi che il profumo invitante e le premure della riccioluta dea.
Circe, perché ormai era chiaro, era lei e mi stava offrendo la famosa bevanda che mi avrebbe trattenuta con lei. Ed io, pensando ad alta voce, ripetei le parole che Mercurio pronunciò ad Ulisse: Prendi Questo mirabil farmaco, che il tristo Giorno dal capo tuo storni, e con esso Trova il tetto di Circe, i cui perversi Consigli tutti io t’aprirò. Bevanda Mista, e di succo esizïale infusa, Colei t’appresterà: ma le sue tazze contra il farmaco mio nulla varranno. Ho sempre sospettato che il farmaco che Mercurio dona ad Ulisse altro non fosse che aglio selvatico bruna n’è la radice; il fior bianco di latte; Moli i Numi la chiamano. Ma sfortunatamente non ho mai preso l’abitudine di viaggiare con delle pasticche di aglio selvatico con me… Come fare?
Circe mi stava parlando e accarezzando i capelli dolcemente. Ed io ho bevuto e le ho risposto. Per ore, le ho chiesto di tutto, di Pico re degli Ausoni trasformato in picchio, di Ulisse e dei suoi compagni, del suo lungo viaggio per arrivare qui dalla Grecia, su questa roccia a picco sul mare e da cui si domina da Roma a Napoli. E lei confermava, annuiva, rideva ma mai, mai forniva più dettagli o partecipava alla discussione. Manteneva un certo regale distacco.
Mi venne in mente la frase delle corrispondenze di Baudelaire: “E’ un tempio la Natura ove viventi pilastri a volte confuse parole mandano fuori; la attraversa l’uomo tra foreste di simboli dagli occhi familiari…“?Di questo parlavamo con Circe e di come i greci, i romani, noi stessi abbiamo sempre guardato a lei come a un simbolo di qualcosa di oscuro ed impenetrabile e di come invece, in realtà, lei non è altro che una Potnia pharmakeja, la signora dei farmaci, una conoscitrice dei segreti delle piante e che, infatti, nel profondo, forse è proprio di questo che abbiamo timore, di tutto quello che ancora non sappiamo, nel nostro lungo viaggio verso la conoscenza. Io, come un moderno Ulisse, a sorseggiare tisane con Circe ed a parlare di filosofia …
Poi si fece buio. Il sole cominciò a tramontare. La dea della Luce era anche, per alcuni, la dea del sole che tramonta, così decisi che era meglio tornare a casa. Prima di andare via decisi di godermi il momento: della riccioluta Dea ristretti alla soglia dissi ad alta voce. E poi: “concedimi un ultima domanda per favore: Quella che ho appena bevuto è l’artemisia, giusto?”
“Non c’è niente che io possa insegnarti più di quanto tu non possa già imparare da sola”
Certo … dovevo aspettarmelo. Salutai e cominciai la discesa verso San Felice.
A sera, in piazza, raccontai la cosa ad un amico: “Mi sa che hai bisogno di un po di riposo! Si chiama allucinazione confermativa …”
“Allucinazione un cavolo, puzzo ancora di artemisia…” “uhmmm. Si, me ne ero accorto … dici che è per questo che vorrei invitarti a cena?”
Non la rividi più ma, giuro, è stato vero, tutto vero!
Bravo Marco Mastroleo: un racconto fantasiosamente avvincente!
Originale .Una vera e propria fascinazione dell’ autore per maga Circe.Maga Circe sembra attrarre per un desiderio dell’ autore di vedere oltre la razionalità. Aprire le porte dell’ irrazionale per scoprire cosa esiste oltre. Un piccolo viaggio sciamanico oltre le porte della percezione!
L’accostamento dell’uomo alla natura, il rispetto e il goderne le soluzioni sono una ricchezza alla quale non tutti sanno attingere, anzi, solo pochissimi.
La leggerezza di questo racconto meravigliosa e gradevole.
Un viaggio nel mito…a due passi da casa. Complimenti
Bravo Marco un ottimo esordio
Gran bel racconto come sempre, continua così.