Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2018 “Robertino” di Roberto Brescello

Categoria: Premio Racconti per Corti 2018

Il bosco, che ricopriva la collinetta che circondava la sua malandata casetta, era come un piccolo mondo da esplorare. Aveva un suo territorio e con dei confini ben precisi, oltre i quali non riusciva ad andare. Da una parte la strada che portava verso il Monte Pirio, e dall’altra i castagni che salivano fino sotto i campi che circondavano la casa dei Merotto, che dominava come un castello il territorio sottostante. Quando il coraggio o meglio la curiosità prendeva il sopravvento riusciva ad arrivare fin sotto le gabbie dei conigli, che i Merotto avevano posizionato numerose sotto un enorme melograno che si ergeva imponente a ridosso del grande cortile che si apriva davanti alla loro casa. Ma dei terribili e giganteschi tacchini bianchi, che sembravano essere stati messi li come cani da guardia, spesso lo facevano velocemente battere in ritirata in preda alla paura più nera.  Lo sconfinamento nei campi dei Merotto avveniva soprattutto in primavera durante la maturazione delle ciliege. Non è che nei campi della sua famiglia non avesse le ciliege, ma quelle dei Merotto maturavano prima e sembravano più buone. Il rischio era alto: una fucilata con cartucce a sale, Gino, il più terribile dei fratelli Merotto, non gliela avrebbe sicuramente risparmiata. Anche in autunno, le sue scorribande in territorio nemico continuavano abbastanza frequentemente. Si infilava furtivo tra le loro viti a caccia di grappoli di dolcissima uva moscata. Qua la pena inflitta, in caso Gino fosse passato di li, sarebbe stata ancora più severa delle cartucce a sale. Ma dai Merotto si recava anche alla luce del sole e solitamente per prendere il latte. Con due bottiglie di vetro infilate in una borsa di fustagno percorreva rapidamente il sentierino che saliva da dietro casa sua attraverso le robinie ed i castagni fin sotto il vigneto dei Merotto. Il Sole, anche in piena estate, non riusciva ad oltrepassare il fitto fogliame degli alberi, e la luce della sera sembrava esserci rimasta prigioniera. Uscito dal bosco e giunto al vigneto, il cielo ricompariva, e saliva sereno fin davanti la stalla. Sempre in guardia che non arrivasse qualche tacchino bianco, aspettava paziente che qualcuno si accorgesse di lui. Sperava sempre di trovare Toni, il più vecchio dei Merotto. Sbirciava dentro la stalla e solo se vedeva Toni mungere seduto su un seggiolino trovava il coraggio di avvicinarsi alle mucche, altrimenti aspettava che finalmente qualcuno arrivasse. Talvolta la Noemi, moglie di Tillio, il terzo dei fratelli Merotto, vedendolo impalato davanti alla stalla lo prendeva per mano per accompagnarlo in cucina a prendere qualcosa. Il latte profumava di menta come il fieno che i Merotto raccoglievano nei campi per le loro mucche. Scendere a casa con due bottiglie in vetro piene di latte rappresentava per lui una sfida da vincere ad ogni costo. L’erba umida e scivolosa dei campi era il peggior nemico lungo la discesa. Ma il percorso lo conosceva così bene che avrebbe potuto chiudere gli occhi e sarebbe comunque arrivato a casa.

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1 commento »

  1. Nel racconto sono vivi e palpabili i ricordi infantili e la nostalgia per un “mondo” che si é dissolto. Le parole sono attente e ricercate e, quasi in punta di piedi, vogliono condurre il lettore attraverso squarci di vita quotidiana.

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