Premio Racconti nella Rete 2017 “La storia della piccola ghianda” di Linda Brodo (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Vicino al margine di un bosco fitto e buio, un bel leccio grande e robusto protendeva i sui rami verso il cielo. Su uno di questi rami era spuntato un fiorellino che piano piano si trasformò e cominciò a prendere la forma di una piccola ghianda.
Il grande leccio dominava il versante sud di una collina. La collina era disegnata da filari di vigne e ordinate file di ulivi. A valle si vedevano code di automobili e di camion correre sulla superstrada, treni spuntare da sotto la galleria per perdersi poco dopo dietro le coltivazioni di alberi di pioppo, vapori degli stabilimenti industriali alzarsi in cielo. Durante le notti, poi, le luci dei paesi e delle automobili sembravano non lasciare spazio al buio. Nonostante tutto questo, lassù, sulla collina, si respirava ancora un’aria di campagna.
In un bel giorno di primavera, la piccola ghianda, per la prima volta, si guardò intorno. Ebbe un tremito di paura..non osava pensare a quanti pericoli potevano esserci in quel bosco così vicino e buoi, e anche laggiù nella valle! Temeva che qualcosa di brutto potesse capitarle.
Nel mentre diceva queste cose ad alta voce, senza accorgersi di essere ascoltata, la grande foglia che stava sopra di lei le rispose: “Non avere paura, piccola ghianda, ci sono io che ti proteggerò e ti nasconderò alla vista di tutti, così potrai crescere sana e forte”.
Da quel momento, la piccola ghianda si tranquillizzò e pensò solo a crescere. Sentiva il caldo del sole che brillava nel cielo d’Estate, vedeva le nuvole trascinate dal vento, sentiva la pioggia cadere, a volte piano, a volte forte, sentiva il temporale che tuonava e brillava nelle notti buie, ma nulla di tutto ciò la spaventava, perché sapeva che la foglia la proteggeva.
Si era anche abituata al rumore dei motori a valle e il fischio del treno perché la grande foglia le aveva assicurato che quelle macchine grandi non potevano salire fin lassù. Si sentiva al sicuro, protetta dal grosso ramo a cui era attaccata e dalla grande foglia che la nascondeva. Intorno a sé vedeva le altre ghiande che come lei crescevano e si divertiva a scherzare con loro.
In una bella mattina soleggiata di fine Estate notò, però, una cosa strana: in un piccolo angolo della foglia, quasi nascosto da una piega, c’era uno strano colore giallino, e le sembrava che proprio in quel punto la foglia si fosse rovinata.
Fece finta di niente, quel particolare era talmente piccolo da essere insignificante. Magari era sempre stato lì e lei non se ne era mai accorta. Non ci pensò più e se ne dimenticò.
Dopo un po’ di tempo, però, si accorse con tristezza che la foglia stava diventado tutta gialla. Chiese alla foglia se stava male, ma la foglia sorrise e le rispose: “È normale che io stia diventando gialla, perché sta arrivando l’Autunno”.
Con voce calma e dolce, la foglia spiegò alla ghianda l’alternarsi delle stagioni. Le disse poi che non doveva preoccuparsi, perché lei non era più una piccola ghianda, ma ormai era diventata grande e forte e non le sarebbe capitato niente di male.
Infatti l’Autunno passò e lei non aveva più paura del vento e della pioggia, ormai sapeva tenersi forte al ramo. I giorni correvano via veloci e lei si guardava intorno a sé, curiosa di scoprire il mondo che la circondava fin nel minimo dettaglio. Aveva imparato a distinguere ogni sasso, ogni zolla di terra, ogni ciuffo d’erba che stavano intorno al grande leccio. Non le faceva più paura il bosco buio e aveva imparato a riconoscere tutti i rumori dell’uomo che venivano dalla valle.
Ma una mattina d’inverno vide una sua amica ghianda cadere dall’albero. Lì per lì pensò che la ghianda si fosse annoiata di stare sul ramo e coraggiosamente avesse fatto il grande salto per vedere da vicino la terra. Pochi istanti dopo aver pensato questa cosa, sentendo i pianti della ghianda a terra, capì che la caduta era stata involontaria, forse per una distrazione.
Quella ghianda avrebbe di gran lunga preferito rimanere sull’albero! E si lamentava a stare da sola, lontana dal suo ramo.
Non passò molto tempo e altre ghiande caddero a terra. La situazione cominciò a diventare preoccupante. Le ghiande che cadevano cercavano di stare vicine, così da non avere paura.
La nostra ghianda, ancora sul ramo, capì con tristezza che ben presto sarebbe toccato anche a lei.
Invece di farsi prendere dallo sconforto, però, cominciò a pensare a come sfruttare il vento in modo da cadere vicino alle altre sue amiche.
Una sera, sul tardi, cominciò a soffiare una tramontana fortissima che durò tutta la notte. La ghianda si aggrappava con tutte le sue forze al ramo, ma il vento del Nord fu piu’ forte di lei: poco prima dell’alba la staccò e la fece cadere in un punto molto lontano dalle altre ghiande, lungo il margine del bosco.
La nostra ghianda si sentiva sola, impaurita e cominciò a disperarsi. Per tutto il giorno e la notte successivi pianse. La mattina seguente, però, si calmò e cominciò a guardarsi intorno. Era sola e doveva trovarsi un nascondiglio.
Si accorse che vicino a lei, qualche centimetro più in basso, c’era un sasso che aveva sotto di sé una piccola nicchia nella terra. Fece in modo da rotolarci dentro e li si sentì al sicuro. Da quel punto, inoltre poteva vedere anche le altre ghiande. Intorno a lei sembrava essere di nuovo ritornata la calma. Lei si sentiva di nuovo tranquilla.
Una notte di luna piena, vide arrivare un branco di cinghiali affamati che trovarono il mucchio di ghiande sotto il leccio e le divorarono.
La ghianda era terrorizzata, pensava che anche lei sarebbe stata mangiata. Fortunatamente c’era il sasso che la proteggeva e i cinghiali non si accorsero di lei.
Da allora la ghianda rimase davvero sola. Era triste. Aspettava, ma non sapeva bene cosa. Non sapeva quel che le sarebbe accaduto. Pensava sempre alle sue amiche che non c’erano più, pensava a quando era più piccola e la foglia la proteggeva e le raccontava tante storie. Credeva davvero che non avrebbe più avuto giorni felici. Non le interessava guardare quel che succedeva intorno a lei, se ne stava giorno e notte a guardare il sasso che la proteggeva, senza avere alcuna speranza di uscire dalla sua nicchia. Sapeva che non avrebbe trovato nessuno che potesse salvarla dalla sua solitudine.
Finché un giorno sentì una piccola radice uscire dal suo corpo e infilarsi nel terreno.
Era una nuova e bellissima sensazione: stava ricominciando a mangiare !
Da quel momento crebbe, crebbe, crebbe sempre più forte.
Il contandino vide la piantina che stava mettendo le prime fragili foglie e pensò: “Bene! sta crescendo un nuovo leccio, pensavo di piantarlo io per segnare meglio il confine del vigneto e inoltre così avrò più ombra per riposare”. Costruì quindi una protezione per la piccola piantina in modo che nessun animale potesse rovinarla.
Dopo molti anni quella piantina diventò un leccio grande e rigoglioso. La mamma leccio, da poco lontano, guardava orgogliosa quella piccola ghianda coraggiosa che aveva saputo mettere radici e diventare un robusto e magnifico albero!
Hai toccato un tema molto interessante, lo sento terribilmente vicino a quanto ho scritto. Ma con un tipo di lettura diverso. Segno che un ciclo, qualsiasi esso sia, possa essere squadrato da più punti?
Linda, racconto scritto bene e di piacevole lettura anche per gli adulti.