Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Il violino” di Anna Maria Frassanito

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

La notte era una dolce placenta tiepida e avvolgente. La donna camminava, rasentando il marciapiede, respirando, finalmente. Il sonno non era arrivato, e i pensieri martellanti l’avevano scaraventata giù da quel letto, diventato insopportabilmente scomodo.

Poche macchine, qualche passante in preda ad una gaiezza quieta, notturna. La donna allungò una mano sul viso per riprendere una ciocca ribelle, scivolata giù dalla crocchia che frettolosamente si era fatta, prima di rivestirsi per uscire.Eleganza innata, occhi febbricitanti. Desiderava camminare, solo camminare, sperando che quella cappa pesante che gravava sulla sua testa, quella emicrania impietosa sparisse.

Camminare, camminare, camminare. A volte il segreto per liberarsi dall’angoscia che attanaglia l’anima è costringere il corpo a stancarsi, a divenire esausto.

Lasciò il marciapiede e decise di percorrere il lungomare, poiché il respiro del mare aveva da sempre rappresentato la sua colonna sonora preferita, quella in grado di dipanare i pensieri; sin da bambina aveva l’abitudine di passeggiare in riva al mare, quando aveva bisogno di trovare la pace, la serenità interiore. Aveva sempre pensato che il mare fosse il depositario di tutti i misteri del mondo.

Il brusìo dei rari passanti era il segno dell’esistenza di altri al di fuori di sé, ma era come se non riuscisse a vederli.

Era in preda, ora, di un assopimento dell’anima, quando essa si assopisce per fuggire, per rifugiarsi nel mondo perduto e rimpianto. Proprio in quel momento la donna ebbe la sensazione di sentire una musica, un violino, le sembrava, ma non capiva se fosse l’effetto del groviglio dei suoi pensieri o se veramente da qualche parte qualcuno stava suonando un violino. La donna sperò che fosse reale quel filo di musica, e cominciò a seguirlo quel filo, come attratta in modo irresistibile, come se raggiungere la fonte di quella musica fosse l’unica medicina, in quella notte umida.

Il desiderio di raggiungere quel violino divenne ad un tratto quasi frenetico, sentiva che quel suono le scavava nell’anima, richiamando sensazioni sopite.

Continuò a camminare sulla scia di quella musica, ora lontana, ora più vicina, ora quasi gaia, ora triste, quasi un lamento… Perché quella musica riusciva a scavarla dentro? Era come se conoscesse le sue speranze, le paure, le illusioni, le pene, le angosce. Ora il lamento del violino si confondeva con la risacca del mare, la donna pensò al destino che bussa, discreto e insieme imperioso.

La fonte della musica era ormai vicina, la donna cominciò a sentirsi libera e leggera, immaginava se stessa con monili al braccio e collane, si vedeva con vestiti colorati danzare sull’erba, con il vento tra i capelli. Una vera esaltazione la prese. Affrettò il passo, la musica diveniva via via più forte, l’aveva finalmente raggiunta.

Un locale all’aperto, pochi avventori seduti ai tavoli, i volti sembravano rapiti dalla musica. Il violinista in quel momento voltava quasi le spalle al pubblico: indossava pantaloni scuri, una morbida camicia bianca che ricadeva generosamente sui fianchi, un gilet con lamine dorate.

La donna si era appena seduta quando lui si girò, lentamente, fissandola con occhi profondi come un abisso: la donna pensò al mare, guardando quegli occhi che pure erano scurissimi, eppure lei pensava alla profondità degli abissi marini. Non riusciva a staccare i suoi occhi da quelli del violinista, che intanto le si avvicinava, continuando a suonare, con un’espressione quasi di complicità, come se la stesse aspettando da tanto tempo…

L’uomo portava un orecchino d’argento che, mentre lui si avvicinava, mandava bagliori quasi accecanti. La donna ebbe una sensazione di stordimento, sentì il bisogno di alzarsi alla ricerca di una fonte d’acqua per bagnare il viso, che sentiva in fiamme.

Mentre la musica si allontanava vide l’insegna di una toilette: entrò velocemente e chiuse la porta. Si guardò allo specchio, aveva un’espressione sconvolta, ma perché? Non riusciva a capire il motivo di quell’emozione così forte.

Si bagnò il viso, stava un po’ meglio, si sentì rassicurata.

Desiderò tornare a sentire quella musica che l’aveva tanto stregata, e che aveva tanto inseguito.

Aprì la porta ed uscì lentamente: camminando per raggiungere il violino sentì qualcosa di strano, la musica non era più quella di poco prima, ma era una musica dura, elettronica. Dio mio, cos’era accaduto? Il frastuono divenne sempre più forte finché, arrivata nello spiazzo dove qualche minuto prima c’era il violinista, vide un gruppo rock che suonava, e ragazze e ragazzi impazziti che ballavano e schiamazzavano.

La donna sentì il suo respiro farsi affannoso, non riusciva a capire, era uno scherzo o il frutto di un’allucinazione? A fatica si fece largo tra la folla, tentò di chiedere qualcosa ad una ragazza che ballava, ma la musica era troppo forte, e la ragazza non capì.

La donna aveva sul volto l’espressione di un automa, lasciò quel posto e sparì nella notte.

 

 

 

 

 

 

 

 

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8 commenti »

  1. Racconto breve molto intrigante che mi lascia sensazioni forti. Mi piace molto il tuo stile. Grazie. E sì, camminare e respirare il mare possono guarire l’anima.

  2. Ti ringrazio, sono contenta che alcune suggestioni siano arrivate. Il mistero del mare è per me fonte di ispirazione da sempre e, come scrivi nel tuo commento, ha una grande energia terapeutica.

  3. Cara Anna Maria, il tuo racconto mi ha trasmesso emozioni forti perché anche io, come te, adoro il mare. “Il respiro del mare aveva da sempre rappresentato la sua colonna sonora preferita”, parole bellissime. Lasciano trasparire l’armonia dolce del mare. E poi “Aveva sempre pensato che il mare fosse il depositario di tutti i misteri del mondo”, niente di più vero. Il mare è la chiave di ogni cosa, è immensamente bello e talvolta pauroso. Bel racconto, complimenti. In bocca al lupo.

  4. Grazie Aurora, sono felice ed emozionata che il mio racconto abbia toccato delle ” corde ” così intime e profonde della tua interiorità.

  5. Anna Maria,

    un delicato viaggio introspettivo tra sogno e realtà, raccontato con una scrittura ricercata, morbida, che ben si presta a suscitare sensazioni, stati d’animo e, soprattutto, immagini e suoni di quel mare che tanta pace riserva alla protagonista.

    Un attimo di riflessione sulla necessità di perdersi e la capacità di ritrovarsi.

    Brava.

  6. Vien da pensare che il violinista e la sua musica siano espressione di quel mare cui la protagonista attribuisce poteri importanti per la sua serenità. Oppure una rivisitazione attuale del fascino delle sirene… in ogni caso c’è qualche cosa di ipnotico e di sospeso in Il violino che a mio parere ne fa un racconto molto affascinante.

  7. Anna Maria, mi hai fatto sognare inseguendo la musica di un violino e il respiro del mare,
    proprio come la protagonista del racconto. Brava ben architettato!!!

  8. Bello Anna Maria. Raccontare il fascino impalpabile della musica è estremamente difficile, perché le emozioni e i sentimenti che scatena appartengono a un ordine arduo da sondare. sei riuscita bene a comunicare questo mistero. Brava 🙂

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