Premio Racconti nella Rete 2017 “Destra e Manca, le strade in una chiocciola” di Federico Donati (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Quella sera la quieta era tornata nel giardino dei Lanteri. Un prato dall’erba fine e un’area estesa dove crescevano verdura e ortaggi regalavano all’occhio una rilassante distesa di verde. Poco più distante, una dolce collina oltre la quale si apriva il golfo, bagnato dall’immensità del mare.
La pioggia battente aveva inzuppato la terra e il vento aveva colpito forte gli alti alberi che circondavano il giardino e che crescevano lungo il muro di recinzione, muovendo tutto il fogliame come se un parrucchiere pazzo avesse puntato un phon alla massima velocità contro di loro.
Tutti gli abitanti di quell’area felice sapevano che la pioggia avrebbe richiamato Destra e Manca, due chiocciole. Gli amici le chiamavano così già da diverso tempo, perché non c’era angolo del giardino in cui non arrivassero. Dotate di grande simpatia, il loro lento procedere permetteva che si fermassero a scambiare quattro chiacchiere con gli altri indaffarati animali. Le laboriose formiche avevano stretto con loro una forte amicizia, così come i bruchi, le ranocchie e i rospi che abitavano lo stagno nella prossimità del muro di cinta.
Destra e Manca, inseparabili dalla nascita. I loro gusci sembravano essere il frutto del lavoro di un architetto, che aveva accarezzato con pennellate morbide e chiare le spirali di Manca dando invece una tonalità più scura e decisa a Destra. La sua spirale di colore verdeggiante sotto bosco era attraversata da una sottile linea ocra che la tagliava longitudinalmente separando orizzontalmente le varie parti del guscio. Di contrappeso ad una struttura così forte erano le sue antenne, che cercavano il mondo in modo spasmodico, quasi si opponessero alla lentezza dei movimenti a cui la obbligava la sua conformazione.
«Non vedo l’ora di sgranocchiare un po’ di quella fresca lattuga, sono così affamata», disse Manca dirigendosi velocemente verso l’orto che costeggiava il muro di cinta. «Chissà com’è fresca, è piovuto talmente tanto», rispose Destra, mentre avanzava più lentamente lasciando scoperta una piccola crepa nel suo guscio, proprio in prossimità della punta della spirale. «Fai attenzione», le disse Manca, «mi sembra che la crepa sia peggiorata dall’ultima volta, non avresti dovuto avventurarti così in alto al muro di cinta». Destra annuì; ricordava con amarezza il giorno in cui cercando di dirigersi verso il mare, per il quale sentiva un richiamo innato, era caduta malamente sopra una roccia dello stagno e aveva perso parte del suo guscio, indispensabile per la sua sopravvivenza. Per lei, tuttavia, sarebbe stato un sogno poter vedere per una volta il mare, sentirne il rumore, accarezzarne l’immensità. Le avrebbe permesso di dire «ce la posso fare». Era sempre stata diversa, le piaceva sfidare i suoi limiti, si sentiva stretta circondata da alte mura, voleva conoscere il mondo. Tutti nel giardino ne erano coscienti e la sostenevano, per quanto possibile. I suoi amici gabbiani le avevano raccontato a fondo del mare e la sua determinazione si faceva ogni giorno più forte. Immaginava la miriade di pesci colorati di specie diverse, una tavolozza di sfumature che anima la superficie e le profondità marine, le tempeste che scuotono la tranquillità, le onde che si ergono alte per poi infrangersi sulla riva. Destra era affascinata e attratta da questo mondo.
Avrebbe trovato il coraggio per superare il muro e dirigersi verso il mare. Manca la sosteneva, a modo suo: «Fai sempre attenzione. Il mondo fuori è pericoloso, pensa al tuo guscio», le diceva. Destra la adorava così come le piaceva confidarsi anche con Mario, il bruco «un giorno anche io vedrò il mare, con le mie ali vedrò il mondo dall’alto». Anche Antonio il gabbiano, dalla voce ruvida come una spugna, era diventato uno dei suoi confidenti «il mare è ipnotico», le diceva. «La sua immensità ti rapisce». Riccardo il ranocchio la prendeva ogni tanto in giro «il mio stagno mi va più che bene, c’è già abbastanza da saltare». Destra ormai aveva deciso, non si sarebbe lasciata intimorire e quella notte avrebbe iniziato il suo cammino. La terra era ancora molto umida e questo le avrebbe reso la strada molto più agevole. Decise di fare gran rifornimento di lattuga per avere sufficienti energie. Essendo i Lanteri padroni di casa comprensivi, il cibo non mancava mai.
Quando la luna sparse i suoi potenti raggi bianchi sul giardino, trascinando con sé la sua conchiglia al solito flemmatico passo, Destra si diresse verso il muro di cinta. Manca le sorrise non perdendola mai di vista.
La superficie di legno era molto ruvida e le assi erano inzuppate di acqua. A metà strada Destra si dovette fermare, stremata; il suo guscio sembrava un peso insopportabile. D’improvviso Antonio fece capolino da uno degli alberi «Destra, continua così, sei vicinissima». Rincuorata dal supporto, ripartì, ondeggiando macinò centimetro dopo centimetro finché raggiunse la sommità del muro. Si guardò subito intorno ma tutto era avvolto nelle tenebre se non fosse per qualche lampione della strada vicinale che mandava una luce fioca. Antonio cercò di trattenere lo stupore. Bisbigliando a modo suo le disse «ora lasciati cadere, la vegetazione è fitta, risparmierai molta strada, il viaggio è ancora lungo». Destra si fermò perplessa, voleva evitare di danneggiare ulteriormente il suo guscio ma poi pensò razionalmente essendo cosciente che la fiducia spesso è ripagata e che se non fosse stato per Antonio, forse si sarebbe arresa anche molto prima. Si avvicinò al bordo, ritrasse il suo corpo abbandonandosi. Il suo guscio piroettò diverse volte su se stesso mentre fendeva l’aria fino a quando si adagiò, con un lieve brusio, sulle foglie. «Ce l’hai fatta, la caduta è stata perfetta, meglio di un’acrobata», disse soddisfatto Antonio. «Cara amica, ora ti devo lasciare, è pericoloso per me cercare di volare di notte. Ti attendo alle prime luci dell’alba sulla collina, proprio sotto l’albero secolare che con le sue fronde fa ombra agli animali». Destra si sentì persa, sola. Cercò di richiamare l’amico ma questo era già volato via. Destra non poteva certo pretendere che mettesse la sua vita in pericolo. Non si perse d’animo. La sua unica priorità era arrivare in tempo sulla collina mentre la terra era ancora umida, prima che la luce del sole potesse disidratarla. Si concesse solo uno spuntino per recuperare le energie e si avventurò nel suo viaggio.
La strada di campagna che costeggiava il giardino non era di solito frequentata di sera, così le avevano confermato i gufi e le civette ogni volta che lei si faceva raccontare il mondo oltre il giardino. Le sembrava di conoscere già tutto e non sembrava accorgersi che ora era dall’altra parte del muro, a contatto con quel mondo di cui tanto aveva sentito parlare. Prese a strisciare lentamente, una piccola spirale che avanzava in modo barcollante ma continuo, risoluto, deciso. Era impossibile per lei vedere esattamente dove fossero la pianta e la sommità della collina, ma proseguì. Si stupì immensamente quando si si accorse che, su istruzione di Manca, le formiche del giardino l’avevano seguita. Queste, instancabili lavoratrici e dall’organizzazione ferrea, le consigliarono di seguire i cespuglietti di viole a lato del sentiero sterrato. In tal modo sarebbe stata al riparo da eventuali predatori e non si sarebbe persa. Destra ringraziò di cuore, si voltò ma dopo aver percorso solo un breve tratto, si sentì chiamare. «Aspetta, veniamo con te». Le formiche l’avrebbero accompagnata fino alla meta. Si sentì rincuorata e quasi incredula. Dalla gioia avrebbe saltato come i suoi amici ranocchi.
Si misero in cammino nel buio della notte e Destra, addolcita dal profumo che emanavano le viole, quasi non si accorse che stava procedendo speditamente, per quanto il suo guscio le permettesse, verso la sommità. Le formiche non smettevano di incoraggiarla e ancora ridevano dei nomi buffi che erano stati appioppati a lei e Manca. Le due amiche erano solite emergere dal terriccio umido insieme, percorrere i primi centimetri all’aria aperta l’una accanto all’altra, le spirali accostate, per poi prendere strade diverse e avventurarsi tra la vegetazione del giardino e ritornare al medesimo punto di partenza per farsi riavvolgere dalla terra in attesa di avventurarsi di nuovo tra i loro amici animali.
Mentre ridevano, i primi raggi del sole fecero capolino nel cielo, fiochi, come una candela distratta dal vento. «Destra, ci sei?», il garrito di Antonio era inconfondibile e lei non si fece trovare impreparata. Benché stremata, lo aspettava trepidante accanto all’albero. Lui ci mise un poco a trovarla ma quelle striature a elica e la piccola crepa, le avrebbe riconosciute in mezzo a tante. Destra non riusciva a trattenersi dalla gioia ma era altrettanto preoccupata per la strada ancora da percorrere per raggiungere il mare, dall’altra parte della collina. Le ci sarebbero voluti almeno altri due giorni, considerando che al sole avrebbe rischiato di disidratarsi. L’amico Antonio aveva però in serbo per lei una sorpresa. Dovette attingere a tutte le sue capacità giaculatorie, rauche quanto si voglia ma efficaci, per convincerla a percorrere la strada mancante sul suo dorso. Nonostante la folle paura, il richiamo del mare era più forte. Millimetro dopo millimetro si arrampicò tra le piume umide di un bianco accecante e si dispose trasversalmente appena dietro al collo dell’amico, per essere protetta dall’aria fendente durante il tragitto. Fu come essere nel pieno di una centrifuga, il rumore assordante delle grida dei gabbiani e, in sottofondo, lo scrosciare dell’acqua. Antonio atterrò sulla spiaggia dai granelli sottili mentre il sole si faceva più insistente nel cielo. Destra ritrasse il suo corpo al comando di Antonio e scivolò dal collo dell’amico proprio al limitare dell’acqua vicino ad alcuni scogli, che il gabbiano aveva scelto per proteggere la chiocciolina dalle onde. Destra era incredula. Quella distesa blu immensa non assomigliava a nulla che avesse mai conosciuto. Il piccolo stagno dei Lanteri sembrava una goccia insignificante a confronto.
Si girò lentamente e guardò Antonio: «Saluta tutti gli amici del giardino e soprattutto Manca. Non ti sarò mai riconoscente a sufficienza». Antonio annuì con dolcezza e mentre la vide immergersi nell’acqua la salutò trattenendo qualche lacrima. Poco dopo la conchiglia risalì verso la superficie.
Per Destra era iniziato il viaggio nei misteri del mare ma le loro strade, ne era sicuro, si sarebbero incontrate di nuovo.
Che bello questo racconto! Nel leggerlo sono tornata bambina anch’io. Il ritmo narrativo e’ accattivante, bellissime la descrizione del vento . Profondo il significato. Cosa chiedere di più? Bra vis si mo. Grazie per questa storia dolcissima
Grazie davvero LauraBi per il tuo commento. Sono contento ti sia piaciuto il racconto.