Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2018 “Se cercate Larry” di Oscar Tison

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2018

Se cercate Larry venite da me. Bussate alla mia porta e chiedetemi di lui, fatelo nella maniera giusta e ve lo farò incontrare. Quale sia la maniera giusta non ve lo posso dire, non so quale sia. Neppure voi la potete sapere: la maniera giusta non si può imparare, la si può solo avere.

Nel foglio che terrò tra le mani (lo noterete subito, appena avrò socchiuso la porta) c’è una poesia del mio amico Larry. Non è il suo vero nome, in verità si chiama Anselmo, non ditegli che ve l’ho detto, non vuole che si sappia. “Sarebbe anche un bel nome,” – mi dice spesso – “ma è il nome di mio nonno.” Quindi è inutile che lo cerchiate a casa sua, che è la casa di famiglia, non lo trovereste. La famiglia di Larry ha una casa sulla collina che sovrasta la città, arrivando l’avete vista di sicuro se siete venuti da est. Tutti quelli che cercano Larry arrivano da est, hanno prima attraversato le montagne che si vedono in lontananza, appannate da una leggera foschia, e poi attraversato il deserto che da molti anni ci protegge dalle invasioni di persone poco gradite, come certo siete anche voi. Fate attenzione, se pensate di fermarvi in città, Larry dice che lo spirito di suo nonno la controlla ancora.

Tra le montagne e la città non c’è sempre stato il deserto. I più anziani ricordano ancora i pascoli alle pendici delle montagne e i campi di mais che ingiallivano il sole. Non potevi guardare in quella direzione, a quei tempi, senza rischiare che l’attrito che si creava tra le spighe e i raggi del sole, impegnati in un sensuale amplesso, ti rubasse gli occhi. Fu per questo che nessuno si accorse in tempo della grande nube di polvere che aveva forato la montagna e si stava avvicinando ad una velocità, per quei tempi, impensabile. Quando se ne accorsero, era troppo tardi. Se ne accorsero per il rumore. Copriva il gracchiare degli stormi delle grasse cornacchie che, sbeffeggiando gli spaventapasseri, depredavano il mais del loro frutto. Una cacofonia di ferro su ferro, di ferro su pietra, di urla e bestemmie portate in alto e in avanti dalla polvere e dal fumo. Rimasero ammutoliti, gli abitanti di questo luogo, mentre nelle loro narici si insidiavano polvere e unto e i loro occhi bruciavano e le loro menti si ribellavano, ma non capivano a cosa. Infine, mentre l’aria si faceva sempre più assordante, cominciarono ad entrare anch’essi nella nuvola e videro, dapprima confusamente e rapidamente sempre più nitide, braccia, mazze, leve e picconi bucare la polvere. Poi loro: uomini che parevano incubi. A centinaia. Luigi, uno dei pochi, forse l’unico, l’unico che io abbia incontrato che in uno scoppio di entusiastica rabbia giovanile se ne era andato per ritornare tre anni dopo con occhi affranti di dolore e a chi gli chiedeva cosa aveva visto rispondeva, con un tono che non ammetteva altre domande: “Restate qui, vivete in paradiso.”, Luigi, dicevo, che nel suo peregrinare aveva per un periodo frequentato una scuola serale, si prese l’incarico di contarli. Si inoltrò nella polvere e ritornò:

“Sono arrivato a ottocento e quaranta e tre. Poi mi hanno cacciato indietro, ma ce n’erano ancora di certo altrettanti. Forse di più.”

Disse. Poi si sedette in mezzo agli altri a guardarli sfilare. Erano uomini di poco onore, stanchi e sporchi, abbruttiti e cattivi, ma non erano abbruttiti e sporchi e stanchi perché erano cattivi, erano cattivi perché stanchi, sporchi e abbruttiti dalla fatica e dal poco onore riservato loro. Finirono di sfilare e arrivò il treno.

Il nonno di Larry è stato la prima persona a scendere, la prima volta che il treno è arrivato. Ora dovrei dirvi che non è proprio certo che Larry sia nipote di Anselmo e Anselmo lui stesso, ma lo farò dopo. Dal giorno in cui il nonno di Larry è sceso dal treno nessuna certezza è rimasta a stabilire il ritmo della vita in questa città. È sceso e se ne è impadronito. Ha chiesto dov’era il bar più vicino. Nessuno sapeva a quei tempi cosa fosse un bar, tranne, certo, Luigi. Così gli sguardi di tutti si girarono verso l’uomo che ancora stava seduto e ancora insisteva a contare e lui fu contento di avere una scusa per smettere. Si alzò in piedi lentamente, tanto lentamente che tutti intorno ebbero l’impressione che fosse diventato altissimo, e gli occhi gli si scurirono prima di dire:

-”Non ci sono bar, in questo luogo.”

-”Impossibile!”

Ma era vero, e il nonno di Larry lo capì. Essendo un uomo pratico, si riprese subito e subito impartì degli ordini talmente rapidi che tutti pensarono stesse parlando una lingua straniera, tutti, tranne i suoi uomini che, in men che non si dica, presero dal treno quel gli serviva e costruirono una tettoia poco lontano dal punto in cui si era fermato il treno e sotto la tettoia misero un tavolaccio e sopra il tavolaccio dei fusti di birra e dietro al tavolaccio misero cinque ragazze scelte da Anselmo stesso tra le più belle e chiesero, anzi: ordinarono, a tutti di portare dei bicchieri da casa – “ne avrete bicchieri, perdio!”-, poi presero una tavola e ci scrissero sopra tre parole: BAR DELLA STAZIONE e la appesero sulla trave davanti, sopra il punto in cui avrebbero un giorno messo una porta, perché in tutte le città che si rispettino dove arriva il treno c’è un bar della stazione. Luigi lo lesse, scosse la testa, andò a casa e si mise a dormire. Non si volle più svegliare.

Conoscete Fred Buscaglione? No, siete ragazzi moderni, voi. Peccato, perché è il caso di dire: che notte quella notte! Lo so, è una citazione poco colta, come d’altronde chi scrive, al contrario di Larry, che ha letto ben centoquarantadue libri e li tiene tutti ben ordinati su uno scaffale sopra la testiera del letto. Oltre a quelle di quei libri, Larry conosce anche moltissime altre storie, la maggior parte delle quali raccontategli da suo padre quando lo andava a trovare in prigione. Anche la prigione è stata fatta costruire dal nonno di Larry. Prima, nessuno in questa città sapeva che esistessero, tranne Luigi, che però non voleva svegliarsi e non si sarebbe svegliato più. Non ne valeva la pena.

Ve lo devo proprio raccontare quello che accadde quella notte? Di tutto, accadde proprio di tutto. So che avete una fervida fantasia, altrimenti non cerchereste Larry. All’incirca, più o meno, intorno a nove mesi dopo, questa città si arricchì di ventiquattro bambini. Diciotto di loro sostenevano di essere figli di Anselmo, gli altri lo pensavano solamente. Tra quelli che lo pensavano c’era il papà di Larry. Lo pensò senza dire niente per molti anni, sembrava non gli importasse e forse era proprio così, non andava nemmeno a guardare i treni come facevano tutti, non gli importava. Ma un giorno. Un giorno nacque Larry, cui fu dato il nome di Anselmo e nessuno pensò che fosse un caso. Anche la nascita del piccolo Anselmo fu causata, in qualche modo, dal treno; ma questa è un’altra storia e ve la racconterà Larry, se lo incontrerete, se ne avrà voglia. Arrivò il piccolo Anselmo e arrivarono i problemi, c’era una donna, adesso, e c’era un bambino. La donna piangeva, il bambino la guardava. Quando a piangere era il bambino, gli veniva lavato il viso con le sue lacrime. Non avevano altro. Allora un giorno decise. Chiese udienza. Dovette aspettare tre settimane. Quando fu quasi spinto dentro una stanza che fungeva da studio nella casa sulla collina, il vecchio Anselmo alzò la testa dai fogli su cui stava scrivendo qualcosa che cominciava con uno scontato“Carissima amata mia”, guardò l’uomo, oddio uomo… era ancora quasi un ragazzo… era rozzo… timido impacciato…

-”Cosa c’è?”

Disse, con gli occhi che esprimevano disgusto.

-”Avete un nipote, adesso. Ha fame.”

Un altro.” Pensò il vecchio Anselmo e con un gesto chiamò gli uomini in attesa sulla soglia.

-”Mandate via questo bastardo.”

Lo trascinarono fuori. Fuori dalla stanza, fuori dalla casa, fuori dalla proprietà. Quasi rotolò fino in città. Lo videro entrare nella casa di Luigi. Ed uscirne col suo fucile.

-”A Luigi non serve più.”

Esclamò verso gli sguardi interrogativi che lo circondavano. Poi risalì la collina.

Ci furono tre morti, ma non morì il vecchio Anselmo che fu colpito alla spalla destra e alla gamba sinistra, verso la quale venne deviato il colpo che l’avrebbe colpito al cuore se non fossero arrivati altri uomini che, afferrandolo per fermarlo, gli abbassarono il braccio nel momento preciso in cui il grilletto veniva premuto. Perciò il vecchio Anselmo, che all’epoca amministrava anche la giustizia, andò in tribunale appoggiato ad una stampella e fu la sua mano sinistra a dover picchiare il martelletto che sentenziò la condanna: dieci anni di carcere ai quali sarebbe seguita la morte per impiccagione. Una sentenza esemplare. Così Larry era già grande, aveva da poco compiuto dieci anni, quando guardò da sotto il palco penzolare il corpo di suo padre.

Sono cose che dovete sapere, se veramente volete incontrare Larry. Perché dopo che avrete parlato con lui non esisterà più nessun treno che abbia abbastanza potere da riportarvi indietro.

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14 commenti »

  1. Conosco Fred Buscaglione e questo racconto dai toni western mi ha fatto immaginare la voce narrante molto simile alla sua. Nel ritmo rapido del racconto si succedono fatti e personaggi che immagino ritratti con rapidi segni di matita, dal volto impolverato. Bellissima la frase in cui i termini “stanchi”,” sporchi”, “abbruttiti” e “cattivi” si legano come anelli di una catena, a cui puoi scambiare l’ordine, che tanto non conta se uno viene prima o dopo.
    E Luigi se la dorme…
    Mi è piaciuto molto, complimenti.

  2. Grande Oscar ! un altro bellissimo racconto.
    Mi piace moltissimo questa prosa che ricorda il flusso di coscienza. e poi l’ ambientanzione suggestiva, ha ragione Silvia, ricorda un western.
    Personaggi che si accavallano e storie che si intrecciano come nella nuvola di polvere iniziale. Apparentemente senza una trama, in realtà costruito benissimo.
    La lettura scorre velocissima senza inciampi e ti lascia confuso e curioso di quanto altro potrebbe raccontarci Larry, da incontrare assolutamente!
    Davvero bello!

  3. Grazie Silvia e Gianluca, i vostri commenti mi fanno veramente piacere. In verità, non pensavo ai western mentre scrivevo, ma è vero, l’atmosfera che si crea è quella e, in fondo, anche la metafora cui pensavo. Grazie ancora!

  4. Ipnotico, ironico, iconico. Bravo!!!

  5. Grazie Marco, un commento apprezzatissimo! Ti ringrazio di avermi regalato tempo per leggermi. Io spero di poter leggere ancora qualcosa di tuo.

  6. Oscar per me la tua scrittura è di un fascino incredibile, talmente valida che la trovo “esportabile”. Lo penso già dall’anno scorso e mi hai confermato che potresti essere lo special guest, l’ospite internazionale. E guarda caso hai anche un nome che si presta… no, no, non Oscar, ma Tison che, non chiedermi perché, lo leggo sempre alla Tyson, Mike Tyson! Ridi pure, sarà deformazione mentale, oppure è l’allure di grande narratore che ti precede.
    Complimenti.

  7. Marcella, grazie! Un commento come questo può far diventare splendida qualsiasi giornata! Perciò chiamami pure Tyson, è un valore aggiunto! 🙂 🙂 🙂

  8. Un racconto sospeso tra Sergio Leone e aspettando Godot, che non ho capito come ci sei riuscito ma ci sei riuscito.
    Complimenti, Oscar.

  9. Grazie Patrizia, un grosso in bocca al lupo!

  10. Bravissimo e originale, Oscar! Davvero, come già ti hanno detto, l’atmosfera ricorda quella di un western. Una storia raccontata in una ballata. Le immagini scorrono, ti vengono incontro e ti travolgono come “quella nube di polvere che aveva forato la montagna”!

  11. Grazie veramente Ester! Scusa il ritardo nella risposta, cercherò di farmi perdonare.

  12. Coinvolgente e originale. E’ una di quelle storie che ti lascia qualcosa dentro. A mio parere, molto piacevole.

  13. Bellissimo incipit e chiusura che crea circolarità e addirittura apre verso altro che potrebbe venire ancora. Immagini incandescenti, personaggi ben tratteggiati e continui agganci alla curiosità del lettore. Bravo

  14. Grazie Germana e Giovanni per i vostri bellissimi commenti, sono veramente contento che vi sia piaciuto. A questo punto un grosso in bocca al lupo a voi e a tutti.

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