Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Giovanna” di Marco Giampieri

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Il rumore che ha svegliato Giovanna è una persiana che sbatte per il forte vento di tramontana.
Ha lasciato aperto ieri sera.
Ma la luce no, non l’avrebbe svegliata.
Quel rumore quasi ritmico invece. Alla fine sei sveglio e neanche te ne accorgi. Lo senti una volta. Poi pausa. Un’altra. Pausa. Eccolo di nuovo. Pausa. C’è un intervallo di tempo costante. Allora cominci ad aspettare il rumore. E l’ansia per il prossimo colpo ti sveglia definitivamente.
Si alza dal letto. Prima il piede destro. Cerca le pantofole nel semibuio, gli occhi ancora chiusi. Niente da fare, scende a piedi nudi. Con la sua maglia bianca che le copre appena gli slip. Con le sue gambe lunghe e lisce. I suo slip senza fronzoli, bianchi e da Kaufhof.
La sua casa è al secondo piano di una vecchia palazzina del centro storico. Ingresso, scale in legno strette, al terzo piano una stanza, piuttosto grande, con il bagno, la cucina, minuscola, e un piccolo terrazzino che s’affaccia su Frauennkirche. Forse c’è la neve fuori.
Il letto  alla francese conserva il suo odore caldo, e in bocca Giovanna sente ancora il suo sapore.
Hanno bevuto un po’ troppo, e lui era veramente su di giri. E a lei piaceva, come dire, tenerlo in pugno, portarlo sull’orlo e poi lasciarlo, staccare la spina all’ultimo momento, fargli sentire il limite, abbandonarlo un attimo e poi ricominciare. Il sesso è l’unico modo con cui Giovanna riesce a prendersi le sue soddisfazioni. E’ tutto quello che le rimane del suo rapporto con gli uomini. Ne sono venuti diversi in quel suo letto negli ultimi tempi. E lei ha il suo momento. Lei è padrona della situazione.
Gli uomini, .. sono così ridicoli. A volte addirittura imbarazzanti. Con i loro mugolii, con quell’arrendersi appena lei comincia a succhiarglielo. Alex, per esempio. E’ sposato, ha tre figli e una moglie bellissima. Giovanna l’ha conosciuto in sala di registrazione, sostituiva Alfred al violino. Poi il pezzo non veniva e si è fatto tardi. Lui veniva da Norimberga e a quel punto ha telefonato a casa: “Mi fermo qui stanotte, dobbiamo riprendere domani alle dodici”.
Vittima perfetta.
Neanche male, anzi bel ragazzo. Occhi chiari, capelli grossi, biondi, abbastanza lisci. Le gambe muscolose, forse da ciclista. Le spalle, ingombranti e un bellissimo petto. Ma quello che aveva attratto Giovanna era il modo di suonare, quasi sempre ad occhi chiusi e la velocità così giovane delle sue mani.
Solo pensava fosse più difficile. Sembrava uno tutto casa e studio. Invece, rantolava più degli altri. E dopo cinque minuti già le aveva detto due volte “non ce la faccio più”. Sarà buffo rivederlo tra poco.
Gli uomini credono sempre di avere l’esclusiva del cinismo, ma visti con gli occhi del piacere appaiono più insignificanti. Hanno un corpo privo di compromessi e si prendono troppo sul serio. Sono abitudinari e si sentono sicuri nella scarsa fantasia dei loro amplessi coniugali. Nella ripetitività trovano la loro dimensione di potere e si illudono di essere insensibili.
Ci sono donne che amano queste debolezze fino a dedicare la vita ad un uomo. Si fanno più incerte di quello che sono, solo per accorciare le distanze.
Giovanna è in bilico. Sa che tutto ha un suo prezzo.
E’ meglio il ruolo della mangiatrice di uomini o di chi deve fargli da mangiare?
Beh, lei si è ritagliata un ruolo diverso, lei vuole spaventarli, vuole coglierli alla sprovvista, metterli di fronte alla loro lentezza, alla loro incapacità di comprendere fino in fondo, di inquadrare esattamente cosa stia succedendo.
Lei punta sull’angoscia e non fa niente per rassicurarli. A volte basta una parola,  una distrazione, una piccola svogliatezza negli occhi.
Così non si affezionano. Troppo impegnativo. Non si sentono all’altezza, non si sentono di competere.
Il telefono. Chiamano dallo studio di registrazione, l’appuntamento è anticipato alle undici a Maximilian Strasse.
Una birra con Stefanie la preferiva alla Battaglia sul Ghiaccio.
Comunque sono ancora le nove. Si scalda un po’ di latte, apre la finestra, finalmente. Sui campanili di Frauenkirche c’è davvero un sottile accenno di neve. Il cielo è grigio e la città stranamente silenziosa. Si siede a tavola con un plaid attorno ai fianchi, guarda il letto disfatto, i bicchieri sul comodino, sente l’odore acre di fumo e di solitari risvegli. Ma è un attimo. Accende la radio. Stanno spiegando come fare le frittelle di mele, su un’altra stazione una vecchia canzone dei Beatles, Come together, su un’altra ancora la crisi del mercato dell’auto. Prima di chiudersi in bagno prova con la TV, stessa solfa, pubblicità di attrezzi tagliatutto, carote,crauti, cipolle, patate.
Come together, over me. Simbolico. Ironico. Sprezzante.
La porta, suonano alla porta.
Si, chi è? Alex, sono Alex. E’ tornato, cazzo, ma come … sono appena le nove … Un momento … scende le scale con il suo plaid come se fosse una veste etrusca, apre la porta, ma non la catenella, si affaccia con i suoi occhi pesanti, i capelli molto, molto arruffati, una piega lunga e dolcissima sulla guancia sinistra, segno inequivocabile dell’ultima ora di sonno, e le sue labbra già incredibilmente rosa a quell’ora del mattino.
“Ciao, che c’è?”
“Mmmm, che accoglienza….?”
“Dai sono le nove, mi sono appena svegliata, alle undici abbiamo la prova ..”
“Non volevo che ti svegliassi da sola”
“Ma dai! se sei venuto per scopare, guarda non è proprio aria”
“Io sono innocente, non torno sul luogo del delitto”
“Ah, no? Allora sei venuto a farmi visita in carcere?”
“Infatti, ecco arance e croissant, hai già fatto il caffè?”
“Non mi piace avere tra i piedi gli uomini della sera prima quando mi sveglio”
“Ah, non sono il primo eh? Ma nessuno è tornato vero? Eh, ma io non sono tanto furbo, me lo devi spiegare bene come funziona, la sera ti sbatti qualcuno, la mattina ti sbatti le uova da sola, poi il lavoro, poi qualche amica con cui bere una birra e raccontare di come è bello sbattersi un uomo di cui non te ne frega niente e riderci su mentre sbatti le uova la mattina, …
“Senti sei meglio quando scopi che quando fai le prediche, vallo a dire a tua moglie che ti aspetta sola sola nella casetta in Canadà …”
“Non c’è nessuna casetta in Canadà e nessuna moglie …”
“Che stronzo!”
“Ora mi fai entrare?”
Giovanna toglie la catenella, apre la porta e lo fa passare con la classica posa sprezzante vista nei film, braccio destro piegato sul fianco, testa leggermente inclinata dallo stesso lato, occhi pieni di compassione e disprezzo che seguono i passi imbarazzati di Alex nell’ingresso.
“Ho chiamato mia madre ieri sera, non so perché ti ho raccontato una balla su moglie e figli”
“Lo so io, vi conosco voi uomini, se viene a letto con uno incontrato in giornata e che ha moglie e tre figli deve essere una bella ….”
“L’ho fatto solo per difendermi, per cercare di arginare il tuo sguardo, per non dover dipendere in modo così irrazionale dalle tue labbra caldissime,  ma non ci sono riuscito..” ..
Giovanna è vicinissima al suo mento profumato di mattino d’inverno e senza accorgersene per un attimo chiude gli occhi, forse suo padre aveva quel profumo quando la baciava prima di andare al lavoro la mattina, quel profumo di uomo adulto e importante, capace di dare fiducia e dolcezza insieme.
La sua voce è solo un soffio leggero:”Perchè sei tornato?”
“Te l’ho detto non mi piaceva che ti svegliassi da sola”
“Sono abituata”
“Tu dimmi solo se ti piace”
“Qualche volta no, ma non ho nessuna idea di cosa significhi”  e dicendo queste parole Giovanna, dopo tanti mesi, si è sentita in colpa per avere detto una bugia a se stessa. Decidere che fare del proprio tempo con un uomo, una cosa problematica e rassicurante insieme.
Lo guarda e lo trova di una strana bellezza, si sente lusingata, ecco, si sente importante.
“Puoi spremere le arance, per favore, intanto io preparo il caffè, ehi buonissime queste paste, dove le hai prese?”
“Le ho rubate in albergo”
“Ma sei proprio matto …..”
Alex si avvicina, le passa una mano sotto la maglia sulla schiena, scende fino alle due fossette nettissime sopra le natiche e attira Giovanna dolcemente, sfiorando appena le sue labbra “E’ da quando mi sono svegliato che volevo farlo…”
“Ehi, ehi, è tardi, ho fame, mi devo lavare, vestire, …. e poi, te l’ho detto, non sono abituata ad avere un uomo in casa a quest’ora …”
“Non è poi così male no?” Alex la tiene sempre dolcemente.
“Non montarti la testa, dopo colazione tu esci, compri il giornale, fai una bella passeggiata rinfrescante, guardi qualche vetrina, stai attento a non scivolare sulla neve, e piano, piano ti avvii verso lo studio dove dobbiamo fare il nostro amatissimo lavoro e …
“… e magari mi faccio venire un’idea per questa sera …. “ accompagna questa frase con una carezza un po’ più ardita e stringendola più forte.
“Si, me l’immagino la tua idea …. “ .
Alex è uscito da un minuto. L’aria è fredda e per strada la gente cammina serrando i vestiti con una mano. Giovanna, in accappatoio fissa lo specchio e i suoi occhi profondi riflettono un leggero stupore. Occhi verdi che sanno promettere tantissimo, preziosi come stelle passeggere nella notte dei suoi scuri capelli, ancora spavaldamente spettinati.
Mezz’ora e poi saranno seduti insieme a provare.
La battaglia sul ghiaccio. Incredibilmente fuori tema.
Però un po’ di trionfalismo ci vuole.
A volte bisogna rischiare, questo è quello che dicono i suoi occhi, a volte qualcosa ti sorprende come la neve stamattina. Ognuno ha diritto alla sua dose di fragilità, ognuno si deve conquistare la sua fottuta bellezza. E poi qualche volta si spende troppo si sa, magari ti vengono i sensi di colpa, però colpa e piacere spesso sono lo stesso fuoco.
Per la felicità invece c’è sempre tempo.
Fuori Alex è già a Marienplatz, sente il rigido inverno bavarese sulla punta del naso e le sue labbra hanno ormai perso tutto il calore che era riuscito a strappare da quelle di Giovanna.
“Pronto, Sonia, ciao, senti … non so come andrà oggi, ma io ho fermato l’albergo anche per questa sera, questo direttore ci sta massacrando e ha già detto che finché non avremo finito nessuno può lasciare lo studio, … si mi dispiace, pensavo proprio di tornare, e i bambini come stanno? Passami Mark, ciao, si…… si…, sai c’è la neve qui a Monaco, e lì? … certo che papà ti porta qualcosa, ehi ora non esagerare … non ho tanto tempo per cercare, mi raccomando non fate arrabbiare la mamma, … no … no … torno presto, al massimo domani ….”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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6 commenti »

  1. Che bel racconto Marco! Ritmo e capovolgimento di fronti e finale a sorpresa.
    Scrivi molto bene, fila tutto che è una meraviglia e complimenti per avere scelto la protagonista femminile.
    Bravissimo!

  2. troppo buono, davvero. Grazie mille!!

  3. Sensazioni vere a pelle versus parole ed identità “false”. Il non coinvolgimento che fa stare bene Giovanna, il (falso?) coinvolgimento che gratifica, fa sentire vincente Alex… Una sfida a colpi di letto dove Giovanna spera sempre di vincere, finché non trova uno che gioca con armi al pari delle sue. Aldilà della trama avvincente e interessante il racconto è scritto molto bene, è possibile vedere le ambientazioni descritte e percepire i sentimenti dei protagonisti! Complimenti, mi è piaciuto molto.

  4. Giovanna sembra il paradigma di molte donne che forse deluse o consapevoli “giocano” ad invertire i ruoli tradizionali ed a usare il proprio corpo per “rimuovere il nemico” . Il rapporto sessuale diventa una sfida nella quale Giovanna , razionalmente, si impone uno sguardo cinico e sarcastico per dimostrare quanto gli uomini siano nulla, “così ridicoli, a volte addirittura imbarazzanti”. Colpisce lo sguardo dell’autore così “affettuoso” nei confronti della protagonista del racconto: dietro la scorza dura e insensibile c’è la Giovanna “debole” pronta a cedere all’immagine di un uomo “diverso” che invece si dimostrerà ancora una volta esempio di dualità e cinismo. Complimenti un bel racconto

  5. Grazie dei commenti e felice che vi sia piaciuto!!

  6. Bravissimo Marco!! Sono cascata in pieno nel tranello di Alex! Sembrava davvero un racconto di quelli in cui i ruoli sono ribaltati. Subito non pensavo certo ad una storia d’amore poi ho iniziato ad intravedere un finale da “e vissero tutti felici e contenti” mentre l’inaspettato colpo di scena finale mi ha sorpresa alla grande. Bravissimo davvero.

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