Premio Racconti nella Rete 2010 “Il mio nome non è Oscar” di Roberto Alba
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Ha poco senso svelarvi il mio nome!
Ho accettato un lavoro banale per una quantità incredibile di soldi, non che li abbiano dati a me: mi sono assicurato che arrivassero puntuali sul conto di mia moglie.
Oggi è il primo giorno. Ieri, dopo la visita, mi hanno fatto i complimenti: ho un fisico niente male e un cervello da primo della classe con un quoziente di intelligenza superiore alla media: 140.
A dire il vero non mi ero mai reso conto di essere cosi dotato!
Eccola arriva. Lei è la dottoressa Holman; l’altro giorno mi ha fatto un sacco di domande. Una bella donna, ma prende alle palle con la sua risatina isterica. Mi auguro si sia lavata i denti, ieri aveva un alito… chissà cosa mangia! Speriamo bene!
Si è seduta di fronte a me, la vedo benissimo.
«Come si sente?» mi chiede.
«Bene dottoressa, vorrei sapere in cosa consiste questo esperimento». Non puzza, meno male; ma visto che non sento nessun odore è pure possibile che sono raffreddato.
«E’ già in corso e lei risponde benissimo, non mi aspettavo un adattamento così veloce».
Però, tutti questi soldi per non fare un accidenti di niente ed è anche raggiante!
Noto qualcosa che mi lascia perplesso, cerco di alzarmi ma mi è impossibile farlo: «Dottoressa, sono bloccato non riesco a muovermi» le dico in pieno attacco di panico.
Lei fa una smorfia, si mette a posto gli occhiali: «È normale… ci mancherebbe!».
«Ci mancherebbe sti cazzi!» le rispondo fuori di me e lei mi congeda con un fugace: «Ci sentiamo più tardi, per ora basta così!».
Si è alzata, si gira, mi mostra le spalle, va via. “Puttana… puttana!”, avrei voluto dirle… la prossima volta non mancherò. Che palle questo posto! Mi hanno fatto firmare un foglio che non ho letto, ma la cifra era allettante: 500.000 euro. Per fare cosa poi? Troppo difficili quei termini, alla faccia del mio quoziente!
Si fa notte. Dalla finestra vedo il sole che va giù. Nella sala si accendono le luci.
Sento delle voci ma non vedo nessuno.
«Signori questo è OSCAR!» dice uno di loro e giù applausi.
Ma dov’è cazzo sta questa gente?
Una voce di donna risponde: «Mi congratulo con tutta l’equipe per l’ottimo risultato raggiunto». E giù un’altra valanga di applausi. Ho riconosciuto la voce della “Puttana”.
Adesso mi sono rotto le palle: «Scusate dove siete?» chiedo e aggiungo: «Io non vi vedo!».
Una voce traboccante entusiasmo quasi mi fa saltare i timpani: «Ci sta ascoltando! Ci sta ascoltando! Questo dimostra che il nostro esperimento ha avuto pieno successo! Se desiderate potete provare anche voi».
Un’altra voce: «Oscar mi senti?».
Questa gente è fuori di testa, io non mi chiamo Oscar. Rispondo deciso: «Scusi sta dicendo a me?».
«Si parlo… con lei!».
«Allora si sbaglia io mi chiamo Antonio» e questa mia affermazione innesca delle risate fragorose mentre quella voce continua puntualizzando: «Si certo, ma da oggi lei è OSCAR!».
«Faccia come crede o come credete… io continuo a chiamarmi Antonio!».
C’è un chiacchierare generale ma non riesco a capire cosa confabulano, poi la voce della dottoressa: «Oscar, quanto fa 123 x 896?».
Non ci ho pensato nemmeno un secondo: «110.208!» ho risposto.
Altri applausi. «Posso fare una domanda io?» chiede un tale e lei: «Prego, faccia pure!».
«Oscar, come ci si sente ad essere eterni?».
«Scusi può ripetere?». Ma che razza di domanda è?
«La sua attuale condizione è invidiata da molti, lei è il primo, lo sa?».
«Primo di che? Scusi!». Panico.
«Il primo cervello umano ad essere impiantato su un sistema computerizzato neuro artificiale!»
Ho pensato a mia moglie. Non so cosa sia meglio!
Ritmo sostenuto, finale shock esaltante, che fa riflettere. Scritto molto bene complimenti.
Ho commentato il Mago Bugiardo è l’ho trovato in linea con i racconti in stile Fantasy Thriller questo è simile ma diverso. Dà l’impressione di un viaggio onirico in una realtà plausibile che ci aspetta in un prossimo futuro. Solo una nota stonata, a mio avviso. Il finale: la frase “non so cosa sia meglio” stona un po’.