Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Il mistero del leader scomparso” di Cassandra Nudo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Capitolo 1 – Le prove

Erano tutti pronti, in sala prove, in trepida attesa del loro cantante, la punta di diamante di quella band nata per caso ma adesso così affiatata. Era il primo giorno delle prove in vista del nuovo tour. Il cd uscito il mese prima aveva già conquistato tre dischi di platino, un successo davvero enorme e non previsto da nessuno, o quasi.

Marco, il chitarrista, continuava a toccarsi con nervosismo il ciuffo dei capelli, tanto premurosamente ingellato e modellato con cura, lo stava facendo diventare simile alla cresta di un gallo. Continuava a guardare l’orologio, strano, il cantante era in ritardo di mezz’ora e non era da lui. Erano tutti abituati a trovarlo già in studio al loro arrivo, era sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Quel ritardo proprio il primo giorno di prove era davvero molto strano.

Roberto, il pianista, pensava senza sosta alla fotografia che aveva visto la sera prima. Si trattava di una sua vecchia foto, risaliva a diversi anni fa e portava ancora il codino. Si portò una mano sui capelli e si chiese se non fosse il caso di farselo ricrescere, il codino. Anche lui abbastanza incuriosito dal ritardo del capo band, cercava di ingannare il tempo specchiandosi nella grande parete a vetri che divideva la sala prove dallo studio vero e proprio. E all’improvviso decise: “Sì, mi farò ricrescere il codino” e la soddisfazione per questa decisione presa gli fece dimenticare per qualche istante il momento d’incertezza nel quale si trovava insieme ai suoi compagni.

Andrea, chitarra e seconda voce della band, era appena arrivato, col fiatone, terribilmente impaurito per il ritardo, era pronto a ricevere una lavata di testa da parte del capo, ogni giorno sempre maledettamente puntuale. Quella mattina si era attardato in un nuovo bar che aveva scovato a due isolati dal palazzo dello studio, aveva scoperto che facevano le sfogliatelle napoletane fresche ogni mattina e non era riuscito a resistere alla tentazione. Una volta nel bar si trovò davanti ad un grande dilemma: prendere la riccia o la frolla? Non riusciva a decidersi per cui nel dubbio le prese entrambe. E quello fu il motivo del ritardo. Più di mezz’ora, il boss lo avrebbe sbranato. Entrò di corsa nella sala ma, con grande sorpresa, vide i suoi compagni a zonzo per la stanza, strano non fossero già pronti a iniziare, con gli strumenti in mano. Si guardò intorno e notò immediatamente l’assenza del cantante. “Ecco, potevo prendere la terza sfogliatella, mannaggia a me!”, si ritrovò a pensare, sollevato per lo scampato pericolo.

Dino, il bassista, era immerso in una nuvola di fumo artificiale, profumato alla vaniglia nera d’Africa. Stava disperatamente cercando di smettere di fumare per cui si era convertito alle sigarette elettroniche. Peccato che fumasse ininterrottamente tutto il giorno e ormai la sua presenza era sempre sottolineata da quell’alone di vapore acqueo profumato. Inoltre, compensava la mancanza della sigaretta con piccoli e frequenti snack che consumava furtivamente durante le pause delle prove, spesso in compagnia di Andrea. Non capiva, però, come mai nonostante mangiassero sempre insieme, l’amico riusciva ancora a mantenere non proprio una silhouette perfetta ma comunque accettabile, mentre lui stava sviluppando una pancia che iniziava a dargli fastidio anche nell’imbracciare il basso. Aspettò che si dissolvesse leggermente la nuvola di fumo che lo circondava e guardò l’orologio: quasi un’ora di ritardo, doveva essere successo qualcosa di grave.

Emiliano, il batterista, in vista del nuovo tour, aveva acquistato una nuova collezione di cappellini da mostrare a ogni tappa, dopo aver saltato il tour europeo, sentiva di dover recuperare qualcosa rispetto agli altri nei cuori dei fans, anzi delle fans, ed era certo che i cappellini lo avrebbero aiutato. Aveva scelto il cappello più bello per quella prima giornata di prova ed era molto contrariato al pensiero che, se quella prima donna del loro cantante non fosse arrivato presto, la giornata sarebbe saltata.

Questa era la situazione nella sala prove dello studio del cantante James Mits il primo giorno di prove del nuovo tour, il giorno in cui James Mits fu rapito.

 

Capitolo 2 – Il rapimento

Il ritardo sfiorava le due ore. La preoccupazione in tutti i ragazzi della band stava aumentando a dismisura, in particolar modo perché James non aveva avvisato nessuno di aver avuto un contrattempo, né soprattutto rispondeva al telefono. Il fidato Marco aveva iniziato a chiamarlo già dopo dieci minuti, era davvero strano per lui essere arrivato in studio e non avervi trovato nessuno. Il telefono squillava ma non rispondeva nessuno. Continuò a chiamarlo ogni quarto d’ora ma nessuna novità: continuava a squillare senza ottenere risposta. Allo scoccare delle due ore di ritardo Marco riprovò a chiamarlo per l’ennesima volta, proprio mentre Dino era uscito dalla sua nuvoletta di fumo vanigliato per andare in bagno. Si precipitò in sala prove col fiatone, la camicia ancora fuori dai pantaloni, e con un telefono in mano, che stava squillando. La suoneria era inconfondibile: “I Promise”, il nuovo singolo dei Radiohead, indicava con sicurezza che il telefono nelle mani di Dino era proprio quello di James. Sul display lampeggiava beffarda una foto di Marco con un inguardabile cappello confermava che James non avrebbe mai risposto a quel telefono.

– Dio Bò dove hai trovato quel telefono? – urlò Marco al limite del terrore.

– Ero in bagno quando ho sentito la suoneria e ho capito che si trattava del telefono di James, era caduto dietro il lavandino nell’antibagno – anche Dino gridava, lasciando da parte la sua solita pacatezza. La paura s’impadronì dei ragazzi.

– Cosa ci fa il telefono di James sul pavimento del bagno? Dov’è lui? E’ uscito senza accorgersi di aver perso il cellulare? Ma perché non è ancora rientrato? Doveva essere qui più di due ore fa – il vociare dei ragazzi si fece intenso, ognuno diceva la sua senza ascoltare gli altri e non aspettando un’eventuale risposta alle domande. Era il panico a farli straparlare. All’improvviso suonò il citofono dello studio e tutti trasalirono, Dino in particolare ebbe un movimento maldestro e gli sfuggì il cellulare di James dalle mani, frantumandosi sul pavimento.

– James mi ucciderà! –

– Prega che torni per ucciderti, perché io inizio davvero a pensare che gli sia successo qualcosa. – Roberto era pallido e molto spaventato. Marco, nel frattempo, si era precipitato a rispondere al video-citofono. Era un ragazzo del bar sotto lo studio, con un vassoio in mano, doveva fare una consegna.

– Chi di voi ha ordinato qualcosa in questo momento?? – Gli sguardi di tutti si volsero verso Andrea che, sentendosi sotto tiro, alzò le mani giurando di non aver ordinato nulla. Fecero salire il ragazzo. Consegnò un vassoio vuoto, con un pacchetto al centro. Lo guardarono con aria interrogativa ma quello si limitò a dire che gli era stata ordinata quella consegna dal suo capo, non sapeva nient’altro. Gli elargirono una mancia, presero il pacco e lo mandarono via. Era una grossa busta bianca, sigillata e immacolata. Marco prese in mano la situazione e aprì quel pacco misterioso. C’era un semplice biglietto bianco, scritto al computer:

DITE ADDIO AL VOSTRO JAMES, ORMAI E’ MIO, NON CERCATELO, E’ D’ACCORDO ANCHE LUI A RESTARE CON ME PER TUTTA LA VITA. SE LO CERCATE LO UCCIDO. VI LASCIO UN PICCOLO SOUVENIR PER I MOMENTI IN CUI VI MANCHERA’ – La mamma Orsa

            Infilando una mano all’interno della busta, Marco ne tirò fuori una ciocca di capelli, bruni, ricci, morbidi. Erano i capelli di James, non c’era alcun dubbio.

– Oddio ma chi ha rapito il nostro James? – Andrea scoppiò a piangere come un bambino, terrorizzato e tremante. Dino batté i pugni sul tavolo, Emiliano andò a sfogarsi con la batteria ma dopo pochi istanti lanciò una bacchetta contro Roberto colpendolo in piena fronte. – O mio Dio ora mi verrà un bernoccolo enorme e mi rovinerò il profilo! – gridò Roberto, probabilmente sotto choc.

– Non ti servirà a nulla quel profilo, non ci sarà più alcun tour, non avremo più fans adoranti che si spingono a vicenda per fare una foto con noi. E’ tutto finito, tutto. Povero James. – Marco aveva espresso ad alta voce le paure di tutti.

– Ma chi può averlo rapito? Chi può volere tutto per sé un ragazzo come James? – Andrea era sempre più disperato.

– Chi? Ma dici davvero? Ci sono migliaia di fans pronte a tutto pur di averlo anche solo per una notte, figuriamoci per una vita intera. Sarà veramente dura capire chi ha rapito il nostro James.

 

Capitolo 3 – La svolta

Immersi in questi tetri pensieri, i ragazzi trasalirono al suono del citofono.

– Dio Bò chi è stavolta? – Marco ormai non riusciva più a contenere la sua agitazione. Si accese il display del video citofono e apparve l’immagine di una ragazzetta con lunghi capelli neri, lisci, truccata in modo bizzarro, che si teneva le mani in grembo nervosamente.

– E questa ora chi è? La nuova donna delle pulizie? – la voce di Dino emerse da una nuova e prepotente nuvola di fumo artificiale. Calò un silenzio interrotto pochi secondi dopo da Marco.

– Dio Bò avevo dimenticato che oggi sarebbe venuta pure questa ad assistere alle prove! Non ci voleva! Facciamo finta di non aver sentito e non apriamo.

– Ma chi è questa? L’hai invitata tu? Non se ne andrà facilmente se aveva un appuntamento – le ultime parole di Roberto furono sovrastate dal nuovo trillo del citofono. E poi ancora, ancora e ancora, fin quando il suono divenne unico e continuo. Era chiaro a tutti che la ragazza non avrebbe mollato la presa per nulla al mondo. Emettendo un lungo sospiro, Marco aprì il portone, e le disse al citofono: – Sali, sesto piano.- E rivolgendosi ai suoi compagni spiegò: – E’ una delle ragazze che ha seguito ovunque lo scorso tour, ha fatto non so quante tappe con le sue amiche, sono venute anche all’estero, appena la vedrete dovreste ricordarvela anche voi. Mi ha contattato dicendomi che le piacerebbe scrivere un articolo un po’ particolare su James e la sua attività di autore, confrontandolo con gli scrittori di romanzi, poiché anche lei scrive libri, gialli mi pare. Trovando l’idea carina l’ho invitata ad assistere alle prove oggi, trovandole poi una mezz’oretta di tempo per fare due chiacchiere con James per il suo articolo. –

– Sì, ma ora cosa le diciamo? Chiederà subito di vedere James. –

– Non so Emiliano, qualcosa ci inventeremo. – Suonarono alla porta, Marco aprì e si trovò davanti la stessa ragazza di prima, solo che ora non sembrava più così giovane.

– Ciao Marco, grazie per l’invito, sono Giulia!

– Ciao Giulia, vieni, mi ricordavo bene di te, tu e la tua amica fotografa non vi siete perse una tappa dello scorso tour. Ecco gli altri. –

Vedendola anche gli altri ragazzi della band capirono chi era quella misteriosa ragazza e la salutarono calorosamente. E poi arrivò il momento inevitabile in cui la ragazza si accorse dell’assenza di James e pronunciò la temuta domanda:

– Ma James dov’è? Perché siete tutti qui dietro la porta d’ingresso invece di provare? State aspettando qualcuno? James magari? – in verità le domande furono tante e, chiaramente, Giulia aveva già capito che qualcosa non andava nel verso giusto. I ragazzi la guardarono indecisi, continuando a scambiarsi occhiate misteriose e piene di interrogativi, fin quando la ragazza disse di nuovo: – Volete dirmi cosa è successo o devo scoprire tutto io? Vorrei ricordarvi che scrivo libri gialli, per me i misteri sono il pane quotidiano. –

A queste parole si ruppero gli indugi e Marco esclamò: – James è stato rapito e noi siamo nel panico più totale! –

Giulia li guardò e vide davanti ai suoi occhi quattro ragazzi veramente in pena per il loro amico, si percepiva che avrebbero fatto qualunque cosa pur di riportarlo lì con loro, a provare come se non fosse mai successo nulla. Capì che avrebbe dovuto prendere in mano la situazione.

– Come fate a sapere che è stato rapito? – il suo tono di voce era adesso molto sicuro e rassicurante allo stesso tempo. Trasmetteva tranquillità e i ragazzi decisero di fidarsi di lei. Marco le allungò la busta che avevano ricevuto pochi istanti prima. Giulia la prese e la osservò attentamente, la annusò, la accarezzò, e solo infine ne estrasse il contenuto. Lesse il biglietto ma quando estrasse il ciuffo di capelli le si riempirono gli occhi di lacrime. Annusò anche quella ciocca e fu sicura che si trattasse dei capelli di James: erano assolutamente inodore. Si ricompose, ricacciò indietro le sue paure e alzò lo sguardo verso quei ragazzi: – Credo di potervi aiutare. – Gli occhi dei ragazzi brillarono di speranza. – Portatemi una lente d’ingrandimento, un carboncino, una pinzetta, un foglio di carta, una penna e un cioccolatino. Ah anche il numero di telefono del bar qui sotto per cortesia. – Gli sguardi si spensero nuovamente. Come avrebbe potuto aiutarli con quelle sciocchezze? Ma le portarono quanto richiesto. Giulia si mise subito all’opera. Ricoprì la busta col carboncino in diversi punti, guardando poi con la lente d’ingrandimento quanto aveva scarabocchiato. Ripeté la stessa operazione col biglietto. Scattò alcune foto col cellulare. Aprì la busta completamente, continuando ad annusarla, prese la pinzetta ed estrasse un frammento colorato da un angolo della busta. A quel punto prese il suo cellulare e smanettò diversi minuti su Facebook, su Instagram e infine su Twitter. Prese il bigliettino col numero del bar e si allontanò per fare una telefonata. Tornò dopo pochi secondi e prese il foglio di carta bianco, vi scrisse sopra qualcosa, lo piegò in due e lo consegnò a Marco. Infine mangiò il cioccolatino con aria soddisfatta e disse: – Sul biglietto troverete l’indirizzo dove si trova James, andate a riprenderlo, io vi aspetterò qui. Non c’è bisogno di chiamare la polizia, è tutto ok. – I quattro ragazzi la guardarono ammutoliti, pensando che avesse qualche rotella fuori posto, ma presero il biglietto e andarono alla ricerca del loro amico perduto.

 

Capitolo 4 – Il ritorno

Dopo aver curiosato in giro per lo studio, Giulia si addormentò profondamente. Fu svegliata dall’improvviso suono del citofono. Si avvicinò all’ingresso e subito scorse nello schermo del video citofono l’inconfondibile chioma riccia del suo cantante preferito. Alzò la cornetta per rispondere: – Apri, abbiamo lasciato le chiavi su, ce l’abbiamo fatta! – Un turbinio di voci allegre la mise di ottimo umore e aprì subito la porta. Nel giro di pochi secondi lo studio si riempì con le agitate presenze di tutta la band, finalmente al completo. Entrarono tutti e chiusero la porta, James cercò Giulia con lo sguardo e le si avvicinò timidamente. – Ma allora sei tu che mi hai salvato! Non potrò mai ringraziarti abbastanza! Sarò in debito con te per tutta la vita! – James l’abbracciò con veemenza ma Giulia rimase immobile, sembrava paralizzata. – Ma siete sicuri che abbia fatto tutto lei? Ma parla? – Finalmente si scosse e iniziò a balbettare: – Mmma ttu ttti ricordi ddddi me? – James rise con quella sua risata spontanea e coinvolgente. E la guardò: – Sarei un rimbambito se non mi ricordassi di te e delle tue pazze amiche dopo tutte le tappe e le foto che vi siete fate con me e con tutti loro – disse indicando con la mano il resto della band. – Non immaginavo, però, che sapessi risolvere misteri! Mi spieghi come hai fatto a capire chi mi ha rapito? – Giulia respirò a fondo, abbracciò nuovamente James e iniziò: – Meno male che è andato tutto bene, ho mostrato sicurezza con loro perché li avevo visti nel panico, non ero per niente sicura di avere ragione, ma dovevo tentare il tutto per tutto. E’ stato facile trovarlo? – chiese rivolta a Marco. – Sì, era esattamente dove ci hai indicato tu, sano e salvo, solo con una ciocca di capelli in meno. Lei ci ha aperto subito, non ha mostrato alcuna resistenza, quando ci ha visto, ha capito che era finita e l’ha liberato subito, anzi è parsa addirittura sollevata. Ma non ha voluto dirci il perché di questa pazzia. E anche con James è stata molto sulle sue, pensiamo che si sia impaurita per essere riuscita nel suo intento e quando ha avuto James nelle sue mani non ha saputo come gestire la cosa. Io sarei andata a denunciarla alla polizia ma James non ha voluto. – No, non credo fosse una buona idea, credo sia meglio insabbiare e dimenticare tutto, poiché è andato tutto per il meglio. Ma ora vuoi spiegarmi come hai fatto a capire tutto? – James sembrava piuttosto impaziente di capire com’erano andate le cose.

– Bene, sono contenta che abbiate deciso di non denunciarla, in fondo è una brava ragazza e l’ha fatto mossa dalle migliori intenzioni. Dovete sapere, ma credo lo sappiate in realtà, che negli ultimi anni i social hanno visto moltiplicare le pagine e i gruppi dedicati a voi, a James ovviamente in particolare. In tutti questi gruppi c’è sempre qualcuno più invasato che le spara grosse ma tutto finisce lì, innocenti sogni ad occhi aperti. Di recente, però, una ragazza in particolare insisteva nell’affermare che James sta cambiando, che il successo gli ha dato alla testa, che presto le sue canzoni faranno schifo, che si sta facendo distrarre da altre cose mettendo la musica in secondo piano. Ha riempito tutti i social di queste frasi. Per essere sicura che fosse stata lei ho analizzato la busta: innanzitutto ho notato subito che emanava un odore chimico tipico delle creme depilatorie, col carboncino ho evidenziato delle impronte digitali rovinate da cicatrici, con la lente d’ingrandimento ho notato diversi peli sottili lasciati nella busta e sul biglietto, infine con la pinzetta ho raccolto un frammento di unghia verde Tiffany. E così ho collegato queste tracce alla mia sospettata. Questa ragazza, inizialmente molto taciturna, si è pian piano aperta e un giorno ha scritto un post in cui raccontava la sua vita difficile a causa della malattia (ipertricosi) che la tormenta e che la costringe a radersi dalla testa ai piedi ogni qual volta che desidera uscire (ecco l’odore della crema depilatoria e i peli ritrovati), ha raccontato anche l’episodio in cui da ragazzina aveva provato a darsi fuoco per bruciare tutti quei peli (le cicatrici nelle impronte digitali), infine posta sempre fotografie in cui la si vede con le unghie verde Tiffany. La telefonata al bar mi ha confermato che non avevano mandato nessuno a portare il pacchetto, è stata tutta opera sua.

– Tutto chiaro ma ho ancora due domande: come faceva a sapere dov’è il mio studio e, soprattutto, perché mi ha rapito? Cosa sperava di ottenere? – James era ancora incredulo per quello che gli era appena accaduto.

– Ha ammesso, sempre in un post, di aver partecipato alla giornata in studio due anni fa, quando hai aperto le porte del tuo studio di registrazione ai fans. Quindi era già stata qui e sapeva perfettamente come muoversi. Probabilmente, sapeva anche che sei sempre il primo ad arrivare ed è stato un gioco da ragazzi per lei catturarti. Di sicuro aveva un complice che non escluderei fosse il finto ragazzo del bar. Perché l’ha fatto? Voleva mantenerti puro, non voleva che la tua splendida anima diventasse corrosa e corrotta dal successo e che le leggi dell’amore, che finora hanno alimentato il tuo animo creativo, si trasformassero nelle leggi dei soldi e dei guadagni. – Giulia smise di parlare, fissando speranzosa James, che non la deluse. – Giulia state tutti tranquilli, il mio animo resterà sempre puro, non cambierò mai, né oggi né domani, sono e resterò sempre il vostro Piccolo Principe. – E così dicendo si abbracciarono, circondati dal resto della band che non vedeva l’ora di incominciare, finalmente, le prove del tour!

 

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