Premio Racconti per Corti 2010 “Il trionfo della sconfitta” di Marina Priorini
Categoria: Premio Racconti per Corti 2010Nell’ufficio del direttore sportivo della società calcio Urbe Team c’è fermento. Daniele, attaccante, classe 1992, è stato convocato per firmare il contratto con una squadra di serie A.
Daniele è maggiorenne da pochi mesi, quindi non ha bisogno del consenso dei genitori per accettare proposte.
Lui ha sempre giocato a pallone, sin da bambino, per accontentare suo padre e poi per passione. I primi calci a due anni, le partite con gli amici della sua classe, i tornei della scuola, i gol segnati per la sua squadra. Daniele è cresciuto con la palla attaccata ai piedi ed è diventato bravo.
La sua famiglia, una come tante, ha riposto nel figlio le proprie speranze di riscatto sociale. Daniele è nato per diventare un campione e il suo successo porterà finalmente benessere economico.
Nel quartiere popolare dove vivono tutti parlano di questa giovane promessa del calcio e lui è diventato l’idolo dei ragazzini. Sul muro vicino la ferrovia una scritta gigantesca ricorda a ignari passanti che Daniele è cresciuto proprio lì, che è uno di loro.
Nessuno sa che a lui quel successo pesa, che affronta ogni giorno una battaglia con se stesso, che non ne può più di fingere di essere quello che non è.
Gli piace giocare a pallone, e già questa contraddizione lo ha sempre sconcertato, ma la sua vita dovrebbe essere vissuta lontano dai campi di calcio, il più lontano possibile.
Deve prendere una decisione, adesso, e pagarne le conseguenze.
Si siede cavalcioni sul muro della ferrovia e da lì può vedere le finestre di casa sua. Il suo quartiere, brutti palazzi dai colori opacizzati, intonaci scrostrati, antenne sui tetti, scritte ovunque che deturpano, famiglie rumorose e banale normalità.
La sua famiglia racchiusa in quella normalità di cui si sente estraneo.
Che cosa sarà dell’eccessivo entusiasmo del padre nei suoi riguardi, dei continui complimenti della madre, degli elogi degli sconosciuti, se lui dichiarasse di sentirsi donna intrappolata nel corpo di un uomo?
Un figlio che distrugge i sogni dei propri genitori. Un figlio che distrugge se stesso per i sogni dei propri genitori.
Un gigantesco cartellone pubblicitario rimanda il pensiero nella giusta direzione del viaggio da intraprendere.
Passa un treno. Daniele sa che la sua scelta avrà lo stesso fragore.
Sono le quindici e trenta.
E’ in ritardo di mezz’ora all’appuntamento. Il segretario dell’Urbe Team cerca di contattarlo ma il suo cellulare è staccato.
E’ giunto troppo in fretta il momento di scegliere da che parte stare.
Ha bisogno di tempo, sperava di poterne avere.
I pensieri altrove, sempre, gli sforzi per reprimere i desideri, la tentazione di vivere anche l’altra metà celata, la negazione di se. Insopportabile condanna alla solitudine.
Daniele, il corpo che non ha tradito, la giusta fisicità, l’anima che appartiene a sconosciute ragioni d’essere, la confessione dell’inganno, il bisogno di sentirsi accettati.
Le gambe muscolose e un piccolo accenno di seno.
Anormale normalità.
Un altro treno sfreccia sui binari, un breve salto.
L’ultimo gol, quello che verrà ricordato, l’unico possibile.
Vittoria dei nostri tempi.
Che tristezza…speravo finisse meglio…speravo finisse bene, ma non perché amo particolarmente i lieto fine, ma perché, dal punto di vista narrativo, questa è la soluzione più facile, ma che cosa sarebbe successo se la bomba fosse davvero esplosa?
Rincorrere la libertà è un atto di coraggio e non di debolezza. Certo, il finale poteva essere diverso, ma forse chi scrive ha inteso così porre fine a qualcosa di difficile soluzione. Il cartello pubblicitario alle spalle del protagonista lascia immaginare un viaggio che si può percorrere in tanti modi.
Il racconto è scritto per tramutarsi in un soggetto quindi non racconta ma visualizza luoghi, situazioni, particolari. A cavalcioni sul muro della ferrovia…la decisione.
Un diverso finale, un’altra storia.
Bellissimo racconto!!