Premio Racconti nella Rete 2010 “Domus” di Alessio Degli Incerti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Ti vengo a trovare di notte perché so che nessuno può vedermi. Almeno credo. Ogni volta che ti guardo ho la sensazione che tu mi stia aspettando.
Il giorno in cui la tua porta si è chiusa, anche se sapevo che non eri stata tu a volerlo, non riuscivo a farmene una ragione.
Conosco ogni tua espressione, ogni tuo lato visibile e nascosto.
Sappi che non potrà mai funzionare tra voi due. Tuttavia non riesco a resistere al desiderio di venirti a spiare. Sono un vigliacco perché solo di notte ho il coraggio di farlo. Di giorno fa male, malissimo. Vederti assieme a lui e non saperti più mia: questo mi uccide.
Eppure una volta vi ho guardati anche alla luce del sole. Ho visto come provavi ad accoglierlo nel tuo mondo. Ho visto quanto lui era rozzo e violento, tanto violento da volerti cambiare, da voler cancellare tutto ciò che ti avevo lasciato di me.
Da un po’ di tempo fingi di essere cambiata. Lo fai per me, per non farmi soffrire. La tua docilità di fronte alle sue ruvide attenzioni è solo un trucco, ma per questo ti ho già perdonata. In fondo sono sicuro che tu speri sempre che io venga a riprenderti.
D’altra parte non sono mai stato un amante modello, lo riconosco: non ho mai cercato di renderti diversa da come ti avevo conosciuta. Non ho nemmeno mai voluto sapere chi ci fosse stato prima di me.
Ogni volta che avevo un dolore, una tristezza, mi bastava rifugiarmi nel tuo tepore. Solo lì mi sentivo al sicuro, lontano dal mondo.
Chissà se ancora detesti gli estranei che vengono a trovarti! Ricordo che ogni volta che ciò succedeva qualche sedia, come per magia, si rompeva. Era il tuo modo per farmi capire che non volevi troppa gente dentro di te.
Il giorno in cui mi hanno comunicato lo sfratto esecutivo ho pianto a dirotto. Capii allora che presto ci avrebbero separato. Per sempre. Tu saresti rimasta vuota, spogliata di tutto il mio amore.
Sappi comunque che potrete convivere anche in eterno, ma lui non ti possiederà mai come ti ho posseduta io per ventisei anni. Tanti ne abbiamo trascorsi insieme e ho ancora negli occhi la luce delle tue stanze, posso ancora avvertire sulle mie mani il brivido che mi infondeva accarezzarti e toccare il tuo corpo, dove a volte scoprivo una crepa.
Se tu potessi parlare faresti scendere le lacrime da queste pareti, che intravedo ancora come io le avevo lasciate, e le voci di tutti gli anni trascorsi insieme tornerebbero a riecheggiare dentro di te.
Guarda, rimango qui, sul balcone, magari mi rannicchio sotto lo stenditoio, come facevo da piccolo immaginando fosse una tenda indiana. Voglio trascorrere questa ultima notte con te.
Ti ho amata profondamente e ti amo tuttora, anche se non mi appartieni più, anche se non sei più mia.
Lasciami dormire ancora una volta al tuo fianco, qui fuori. Domani non verrò: sarai soltanto per lui.
Domani sarai solo e soltanto una casa.
La mia domus eterna.
Bravissimo! Hai fatto davvero del tuo meglio.
Ma cosa sto scrivendo?! Mi faccio i complimenti da solo? Bè, visto che non ricevo nemmeno un commento, meglio scriverselo da solo…
Non fosse altro che per la simpatia dell’autocommento, ne aggiungo senz’altro uno mio 🙂
A parte le battute, l’argomento è senz’altro originale. Trovo che quando si lascia una casa è sempre difficile staccarsene. Complimenti per come hai dato voce a quei pensieri che certamente conosce chi si è trovato in quella situazione, non sempre per scelta e comunque mai in maniera completamente indolore.
Un Amore che finisce: passione e affetto che rimangono sterili ricordi. Erotismo accennato, voyeurismo fugace, ventisei anni che (s)fuggono in un secondo ma che si vorrebbero trattenere almeno un’ultima notte. Ma le ultime due righe ci regalano l’inattesa sorpresa: il titolo del racconto non avrebbe dovuto passare inosservato…
Periodi brevi, stoccate felici, intense.