Premio Racconti per Corti 2010 “Prendimi per mano” di Agnese Fambrini
Categoria: Premio Racconti per Corti 2010NOTTE
E’ notte fonda, amore mio. Non so che cosa mi abbia svegliato, forse la fine di uno di quei sogni che poi ti lasciano addosso una sensazione strana. Adesso però va meglio perché sento che, come ogni notte, mi stai abbracciando e il tuo lento sussurro addormentato mi dice che ci sei e che ci sarai per sempre.
Sono trascorsi due anni da quando le nostre strade hanno smesso di correre parallele, si sono fuse insieme e noi abbiamo iniziato a percorrerle tenendoci per mano, però mi sembra di conoscerti da una vita. E’ solo una sensazione, ma ripensando a tutto quello che è successo prima di essere un NOI sembra che ogni cosa fosse stata scritta agli albori dei tempi da una mano onnisciente, capace di scuotere e strapazzare i fili di vite tranquille, ma anche di offrire sempre sostegno e di donare sollievo alle sofferenze.
PRIMO INCONTRO
Vi ho visto per la prima volta nell’ottobre di 4 anni fa. Non ricordo il giorno preciso, però so con sicurezza che era un sabato pomeriggio: era il primo giorno di catechismo sia per il vostro cucciolo che per me.
Ero arrivata un po’ in anticipo: mi sentivo emozionata per la nuova esperienza che avrei iniziato, ma anche molto fiduciosa e motivata.
Il piazzale ormai era quasi pieno di piccoli ometti e piccole donnine, tutti colorati e in pieno fermento: alcuni, evidenziando la bellezza dell’essere bambini, erano riusciti a divertirsi e ad inventarsi un gioco con una pozzanghera. Altri invece attendevano l’inizio chiacchierando tra di loro e i più piccolini erano intorno ai genitori che li coccolavano facendoli sorridere e promettendo loro che sarebbero stati lì ad aspettarli.
Poi ho visto voi.
Non appena la mia attenzione fu catturata, notai trasparire da quella famiglia in attesa davanti a me un affetto e un affiatamento non comuni: sia il papà che la mamma del piccolo erano teneri con lui e poi, come una squadra compatta, gli stavano vicini per infondergli più sicurezza.
Osservandovi fui lanciata in un turbinio di pensieri: immaginai la vita in una famiglia come la vostra, caratterizzata da quell’unità in cui ogni cosa che riguarda anche uno solo dei suoi componenti è comunque importante per tutti gli altri.
Fantasticai su di voi, sulla vostra casa, sulle vostre giornate… e finalmente sorrisi.
La campana del campanile che rintoccava le tre del pomeriggio mi fece tornare alla realtà. Era il momento di iniziare e di conoscere i bimbi che facevano parte del gruppo che avrei seguito: con sorpresa scoprii che il bambino, la cui famiglia mi aveva tanto colpito, era tra quelli.
UN ANNO DOPO
La vita continuò con il suo procedere inesorabile: a volte offre attimi indimenticabili e altre invece dispensa periodi bui che vorresti subito dimenticare.
Quelli erano momenti difficili per molti: si percepivano nei volti stravolti e negli sguardi preoccupati delle persone e il silenzio assordante faceva paura. Poi i ricordi diventano confusi e nebbiosi: tutto sembra tremolare nella memoria, quasi oscurarsi piano piano per poi svanire, ma nonostante tutto il loro segno rimarrà impresso per sempre. Ricordo una chiesa buia piena di persone, chi in divisa e chi no, radunatesi per l’ultimo saluto ad una cara amica. Il dolore e la tristezza facevano da padroni e ne fui invasa nel momento in cui ti avvicinai per le condoglianze: nella tua lacrima, trattenuta fino all’ultimo, vi lessi tutto ciò che ci si poteva leggere e anche io provai un’immensa tristezza.
CAMBIAMENTI
La mia storia lunga sette anni e mezzo con un mio coetaneo finì con il finire di quell’anno: lentamente si era spenta senza una reale motivazione. Sono inciampata e caduta, poi ho iniziato a rialzarmi. Alla fine è tornato il sereno ed ho potuto spiccare un volo più sicuro e inebriante dal quel nido che fino ad allora mi aveva ospitato e protetto.
UN NUOVO INCONTRO
La primavera era ormai inoltrata e l’aria frizzantina della sera mi inebriava.
Come era mia abitudine, ero in giro con il mio cagnolino e, passeggiando, mi stavo rilassando dopo una giornata passata in ufficio davanti al computer.
Era bello poter contare su quegli attimi di tranquillità all’aria aperta e soprattutto era bello aver di nuovo recuperato quella pace interiore che durante l’inverno era stata messa a dura prova. Intenta a perdermi nelle parole delle mie canzoni preferite, mi accorsi solo all’ultimo che vi avevo davanti a me.
– Guarda un po’ chi c’è!? Esclamasti ed io, tornata alla realtà, vi salutai dicendo: – Ehi, abbiamo avuto la stessa idea!Venerdì sera vi ricordate della cena del catechismo, vero?
– Non mancheremo di certo! Però per il bimbo bisognerebbe ordinare una focaccina.
– Non vi preoccupate, ci penso subito io! E sorrisi con sincerità.
Tu mi guardasti, nei tuoi occhi brillò una luce nuova, come il primo raggio del sole del mattino, e mi ringraziasti dicendo: – Grazie, sei un angelo!
Quella semplice frase dette al mio cuore una scossa piacevole: mi sembrò di essere un bucaneve che, dopo un rigido inverno, timidamente trova il coraggio di sbucare dalla neve che ancora rimane e viene subito accolto, festeggiato e riscaldato dai rinnovati raggi solari primaverili. Era tanto che non mi succedeva una cosa del genere e fui immediatamente pervasa da vera felicità.
I giorni che mi separavano da quel venerdì volarono via veloci.
Il mio carattere spesso mi fa essere circospetta, poco socievole, e a volte indosso una maschera per proteggermi da chi cerca di entrare nel mio spazio vitale. Quel venerdì sera però era stato facile essere me stessa fin da subito: il clima era sereno e tranquillo e con mio grande stupore le cose stavano andando come mi ero ritrovata a fantasticare mille volte nei miei pensieri.
RAGIONE E SENTIMENTO
Quando ti succede qualcosa di inaspettatamente piacevole, anche se cerchi di rimanere con i piedi per terra e di non costruire troppi castelli in aria, ti ritrovi spesso a fantasticare, a sperare e ad immaginare il nuovo futuro che sembra aprirsi davanti a te:
così continuavo a tenermi occupata, ma poi tornavo a pensare che in un modo o nell’altro, per qualche fortunata coincidenza del destino, sarebbe capitato di incontrarti di nuovo e magari chissà…
Anche tu però eri rimasto in qualche modo colpito dal nuovo modo di vedermi: sotto il tiepido sole di fine maggio, tra gli ombrelloni e il mare che gorgogliava felice per la nuova estate che stava arrivando, parlavi già di me con un caro amico di Firenze.
Gli confidavi che avevi sentito una sensazione particolare con una ragazza più giovane; gli parlavi delle tue perplessità dovute alla differenza di età e a tutta la situazione alquanto particolare e delicata. Però ne parlavi e, anche se ancora io non lo sapevo, voleva dire che quello che avevo sentito quando ero stata in tua compagnia non era semplicemente un miraggio della mia fantasia.
PREPARATIVI
Lo sapevo che ti avrei rivisto…lo sentivo…era nell’aria!
Con Leo che mi trascinava per tutto il paese, ho riconosciuto la tua sagoma. Mentre pensavo a come nascondere la felicità che mi sfavillava negli occhi per questo nuovo incontro voluto e sperato ma non sicuro, mi hai visto, ti sei fermati e mi hai salutato con allegria. Ogni volta era come fare un passo in più verso la strada maestra, che avrebbe portato alla meta tanto desiderata.
Cinque minuti dopo che ci eravamo salutati sentii in tasca il classico suono accompagnato da una lieve vibrazione che mi avvertiva che qualcuno mi aveva appena pensato mandandomi un messaggio. In realtà credevo che fosse mia mamma che mi chiedeva di rientrare e così quando invece vidi che il mittente eri tu, non potei fare a meno di sorridere felice: era come se la telepatia ti avesse aiutato ad esaudire un mio piccolo desiderio. Incuriosita ed emozionata aprii il messaggio: c’era un fiore che allegro svolazzava nell’aria. Non ci potevo credere: è così bello quando ti accorgi che si sta creando vera sintonia con la persona che ha iniziato a farti battere il cuore in un modo nuovo ed emozionante.
Questa volta la mia attesa non fu troppo lunga. La mattina seguente ricevetti subito il tuo caloroso buongiorno accompagnato da un altro tuo invito:in attesa di una crepe nutellosa ti sarebbe piaciuto offrirmi almeno la colazione. Quella mattina eri in divisa lavorativa e con il tuo camice bianco emanavi ancora più luce. Alla fine della colazione ero ben certa di una cosa: da lì a pochi giorni ci sarebbe stato il nostro vero primo appuntamento.
Era ormai chiaro che le strade delle nostre vite, che fino a poco prima scorrevano parallele, si erano finalmente incrociate.
06/06/06
E’ sempre stato emozionante prepararsi per un primo appuntamento, ma questa volta lo era ancora di più. In cuor mio sapevo che questo evento era diventato molto importante per me e che poteva essere il tassellino iniziale per costruire un qualcosa insieme, un qualcosa che avrebbe potuto far nascere un NOI.
Non cercai di camuffarmi in qualche modo per me ridicolo o con un abbigliamento non consono al mio carattere e decisi che non avrei osato desiderare nulla di più di quello che la serata avrebbe potuto offrirmi.
Con il cuore in gola e con una piacevole elettricità che mi scorreva nelle vene, ti trovai puntuale al parcheggio dell’appuntamento e appena entrai in macchina delle melodiose note conosciute mi tranquillizzarono subito. Inoltre, cosa per me completamente nuova, mi accogliesti con un bellissimo mazzo di fiori: nessuno mi aveva mai fatto un regalo del genere e mi sentii catapultare in uno dei miei amati romanzi di fine ottocento in cui il protagonista riesce a conquistare la sua amata con coraggio, ma anche con tenerezza e galanteria.
Una volta davanti ad una bella pizza filante e profumata ci sciogliemmo anche noi e iniziammo a parlare come due anime ritrovate. Le ore trascorsero serene e tra una parola e l’altra ci ritrovammo mano nella mano a passeggiare a pochi passi dal mare nero e spumeggiante.
Ad un certo punto mi guardasti e, anche se il cielo sopra di noi era coperto di nuvole, io potei scorgere nei tuoi occhi una miriade di stelle lucenti e sfavillanti.
Teneramente mi abbracciasti e il primo bacio, atteso e sperato, arrivò dolce e sincero proprio come avevo desiderato che fosse.
Quel bacio racchiudeva in sé tutto quello che ancora non ci eravamo detti e fu per me il più bel dono che tu mi potessi fare in quel momento.
Quella sera cercammo l’amore, lo trovammo l’uno nell’altra e ci amammo dolcemente e teneramente: fu chiaro per tutti e due che non ci saremo mai più lasciati e che avremo continuato il nostro cammino insieme mano nella mano aiutandoci, confortandoci a vicenda e stando sempre vicini l’uno all’altro.
Non vedo una trama filmica
E’ una successione di eventi raccontati quasi sottovoce; in modo garbato, delicato. Però il tutto, mi sembra più appartenere alla narrativa, piuttosto che a un testo per ‘corto’.
Grazie per il tuo commento.
Paola Cavallari
Ricordo quando me l’hai fatto leggere la prima volta… Mi ero commossa allora e mi commuovo adesso…. Non è solo un racconto ma un bellissimo gesto d’amore….
E’ sempre emozionante rileggerlo l’ho già fatto varie volte e ogni volta percepisco alcune sensazioni in più. Non fermarti..
Auguri Gioia
Sono molto d’accordo con i primi due commenti,il pensiero è espresso con sensiblità ed una certa poesia nel linguaggio,ma non credo sia il linguaggio adeguato ad un corto,piuttosto ad un frammento di racconto.Secondo me un corto deve raccontare una storia che proceda per immagini,più semplice e maggiormente visibile,anche acquisendo un linguaggio più pulito e filmico,mentre la storia qui scritta rappresenta punti di vista molto interni ai personaggi.Molto “pensata”.Comunque ti faccio i miei migliori auguri!
Non era male l’idea degli episodi che scandiscono la nascita e l’evoluzione di questo amore, ma forse sarebbero stati maggiormente efficaci se più dinamici, dei veri flashback per “immagini”, colpi al cuore, come quelli che sembra asver avuto la protagonista…….