Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “La figlia dell’oca e lo scorpione” di Marco De Angelis

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Elena spalanca la finestra, la brezza mattutina le punge il viso, un gabbiano vola disegnando evoluzioni, intanto pensa alla notte passata. Nella stanza il dottore di turno esegue i controlli di rito, il signor Carlo è morto; per Elena non è il primo, anzi nell’ultimo mese è già successo, ma il signor Carlo, quella notte, le ha svelato un segreto; intanto il gabbiano è scomparso.

Ore sette: il suo turno è finito, esce, sale in macchina, parte, percorre la nazionale, parcheggia, arriva a casa.

Appena dentro va in cucina e mette su un caffè, ne ha già presi troppi, ma deve star sveglia.

Le arriva un messaggio su whatsApp da Paola, la sua miglior amica: “Ci vediamo stasera? Devo parlarti”, a corredo faccine tristi.

Le risponde: “Si, ti chiamo più tardi; ma cosa è successo?”.

Arriva la risposta “Luca… ” con un cuore spezzato; con un gesto istintivo allontana il telefono.

Va in camera apre l’armadio, sposta un po’ gli abiti e tira fuori degli album di foto; sfoglia il primo, si ferma, riprende, vede la foto del diploma di infermiera, lei con un tailluer grigio mentre la madre in camicia bianca con dei pantaloni neri; continua una nuova foto, il matrimonio della cugina, la madre da un lato, lei dall’altra e gli sposi nel mezzo. Cambia album, le foto sono più vecchie, i colori meno vivi e tendenti al giallo ocra, lei più piccola, si sofferma sulla sua prima comunione: il taglio a caschetto, mani giunte con un rosario nel mezzo, la madre alle spalle.

Di fianco c’era un‘altra bambina, era Paola con entrambi i genitori. Va ancora più indietro fino ai cinque anni, si ferma; erano su una spiaggia, lei con dei secchielli e dietro la madre e suo padre. Stacca la foto e l’avvicina agli occhi, scruta il viso del padre, il sorriso, i capelli, è da tanto che non lo vede e ormai il ricordo del volto si è fatto sbiadito; ne prende un’altra, si trovavano tutti e tre in una piazza, lei è in braccio alla madre, mentre il padre li abbracciava da dietro, di nuovo si sofferma sui lineamenti.

Con la foto in mano si stende sul letto, piano i ricordi riaffiorano, lo vede in piedi di fronte all’asilo, come allora anche adesso è colpita dalle sue mani, forti, perché suo padre era un marinaio e lavorava sui pescherecci d’alto bordo per mesi, quindi vederlo era una festa. Dopo cena giocavano a carte, il padre le tirava fuori dalla tasca, mescolava, poneva il mazzo sul tavolo, Elena lo divideva a metà e prendeva la prima e stringendola al petto vedeva solo un angolo, dopo di ché la riponeva di nuovo nel mazzo.

Il padre mescolava e con le carte fra indice e pollice diceva: “Te la ricordi ,si?”, lei annuiva, allora buttava il mazzo sul tavolo e solamente una carta si capovolgeva la sua. Elena non ci credeva, si leggeva lo stupore in faccia, allora il padre lo faceva di nuovo ed era sempre quella scelta da lei capovolta, se fosse stato per lei avrebbero continuato all’infinito, ma la madre con tono deciso diceva:

“Di giocatori in famiglia uno basta!”, la prendeva e la portava a dormire. Ma emergeva dell’altro, le liti con la madre, non comprendeva allora di cosa discutessero, ma alla fine si arrivava sempre alle stesse conclusioni, la madre che lo supplica di smettere, lui rispondeva di si, però si imbarcava di nuovo, debiti da pagare diceva, ma prometteva che sarebbe stata l’ultima volta.

Elena è sfinita, le sfugge la foto che cade sul pavimento, si gira nel letto tirandosi un lembo delle lenzuola e chiude gli occhi per dormire, ma i ricordi sembrano averle rubato il sonno, allora pensa ai primi mesi senza il padre, raccontava alle compagne che era fuori per lavoro, oppure stava facendo un lungo viaggio; le sembrava normale, non sapeva cosa fosse successo, solo non c’era più. Un giorno la madre le disse di smettere e non per le bugie dette, anzi quello era divertente, ma non doveva mentirsi, il padre le aveva lasciate. Da allora prova un senso di abbandono ogni volta che ci pensa, ma non oggi, ora sente un peso allo stomaco, lo stesso provato dopo la morte di Carlo.

Conosceva il signor Carlo da un anno e il suo essere smemorato l’aveva colpita; fisicamente stava bene, ma la memoria si era fermata a tanti anni prima, le parlava della sua famiglia, ma i ricordi si confondevano come anche i nomi, alcune volte chiamava sua figlia persino Elena; ma era un uomo solo, mai nessuno veniva a trovarlo. Per la sua solitudine Elena gli dava ascolto, e quella notte, mentre tutti gli altri pazienti dormivano, Carlo era seduto sul letto con le spalle rivolte alla porta armeggiando qualcosa. Elena si avvicina e Carlo le dice:

“Prendi una carta”, e le mostra un mazzo, lei più incuriosita che altro ne prende una, il sette di denari, e la ripone sopra, Carlo mescola e aggiunge: “Voglio svelarti un gioco che faccio a mia figlia”, con un colpo lancia tutte le carte sul letto e solo una si capovolge il sette.

Allora Elena chiede: “Da quanto non vede più sua figlia?”, e lui risponde:

“Mia figlia? la vedo tutti i giorni”.

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2 commenti »

  1. Una bella storia. Non mi aspettavo completamente questo finale.

  2. grazie Henriet

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