Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Per grazia ricevuta” di Caterina Ivardo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Quella domenica di inizio settembre don Tano si alzò molto prima delle femmine di casa. Si immerse a lungo nella vasca da bagno. Dopo si sbarbò con cura, pareggiò i baffi e passò la brillantina sui folti capelli brizzolati. Guardò soddisfatto il volto ancora giovanile riflesso nello specchio sul lavandino. Pensò al pellegrinaggio che di lì a poco avrebbero fatto al Santuario della Madonna della Catena. Era stata un’idea di sua madre, gran donna, ormai ottantenne ma ancora in grado di tenere testa a figli, nuore, generi e nipoti. Se a Maria, la primogenita di Tano, sposata ormai da quattro anni con Antonio, non arrivavano figli, perché non chiedere la grazia alla generosa Madonnuzza? Così gli aveva detto e Tano aveva riportato la decisione a casa, spacciandola per sua. Non avevano osato contraddirlo, e ci mancava altro! Lui, il capofamiglia, che teneva tutti in riga. Forse era un po’ troppo severo, ma con due figlie femmine ancora in casa non c’era da scherzare, andavano controllate a vista. Peccato non avere avuto anche un maschio, pensò. Guardò fuori: la giornata sembrava promettere bene, anche se da dietro la montagna spuntavano nuvoloni grigi. Si dirigono verso Taormina, non pioverà.

Donna Assunta, la moglie di don Tano, entrò in bagno dopo il marito. Asciugò il solito lago che lui lasciava sul pavimento quando usava la vasca. Si guardò allo specchio e notò che lo sfogo ai lati del naso, che la tormentava da giorni, era aumentato. Doveva essere il fegato. Si asciugò il viso e passò un filo di rossetto sulle labbra, non troppo, se no Tano si storce. Pensò che quella di chiedere la grazia per Maria era un’idea stupida e che di sicuro a Tano gliel’aveva suggerita sua madre, brava donna, che però spesso si occupava di cose che non la riguardavano e non perdeva occasione per fare notare che, lei, quattro ne aveva fatti di figli maschi! Tano non lo sapeva e non avrebbe dovuto saperlo, ma Assunta due giorni prima aveva preso appuntamento per Maria e Antonio con il ginecologo più famoso e costoso di Catania, quello dove andava la crema della città, che aveva fatto nascere i figli del Marchese Terra…, Terra…, va beh, quello. Per pagarlo aveva già impegnato il girocollo in oro che le aveva lasciato sua madre. Non ti offendere, Madonnuzza, ma queste, faccende terrene sono, tu a cose più importanti devi pensare! Aprì la finestra: la giornata era assolata, anche se neri nuvoloni spuntavano dietro la montagna. Pioverà, pensò e andò a preparare la colazione e i panini per il pranzo.

Concetta entrò in bagno superando in velocità la sorella Fina. La nausea che la perseguitava da qualche giorno si era svegliata insieme a lei. Saranno state le cozze che ho mangiato martedì, si disse piegata sul lavandino. Cercò di non pensare alla mancanza di sei giorni, sette oggi, porca miseria. Alzò la testa e si guardò allo specchio: vide riflesse due occhiaie nere che la facevano sembrare un panda gigante. Devo coprirle assolutamente con il fondotinta, pensò. Tornò in camera a prendere, nascosta in fondo all’armadio, la busta dei trucchi che usava di nascosto dai genitori. Scelse cosa mettere per andare al Santuario: si sentiva gonfia come un pallone, la gonna non si chiudeva e dovette lasciare la lampo un po’ aperta, i bottoni della camicetta tiravano sul seno. Che idea balzana ‘sta gita. Ci vado solo perché ci sarà Antonio, gli devo assolutamente parlare, ma quando? Maria se lo terrà legato come sempre, sembra un cagnolino quando sta con lei!, pensò entrando in cucina per fare colazione.

Fina colazione l’aveva già fatta. Adesso il bagno era tutto suo. Si era portata dietro uno dei reggiseni di Concetta. In piedi su uno sgabello, valutò davanti allo specchio che le sue piccole protuberanze avrebbero dovuto avere un volume di almeno quattro volte per entrare nell’indumento. Riempì le coppe con la carta igienica ma il risultato era troppo visibile. Tornò mogia in camera a vestirsi. Pensò che aveva già dieci anni, quasi undici e che di sicuro sarebbe diventata come zia Teresa, una delle sorelle di suo padre, che era rimasta zitella perché non aveva mai avuto il ciclo ed era piatta davanti e dietro come una tavola di legno.

Don Tano scese in strada. Mentre aspettava le donne, prese nel sottoscala l’involto di carta da portare in offerta ai frati del Santuario. La sera prima aveva discusso con la moglie: Assunta riteneva che portare una caciotta di pecora e un salame fosse una cafonata e che una somma in denaro sarebbe stata più adatta. Tano non aveva voluto sentire ragioni e poi non sopportava di essere contraddetto da una femmina. Adesso, con quell’involto in mano che il primo caldo della mattina aveva già chiazzato di unto, la sua certezza vacillò. Prese l’involto con la sinistra, cercando di nascondere le macchie e diede l’altro braccio alla moglie. Fina scese le scale. “Concetta è in bagno”, disse, “ora arriva”.

Concetta, dopo aver vomitato la colazione nel lavandino, si sciacquò la bocca e li raggiunse.

Nel vicolo il rumore dei passi risuonava sull’acciottolato in pietra lavica. Li raggiunsero Antonio e Maria, che presero posto dietro don Tano e donna Assunta. Concetta e Fina chiudevano il piccolo corteo.

Don Tano si girò a guardare il genero. Non riusciva a darsi una risposta al perché fosse sempre stanco e non riuscisse a mantenersi uno straccio di lavoro per più di un mese.

Donna Assunta, che si era accorta delle macchie di unto, pensava alla figura da pezzenti che avrebbero fatto con il frate guardiano.

Maria pensava che il momento era giusto. La sera stessa avrebbe indossato il completino intimo trasparente in nylon che aveva comprato la settimana prima all’UPIM. Pazienza se le andava un po’ stretto ma una misura più grande non c’era.

Antonio pensava che lui la mancanza di un figlio non la sentiva, ma avrebbe assecondato in tutto e per tutto i genitori di Maria, che in fondo li mantenevano da quattro anni.

Concetta pensava preoccupata che con quel caldo il fondotinta che le copriva le occhiaie si sarebbe sciolto.

Fina sperava che davanti al bar non ci fosse il gruppo dei ragazzi grandi. La rendeva nervosa l’idea che la vedessero con quella stramba compagnia.

Sbucarono sulla strada principale, la attraversarono e girarono a sinistra per un viottolo di terra. Passati dei campi incolti, entrarono in una zona boscosa.

Concetta, che era rimasta indietro, vide Antonio da solo poggiato al tronco di un grosso albero. Di corsa gli si avvicinò e gli disse: “Guarda che ho una mancanza di …”. Non riuscì a finire la frase, sua madre e Maria sbucarono da dietro il cespuglio dove si erano ritirate per un bisogno. Concetta, svelta, si allontanò prima che la vedessero.

Arrivati al Santuario, don Tano si liberò finalmente dell’involto ormai completamene unto affidandolo al frate guardiano, che aprì loro il portone della chiesa.

Si raccolsero in silenziosa preghiera davanti alla statua in gesso circondata di ex-voto.

Don Tano formulò, come meglio gli riuscì, la richiesta di grazia per la quale erano arrivati fin lassù. Se poi potesse essere un maschio, Madonnuzza, ma senza impegno, solo se è possibile.

Donna Assunta pregò che il ginecologo professorone di Catania potesse fare qualcosa per Maria e Antonio.

Maria pregò che Antonio non venisse cacciato dal cantiere dove da una settimana lavorava come manovale. Il ricevimento per il battesimo del figlio voleva farlo a Villa Eden, ma costava parecchio e non era sicura che suo padre le avrebbe dato i soldi necessari.

Ad Antonio mancava l’aria e aveva anche fame. Sussurrò qualcosa all’orecchio di Maria e uscì fuori a dare un’occhiata nella busta dei panini.

Concetta pregò che fossero davvero le cozze la causa del suo malessere.

Fina pregò che le spuntasse al più presto il seno e che le arrivassero le sue cose, così da scongiurare il pericolo di diventare come zia Teresa.

Nel primo pomeriggio il sole si coprì. Erano quasi arrivati sulla strada principale quando cominciò a piovere fitto fitto. Fecero di corsa gli ultimi metri fino a casa.

Andarono tutti a dormire presto, quella sera.

Nella sua camera da letto Maria indossò il completino trasparente in attesa del marito. Ma Antonio rimase fuori a fumare per un tempo infinito e lei alla fine si addormentò.

Antonio, seduto davanti casa, ripensava a quello che gli aveva detto Concetta con quella frase smozzicata. Una mancanza? Che le mancava? Forse quello che avevano fatto quel pomeriggio di Mezzagosto, quando tutti gli altri dormivano dopo una mangiata mostruosa. Ma lui aveva promesso a se stesso che non sarebbe successo mai più, non poteva correre il rischio di essere bandito dalla famiglia. Chi lo avrebbe accudito? Avrebbe dovuto lavorare sul serio. A proposito, pensò, ho dimenticato di dire a Maria che domattina non mi deve svegliare, tanto al cantiere non ci devo più andare.

Fina si addormentò con la certezza che se qualcuno dei ragazzi grandi l’indomani le avesse detto qualcosa su quel pomeriggio, si sarebbe attaccata alla cannella del gas in cucina.

Don Tano, steso a letto, pensò che il discorso alla Madonnuzza avrebbe dovuto prepararselo meglio, chissà se era stato chiaro. Poi c’era sempre la faccenda dell’incarto unto, l’aveva vista bene la faccia del frate guardiano! Assunta di sicuro glielo avrebbe rinfacciato per giorni.

Donna Assunta non riusciva a prendere sonno. Era qualche giorno che osservava attentamente Concetta. Sempre chiusa in bagno. E poi quelle occhiaie scure. Aveva provato a chiederle qualcosa, ma lei aveva risposto che erano state le cozze che aveva mangiato da zio Salvo. Che cozze e cozze, pensò alzandosi in fretta. Corse in cucina. Da sempre, sul calendario di Frate Indovino, segnava le date sue e delle figlie più grandi. Fece un rapido calcolo: sette giorni di mancanza! Ma come è potuto succedere se mai e poi mai è uscita da sola? Il figlio del macellaio, che le gira intorno da un pezzo? Ma no, è partito militare due mesi fa e sta vicino Milano. Il sacrestano? Il chierichetto più grande? Ma no, il primo ha più di ottant’anni, il secondo dieci. Chi, allora? Tornò a letto accanto al marito che russava. Quando glielo avrebbe detto, e prima o poi doveva farlo, un infarto secco gli prenderà!, pensò. Le venne da ridere all’idea che in fondo la grazia l’avevano ricevuta, sì, ma per la figlia sbagliata. Tornò seria. Pensa che ti ripensa decise che, prima di parlarne con il marito, avrebbe portato anche Concetta dal professorone, ‘n sa mai può fare qualcosa. E domani parlerò con quella benedetta ragazza, ma domani .. sono troppo stanca…. Si girò su un fianco e si addormentò.

Concetta aveva appena finito di scrivere sul suo diario il racconto di quella giornata che sentì un flusso caldo. Sospirò sollevata, chiuse il quaderno e sorridendo si alzò per andare in bagno.

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22 commenti »

  1. In questo racconto si sentono tutte le storie e tutte le vite del sud. Quello profondo, isolano, distante. Caterina lo fa senza retorica con un racconto probabilmente vissuto da molte donne.

  2. Caterina, che bello questo racconto! così antico, ma tramato di un’ironia che guarda con divertita benevolenza un mondo che credo esista ancora da qualche parte.

  3. Grazie mille! Entrambe avete colto l’essenza di quello che volevo trasmettere, ossia la forza e l’intelligenza delle donne isolane. Grazie ancora

  4. Bel racconto,Caterina, di donne del sud. Ho sorriso leggendolo

  5. Caterina,

    l’idea della gita al santuario è azzeccatissima, rispecchia alla perfezione le credenze ed usanze che caratterizzano molti paesi del mezzogiorno.

    Ed è azzeccata, soprattutto, per la scelta narrativa di svelare l’identità ed il carattere dei personaggi per tramite dei loro desideri; scelta che si sviluppa gradualmente fino a convergere nella preghiera congiunta dei familiari, durante cui ciascuno mette a nudo speranze, sogni, aspettative.

    Veramente molto bello.

    Complimenti.

  6. Molto bello! Piacevole da leggere e ben scritto. Ne ho apprezzato la grazia lieve e ironica.

  7. La prima cosa che mi ha colpito di questo racconto è la struttura, questo piacevole parallelismo di voci, di storie che scorrono una accanto all’altra, creando un intreccio adorabile. I personaggi sono dei piccoli ritratti perfetti, che fanno sorridere e che inteneriscono. Da meridionale mi ha trasmesso un senso di familiarità, da lettrice mi ha presa molto. Brava Caterina!

  8. Grazie dei bei commenti al mio racconto, mi hanno davvero fatto piacere

  9. complimenti Cateria bellissimo racconto,hai reso perfettamente l atmosfera.Brava

  10. il racconto mi ha ricordato una scena del film “Divorzio all’italiana”, stesse dinamiche familiari, stesso ritmo.Brava

  11. Barbara, Anna Rosa, grazie mille anche a voi!

  12. Caterina, hai dimostrato una capacità mimetica straordinaria dando vita e credibilità alle tante “fimmine” ma anche all’unico uomo (poveretto e che infarto ha rischiato!).
    Bellissima l’idea del bagno come luogo intorno al quale, inizialmente, tu presenti con equilibrio perfetto tutte le voci. Bagno che di nuovo torna, alla fine della intensa giornata, per chiudere il racconto.
    E in mezzo ci sta la celebrazione del Femminino Sacro, la Madonnuzza ma anche l’energia creativa e creatrice delle donne, intrisa di forza e coraggio, saggezza e lungimiranza, e tanto altro, tutte preziose eredità tramandate di madre in figlia.
    Fina è la mia preferita… temo che ne farà vedere delle belle a tutti!
    Grazie Caterina per ciò che invece ci hai mostrato tu.
    Davvero tanti ma tanti complimenti.

  13. Dopo qualche ora, un pensiero: ma Don Tano non è l’unico uomo…
    Eh già! E come mai ho rimosso Antonio?
    Senza scomodare Freud, forse perché un certo tipo di maschio faccio fatica a considerarlo uomo?
    Pensa Caterina cosa ha scatenato il tuo racconto nel mio cervello!

  14. La raffinatezza nello scrivere, l’ironia, la compostezza, la fede e la superstizione richiamano a un Sud ancestrale dove gli uomini sono ancora pater familiae e le donne misurano ogni parola e parlano con gli occhi: brava!

  15. Complimenti Caterina, hai una vivacità di scrittura invidiabile! Hai creato un irresistibile contrappunto – divertente e pieno di realismo – fra le voci della famiglia. Un omaggio alla Sicilia, alla sua illustre tradizione letteraria, e alle meno illustri (ma incredibilmente affascinanti) tradizioni che da secoli ne definiscono l’identità. Brava:)

  16. Grazie mille a tutti per l’attenzione che avete dedicato al mio racconto e per i benevoli commenti, apprezzatissimi!!

  17. Bella scrittura, bella ambientazione e umorismo sottile. Brava.

  18. Una bellissima storia di contrasti, generazioni, speranze, desideri e vite nel microcosmo di una famiglia. Secondo me un racconto toccato dalla grazia dell’ironia, dalla capacità di tratteggiare personaggi con poche parole e impreziosito da un trattamento molto discreto della parlata ( sono siciliano anche io ) che colora senza disturbare. Me l’ero perso prima ma sono contento che Per grazia ricevuta abbia vinto.

  19. Caterina dirti brava è poco. La tua storia è una molto bella, la costruzione del racconto, con l’abile incrocio di molti personaggi intrecciati fra loro, è un complesso esercizio consentito solo ad esperti scrittori. l’ambientazione è originale e magistralmente descritta senza pesantezza, ma con tocchi lievi ed essenziali.
    La narrazione che ne scaturisce è fluida, elegante, ironica e estremamente piacevole alla lettura.
    Veramente tanti complimenti.

  20. Sapere che il mio racconto fa parte dei 25 è stata, come immaginabile, un’emozione speciale.
    Grazie davvero e di cuore a tutti per l bellisimi commenti!

  21. Ciao Caterina. Finalmente sono riuscita a finire il tuo racconto e ti assicuro che una volta iniziato non puoi fare a meno di sapere come continuano le vicende dei vari personaggi e vorresti ancora leggere di loro. È la magia della bella scrittura. Complimenti e ….ci vediamo a Lucca. Lucia

  22. Bellissimo! Un racconto corale in cui le voci si susseguono l’una all’altra, completando il disegno. Allo stesso tempo, in un testo così breve riesci a dare uno spaccato di vita e di cutura, in cui spicca il personaggio di donna Assunta, intelligente e acuta, della quale comunque riesci a sottolineare le contraddizioni con un gesto, una parola, un pensiero (“Si asciugò il viso e passò un filo di rossetto sulle labbra, non troppo, se no Tano si storce.”).

    Un racconto bellissimo e affascinante.

    Complimenti!!! 🙂

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