Premio Racconti nella Rete 2017 “Assomigliami” di Edelweiss Ripoli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Assomigliami adesso, anche se non sei mai nato. Ti bacio da qui, sotto un cielo agitato. E tu guardami, sono senza di te.
Non abbiamo imparato a nuotare.
Io padre e tu, mio figlio.
Ieri eravamo felici, io e tua madre. Non le andava di cucinare e allora l’ho fatto io. Una cosa leggera. Ancora qualche altro giorno e saresti nato.
Lei aveva pensato di chiamarti Giorgio, io volevo Luca. Come mio padre, tuo nonno.
L’avevo convinta.
Poi sul divano le ho massaggiato i piedi. Piedi a papera la chiamavo ultimamente.
«Marco, non lo sento! Marco…» Mentre con le mani ti cercava nel ventre.
«Starà dormendo.» Ho pensato che ti piacesse dormire proprio come piace a me.
«No, Marco. Non lo sento.»
Non sapevo che pensare. Eri dentro di lei, e quella sensazione che aveva non potevo proprio capirla.
L’ho vista bianca e poi è svenuta. E questo è l’ultimo ricordo che ho, insieme a un fracasso nella testa.
Come si può morire prima di nascere?
Ai medici glielo leggi in faccia. Sguardo basso, camminata lenta. Non parlano, ti guardano. Tu capisci e inizi a piangere. Ti dànno una pacca sulla spalla e si allontanano con la mascherina in mano. Forse ringraziano che non sia successo a loro. Forse piangono di spalle, fino al nuovo paziente.
Tu non c’eri più. Strozzato dal cordone ombelicale. E tua madre era distesa lì, dove avrebbe dovuto partorirti e sentirti piangere.
Cosa si fa in questi casi, Luca?
Cosa si pensa?
«Avvisi qualcuno, anche per il funerale.» Mi ha detto il medico.
Sono diventato un robot. Ho fatto tutto quello che c’era da fare. Ti ho registrato all’anagrafe e poi ho dichiarato la tua morte. Ti abbiamo battezzato e subito dopo il prete ha chiuso la bara. Quelle bianche e piccole che vedi nei film. Perché quelle, le pompe funebri, non le espongono in vetrina.
Eri bello, con quel golfino blu.
Con gli occhi chiusi.
Tua madre ha fissato il vuoto durante tutto il funerale. E io ho fissato lei.
C’eri tu in quel vuoto?
Poi siamo rientrati a casa con quella macchina che era pronta ad accoglierti.
Un giorno Luca, solo un giorno e la vita cambia.
Ora l’ho lasciata sul letto a riposare.
Io sono andato in garage, ho preso la moto e sono venuto qui al molo, dove avrei voluto insegnarti tutto sul mare e sulle barche e sulle donne.
Su quella barca gialla ho portato tua madre al primo appuntamento. Mi tremavano le mani ogni volta che la vedevo, e così avevo pensato che su una barca non se ne sarebbe accorta. Invece lo sapeva.
Anche ora mi tremano. La schiena, i muscoli, le gambe.
Qui al molo abbiamo fatto l’amore la prima volta. E anche quella in cui sei arrivato tu. Mi ricordo tutto. Lei era più luminosa del solito e, mentre le sbottonavo la camicia, mi ha guardato e io ho capito. Voleva te.
L’ho amata subito. Ma tu le sei stato dentro, quindi lo sai che effetto fa.
Sono stato io a voler aspettare prima di avere un figlio. Volevo essere sistemato, tranquillo, mi dicevo. Ma la verità era che avevo paura che mi mettesse da parte per te.
Avevo paura di te.
Per questo te ne sei andato subito?
Hai già incontrato tuo nonno?
Vorrei salirci, sulla barca. Prima o poi. Ora la guardo e mi sembra una culla con le vele come giochi per farti addormentare.
Ninna nanna. Ninna nanna.
Ho freddo e sonno. Mi sento gli occhi piccoli.
Penso a tua madre, a me e lei. E ora penso che, senza di te, non mi vorrà più.
Assurdo, vero?
Tua mamma è forte. Più di me. Lo è sempre stata, nelle cose in genere. Fredda, mai.
Ti avrei augurato di incontrare un amore come lei.
Cosa devo fare stasera, domani e gli altri giorni?
Andare a lavoro, mangiare?
E le tue cose?
Mi sono chinato a darti un bacio mentre ti vestivano. Volevo respirarti, come quando sono in mare aperto. Non l’ho fatto abbastanza, sei già evaporato.
Io padre e tu, mio figlio.
Terrò distanti le tue paure.
Forse le avrei mescolate alle mie e ce le saremmo giocate in una partita di pallone. È che un padre fa sempre progetti.
Forse ora lei si è svegliata e mi cerca. Rientro.
E tu, Luca, assomigliami adesso, che sono grande da poco.
Bellissimo, commovente, poetico.
Molto bello
Bello il tuo racconto, c’è qualcosa di lirico, assomiglia a una poesia o a una preghiera.
hai uno stile particolarissimo che colpisce profondamente.
complimenti!
Bellissimo riflettere sul punto di vista di un padre. Molto bella anche la scelta stilistica, suona come una sorta di ninna nanna, volta ad accompagnare il figlio nel suo sonno più lungo e a sopire il dolore e lo strazio dei genitori.
Un bimbo che è anche nella pancia di papà, il quale lo porterà per sempre.
Edelweiss, poetico e forte, indimenticabile il tuo racconto.
bellissimo
Edelweiss,
hai sapuro tessere una trama impeccabile di grazia e dolore, che si snoda e procede verso la meraviglia della poesia dell’ultima frase: “e tu, Luca, assomigliami adesso, che sono grande da poco”.
Lo stile essenziale è una (stupenda) pugnalata allo stomaco per chi legge.
Veramente brava.
Struggente. Che bella la forma, fra prosa e poesia. Scrivi molto bene.
Un’ esperienza straziante è forte. Il dolore e la mancanza per qualcosa di unico che doveva succedere. Molto commovente
Appassionato, ispirato. E chi legge ne esce… emozionato. Molto bello!
Ho sentito la sincerità delle parole diventare poesia, farsi così vere, così piene.
Posso dire solo: grazie.
Io, più che essere totalmente d’accordo con Lorenzo, non posso che aggiungere straziante, soprattutto per quel desiderio tenero e disperato che chiude il racconto.
Edelweiss
il tuo racconto è lirico. L’esperienza di un padre, che si costruisce giorno dopo giorno, è qui spezzata ancora prima della nascita.
“Assomigliami” esprime una forte esperienza corporea, la volontà di avere un figlio in cui rispecchiarsi, la propria identità che prosegue e si costruisce nell’altro.
E’ un padre appassionato nel rapporto con la madre e con il figlio.
In tanta drammaticità emerge una bella immagine del padre, che colpisce e coinvolge.
Molto bello!
Grazie a voi per tutte queste belle parole. Grazie davvero.
A fine racconto, gli occhi sono lucidi.
Struggente, ma con un tocco di poesia.
Mi é piaciuto davvero tanto, complimenti Edelweiss
Il dolore raccontato con grazia: bravo!
Tema struggente trattato con tanta delicatezza e tanto rispetto. Mi è arrivato così vero da sembrarmi una confessione, quasi che a raccontare fosse stato quel padre. Ci sono dei racconti bellissimi in concorso e questo è un altro dei miei preferiti. Buona fortuna!
Ho pianto: ho i brividi. E’ meraviglioso, scritto divinamente, emozionante, vivido. L’amore di un padre all’ennesima potenza: complimenti, complimenti, complimenti!!! Te lo vorrei ripetere all’infinito
Complimenti, un racconto dolce e profondo
Nessuna deriva troppo poetica o troppo lirica ti ha distratta. Rimane la bellezza del tuo linguaggio, l’essenzialità delle parole che di fronte ad un dramma simile non sono mai abbastanza e sono sempre troppe. Mi ha commosso, veramente.
Mi ‘aspettavo’ di vedere questo tuo indimenticabile racconto fra i 25. Talmente toccante questo dolore che descrivi che quasi ha una forma, e la sostanza è quella dell’amore,Per me, hai vinto.
Laura, essere selezionata non mi avrebbe riempita quanto questo tuo commento. Grazie, sinceramente.