Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “La seconda vita” di Annarosa Fanucchi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

ottobre 2011 

E’ sera. Giulia è sprofondata sul divano del suo piccolo appartamento. Dopo una giornata di lavoro in Ospedale si sta riposando; la testa all’indietro appoggiata allo schienale, le gambe incrociate sopra il tavolino basso, la televisione, che non guarda e che dice sempre le stesse cose, accesa..la testa piena, coi pensieri che le scorrono dentro come un rotolo che si srotola e poi si riarrotola e via e via.
Distrattamente allunga il braccio e prende la posta che ha preso rientrando in casa, non l’ha nemmeno guardata, ormai sono tutte bollette! Le informazioni ormai arrivano via email, sms, whatsapp, quindi guarda con un occhio la prima, la seconda e, mentre sta per posare di nuovo anche la terza, il cuore le fa un tuffo, il battito ( ne è certa) si ferma per pochi secondi, poi riprende impazzito.
Tutto di colpo, così, nell’arco di un nano secondo Giulia si mette a sedere, le mani le tremano, non rispondono ai comandi, è consapevolissima che da oggi la sua vita cambierà per sempre qualunque cosa ci sia scritto..in qualche modo strappa la busta tira fuori il foglio, ma la vista si è sdoppiata, non riesce a leggere, allora cerca disperatamente di calmarsi, fa qualche respiro profondo (è quello che dice sempre alle donne in travaglio ”calmati, fai qualche respiro profondo) e, finalmente riesce a leggere, oltre l’intestazione “Tribunale dei Minorenni”, quello che le stanno comunicando.

ottobre 1995
E’ una giornata molto fredda , Giulia sta tornando a casa, cioè nella stanza che ha in coabitazione con altri tre studenti, due giovani e una giovane che, come lei, studiano all’Università.  I suoi genitori stanno facendo grossi sacrifici per mantenerla agli studi a Roma, ma lei li ripaga, è brava, coscienziosa, responsabile, in pari con gli esami di medicina e loro sono orgogliosi, fieri, che da una famigliola semplice, di contadini e, diciamola tutta, pastori di un paesino di montagna della Calabria, venga fuori un dottore!  La loro unica e bella figlia!  In paese tutti lo sanno e li guardano con ammirazione e, forse, un po’ di invidia, perché loro ce l’hanno fatta a far uscire la loro figlia da lì!!  Giulia sta camminando in fretta, le mani in tasca della giacca a vento, una fredda brezza le gela il viso, ma lei non se ne accorge, è troppo preoccupata: si è finalmente decisa a comprare il test di gravidanza (che proprio non voleva farlo), ma ormai ha un ritardo di quasi due mesi, è comunque sicura che non è nulla, magari lo stress, il troppo studio, è sicuramente quello, e poi non sa assolutamente con chi parlarne, la cosa migliore è stare zitta, tenersi tutto dentro che non ci può nemmeno pensare a una gravidanza! Non la vuole nemmeno sentire quella parola , lei ne è sicurissima che non è possibile!  No,no,no,non è possibile!  E’ arrivata a casa, non c’è ancora nessuno degli altri, è il momento buono per fare il test, ma Giulia, seduta sul letto, con ancora la giacca a vento con la lampo tirata fino al mento gira e rigira la scatola e pensa che no, il test non lo farà, è solo un falso allarme, del resto quei due o tre minuti che passano per avere la colorazione come possono passare, sono un’eternità, un momento infinitissimo, un’emozione che non può reggere, poi, di colpo si alza e va in bagno con la scatola fra le mani. Nel frattempo la porta di casa si apre, rientrano contemporaneamente i due giovani che coabitano con lei e, quando  esce dal bagno, non li guarda, come fossero invisibili, e si chiude in camera.  I due si guardano allibiti, che Giulia è sempre così solare, alzano le spalle e riprendono a conversare fra loro.  Giulia è in camera sua, stesa sul letto, la giacca a vento continua ad essere sotto il mento, la testa è come vuota e la camera le sta girando tutta intorno, si aggrappa alle sponde del letto per fermare il giramento, ma anche aggrappata e a occhi chiusi la camera gira, gira…
Non può essere! Questi testi non sono sicuri! Ma come può essere successo!!??  La testa le sta girando vorticosamente, la vista è completamente sdoppiata..sente dei colpi alla porta..le rimbombano nella testa come colpi di tamburo..poi la porta si apre leggermente ed uno dei due giovani timidamente le chiede se sta bene..se è successo qualcosa..se ha bisogno di qualcosa..”sono molto stanca, ho sonno..vai vai..chiudi la porta..grazie eh”.
La sua testa sta pensando vorticosamente: e ora che faccio, che può succedere, a chi lo dico..certo non ai miei e Richard dove sarà ora..ecco..prima cosa cercherò lui, ma devo mantenere la calma, la calma, mi devo calmare, sì, mi devo calmare.
La sera dopo Giulia è lì, al pub dove incontra sempre Richard, però non lo vede, come mai non c’è e, così, in modo falsamente casuale chiede in giro e il cuore comincia a battere all’impazzata quando le dicono, ridendo: ”Chi?? RIchard?? Ah ma non lo sai che è tornato in America, nel Minnesota e chi lo rivede più quello!!”

Giulia esce correndo, è finita, proprio finita! Che imbecille, cretina, stupida, idiota che è stata!! E ora che faccio, che faccio, che faccio???

Cammina per Roma, è notte, che ore sono..non lo sa..dov’è..non lo sa..piove..ma l’acqua non la sente..si è confusa con le lacrime, i singhiozzi che ormai la travolgono e non la lasciano più, si è rannicchiata seduta sulla ginocchia le mani sul viso, una macchina si è fermata, scende una persona in divisa, cortesemente la fa alzare, la fa salire in macchina, Giulia gli va dietro senza sapere o capire chi è.. il mondo è scomparso dalla sua testa c’è solo il vuoto, la disperazione, l’angoscia.

Si ritrova rannicchiata in posizione fetale su un lettino, una signora con camice bianco le si avvicina e sottovoce le chiede ”come ti chiami??” Risponde ..” Giulia” “ Giulia che c’è..che è successo??” E lei risponde in un sussurro con due flebili parole che sembrano una condanna senza appello “ sono incinta”.    Non sa se sono passate ore o minuti, ma si ritrova a parlare con un’altra signora in camice bianco che si è presentata come ginecologa e le sta sorridendo. Giulia piangendo le dice tutto..l’Università, Richard in America, i genitori al paesino e lei, incinta!Che faccio..che faccio..che faccio?? E qui ricomincia a singhiozzare! La ginecologa, calma e sorridente comincia a parlare lentamente e le spiega che no, il mondo non si è fermato, che i problemi si possono affrontare, per es. ci sono case famiglia dove può andare, e, se proprio non può tenerlo, dare il proprio bambino in adozione, in ultima analisi parla di interruzione di gravidanza.

I giorni passano, Giulia continua a parlare con la ginecologa , ora è più in sé e dentro sa che c’è un’unica soluzione: l’adozione!

Così suo figlio starà bene! Avrà una vita migliore! All’interruzione no ..non ci può proprio pensare!

Così Giulia comincia a pianificare, organizzare, inventa una scusa ai suoi, per Natale non tornerà a casa, ha troppo da fare con gli esami ed i genitori se la bevono, benché dispiaciuti, ma se la bevono, ai coinquilini, invece, dice che deve tornare a casa perché i suoi non stanno bene!

Insomma inventa un castello di sana pianta e, dopo circa due mesi, cioè al quarto mese di gravidanza, raccatta le sue cose e se ne va…lontano, vicino Venezia, in una casa famiglia dove, nonostante conosca altre ragazze, rimane a fare una vita solitaria, gli unici contatti significativi sono con la ginecologa che la incoraggia e, ogni tanto, la va a trovare, con lei parla e si confida.   I mesi passano, la primavera scorre via, ormai il bambino dentro è grande, scalcia, si fa sentire in continuazione, finchè un giorno Giulia sente una forte fitta dietro la schiena, poi una seconda e via e via, viene portata in Ospedale, dove sono già stati informati della sua decisione, i dolori sono sempre più forti, lancinanti, le levano il respiro, comincia a disperarsi, non collabora a spingere, è spaventata, passano ore ed ore, quando ormai pensa di non farcela più con un’ultima spinta finalmente nasce!

E’ una bambina!

Giulia ora piange: la sua bambina!

Gentilmente le chiedono se vuole vederla..certo! E’ mia figlia! Lavano la bambina e gliela fanno vedere, a lei sembra la più bella del mondo, no no, non può lasciarla, ma deve, per amore di lei, deve e riesce solo a dire “ Aurora, chiamatela Aurora…” poi gira la testa e piange, piange ormai sfinita, distrutta, persa in un mondo che per lei non esisterà mai più!

Tutto, tutto finito!!

La fine del mondo è arrivata! Per Giulia la vita è finita, la sensazione di essere in caduta libera in un abisso senza appigli né fondo e cadere cadere cadere.

Ma dolorosamente la vita va avanti, il sole continua a sorgere, la sera arriva ed i giorni passano inesorabili e tu continui ad alzarti, mangiare, e poi ti laurei in Medicina e ti specializzi in ginecologia e anche lavori, ma il cuore è spezzato, rotto in due anche se batte con ritmo giusto e soprattutto sanguina quando di fronte ad una donna in travaglio i colleghi ti dicono che non puoi capire cosa sono i dolori del parto, tu..che non hai figli!! E non passa giorno che non ti chiedi che fine ha fatto Aurora, se ancora si chiamerà così, se le vogliono il bene che le vuoi tu e mano a mano che gli anni sono passati cerchi nel volto delle figlie degli altri la tua bambina e, tristemente, hai pensato ai tuoi genitori, ormai deceduti, che per lungo tempo ti hanno silenziosamente chiesto di fare una famiglia, altrimenti che scopo ha la vita!

Già! Che scopo ha la sua vita!

Nessun scopo, solo aiutare altre donne a partorire, a prendere in braccio i neonati di altre donne ed ogni volta rinnovare il dolore interno e lancinante ed ogni volta rinnovare la punizione per ciò che hai fatto ..

 

Novembre 2011

In questo mese il corpo di Giulia ha tremato, si è come rimpicciolito: nella lettera, che finalmente è riuscita a leggere il Tribunale le comunica che sua figlia vuole conoscerla e le viene chiesta l’autorizzazione a dare il suo nominativo..tutto sembrerebbe semplice, in fondo è quello che ha sempre desiderato e sognato in questi anni, ma, ce la farà a guardarla negli occhi..a sostenere il suo sguardo, a spiegarle, già, spiegarle cosa..ma sì, la sua vigliaccheria, il suo non coraggio, l’aver preferito se stessa a lei.

Questi pensieri sono ormai diventati fissi, inesorabili, le si agitano nella testa, non riesce a governarli, anzi, sono loro che governano lei.

Fino ad ora non ne ha parlato con nessuno e, del resto, a chi può dirlo, che nessuno lo sa e così un giorno che sta tornando dal lavoro a piedi, di colpo, senza averlo pensato un minuto prima, entra, come attratta da una calamita, in un portone dove c’è la targa di una psicologa di cui ha vagamente sentito parlare e, mentre sale le scale sa che sta facendo una cosa assurda..non la conosce , non ha un appuntamento, ma la calamita la sta attraendo, non sa cosa le stia succedendo, ma non può più tirarsi indietro, entra, c’ è una porta chiusa, non sente rumori, allora la apre e si siede ,comincia a parlare, vede il viso sorpreso della sig.ra seduta alla scrivania che cerca di fermarla aprendo la bocca stupita e alzando una mano, ma ormai, senza più freni inibitori,  comincia a liberarsi dal peso insostenibile del segreto con cui vive da troppi anni..

 

Giugno 2016

 

Giulia sta frettolosamente tirando dentro un borsone delle magliette, costumi, asciugamani, perchè sta partendo per il mare con Aurora e il suo nipotino di due anni…

Mentre compie questi gesti la mente ricorda e riparte da quel giorno, in quello studio dove praticamente Giulia parlò ininterrottamente con le lacrime che non finivano mai, finchè la signora si alzò, la abbracciò forte e le bisbigliò: ”vada da Aurora”, e lei c’era letteralmente andata e si erano semplicemente abbracciate con lei che continuava a piangere e col tempo le aveva raccontato tutto ,e via e via..le cose si erano sciolte e finalmente aveva potuto crescere un nipotino..

E, sorridendo fra sé pensa che poi la cosa proprio più curiosa e buffa di tutto ciò, era che lei aveva in realtà parlato con la segretaria di quella psicologa che, in seguito, le aveva detto che era lì alla scrivania solo per cercare una cartella che sarebbe servita il giorno dopo e che aveva cercato di dirglielo ma lei non glielo aveva permesso ed insieme avevano riso tanto ed erano diventate grandi amiche!

Eh sì ..le combinazioni della vita!

Nell’arco di pochi mesi tutti avevano notato dei cambiamenti: sul lavoro era più tranquilla e sorrideva spesso, nonostante continuasse ad essere riservata.

Tutto era cominciato un giorno in cui Giulia aveva inaspettatamente portato al lavoro pasticcini e spumante, peraltro cosa mai  successa, e, di fronte alle domande sui motivi di questa improvvisa festicciola aveva risposto sorridendo:

 

festeggio l’inizio della mia seconda vita..”

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