Premio Racconti nella Rete 2017 “Immacolata. L’elogio della tenerezza” di Antonella Genova
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Immacolata con vestiti dimessi procedeva scalza e curva sul suo bastone, che penetrava la sabbia fine di una spiaggia di tardo ottobre. Il sole scaldava la sua solitudine e goffa grazia.
Chantal camminava un po’ più avanti sul bagna asciuga, con in mano le scarpe bon ton, la giacca rossa poggiata sulla borsa di pelle nera e un beautecase con i trucchi, dal quale non si staccava mai.
Il sole scaldava la sua solitudine e lieve grazia.
<<Dove vai?>> chiese da lontano la strana donna, come se fosse normale chiedere senza conoscersi.
<<A casa >> rispose Chantal, e neanche il tempo di aggiungere altro o magari aumentare il passo per staccarsi e tornare alla propria maison, Immacolata aggiunse: <<Vengo con te>>.
<<Con me?>> pensò la giovane donna senza farsi accorgere. Con me che mi trovo qui per caso, cercando di fuggire dagli altri, con me che sento il cuore infranto. <<Sì certo>>, invece, rispose, <<sì facciamo questo tratto insieme, ma sai casa mia è un po’ lontana, non vorrei che ti stancassi>>, aggiunse Chantal, sperando forse che di fronte a questo consiglio la donna curva si fermasse.
<<No, non mi stanco>> rispose Immacolata pronta e sicura, <<anzi, ti racconto la mia vita>>.
<<La sua vita? Ma chi è questa donna?>>sussurro’ dentro di sé, cercando di capire chi avesse di fronte, anzi al suo fianco, in una mattinata di tiepido sole, preludio d’autunno. Era sana di mente? Cosa voleva da lei? La diffidenza prendeva il sopravvento, proprio in lei che aveva sempre creduto al mondo intero.
<<Sì, ti ascolto>>, invece pronunciò con spontanea tenerezza, facendo riaffiorare la sua ingenuità.
<<Ti racconto la mia storia dall’inizio>>, le disse con completa disinvoltura, come se fosse normale che la donna, incontrata per caso, dovesse ascoltare la storia della sua vita
<<Sono nata 65 anni fa e quel giorno stesso stavo per morire; ti rendi conto? scusa se ti dò del tu, ma mi viene meglio; poi a tre anni con Nino, mio fratello, ci trovavamo sul ponte di San Sperato e siamo stati presi e rinchiusi in un manicomio, fino a sei anni. E botte e fame e freddo. Sei un insegnante? ah, gli insegnati sono come gli psichiatri!>>
<<Sì è vero>>, acconsentì Chantal, forse per confortarla;<< Raccontami, magari scrivo un libro sulla tua storia>>.
<<Allora se scrivi >>sembrava si fosse illuminata, <<se scrivi, parla della signora Curatola, mia padrona, ah lei sì che mi ha trattato bene! non mi ha fatto mancare nulla, adesso non c’è più da dieci anni e mi manca>>.
<<Sei sola>>? provò a chiedere.
<<No, non sono sola, ho tante persone intorno, ma oggi mi sento sola>>, e procedeva con lei lenta lenta verso casa, lasciando dietro di sé le orme della solitudine e la sua storia dolorosa e bella.
Bella come Immacolata, immacolata nel cuore.
<<Adesso vengo con te, entro a casa tua e magari bevo un bicchiere d’acqua>>, pronunciava candida.
Chantal le diede delle ciabatte rosa per passare tra le erbette pungenti e la fece entrare <<Perché lasci questa erba incolta? Ah, se c’ero io quest’erba non c’era>>, le disse soddisfatta.
<<Io>>, continuò ormai pervasa da una sorta di amor proprio, << vado a casa di una signora, e sapessi come le tengo la villa! un euro mi dà, un euro, così …per scherzo. O se vuoi faccio venire mio nipote, Legato Giuseppe, lui ti toglie tutta l’erba, magari gli dai qualcosa, magari se non soldi anche qualcosa da mangiare, perché, eh sai, lui ha bisogno, i suoi nipoti sono piccoli>> concluse aprendosi in un preoccupato sorriso.
<<Vuoi della coca cola>>? le chiese Chantal, pensando fosse più gustosa e gradita dell’acqua. Immacolata non rispose, forse “per educazione”. Piuttosto, guardava tutto intorno; l’unico momento di silenzio che forse le serviva per orientarsi sulla bontà della conoscenza di Chantal o forse semplicemente per ammirare l’elegante cucina bianca, i cappelli di paglia appesi alla parete che profumavano di mare, la scala a chiocciola di legno che facevano immaginare deliziose stanze per la notte, i fiori che traboccavano da un vaso di cristallo, e così riprese a raccontare,<<ah, io non mi fido di tutti; guardo come è tenuta una casa , come è vestita una persona e allora mi fido. E mi guardava come a voler dire: di te mi fido. Bevve soddisfatta, senza smettere di parlare. <<Sai conosco Mimma…Lo vuoi il mio numero di telefono? pomeriggio ti torno a trovare>>.
<<Hai figli?>>, azzardò Chantal, preoccupata di non invadere la sua intimità.
<<No, ma…ma sono stata innamorata tanto>>; il suo viso si era acceso di un profondo segreto, <<ho amato un uomo che ora non c’è più, ha pagato per quello che mi ha fatto….ma di questo non scrivere nel libro…>>.
Sembrava non volesse più alzarsi, ma era ora di rincasare chissà dove, e mentre andava via le disse <<ho conosciuto una donna bella e gentile, glielo dirò a Mimma>>.
Parlava di lei. Di Chantal. Ella pensò che quella donna aveva una sana bontà che neanche la psichiatria aveva toccato e aveva scorto nel suo cuore più di sua sorella.
La prese per mano, la portò sulla spiaggia, Immacolata la salutò con un bacio e mentre rientrava bisbigliava, <<mi sono dimenticata di andare in bagno a casa tua!>>.
Chantal sorrise e sapeva già che Immacolata sarebbe ritornata. Con la sua tenera solitudine.
Ma così non fu, di Immacolata si persero le tracce. Chantal scese sulla spiaggia fine e guardando le minute orme cominciò a scrivere la sua storia, mentre i raggi del sole scivolavano nel mare.