Premio Racconti nella Rete 2010 “Tutti i Grandi Uomini della Terra” di Andrea Dreini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010[ Hinter ] C’è un tratto distintivo in questo periodo della mia vita. Il modesto servizio che svolgo per la gloria del Parlamento e i fortissimi dolori alla testa che non vogliono abbandonarmi. Ho letto quello che la Commissione mi ha chiesto. Troppo poco tempo. Tutto troppo di fretta. Leggete Ugo di S.Vittore. Per l’esercizio della lettura sono necessarie doti che io non possiedo. Non riesco ad accordare il mio comportamento con le mie conoscenze. Disciplina. Non riesco a coltivare la mia naturale propensione ai libri. Esercizio. Non possiedo la sagacia necessaria perché le parole mi si rivelino alla prima lettura. Talento. Ma il lavoro della Commissione è importante. Sono mesi che mi scorrono innanzi decine e decine di uomini. E ogni uomo ha la sua parola e la sua inclinazione alla verità. La mia unica certezza è il male alla testa. Prosegue ed esegue fantasmi per tutta la sua durata. Ha una vitalità propria, carica di astio e repulsione. Io posso solo subirlo e dettarne i particolari e gli eccedenti alla genia futura. La giornata sarà piena. Di incontri. Dubbi. Giudizi. Mi distraggo guardando la piazza. Il sole si vede raramente. Mi distraggo. Nella parte più lontana. Una donna, danza in cerchio, lentamente, quanto i suoi anni gli permettono di fare.
Go up to London, to London, that great City, write, write, write.
[ Deux hommes pour aller chercher l’eau ] E’ il tempo. Ne sono quasi certo. Che scivola. Lento. Degrada meravigliosamente frenato dalla mia incertezza. Simpatizza con i miei pensieri di prigioniero. Implora un’oralità che dovrà essere dimenticata in tempo. Decurtata di conoscenza. Decurtata come volontà. In effetti. E’ tempo. Di maturarsi e essere qualcuno. Qualcosa. Il luogo è adatto. Adattato alla nostra radicalità. Vi vedo straordinari. Pur ancor fuori dal recinto predisposto. Dinoccolati come lati di un pensiero vano. Vi muovete come gli epigoni di un pensiero non sempre constante. Ma curato. E’ il tempo che resta. Nei tetti nodosi bruciati. Saranno sicuramente state le inettitudini di un viaggio fatto in privazione. Sono le inettitudini di me medesimo. E’ sicuramente preferibile restare fermo. Immobile. Confondersi nella grandezza di questa costruzione. Riuscire a reiterare lo sfumare della mia immortalità. Non serve sempre sentirsi ispirati. Il bisogno della critica è la tua ispirazione. In mezzo alla genialità. Si preferisce la tenuta lieve del defilarsi. Il mio braccio potrebbe essere amputato fino al gomito. Così mi sarà impedita la bruttura. Espiazione del variare misurato. Mutato che la mia inettitudine rimarrà una costante improbabile. Vorrei essere insensibile. Drenando questo stile di suicidio dai rituali della convivenza. Svanisce come sempre il foglio impossibile. Restando sicuri che un’incerta calligrafia non sbiadisca nella mistura dell’inchiostro acido. Profonda anabasi dell’uomo. Io sono nel momento che io sono. As also most compassionately informing, and most lovingly and pathetically advising and warning London.
[ Sweet Sips ] Che interesse c’è ad accompagnare un uomo in un posto come questo. Si sentono spesso voci in giro. Ma nessuno ci fa mai caso. Sono un buon uomo. Timorato. Non ho mai toccato mia moglie nei giorni proibiti. Mi sono arruolato nel Nuovo Esercito perché credevo che fosse una buona cosa. Lo credo ancora adesso. Ma la carità in questo posto non esiste. E nessuno può essere così colpevole da essere condannato a passare i suoi giorni qua. Cosa devo pensare. Conosco bene che l’ordine è venuto dal Parlamento in persona. Se non addirittura dalla persona del Lord Protettore. Ma non dovrebbe essere permesso sostare qua. Farci rimanere noi. Dovrebbero essere i lavoranti dell’ospedale a venire a prendere i condannati. Perché sottoporci a una tale sozzura. Ne avevo sentito parlare. Ma io credevo che fossero solo storie. Forse è meglio che nessuno mi abbia imparato a scrivere. Quest’uomo che sto accompagnando. Mi hanno detto che è stato accompagnato qua perché scriveva. Ma che oscenità deve aver scritto per meritarsi una punizione come questa. Da giovane. Prima di redimermi. Sono stato in un teatro a Londra. C’era un re che diventava pazzo e diceva oscenità. Faceva cose cattive. Ma nessuno lo ha condannato. Dicono che chi è rinchiuso qua è fuori dalla Grazia. E che potrebbero influenzare anche noi. E che potremmo diventare come questa gente qua. Ma allora perché ci hanno fatto accompagnare quest’uomo. Io sono un ufficiale. Del Nuovo Esercito. Ho protetto il Parlamento dai ribelli. E questi mi mandano qua al rischio di infettarmi. Costruiscono un posto così brutto in mezzo al bosco. Per nasconderlo dalla gente. And now the Lord is descended from Heaven, with a shout, with the voyce of the Arch-angell, and with the Trump of God. Ma io certe volte non capisco tutto. Di sicuro questo uomo non mi sembra così cattivo. Ne più ne meno di qualche generale che mi ha comandato. Ne più ne meno di altra gente che ho incontrato nelle taverne. E’ stato meglio che non mi hanno imparato a scrivere. Meno male che siamo quasi arrivati al cancello. Passo un poco d’acqua a questo uomo. Povero diavolo.
[ Il vous faut prendre des douches ] Mi sento osservato. Non ho ancora guardato fuori dal mezzo che mi trasporta. Non mi interessa per adesso inquadrare l’ineluttabile. So cosa ho fatto. Niente di grave. Ma sono consapevole di non essere una fonte attendibile. La libertà è dell’uomo. E io sto subendo questa libertà che ho invocato. Sarebbe potuto essere l’inizio. Una frase. Poche parole. In sparuti gruppi. Senza scampo. Con frammenti felici. Ma questo. Ne sono quasi certo. Non è un inizio. Questo momento è dedicato a mimetizzarsi. Mi sento ammaliato dal circolo di contrarietà. Quando i tuoi effetti non ti abbondano. Sempre vicini. Senza soglia. Io sono un parlatore. La mia parte di teatrante l’ho già recitata. Adesso. Per un anno devo obnubilare adeguatamente la mia mediocrità. Resistere e cambiare. Questo è il senso. Lo predicavo anche ai soldati. Ti amano come il primo giorno che li deludi. Loro ti tengono sempre in calce ai tuoi errori. Ma ti accorgi. Dopo poco. Che i tuoi affetti cessano e diventano miti da raggiungere e da ipotizzare. Quello che prima era conglomerato. Diventano assidui e momenti diversi. Ti senti ingrato per quello che fino allora hai edulcorato pur in buona fede. L’unico diventa più importante. Ti trovi di fronte uomini e donne. Responsabili e irresponsabili. Il resto è deludente. La parola scritta consola in parte. La azioni consolano di più. L’irrequietezza leggera di quello che manca ti spinge ad andare avanti. Attraversando il bosco che mi separa dal castigo umano io ostento ritrovata serenità. In qualche modo torno a vedere la continuazione di questo mio magnifico resistere all’assennatezza.
[ Some Spiritual Wine ] Non so il nome esatto di questo posto. Tanti secondo me si sono dimenticati di come si chiama. Se lo chiedi è Bedlam. Poi prendono in giro il mio paese e dicono la Grande Bedlam. Io mi offendo. Ho combattuto contro il re e contro i ribelli del parlamento. Per la Gran Bretagna. E il contadino m’ha risposto. Vai all’isola della Grande Bedlam. Non sembra quasi di essere nella Città. Questi alberi nascondono. Ma tra qualche anno se il Parlamento non li salverà. Tutti i cittadini della Città sapranno cosa c’è a Bedlam. Quest’uomo conoscerà prima degli altri. A volte invidiavo chi sapeva più cose di me. Ora no. Non vorrei mai sapere cosa c’è oltre quel cancello. Non invidio. Quel poco che conosco non mi ha mai dato problemi. Continuerò così. Ha rifiutato l’acqua che gli ho offerto. Strano. Guarda solo gli alberi che stiamo attraversando.
[ sternhagelblau ] – Noi disdegniamo santamente di combattere per qualunque cosa; preferiamo essere ubriachi fradici ogni giorno della settimana, e giacere con le puttane sulla piazza del mercato; e le consideriamo azioni buone quanto lo è strappare i suoi soldi al povero aratore insultato e asservito per uccidere degli uomini – Devo leggere questi scritti e giudicare. Non mi è mai piaciuto giudicare. Sono sempre stato troppo incerto per rendermi oggetto assoluto in un giudizio. Ho letto questo libello. Il titolo. Un sorso saporito di vino spirituale. Mi piace. Non mi piace tutto quello che scrive. Ma alcuni passaggi sono lividi, arguti. Forse viziati da un eccessivo radicalismo. Ma purgati. Certi passi hanno il loro fascino. Ma le Commissioni del Parlamento non possono permettersi di analizzare a fondo le opere che giudicano. Questo Parlatore. Non sarà giudicato in maniera diversa. Il parlamento ha già decretato di bruciare alcune sue opere in pubblico. Dicono che sono blasfeme. Io come membro della commissione non posso neanche leggerle. Ma come faccio a giudicarlo. Devo attenermi al sentito. La Commissione del Parlamento agirà sul quello che si è sentito dire. La condanna è certa. Potrei anche astenermi. Ma non ha senso tutto ciò. Posso fare domande all’imputato. Ma se è furbo si tramuterà in buffone. La condanna sarà lieve. La carità è una delle poche cose che la Commissione elargisce con assiduità. La verità non serve. Com’era quel passo. La santa comunione deve consistere in un pasto con abbondanti libagioni e le preghiere recitate davanti ad una abbondante pipa di tabacco. Perché nasconderci davanti al fatto che in un paese in cui abbiamo combattuto per la libertà anche contro il re non è permesso esprimere le proprie stravaganti opinioni. Ho sentito io stesso dire ad un mio collega che sono i più allegri tra tutti i diavoli in quanto a canzoni lascive inventate sul momento, in quanto ai brindisi, alla musica, all’oscenità più smaccata e alle danze. Ma sicuramente le sue parole saranno di condanna. Gli ho parlato poco prima di questa udienza. Non è un tipo poi così originale. Conosce i suoi limiti. Dissimula bene la propria ignoranza. Come me del resto. La sapienza intera non è cosa umana. Ha lo sguardo tranquillo. Solidale con i suoi simili. Si può bestemmiare da ignoranti nell’oscurità e si può bestemmiare alla luce, gloriosamente. Mi ha colpito. Ma conosco già il verdetto. L’udienza è cosa naturale. Il verdetto è già scritto. Basterà che faccia il buffone. E la condanna sarà lieve. Ho già detto quanto siamo pieni di carità. Ne lasceremo un poco per il capo dei Parlatori Ubriaconi, Fumatori. Bestemmiatori, Abiezer Coppe, studente di Oxford e predicatore del Nuovo esercito.
The Parliament voted that a Book written by one Coppe contained many horrid blasphemies, and damnable Opinions, and that the Book and all Copies of it that can be found, shall be burnt by the hands of the Hangman.
[ Les femmes se promènent ] Sapete cosa è veramente spiacevole. Parlare e non essere ascoltati. Non dico capiti. Dico essere ascoltati. Senza rancore. Senza supponenza. Senza gioia. Raramente niente di tutto ciò accade. Gravi di incomprensibile lungo digiuno. Mi è sempre piaciuto parlare. A volte sono stato radicale, come posso permettermi di essere alla mia età. A volte sono troppo informale. A volte esagero nell’informare. Parlo. Ma difficilmente qualcuno ascolta. Qualche volta hanno fatto finta. Ho passato un poco di tempo nel Nuovo Esercito. Il più delle volte mi lasciavano anche terminare. Mi guardavano. Annuivano con modestia. Abiezer. Tutto quello che esiste tra il silenzio e altro silenzio è rimasto foriero. Ho contato gli anni passati così. Mi accorgo che non basta più contare gli anni con il passo giusto e con l’apoteosi del diritto. Facciamo finta di niente. Torniamo senza dirlo a nessuno. Senza far sapere che sei tornato. Così non sei più parola. Sei leggenda tra chi ha taciuto. Alla fine e all’inizio. And under all this terrour, and amazement, there was a little spark of transcendent, transplendent, unspeakable glory, which survived, and sustained it self, triumphing, exulting, and exalting it self above all the Fiends. E il bello è che non ricordi neanche quello che hai detto. Tornerai piano. Quasi uguale a prima. Trama per gli ascoltatori. Quasi come gli eroi. Vincere significa anche accettare.
[ Fiery Flyng Rolls ] Al cancello finalmente ho saputo il nome di questo posto. Bethlehem. Dicono che è un posto unico in tutta la Gran Bretagna. Forse avevano ragione. Questa è veramente l’isola della Grande Bedlam. Non si vede molto dal cancello. Fai scendere l’ospite che hai accompagnato con le sue catene e lo consegni agli altri soldati. Il bosco nasconde. Soffoca anche l’odore cattivo che arriva al cancello. Ma i suoni sono reali. Non c’è carità in questo posto. Io sono un soldato. Ho visto. Quest’uomo non si merita di essere qua. Spero per lui che arrivi una morte un poco più caritatevole. Gli alberi sono tanti. Aveva la faccia tranquilla. Mi dispiace per lui. Ho fatto in fretta. Non sopportavo oltre. Ho sgridato i miei soldati perché non si sbrigavano. Io sono un soldato. Del Nuovo Esercito. Sono fatto per combattere. Questo posto non mi piace. E’ stato fatto per chi sa scrivere. Aveva ragione mio padre. Non serve imparare.
[ Pfeinfenraucher] L’udienza è andata come mi ero immaginato. Non mi bisogna essere intelligente per sapere come vanno queste udienze. La Commissione è stata caritatevole. Un anno da passare a Bethlehem. In mezzo ai suoi simili. Il signor Abiezer Coppe si è comportato come avevo previsto. E come ogni uomo furbo si sarebbe comportato davanti ad una Commissione Parlamentare. Si è messo a gridare. A saltare. A lanciare per aria ogni oggetto che trovava. Urlava. Il mio spirito abita con Dio. Si dimenava. Qualcuno di noi ha considerato la possibilità di fargli delle domande. Ma è preferibile assistere alla pazzia di un uomo che indagare su alcune verità. Devo dire che davanti a quella scena un po’ di sollievo è sceso anche in me. Le domande da porgli erano tante. Sicuramente tutti noi avevamo paura delle risposte. E sapere che quell’uomo era pazzo. O dissimulava la sua normalità. Era una rivelazione appagante. Che ben disponeva alla carità l’uomo.
[ Après la soupe ] Io sono il mio nome. Io resterò sempre il mio nome che peraltro odio in qualsiasi momento. A volte di più. A volte di meno. Chiamo intruso tutto quello che mi è stato regalato. Vorrei trovare un altro modo per provare quanto sia debole e ordinario il mescere della risposta. Ho condannato me stesso ad un anno di genialità. I giudici erano pronti a domandarmi sull’inconsistenza delle mie parole. Ma ho preferito vagare la costa delle mie convinzioni. Restare tranquillo e non perire nella difesa. D’altronde neanche io potevo essere troppo disinvolto nel difendere me stesso. Ho resistito con disciplina ventisette anni all’invocare il nome di Dio invano. Poi ho provveduto a rifarmi degli anni persi. Ma senza rancore. Non potevo permettermi di vagare. Ho preferito rifugiarmi nell’atteggiamento della lucidità apparente. Mi sono nascosto dai miei scritti. E ho guadagnato un anno alla scuola della genialità. Piano. Piano. Sento il disagio dei soldati che mi scortano. Meglio fermarsi al cancello. Con il bosco tra noi e l’asilo. Blasfemo. Blasfemo. E’ l’aggettivo che mi si addice meglio. Il problema è ricordare. Il non ricordo è un lavoro impegnativo. La mia acidità vuole rendersi inutilizzabile. Ricorda gli studi. Le limitazioni erano severe Operare la scissione della volontà e della memoria è sempre difficile. Ma in qualche modo mi sono salvato. Inizio ora a preoccuparmi di cercare una continuità. Senza aver voglia di strafare. Senza troppa voglia. C’è troppa bellezza in questo mondo. Perché non si incominci. Anche innocenti. A odiare.
[ Gotteslasterer ] E dico, consegna il mio denaro ai bricconi, ai ladri, alle puttane e ai tagliaborse, che sono carne della tua carne e che ai miei occhi valgono in tutto quanto vali tu, e che sono sul punto di morire di fame in prigioni infette e in orride segrete. La sua prosa mi ha affascinato. La sua parola un po’ meno. Faticava ad esprimersi. Me ne rendo conto. Sapeva che stava per essere condannato. Poi io non sono uno che concilia il dialogo. Avrei voluto fargli molte domande. Ma il caso non era dalla mia parte. Dei Parlatori avevo discusso, per la prima volta, con mio cognato. Poi i documenti veri o spuri su di loro si erano accumulati. Sul mio tavolo. Difficilmente nella mia memoria Si raccontava che in un raduno di questi parlatori si cantarono canzoni blasfeme sulla metrica di antichi e venerati salmi. Indice di ingegno e fantasia. Si spezzarono pezzi di carne e si gridò che quella era la carne di cristo. Niente di più vero. Si rovesciò la birra e si urlò che quello era il sangue di Cristo. E io dovrei condannare degli ubriaconi esagitati ? Forse davanti agli uomini. Non davanti alla mia coscienza. Potrò odiare in pubblico. Ma permettetemi di lasciare da parte la parte più consona e morale di me stesso. Tra un anno sarò contento di parlare con il signor Abiezer Coppe.
[ Bien fait ] Sono quasi oltre il cancello. I soldati mi hanno lasciato nelle mani amorevoli di altri soldati. Mi chiedo cosa posso fare. Cosa avrei potuto fare per cambiare tutto questo. E mi accorgo che forse. Per me. L’unica realtà possibile è questa. Una specie di Limbo. Dove l’importante è mantenere la calma e liminare sulle incomprensioni. Difficile sarà il mio avvento. In un’ottica di irriguardosa violenza. Verbale e dissonante. Ritirata da richieste e incomprensioni reciproche. Posso ammetterlo senza ombra. Ho paura. Ma come sempre. Obbietto una possibile via di fuga.
[ Ranters ] Adesso in mezzo agli alberi del bosco mi sento molto meglio. Vedo già. In lontananza. le prime povere case della Città. Avrei voglia di imprecare. Liberamente. Non mi piace tanto quello che mi hanno fatto fare. Ma sono un ufficiale del Nuovo Esercito. Ho combattuto e sconfitto il re e i ribelli. Non sarà quest’uomo a farmi pensare. Pensare troppo è sbagliato. Come lo scrivere.
And now I send it flying to thee, with my heart, And all, per auxilium patris.
[ C’est fini ] Può essere l’inizio. Poche parole. Oppure un’unica parola reiterata in una pigra assenza. Avari. Rimarremmo per sempre affetti dall’eternità. Piagando l’osservanza del codice. Risultando apparentemente schivo. Un ossario di revanscismo. Senza essere orgoglioso. Lascerò crescere qualcosa che è in me. Per un anno ho finito. Lascio i miei ricordi a chi avrà la pazienza di renderli interessanti. Tra un anno tornerò ad occuparmene. Sempre che non me ne sia scordato. Tra un anno porrò l’ascoltatore in uno stato di pietà e prostrazione. Come il capitano John Freeman arrestato per blasfemia. Ora mi interessano poco. Sono un pendolo. Su questo nuovo carretto. Vedo lontano tra il cancello e il bosco. Ammaliato da tanto movimento. Vedo lontano gli alberi. Sorridere e scomparire. Come tutto l’accaduto. Ma poco alla volta. In tranquillità. Gli alberi. Da destra a sinistra. Da destra a sinistra. Da destra a sinistra. Da sinistra a destra.