Premio Racconti nella Rete 2010 “Dalle 5 alle 8” di Donatella Mecucci
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010sssssshhhhhh…..ssssshhhh….Mamma mia che spettacolo! Ettolitri d’acqua che piombano a valle. L’aria rinfrescata dagli schizzi d’acqua, il rumore assordante di questa forza della natura. Una cascata…che emozione a guardarla…ricordo perfettamente quella volta che abbiamo passato una giornata in quel posto lì.. com’è che si chiamava? Boh, non ricordo. Comunque eravamo io, mio marito e i bambini. Una bella giornata primaverile, finalmente all’aperto dopo il freddo invernale. E , soprattutto, tutti insieme.
Capita di rado che gli impegni di lavoro ci concedano del tempo per noi. Però…davvero.. dov’era? Come si chiamava quel posto lì? E quand’è che ci siamo stati? Possibile che non me lo ricordo? E se non ci fossi mai stata? Ma, allora, com’è che c’ho quest’immagine in testa? Rumore d’acqua che cade…Oddio! Ma dove sto? Che ora è? Fammi un pò vedere…dov’è che ho messo il cellulare? Magari se la smetto di cercarlo a tastoni, nel buio, e apro gli occhi per guardare, riesco a saperlo. Ma com’è che non si aprono? Sono incollati, non ce la faccio proprio, sono troppo pesanti. Forza, dai, una stropicciata, uno sforzo. Ecco, uno forse si apre, per l’altro è proprio troppo.
Pigio il tasto del cell e lo schermo si illumina. Le cinque. Leggo con un occhio solo e non sono nemmeno sicura di vederci bene. Aspetta che riprovo. Di nuovo fisso il display. LE CINQUE. Sembra proprio che siano le cinque. Si, vabbè. Ma di quando? E’ notte o giorno? Bè, deve essere mattina presto, cioè quasi notte ancora. Ma che è ‘sto rumore? ssssshhhh….ssshh… Ma…ma…questa è acqua! Si si è proprio acqua! Ma che è? Da dove viene? Allora, visto che comincio piano piano a carburare e a ricordarmi dove sono, esattamente nel mio letto, con i piedi del figlio più grande nel didietro e una mano del figlio più piccolo praticamente in bocca, e appurato che sono le cinque del mattino, da dove esce ‘st’acqua? Certamente dal bagno, ma chi può essere? Nessuno può essere in piedi a quest’ora. Non è stato tirato lo sciacquone, nè aperto il rubinetto del lavandino. Ma…allora? Non ci capisco ancora niente. Ma no! Non viene dal bagno! E’ più vicino a me e al letto. Ho capito! E’ proprio dalla porta della mia stanza che viene il rumore! Ma che è? Acqua dalla mia porta. Aspetta un pò…non è dalla porta ma sulla porta. Ma…come… chi…oddiooooooo!! Ci sono! Il caneeeeeeeeee!!! Di nuovo quella maledetta bestiaccia, sacco pulcioso, ciucciacalzini, divorapantofole, sventrapeluche!! Io lo ammazzo! Prima o poi lo ammazzo davvero! Così finisce questo strazio, queste levatacce forzate e oltretutto inutili. Devo sgusciare fuori dal letto, in silenzio, al buio, cercando di far cigolare la rete il meno possibile. Infilo le pantofole, recupero gli occhiali, un elastico per raccogliere la massa informe dei capelli. Facendomi luce col cellulare evito di finire con i piedi sulla pipì del cane. Sempre al buio, raggiungo l’ingresso, a tastoni recupero il cappotto dall’attaccapanni e, dopo vari tentativi e qualche imprecazione, infilo la chiave nella toppa e sono finalmente fuori. Ossia, fuori al buio e al freddo. Apro il cancello e inizio a trascinarmi lungo il marciapiede. La prima tappa è per segnare la ruota di un’automobile bianca. Poi è la volta del secchione, di un’auto scura, del palo di un segnale stradale e infine dell’albero preferito, sul quale rilascia quel poco che gli era rimasto dentro dopo il lago all’ingresso e le altre fermate. Ma è solo l’inizio di un’altra interminabile giornata.
Al rientro a casa, stessa scena all’indietro. Sgancio il cane dal guinzaglio, appendo il cappotto e inizio a ponderare la prima scelta della giornata : che faccio? Da dove comincio? Le opzioni sono molte. Quella che sceglierei in assoluto è rientrare nel letto, al buio e in silenzio, scomparire sotto le coperte e riemergerne quando me la sento. Ma è assolutamente impossibile, quindi, paradossalmente, devo decidere con quale attività mettere in moto il cervello. Vediamo…mumble…mumble…Intanto passo oltre l’ingresso e mi dirigo verso la cucina per un caffè. Accendendo le luci, mano a mano che attraverso i vari ambienti, realizzo in quali disastrose condizioni versi casa mia. Come accendo la luce in salone, mi arriva un distinto “Bonjour, madame”. Resto un pò interdetta a chiedermi chi possa avermi salutato, visto che tutti dormono, non ho ancora acceso la tv e il cane non sa parlare, credo. “Bonjour, madame. C’est moi, Pavolò. Sono le tavolò Louis Quatorze. La inviterei volentieri per una petit dejeuner, ma come vede c’est praticamant impossibìl. Je suis… come si dice…apparecchiè…abillè… con uno straccio di tovaglia , la stessa da almeno quattro jours, e sous il ya briciole di pane, biscotti sbocconcellati, scaglie di parmigiano, foglie di insalata…macchie di sugo!! E poi, quel horreur, piatti e bicchieri di plastica. Di plastica, mon dieu! Quando vivevo a casa Brambilla…quella si che era gente a modo. Mi apparecchiavano con tovagliati di fiandra, flute di cristallo, porcellane olandesi. Alle colazioni per pochi intimi , usavano magari tovagliette all’americain .. ma di puro lino, sa? Avec bordi all’uncinetto, le iniziali ricamate e il portatovagliolo coordinato aussi. E adesso? Pourquoi…je me demand…pourquoi sono finito così? Madame, madame, je ve prie…”. Ne ho abbastanza di Pavolò, spengo la luce e chiudo la porta per non sentirlo più. Passo in cucina, ma è peggio che andar di notte. Come accendo la luce: “Alla bon’ora! Bongiorno signò! Embè, che è ‘sta faccia sorpresa? L’aspettavo come er pane! Che, nun me riconosce? Sò Marcello, er lavello! Scommetto che se vorrebbe pijà un caffè. Vojo proprio vedè che se ‘nventa stammattina. Ma guardi ‘n pò. Nun c’è più un bicchiere, ‘na tazza, un cucchiarino pulito. Pè nun parlà poi dei pentolini der latte. Cazzarole, padelle, scolapasta, persino la lasagnera sta a mollo da tre giorni! E quella povera disgraziata della macchina der gasse? Quann’è arrivata sbrilluccicava come ‘na stella. Potenza dell’inox. Mo pare ‘na profuga. Nun se riconosce, c’è un dito d’unto sopra. Embè, che fa? Che cerca drento a quer cassetto? AAAAAAARRRRRGGHHHHHHHH!!!!!!! ‘st’infame!! un bicchiere de plastica… e pure er cucchiaino! Ah, lei la risorve così? Ma dico io, si me dedicasse, nun dico tanto, un quarto d’ora ar giorno, me potrebbe aiutà la mia signora, la lavastoviglie, faremmo in un lampo…Pè un paio de giorni armeno c’avrebbe un pò de robba pulita. Ma nun se vorrebbe mette a sede pe’ bevese er caffè? E’ l’unico momento, questo, che c’è un pò de pace , de silenzio, dentro a ‘sta casa de matti, me perdoni. Pavolò, dellà, rompe ce lo so. Ma questo qua, de tavolino, nun è che se la passa mejo. Qui, vabbè, la robba che c’ha sopra è pulita : le borse della spesa, le patate, pure le tovaje pulite. Ma sempre nun se pò usà. E er frigo, poveraccio? Guardi com’è ridotto! Allora, signò, come se mettemo? ” M’avete già stufato. Il caffè pure stamattina l’ho preso. Vado in bagno. E qua..di nuovo “Buongiorno , signora. Che vulimm fa?” Stavolta è Bice, la lavatrice. “Qui ci stanno bavarole vommitate, carzun pisciat, grembiuli macchiati. Pe’ nun parlà poi dei cazettin puzzolent. Ch’avimm a fa? Nè, signò, schiacciat ‘stu buttun ca tra un pò nun ve putit cchiù vestì tutt quant. E poi, quando pure lavate, fate la furba. E ppann li stendete sopra alle stampelle, accussì nun dovete stirà! Robba che a quella povera guagliona della Vaporella ci avete fatto venì la depressione! E po’, si ‘o vvulet sapè, siete senza cuore. Nun bastava che non l’appicciate mai? Pure l’huomm gli avete tolto! Da quando avete buttato l’asse da stiro, quella non si ripiglia più! Ma come si fa, dico? Ma non lo tenete un pò di cuore? ” CLICK. La accendo, così la finisce.
“Maaaaaaa! Maaaaaaaa! ” ore 6.00. Si è svegliato il topo piccolo. Di corsa sul WC per la prima pipì, poi in cucina per il biberon. Intanto…straaappp…straaaaaapp…Mentre aspetta il latte, ha iniziato a strappare un pò di carta.. tanto per ingannare l’attesa. E’ già da un pò che il suo interesse principale è strappare carta. Così, dopo aver sterminato diversi testi scolastici dei fratelli ed alcuni volumi di un’enciclopedia che incautamente era alla sua portata, mi sono organizzata. Ora, ogni volta che esco dal portone controllo nella cassetta della pubblicità condominiale, pesco qualche trilione di depliants e li tengo in casa per i suoi attacchi di strapping. Il risultato è che cammino su un tappeto di striscioline di carta, ma almeno limito i danni al patrimonio culturale della casa. Gli do il biberon in camera, dove il fratello dorme beato, incurante del fatto che c’è una cartella da preparare, spesso dei compiti da ultimare e da darsi una sciacquata prima di vestirsi. “Mammaaaaaaaa!! Mammaaaaaaaaaaa!! ” Urla quell’aquila della mia primogenita dalla stanza accanto. “Che c’è? che strilli? Zitta, che svegli tutto il palazzo!!” “Mi serve una maglietta e un paio di calzini”. Per la maglietta, ne trova diverse appese sulle stampelle in bagno (alla faccia di Bice). I calzini stanno ad essiccare sui termosifoni. Nei prossimi trenta minuti, scene di panico in casa mia : il piccolo che strappa, il cane che cerca di strappargli la carta dalle mani, la grande chiusa in bagno a lavarsi-truccarsi-profumarsi. Il secondo che si nasconde sotto le coperte, lui tira su, io tiro giù. Alzati-apri gli occhi-vèstiti, làvati-cerca le scarpe-prepara la cartella!! E , tra un urlo e l’altro, busso a mia figlia perchè mi faccia entrare in bagno. Dovrei almeno pettinarmi e mettermi la crema idratante. Se possibile, insomma, cercare di non suscitare proprio ribrezzo nei colleghi di lavoro. Eh si, perchè, dopo essermi sciroppata la pipì del cane, gli sproloqui degli elettrodomestici, aver recuperato maglie e calzini, preparato cartelle e, solo talvolta però, aver preso pane e latte, consegnato il figlio piccolo al pulmino, dovrei, dico dovrei , essere al lavoro alle 8.00 (quando mi rilasciano). Ma difficilmente sono puntuale.
CHARMANT
Fantastico e ritrovo le avventure di Wondermum….^_^
Ciao! Sono un’amica di Ile… mi ha segnalato questo questo racconto e sono stata molto felice di leggerlo… mi è piaciuto. è davvero bello… molto divertente il fatto del tavolo, lavello e lavatrice parlanti… e in dialetti pure! Complimenti, bellissimo!
Sorry… prima figuraccia… ho la testa fra le nuvole… e ho sbagliato nome… sono un’amica di esperienzedichat… che non me ne voglia
Mi ha suggerito “esperienze” 🙂 di passare e leggere e siccome sò che cultura lei abbia, sapevo quel che avrei trovato………Meraviglioso, si fà leggere tutto di un fiato, coinvolgendoti, anche per chi mamma non è!
Stupendo modo di raccontare fatti di vita di ogni giorno, a casa storto il naso, nel racconto riesco a sorriderne.
Complimenti.
Però!
Molto ma molto carino…e divertente…grazie!
ma che bel racconoto!!!!!!!!!!!!!
figli, incombenze domestiche,, momenti delle giornate comuni a tante persone, raccontati con ironia e tanta allegria.
si legge tutto d’un fiato ……scritto piacevole e ricco di spunti “geniali”, peccato essere un corto
Scrittrice acerba che nasconde doti innate, sicuramente espoldera’ quando prendera’ fiducia del suo talento.
Carinissimo….beh dire che mi hai trasportato nel racconto è poco. Complimenti. una amica comune aveva ragione..:)
molto bello…. mi ricorda le mie mattinate sempre di corsa e in guerra col cane che mi fa perdere tempo annusando qua e la…
.. ma un aiutino da qualcuno no??? ahahahahah complimenti l’ho letto tt d’un fiato!!
Molto carino!! il contesto è molto simile alla mia quotidianità e non è male trovare il lato divertente….
grazie!
Buongiorno.
Commento con piacere questo racconto davvero simpatico e ben scritto.
interessante, anche se un po’ vuoto…
tommaso maria Gliozzi
Grazie mille per la tua opinione sul mio racconto. In effetti è una situazione che ho vissuto in prima persona e questa esperienza in qualche modo ti segna.
Ti faccio i miei complimenti per il tuo scritto: davvero divertente e leggero, nell’accezione assolutamente positiva del termine!
Spero di poter leggere al più presto altri tuoi lavori.
Bè, sono davvero felice che ti sia piaciuto anche il racconto dell’anno scorso! In effetti ci sono molto affezionato. Complimenti anche per la perfetta conoscenza della lingua partenopea! Mi hai sorpreso!
Un abbraccio carissima! Per questa edizione faccio il tifo per te.
Si fantastica come sempre,sai far ridere e sai far piangere,ti ritrovo in tutte le situazioni…continua cosi.
ho riso dall’inizio alla fine, vari dialetti per diversi oggetti…uno spaccato del quotidiano che porta al sorriso mentre dici…quanto è vero!!!
grazie
carmina