Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Con gli occhi di Adelina” di Alessia Chiappini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Avevo quasi cinque anni quando un bel giorno vennero a trovarmi Paola ed Alberto. Ancora non avevo avuto la mia prima chance con i miei genitori biologici che già me ne stavano dando due nuovi di zecca.
Vennero a vedermi la prima volta nella mia grande casa chiamata istituto, dove mangiavo, giocavo e dormivo, e dove una direttrice era la mamma di tanti bimbi sperduti.
Una mattina venni avvisata che nel pomeriggio avrei avuto visite, qualcuno voleva conoscermi.
Nessuno mi mise un vestito importante per quel giorno ed io feci tutto quello che facevo normalmente: stetti qualche ora in classe, mi feci la pipì addosso, mi nascosi sotto la veste della suora, giocando agli indiani sotto la capanna, ed infine venni messa in punizione per aver lanciato la mela sulla statua di san Girolamo protettore degli orfani.
Ma quel giorno la sveglia al santo avrebbe dato i suoi frutti.
Dovetti assolvere alla penitenza, rimanendo per un’ora seduta davanti alla statua del santo in mistica contemplazione, ma visto che non sapevo davvero cosa fosse la mistica contemplazione decisi che potevo farmi con lui una semplice chiacchieratina. Innanzi tutto misi in chiaro che era stato uno sbaglio e che mai mi sarei permessa di prendere a “melate” un Santo.
Poi gli chiesi se lui poteva darmi le informazioni segretissime che le suore dell’istituto non volevano svelarmi e così cominciai con una raffica di domande:
“ Ma la mamma e il papà che verranno oggi mi porteranno subito via con loro?, Secondo te gli piacerò di più se parlo o sto zitta? E tu lo sai che qui dentro non comprano ciucci e pannoloni, dunque, potrebbero non scegliermi se scoprono che mi metto il dito in bocca e qualche volta mi scappa la pipì?
Il Santo non era molto loquace ma aveva le braccia sempre aperte sembrava non si volesse sbilanciare ne per un si ne per un no era sempre in forse.
Avevo sonno, ma nella punizione era compresa la sottrazione al pisolino pomeridiano, mi misi il pollice in bocca e cominciai a succhiare, mi sentii rilassata, guardai San Girolamo e succhiudendo gli occhi gli dissi : non sai cosa ti perdi!
Rimasi a dormire accasciata sulla sedia di fronte al Santo in fondo alla sala del refettorio.
Qualcuno urlò il mio nome : Adelina, Adelina svegliati!
Spalancai gli occhi caddi dalla sedia dritta ai piedi di san Girolamo, alzai la testa e mi ritrovai di fronte all’enorme veste della suora.
Salutai San Girolamo, lanciandogli un bacio, in fondo era stato buono con me , non aveva risposto alle mie domande, ma neanche mi aveva dato false speranze come facevano gli altri grandi e poi non mi aveva svegliato per rimproverarmi del dito ciucciato.
Mi recai con la grande suora al bagno, mi aiutò a lavarmi le mani e mi fece fare la pipì, questa volta nel water e mi disse: Stai tranquilla ci sarà suor Laura con te, speriamo bene piccola mia sono delle brave persone.
Pensai sbalordita:
“Che significa brave persone?, non mi dovrebbero presentare una mamma e un papa?”
Forse voleva dire una brava mamma e un bravo papà.
Finii di pormi domande e mi sentii improvvisamente agitata proprio come quando hai urgenza di fare qualcosa e nessuno ti porta al bagno.
Sentivo lo stesso stato di tensione di quando volevo l’ unico triciclo dell’istituto e dovevo aspettare le ore che qualcuno me lo lasciasse, cosa che capitava proprio quando terminava l’ora del gioco all’aperto.
Venni portata nell’anticamera adiacente alla cappella ad aspettare di incontrare quelle persone che potevano darmi l’esperienza di essere figlia.
Questa volta non c’era la sedia con un santo di fronte c’era un grande tavolo con delle panche ed un enorme vetrata.
Era una di quelle vetrate su cui ci si poteva specchiare ed io adoravo guardarmi allo specchio e fare tutte le facce di Adelina :
Adelina che sorride a denti stretti, Adelina che sorride a bocca aperta, Adelina arrabbiata, Adelina col dito in bocca.
Mi misi anche a fare un enorme linguaccia e poi decisi di essere una bellissima ballerina.
Cominciai a danzare guardai il giardino all’esterno: un salice piangente era un elefante, dietro il cespuglio, un cumulo di terra era un piccolo orso ed infine le fronde di un ulivo ondeggiavano come uccelli che stanno per spiccare il volo.
Erano i miei spettatori ed io ero applaudita come la piccola ballerina del circo.
Un applauso, poi un altro poi un altro ancora, poi un piccolo scroscio di mani, singoli applausi uniti in unico suono: dalla vetrata girai il viso acceso di curiosità verso la porta,qualcuno mi disse: “brava Adelina, bravissima piccola”.
Il battito del mio cuore si trasformò in un tuono, spalancai gli occhi :era suor Laura che accompagnava Paola ed Alberto verso di me.
Erano belli. Il loro sorriso prometteva amore e protezione. Mi avvicinai come un bambino si avvicina al regalo da scartare, felice e timorosa.
Paola mi prese il viso fra le mani e mi disse che ero incantevole, si sedette e mi mise sulle ginocchia, Alberto le si avvicinò e l’abbracciò quasi a voler abbracciare anche me.
Avevo visto pochi uomini in quegli anni ma Alberto era davvero strano, giovane ma senza capelli, pensai che forse li perdeva allo stesso modo dei pulcini che perdono le piume, magari crescendo li avrebbe rimessi e sarebbero stati scuri e folti.
Dopo qualche minuto pur non potendo chiedere consiglio a San Girolamo decisi che mi potevo fidare e mi abbandonai all’abbraccio di quel destino cominciando a chiamarlo mamma e papà.
Dopo una settimana mi avrebbero portato a vivere un’altra vita.
Intanto in quei giorni d’attesa andavo spesso a chiacchierare con il mio Santo,una sera gli raccontai dell’incontro e soprattutto, visto che Lui non era stato presente decisi di descrivergli che persone fossero e così cominciai:” Mamma ha occhi azzurri e capelli biondi e corti con la carnagione chiara; Papà, invece, occhi castani senza capelli come i pulcini, ma mi sono informata e so che gli ricresceranno; certo io ho occhi neri come pece e capelli neri come un corvo. Abbiamo molte cose diverse l’uno dall’altro ma insieme potremmo avere tutto!”
Era tardi avevo sonno suonò la campanella per la ritirata nel dormitorio mandai un bacio a San Girolamo, gli feci vedere il mio pollice sinistro e poi lo misi in bocca e sorridendo gli dissi “non sai cosa ti perdi!”

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14 commenti »

  1. Alessia, ho trovato così carino questo tuo racconto che sono arrivata in fondo nonostante la tentazione (deformazione professionale!) di segnare accenti e apostrofi mancanti. La scena finale è deliziosa e fa venir voglia di adottare la piccola Adelina.

  2. Ringrazio vivamente .
    Giustamente sono consapevole della mancata revisione.
    Ho per sorte roccambolesca spedito il tutto ai “confini” della mezzanotte dell’ultimo giorno, ma avevo voglia di rendere pubblico fra i miei racconti proprio questo racconto:amabile figlio di nessuno poiché diverso dai mie soliti “figli” comici spudorati e a volte cinici.

  3. Cara Alessia,
    oltre al contenuto della storia, che promette (e mantiene) di toccare corde emotive molto precise, mi piace come racconti e descrivi tutte le sensazioni che dipingi nelle scene da te narrate… BRAVA!

  4. E per fortuna hai inviato il racconto di Adelina altrimenti non avremmo saputo cosa ci saremmo persi!
    Tenera sincera dolcissima innocente la voce di questa piccina, l’ho ascoltata con profondo affetto per sentire cosa aveva da insegnarmi.
    Grazie Alessia e bravissima.

  5. Bravissima Alessia! Che bello questo racconto lieve educato e pieno di grazia.
    Adelina è irresistibile, semplice divertente,timorosa, sei riuscita a renderla così bene che sembra “uscire” dalle pagine e venirti incontro.
    Hai un modo di narrare con ritmo e semplicità che non ti molla fino alla fine.
    Veramente molto bello!

  6. Davvero dolcissimo questo racconto visto attraverso gli occhi di Adelina (i capelli che ricresceranno mi hanno fatta ridere). Mi è piaciuta molto la frase finale “…ma insieme potremmo avere tutto!” è quello che penso significhi essere una famiglia. Brava brava!

  7. Un racconto che sembra la sceneggiatura di un cortometraggio, sembra di vedere persone, ambienti, di sentire i rumori. Davvero toccante e ben scritto

  8. Un racconto magico.
    Un tema al giorno d’oggi molto caro in un mondo in cui molti bambini aspettano di rivivere una nuova vita con una famiglia anche a causa delle attuali guerre.

  9. Mi hai fatto ridere e commuovere. Una capacità introspettiva davvero profonda. Una idea davvero intrigante quella di scegliere la statua come interlocutore muto e delicatamente presente. Complimenti.

  10. “Salutai San Girolamo, lanciandogli un bacio, in fondo era stato buono con me , non aveva risposto alle mie domande, ma neanche mi aveva dato false speranze come facevano gli altri grandi e poi non mi aveva svegliato per rimproverarmi del dito ciucciato” .Gli occhi di Adelina, hanno già capito molto del mondo, dei limiti anche linguistici dei rapporti istituzionali. Le sue domande Adelina ha imparato a porle più a se stessa che agli altri, tanto da trovare maggiore soddisfazione nel colloquio con la statua protettrice degli orfani. “Che significa brave persone?, non mi dovrebbero presentare una mamma e un papa?” Adelina ha la forza , nella sua semplicità, di pretendere affetto , senza i limiti di un’adozione, è lei con i suoi occhi a partorire i suoi genitori. Brava

  11. Alessia,

    per me, un’importante chiave di lettura del tuo scritto è il “rapporto” tra la bimba e la statua di San Girolamo.

    Catapultata in una realtà di verità sottaciute ed aspettative nebulose, Adelina necessita di stabili basi di appoggio, che ritrova (e probabilmente si crea) affidandosi subconsciamente ad un’entità trascendente, superiore, che racchiude domande, risposte ed è contornata da un’invisibile, densa aura di speranza.

    Sì, perché, per come la vedo io, questo racconto è un grandissimo omaggio alla speranza: e chiunque diffida da essa “non sa veramente cosa si perde”.

    Davvero brava.

  12. Il punto di vista di Adelina è prezioso per chiunque non abbia più l’età di Adelina. E il suo rapporto con il mondo è un regalo che dovremmo tenere sempre sulla scrivania, perché è come un bicchiere di qualche cosa di buono da sorseggiare quando se ne sente il bisogno. Che bella storia che hai scritto ! Complimenti!

  13. Molto tenero questo racconto narrato in prima persona dalla protagonista – cosa non facile – la piccola ma già tanto saggia Adelina. E grazie per San Girolamo protettore degli orfani….conosco molti santi ma lui mi mancava. Complimenti!

  14. quanto è difficile esprimersi con gli occhi di chi è ancora senza filtri…ma quando qualcuno ci riesce, il risultato è a dir poco illuminante. La famiglia, la fede, il mondo degli adulti: qui il materiale su cui riflettere è vastissimo. Brava, Alessia, sono ammirata!

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