Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Acciaio e cristallo” di Elisa Gentiletti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Alice ha diciassette anni, buoni voti a scuola, molti amici e un ragazzo meraviglioso. Ha tante medaglie appese alla parete della sua camera. È davvero brava ad ascoltare gli altri. Lei è l’amica e la figlia ideale, la studentessa modello. Alice è perfetta.
Carolina ha paura, ha paura che la situazione le sfugga di mano. A volte, in preda al panico, si blocca, ma non in senso metaforico, lei si blocca veramente. Il suo corpo si paralizza capriccioso, decide di non muoversi più e lei è costretta a stare alle sue regole.
Il corpo di Alice invece non va mai aspettato, è veloce ed efficacie, quasi impeccabile.
Carolina è di cristallo, tanto rigida quanto fragile, potrebbe ritrovarsi in mille pezzi da un momento all’altro. Così fredda e trasparente. Già, trasparente, questo è un bel problema! Oltre la superficie limpida si può vedere quel groviglio di nodi, debolezze e imperfezioni.
Alice è d’acciaio, solida e forte, nasconde con un sorriso tutto ciò che ha dentro. Vanno mostrate solo le cose belle secondo lei.
A Carolina capita spesso di mentire, ma mai sulle sue emozioni; quelle sono troppo invasive per essere nascoste, si leggono nei suoi occhi.
Alice è votata alla giustizia e alla sincerità, ma non esiste bugia più grossa di un “bene” ripetuto in automatico ad ogni “come stai”.

“Come stai?”
“Bene, grazie”
“La scuola procede?”
“Si, certo!”
“A casa?”
“Tutto apposto.”

“Alice…. Dovresti cambiare risposte ogni tanto, guarda i tuoi occhi!”.

Carolina la sgrida senza risultati, ma almeno ci prova.
Alice non ha mai imparato a fare i conti con il dolore, preferisce ignorarlo e tirare dritto.
Carolina è in balia di emozioni così forti che non sa gestire, di ricordi pesanti come sassi che non può più reggere perché si sa, il cristallo non può sostenere la pietra.
L’anima di Carolina è indisciplinata, rumorosa e bollente. È un turbine in piena.
Quella di Alice è silenziosa e congelata. Tutto in ordine, sempre tutto in ordine.
Una ha mille domande confuse, l’altra ha tutte le risposte, ovviamente sempre corrette.
Alice rispetta tutti i “non devo”, Carolina li sostituisce con i suoi “perché no?”.

“Perché no?”
“Perché no.”
“Ma se lo volessi?”
“Non puoi”.
“ma…”
“No.”

Carolina odia i no di Alice. Così freddi, dritti per la tangente, così poco veri. Alice non sa cosa sia la gioia e il dolore, Carolina si nutre solo di lacrime e sorrisi.

Alice ha bei voti a scuola e Carolina si paralizza, la prima ha tanti amici e la seconda non mangia, una ha un ragazzo meraviglioso, l’altra si riempie di cibo e poi vomita, una è perfetta e l’altra si ferisce. Alice ha tante medaglie e Carolina non riesce più a correre. Hanno nostalgia l’una dell’altra. A volte si cercano nello specchio.
Quando Alice vorrebbe urlare, piangere farsi consolare, si censura se non c’è Carolina.

“Non devi.”

Carolina ed Alice non sono mai andate d’accordo. Eppure condividono lo stesso corpo da sempre.
Alice sa tante cose, ma Carolina le ha sempre impedito di applicarle e se poi le mette in pratica ugualmente, beh, è sicuro che prima o poi l’altra si vendicherà.
Alice sa come devono andare le cose, sa che deve mangiare che non deve bloccarsi per la paura: lei ha un lieto fine prescritto da altri. Carolina non vuole che qualcuno le dica come deve finire la sua storia, lei vuole scrivere, anche frasi sbagliate, ma vuole scrivere.
Alice sa che bisogna avere paura dell’ ago della bilancia che scende ma Carolina ha più paura di vedere i suoi sogni calpestati, è sempre stato così. Alice vorrebbe vivere senza Carolina, senza di lei è più bella, più forte, è migliore. Ma non può pensare di chiuderla in una stanza di nuovo e abbandonarla da sola con le sue emozioni, perché poi Carolina non bussa alla porta, lei la sfonda e finisce sempre per fare male ad entrambe.
Alice obbliga Carolina ad ingoiare tutto, rabbia, dolore, sensi di colpa, far di tutte le emozioni un solo boccone confuso e poi giù, come una medicina cattiva.

“Non masticare Carolina.”
“Ma voglio sentire i diversi sapori…”
“È più facile se non ti accorgi delle differenze, fa meno male.”
“Io vorrei sentire…”
“Non masticare Carolina.”

Alice ha sempre ragione.

Ci sono però giorni come oggi: sono tutte e due per terra, piangono, la testa poggiata contro il muro. Anche Alice è troppo stanca. Ha paura, sa che ora Carolina è libera dalle sue parole, ora non accetterà più il finale prestabilito; ha la penna in mano e nessuno sa ciò che scriverà. Carolina la guarda continuando a tingere tutto con l’inchiostro, sembra scrivere e riscrivere in modo distratto, terrorizzante. Poi però capisce la sensazione d’impotenza di Alice, ridotta ormai solo ad un personaggio nella penna. Bastano poche parole per rassicurarla, parole che le scaldano l’anima: “Io non voglio essere una storia triste”. Si abbracciano, il grigio dell’acciaio e il limpido cristallo si toccano, un colore rosato pervade il loro corpo. Carne, sono di carne.
A volte, raramente, Alice si commuove per le parole di Carolina. Questo è uno di quei pochi momenti in cui vanno d’accordo, allora bisogna approfittarne subito per asciugarsi le lacrime e rimettersi in piedi perché se c’è una sola cosa che loro due hanno in comune è proprio questa: entrambe odiano rimanere sedute.

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9 commenti »

  1. Elisa, ho trovato magnifico il tuo racconto. Mi è arrivato con tanta intensità, seppure sempre misurata e mai urlata.
    C’è un mondo in queste righe.
    Mi ha colpito la tormentata convivenza tra Carolina e Alice che è il riflesso della lotta tra emisferi cerebrali, tra razionalità e istinto, logica e creatività, tra Ego e Io, mente e anima; eterne contrapposizioni con cui ci misuriamo tutti, e non solo a diciassette anni.
    Mi hai commossa, Elisa, nel momento finale del contatto e del dialogo –
    necessario e possibile – che tu hai immaginato attraverso la trasformazione della materia, tramite il mistero dell’alchimia.
    Bravissima.
    Ho visto trasformarsi in oro le pagine che leggevo.
    Grazie.

  2. Elisa,

    il continuo contrasto tra essere ed apparire, la necessità di assecondare forzosamente i canoni sociali, la dolce fragilità che molto spesso, di notte, da soli, incrina la maschera di argilla venduta al mondo, tutte note di un perfetto spartito di parole che mi ha lasciato la voglia di leggere e leggere di nuovo il tuo racconto.

    Bravissima.

  3. E’ probabile che stia ammirando un racconto che non capisco fino in fondo ma trovo ipnotico il suo ritmo binario, splendido il titolo, sempre affascinante il contrasto anche quando non sembra risolvibile… tanti anni fa un politico si inventò le convergenze parallele che qui si applicano alla perfezione. Gran racconto di intrigante bravura!

  4. “L’anima di Carolina è indisciplinata, rumorosa e bollente. È un turbine in piena.Quella di Alice è silenziosa e congelata. Tutto in ordine, sempre tutto in ordine.”Un racconto che ha la capacità di “guardarti dentro” scavando i dissidi interiori di tutte” le ragazze” che in fondo continuano ad albergare nei nostri corpi, combattute fra ciò che le convenzioni sociali hanno deciso della nostra vita e le tensioni profonde dell’io. Il tema così presente nei racconti in concorso, denota l’incapacità della nostra società di trovare nuovi modelli nei quali raggiungere una giusta composizione fra “l’acciaio e il cristallo”. Inutile dire che il tuo racconto mi è piaciuto moltissimo.

  5. Cara Elisa,
    un racconto il tuo colpisce nel profondo,
    le due anime della protagonista sono talmente differenti da avere addirittura due nomi e due vite parallele.
    La loro è una lotta quotidiana e dolorosa anche se il finale propone l’unica via per sopravvivere
    e una speranza acchiappata per i capelli.
    Sei stata molto brava a descrivere il conflitto interiore senza essere mai banale e retorica.
    Mi è piaciuto il tuo stile asciutto e efficace .
    Bella e ben costruita la struttura della storia con le vite in antitesi apparente di Alice e Carolina.
    Alla fine posso solo dirti: Grazie Elisa per averci mostrato come il dolore possa uscire piano dall’anima passando dal cuore e dalla mente e trovare le parole per raccontarsi lieve ed educato.
    Bravissima!

  6. La complementarità, presente in ognuno di noi, fra un’anima forte e un’anima fragile; l’età adolescenziale, dove questa dicotomia si polarizza al massimo, e il “dover essere perfetta a tutti i costi” tenta impietosamente di azzerare le proprie interiori complessità. Hai descritto tutto questo con uno stile coinvolgente e intrigante, e sei stata capace di sondare il profondo con metafore azzeccatissime. Complimenti Elisa!

  7. Ti ringrazio Giada, la complessità dell’anima, come di tutte le cose è ciò che più amo; ci rende davvero unici.

  8. Vorrei rispondere uno per uno, perciò scrivo un unico commento. Grazie Marcella, Lorenzo, Ugo, Gianluca, Anna Rosa e Giada. Le vostre parole mi riempiono di emozioni belle e forti. Per me è la prima volta che mi trovo a condividere con così tante persone ciò che scrivo e, a volte, è difficile credere in ciò che facciamo. I vostri commenti sono un bellissimo regalo. Alice e Carolina sono molto importanti per me, mi ricordano che l’equilibrio tra tutte le componenti della nostra anima è essenziale per essere veramente “di carne”.
    Concordo con Anna Rosa che sia sempre più difficile trovare nuovi modelli in cui far convivere “l’acciaio e il cristallo” perchè molte volte è più semplice prendere come modello qualcosa di preconfezionato invece che cercare di costruircelo da soli.
    Grazie di cuore.

  9. Cara Elisa,

    non è facile far andare d’accordo due persone dagli opposti caratteri e ambizioni, figuriamoci quando queste due persone sono in realtà la stessa creatura. Due facce della stessa medaglia che hanno in comune il solo essere attaccate per la schiena. Però proprio questo è il punto di contatto che trovi alla fine del racconto: per quanto possiamo sentirci divisi, per quanto in noi abitino sfumature diverse, per quanto ognuno sia formato da “acciaio e cristallo”, si deve trovare quel punto di contatto che permette di andare avanti e vivere la propria vita in una continua ricerca di equilibrio.
    Complimenti, brava davvero!

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