Premio Racconti per Corti 2017 “Una faticosa giornata” di Omar Taher
Categoria: Premio Racconti per Corti 2017Sono le 21,30 e il traffico in città è caotico. Le persone in macchina urlano e inveiscono una contro l’altra. Una macchina, più vecchia delle altre, va a rilento. Il ragazzo che la guida è uno come tanti, giacca e cravatta, viso rasato e curato, occhiali da vista. Sul sedile del passeggero c’è una cartelletta, piena di documenti. Guarda sconsolato fuori dal finestrino della macchina e, mentre guida verso casa, lo sentiamo pensare: “LA VITA VA AVANTI, dicono. Io ci credo. Perché non devo crederci?! Alla fine lo dicono tutti, sarà pur vero.. La vita va avanti. Alla fine basta avere un buon lavoro e una ragazza che ti vuole bene. Un capo che ti urla dietro ininterrottamente tutta la giornata, che ti sgrida perché non lavori bene. Ma lui lo fa per te, per spronarti a migliorare. Non ti devi arrabbiare, non devi prenderla come un fatto personale. Lui fa così con tutti. È il percorso di crescita, semplicemente. Poi ci sono i colleghi. Tutti si sentono più bravi di te. I pagamenti, le bollette pagate in ritardo, i soldi dell’affitto che non bastano mai. Se ti va bene te ne torni a casa e sostituisci le urla del tuo capo con le urla della tua ragazza. Ma tanto dicono che la vita va avanti. Mentre ve ne tornate a casa nelle vostre scatolette con le ruote.. Il traffico, la spesa, il cane.. Quanti problemi. Avete un sacco di problemi. Anche io in questo momento sono su una scatoletta con le ruote, sto tornando a casa. Sono in mezzo al traffico. Ma tanto la vita va avanti. Le difficoltà ci sono per tutti. E stasera, mentre vi ingozzerete davanti a qualche reality, qualcuno lavorerà per voi. E voi non saprete niente. Non saprete chi vi farà il pane o chi vi fornirà qualche stupido servizio. Il vostro scudo protettivo ormai consiste in un cappotto e in una cravatta. E via a bere una birra con gli amici, così il mondo vi scivola addosso. Vi invidio.. Ma non stasera. Stasera non lavoro. Stasera sono stanco. Stasera non ho voglia.”
Parcheggia, scende dalla macchina e la chiude a chiave. Mentre sale le scale una lacrima scende sul viso. L’asciuga subito, mentre infila la chiave nella maniglia e gira. Un passo ed è dentro a un appartamento grigio, arredato con semplicità. Fa una doccia calda e si corica. Ma prima di addormentarsi fissa la porta. Da su un’altra camera. È buia, umida. C’è solo un tavolo con diversi attrezzi da carpentiere sopra. Un martello, una sega, chiodi, filo spinato. La ragazza seduta accanto, legata alla sedia, imbavagliata. In lacrime. Li fissa.