Premio Racconti per Corti 2017 “Oltre la porta” di Massimiliano Michetti
Categoria: Premio Racconti per Corti 2017Un antico palazzo senza ascensore, dietro i portoni chiusi, le tv perennemente accese, a fare compagnia ai vecchi inquilini, tra talk show e tg, rimandano notizie di guerra, profughi, immigrati e barconi. Tutti si conoscono da una vita, ma al terzo piano c’è una novità, da poco c’è una famiglia straniera, mediorientale, che raramente si vede e con cui nessuno ha mai scambiato una parola.
Proprio al terzo piano una porta si apre, esce una donna sulla trentina, ha il capo velato e in silenzio scende le scale. Nell’androne incrocia due anziane donne che parlottano, accenna un sorriso di cortesia, piuttosto timido e vergognoso e subito abbassa gli occhi. Le donne si guardano con fare complice poi la seguono con lo sguardo fino alla sua uscita definitiva dal portone.
“Lo vedi Antò, sono arrivati pure qui”
“Ma dove stanno Angelì? ’Sti arabi, io non li vedo mai, solo lei ogni tanto”
“Al terzo piano. Davanti a me. Non li vedi, ma la senti la puzza di cipolle e intrugli quando preparano da mangiare?”
“Ah, ho capito, all’appartamento della signora Clotilde. Appena morta, i figli se lo sono subito affittato eh. Ma non si può fare niente per cacciarli via?”
“Ma che ne so, pare che stanno con qualche associazione di queste di volontariato e non si può cacciarli. Gli danno anche la casa e mi sà pure il lavoro, invece i miei figli sono dovuti andare all’estero. Mica che stanno male, anzi. Però!”
“La televisione parla sempre di barconi che arrivano, mille, duemila persona alla volta. Adesso so’ diventati proprio tanti. Ma che vengono a fà qui che non ch’abbiamo niente neanche noi, non c’è lavoro per i nostri, figurati per loro.”
“E se non hai lavoro che fai? Vai a rubare, è normale.”
Dal portone entra un signore, anziano anche lui.
“Buongiorno, belle signore. Di che si parla?”
Angelina e Antonia rispondono al saluto.
“Buongiorno Mario, di quelli del terzo piano?”
“Ah ho capito, e la cosa non mi piace per niente. Eh, no, non mi piace. Sembra che siano musulmani e visto quello che sta succedendo… Guardate, guardate qui il giornale.”
“Oh Gesù, Dobbiamo stare attenti… Molto attenti.”
“E poi, se non si vedono mai… significa che nascondono qualcosa. Sarei proprio curiosa.”
“Angelina, tu con questa curiosità…”
“No, no, bisognerebbe sapere… è importante.”
“Va bene signore, io, vado a leggere, a documentarmi.”
“… e io a fare la spesa. Vi serve qualcosa?”
“A me no.”
“No grazie.”
Angelina prende le scale e piano piano arriva al suo pianerottolo, dove si accorge che la porta dell’appartamento degli stranieri non è chiusa perfettamente. Si ferma, pensa un momento, poi continua verso la sua porta. Infila la chiave, la gira lentamente, si volta e guarda di nuovo la porta dell’altro appartamento, si volta di nuovo verso la sua porta, ma è più forte di lei, si gira e lentamente va verso quella porta socchiusa. Arriva di fronte, guarda giù per le scale, nessuno, guarda su, nessuno.
Lentamente apre, infila la testa dentro, nessuno. Entra. Il corridoio è in penombra, tutto è ordinato e pulito. In fondo una stanza illuminata dalla luce del mattino. Angelina si avvia circospetta, guardandosi attorno, fino ad arrivare a quella stanza.
Una bimba, di circa 8 anni su una sedia a rotelle a un tavolo disegna, ha la mano sinistra fasciata. Si gira, due occhi neri, profondi, tristi. Angelina la guarda, “E tu chi sei”, “Aisha” risponde la bimba. Angelina si avvicina, “Che ti è successo…”, indicando la mano, la bimba la guarda, “Bum”. Sul tavolo altri disegni, palazzi distrutti, uomini a terra, volti in lacrime, aerei, carri armati. Angelina li guarda e lentamente si siede, le lacrime gli rigano il volto.
“Bimba mia, avevo la tua età, quando la guerra è arrivata… anche noi siamo scappati dalle bombe… Quando sentivamo la sirena, dovevamo correre veloci al rifugio, ma una sera una bomba fece prima di noi e mio fratello… il mio fratellino…”
Angelina accarezza i capelli di Aisha poi l’abbraccia a se. Da dietro una voce “Signora, c’è problema?” Angelina si gira lentamente, improvvisamente appesantita dai ricordi, guarda la donna e risponde “Scusate!”.
CIAK!SI GIRA! Già perfetto così il tuo corto, Massimiliano, con tempi, dialoghi e soggetto che mi piacciono moltissimo.
Ti auguro la vittoria e mi auguro di vederlo girato.
Grazie Marcella!
Speriamo!
Un racconto sulla naturale diffidenza per il diverso e sul potere di abbattere i muri chiedendosi semplicemente il nome . Si è capito? si mi è piaciuto molto il tuo racconto!
Bello spaccato di umanità tra luoghi comuni e acquisizione di una nuova consapevolezza, che arriva però quando negli altri si riconosce il proprio vissuto.
Grazie Paola e Anna Rosa.
Leggerò i vostri racconti:
Ringrazio questo concorso,tra le tante cose, per avere attirato la mia attenzione sul mondo (per me quasi nuovo) della sceneggiatura. Un ambito che sottopone allo scrittore sfide particolari, e che stimola la creatività su aspetti di cui anche l’autore di prosa dovrebbe assolutamente avvantaggiarsi. La resa dei tempi scenici, la descrizione “concentrata” degli ambienti, l’affidarsi prevalentemente al dialogo …molti aspiranti prosatori dovrebbero imparare dalle sceneggiature per corti!
Dopo questa premessa, vorrei farti i complimenti perché il tuo racconto mi è piaciuto moltissimo. Coinvolge e parla al lettore con immediatezza, è costruito benissimo e affronta un tema su cui non si finisce mai di riflettere. Insomma, anche io mi auguro di vederlo presto sullo schermo.
Bravissimo, Massimiliano!
Bello Massimiliano, ci dimentichiamo sempre che dietro le parole (usate per far scalpore e – non so perché – per metterci gli uni contro gli altri) ci sono delle persone, con le loro storie e i loro cuori. Ci imbeviamo di pregiudizi mentre basterebbe andare oltre la porta. Attualissimo (purtroppo). In bocca al lupo!
Grazie Giada,
Commenti come il tuo sono una bella iniezione di autostima
Grazie Lidia.
Crepi il lupo!
Massimiliano,
non mi intendo assolutamente di corti, ma una cosa del tuo l’ho capita immediatamente: ha una potenza comunicativa incredibile, ta togliere il fiato.
Il passaggio in cui il mondo dei pregiudizi di Angelina crolla per lasciar spazio all’amore, all’umanità è davvero un capolavoro per messaggio e stile.
Se leggerlo è stato talmente appagante, non oso neppure immaginare quante emozioni potrebbe suscitare la sua proiezione.
In bocca al lupo, davvero.
Bravissimo.
Caro Lorenzo, nel tuo bel commento ho letto la parola “capolavoro”, oddio forse è troppo, però fa piacere.
Grazie tante e crepi il lupo.
Bravo Massimiliano, il tuo corto è essenziale ma contiene tutto quello che occorre per dare emozioni e sfociare in una buona morale. Improvvisamente, varcando quella porta , metafora del muro creato dai pregiudizi, il registro emotivo cambia, sale la tensione per dare spazio all’ effetto sorpresa che la scioglie trasformandola, inevitabilmente, in commozione. Complimenti davvero. In bocca al lupo.
Grazie Gloria,
in effetti l’idea è proprio quella di un cambiamento del “registro emotivo” come tu dici. Passare da una situazione “commedia”, con questi anziani popolani, al “dramma” di una tragedia condivisa.
Crepi il lupo Gloria.