Premio Racconti per Corti 2018 “La recita” di Lino Addis
Categoria: Premio Racconti per Corti 2018Il detenuto Roberto Biancucci si avviava a iniziare l’ultimo anno di reclusione nel piccolo carcere di una nota città d’arte della Toscana. Parte della definitiva condanna, oltre al periodo riferito alle numerose rapine commesse, era stata irrogata per una clamorosa evasione commessa quando era recluso in un’altra casa circondariale. Era riuscito infatti a calarsi dalla cella con una serie di lenzuola annodate fra loro sottratte alla lavanderia del carcere, della quale era riuscito a diventare il gestore. Si era poi eclissato allontanandosi dal perimetro del carcere con l’aiuto di una assistente sociale conosciuta durante la reclusione, innamoratissima di lui che dopo qualche mese però lo consegnò ai Carabinieri, perché l’aveva tradita spudoratamente con una “smorfiosetta”. Ma negli ultimi anni di carcere era completamente cambiato. Si era messo a leggere e studiare, stimolato da un professore d’italiano, con il quale aveva condiviso per un periodo la cella, finito lì per avere investito deliberatamente con l’auto il proprio dirigente scolastico a causa di alcune divergenze sull’utilizzo dell’informatica nel corso delle lezioni. Avrebbe potuto anche sostenere l’accidentalità del fatto, ma non dopo essere ripassato sopra al preside in retromarcia. Roberto Biancucci era rimasto fulminato dall’incontro con il professore e con la cultura. Di lì a poco un altro sacro fuoco divampò prepotentemente in lui: quello della recitazione. In breve tempo, diventò uno dei più attivi componenti di una compagnia teatrale di carcerati. In quel contesto si distingueva anche per la particolare qualità della sua recitazione e per la voce calda e profonda che lo rendeva particolarmente adatto a declamare componimenti poetici. A giugno il direttore del carcere lo convocò. Di li a pochissimi giorni, nell’ambito di un’iniziativa culturale a cura della locale amministrazione comunale, e alla presenza delle maggiori autorità, era prevista una serata di prosa, poesia e musica nella piazza del Duomo, la cui facciata avrebbe fatto da prestigioso sfondo alla kermesse. “Biancucci lei leggerà una poesia. Ormai è alla fine del suo percorso carcerario e con il suo comportamento si sta facendo onore. Reciterà, semplicemente guardato a distanza dagli agenti. E’ una grande prova di fiducia. Non mi deluda”. Biancucci deglutì più volte e gli si inumidirono gli occhi. Riuscì a dire solo “Grazie”. Nei giorni successivi provò e riprovò fino alla nausea la poesia di Prevert che era stata scelta per lui dagli organizzatori della serata. La sera dello spettacolo, una dolce sera d’estate con un cielo vellutato e senza una nuvola, il Duomo a fare da magico spettatore con i suoi marmi che sembravano delicati ricami, il detenuto modello Roberto Biancucci , nel suo abito migliore di lino bianco, indossato su una maglietta color melanzana, cominciò a recitare nel silenzio Prevert, con voce calda e impostata:” Questo amore, così violento, così fragile, così tenero…” D’un tratto un’accecante luce gialla lo illuminò dall’alto, e Bianchini smise di parlare mentre dalla platea si levavano gridolini di sorpresa e qualche risata. Furiose folate di vento cominciarono a flagellare autorità, pubblico e sedie. Biancucci, con un’espressione di muto terrore, cominciò a salire in aria fino a scomparire nel buio. Nella prima fila le autorità e gli ospiti di riguardo cercavano di ricomporsi, fra un turbine di polvere e cose che volavano da tutte le parti. Il prefetto, dopo un primo momento di stupore, mentre tentava di aiutare a rialzarsi il sindaco, che era rimasto impigliato nella sedia con la sua fascia tricolore, si girò verso il direttore del carcere e lo guardò con uno sguardo carico di riprovazione. Quest’ultimo mormorò: “Ha pianificato la sua fuga in elicottero, altro che detenuto modello!”, mentre si cominciavano ad udire le prime sirene di pattuglie e ambulanze.
Nel frattempo all’interno del disco volante il gelatinoso e viscido comandante chiese al suo secondo: “Che modello umano abbiamo pescato stavolta?” “Mah!” Non è riuscito molto bene l’aggancio…il modello ha ceduto nella salita” disse il secondo un po’ imbarazzato, indicando un mucchietto di materia indefinibile di colore bianco e melanzana sul fondo del disco.
Molto bello.
Grazie Ilaria
Gran bella recita, ma soprattutto molto originale il finale pur nella sua tristezza … ti dirò che uno dei miei incubi é di essere per l’appunto prelevata dagli alieni! Complimenti Lino anche per questo racconto!
Grazie Lucia Finelli. Per quanto riguarda i rapimenti alieni …sta’ tranquilla avvengono solo nei racconti strampalati come il mio!
Bella fantasia! Bravo
Molte grazie Laura
Sicuramente originale. Uno stile tragicomico a momenti spiazzante. Mi è piaciuto. Bravo Lino
Molte grazie Anna Dalla Mariga.
Piaciuto molto. Descrizione ben fatta dei particolari e poi finale a sorpresa.
Gli ingredienti ci sono tutti
Che dire di più?
Bravissimo Lino !!!
Molte grazie Alberto Diamanti.