Premio Racconti nella Rete 2017 “Il cassetto dell’arcobaleno” di LauraBi (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Dal fondo del vecchio cassetto, il piccolo mozzicone di matita rosso, cominciò a strillare: “Ehi, siamo qui! C’è qualcuno?” Lo faceva ormai da anni, tutte le sere, da quando era stato relegato laggiù, alla rinfusa, insieme alle altre matite che nessuno usava più. Quel che restava della sua mina, accendeva di un bel colore rosso vermiglio tutta la sua rabbia per essere stato dimenticato. Lui era il più piccolo di tutti, ed era anche quello che soffriva di più.
Ricordava di essere stata in assoluto la matita preferita. Aveva dipinto i tetti rossi delle case, i tramonti infuocati del sole, i papaveri del campo: insomma in ogni bel disegno non poteva certo mancare un po’ della sua traccia. Per questo ogni volta si faceva più corto, soprattutto dopo che le manine del bambino che lo stava usando, lo avevano cacciato a forza dentro uno strumento freddo e tagliente dal quale usciva con una nuova punta fiammante, e un po’ di legno in meno. Come riccioli tagliati dalla testa di un angioletto, i trucioli che uscivano dall’appuntalapis si spargevano tutti allegramente sul foglio da cui venivano prontamente soffiati via, con gran disperazione della mamma che doveva pulire in terra quel disastro.
Il viola non riusciva a capire tutto quel malumore. Lui era ancora bello e alto e non sentiva troppo la mancanza di fogli e manine. Anzi, era abituato a stare sempre piuttosto in disparte. Forse, qualche volta, il piccolo Federico lo aveva usato per colorare delle viole di primavera, ma non si ricordava neppure più quando fosse accaduto. Quello strillare di Rosso Vermiglio, gli faceva venire il mal di testa!
Le altre matite erano tristi e per farsi compagnia, ogni sera, nel buio del cassetto, si raccontavano le storie dei loro disegni migliori:
– l’azzurro diceva: “Con me, la piccola peste, colorò il più bel cielo d’estate!”
– il giallo, vanitoso, rispondeva: “come avrebbe potuto disegnare un bel cielo d’estate, senza il caldo colore del sole?”
– anche il verde volle dire la sua …: “senza di me non avrebbe potuto fare i prati in cui correre e gli alberi sotto i quali stare all’ombra!”
– saltò in piedi anche il marrone, che si era tenuto alla larga da quelle discussioni. Era una matita seria , lui!: “senza di me” – disse con voce tuonante – “avrebbe disegnato alberi senza il tronco e senza rami!
– anche il blu si fece sentire: “sarete d’accordo” – si mise a protestare – “che senza di me non avrebbe colorato il mare!
E così andava avanti ogni sera questa storia. A volte le vecchie matite parlavano dell’autunno e, in quel caso, il marrone faceva il gradasso: sembrava che potesse colorare tutto lui, dalle foglie appassite, alle dolci castagne. In autunno, talvolta, riusciva a intervenire a quelle discussioni anche il viola, soprattutto se qualche bambino si era ricordato che era la stagione dell’uva. L’inverno metteva a tutti un po’ di tristezza. Solo il rosso, mescolandosi col giallo, riusciva a mettere insieme il bel colore arancio brillante della carota che il pupazzo di neve indossava immancabilmente come naso. La primavera era, senza alcun dubbio, la loro stagione preferita, la più allegra e colorata di tutte.
Si domandavano spesso perché e soprattutto da quanto tempo fossero state abbandonate in quel luogo chiuso, dove a volte non riuscivano nemmeno a riconoscersi. Al buio, infatti, sembravano tutte uguali. Solo il rosso che era così piccolo, non avrebbe potuto essere scambiato. Inoltre, non erano state neppure riposte nella scatola; così, messe alla rinfusa, la confusione era totale.
Un giorno, una mano di adulto aprì quel cassetto. Furono immediatamente investite da una luce accecante. Appena si ripresero da quel bagliore, notarono un particolare: la mano che aveva aperto il cassetto, aveva una piccola cicatrice sul palmo. Se non fosse stato impossibile, avrebbero detto che si fosse trattato proprio della mano del piccolo Federico. Si ricordavano bene che una volta, poiché si era fatto male giocando, la mamma lo aveva fasciato strettamente. Non potendo utilizzare quella manina dolorante , per colorare l’areoplanino che aveva disegnato, aveva impugnato con la mano sinistra la malcapitata matita grigia e, premuto talmente forte sul foglio, che essa si era irrimediabilmente spezzata. Ricordarono la tristezza di quel giorno che li colse soprattutto quando, la matita grigia non tornò più fra loro.
Quando il bimbo guarì, ricominciò a disegnare, ma quella manina portò per sempre la cicatrice che ricordava quella matita rotta. No, non si sarebbero mai potute scordare di quella mano. Ma chissà quanto tempo era passato da allora? Ma si! Quella mano adulta che aveva riaperto il cassetto chiuso da tanti anni, era proprio quella del piccolo Federico.
Quella mano le prese una ad una, e mentre lo faceva, raccontava la loro storia, quella dei tanti disegni che avevano colorato insieme, porgendole delicatamente ad una paffuta manina rosa che le afferrava curiosa. Figuratevi quanto fu grande la loro sorpresa quando si trovarono tutte in fila pronte a creare tanti nuovi bellissimi disegni! Con una gioia incontenibile si accorsero che era stata ricomprata anche una bella matita grigia. E il piccolo rosso vermiglio? Beh, anche lui non fu più triste! Doveva insegnare ad una lunga matita rossa nuova fiammante tutti i segreti del mestiere.
Non riuscirono mai a capire quale stagione fosse, né, del resto, avrebbero potuto dedurlo dal disegno che la piccola Caterina stava facendo. Era un brillante arcobaleno dove tutte poterono, in armonia, ritrovare l’allegria e la gioia di colorare il mondo, come dopo una buia tempesta.
Laura, che meraviglia di racconto con tutti questi colori, queste mattite abbandonate che poi tornano vive per un disegno da favola. Mi è piaciuto moltissimo. Sentivo l’odore delle matite dentro al cassetto. Grazie! È così bello colorare, a qualsiasi età, fa rilassare tantissimo.
Ti ringrazio del tuo bel commento. In effetti osservare i bambini mentre danno sfogo alla loro immaginazione con disegni colorati, vederli gioire di semplici cose, ci fa capire che nessuna tecnologia potrà mai sostituire la loro fantasia e utilizzare colori e pennelli e’ di grande consolozione anche per noi “grandi”
Complimenti per la freschezza e spontaneità del racconto, un racconto pieno di poesia e di fantasia, con tutti gli ingredienti necessari per fare presa sui bambini e abituarli allo stupore per il bello e il pulito.
Akhenaton, mi fanno molto piacere le tue parole. I bambini sono naturalmente dotati della freschezza della fantasia e, osservandoli, possiamo trarre insegnamenti importanti recuperando questa capacità che un giorno ormai lontano, qualcuno ci ha portato via.
Ciao Laura,
il tuo racconto è bellissimo, colorato e nostalgico. Bella la parte in cui descrivi l’alternarsi delle stagioni attraverso i colori, è molto poetica. Tutto il tuo racconto sembra comporsi di disegni, di immagini vivaci. Adorabili i dialoghi tra le matite, e naturalmente il finale. Molto brava!
Grazie Carola. In effetti mentre scrivevo avevo proprio in mente quell’odore particolare “di matita” che si respira ad esempio negli asili dei bambini.. ormai per me è un ricordo perché i miei sono cresciuti..
Laura,
ti faccio moltissimi complimenti.
L’idea della personificazione delle matite, oggetto di culto per ogni bimbo che si rispetti, è tanto originale da lasciare spiazzati.
Hai dimostrato una florida fantasia ed una capacità descrittiva superba, che “colora” (per seguire il vocabolario del tuo scritto) di allegria e spensieratezza ciascuna parola che hai sapientemente scelto.
Infine, il finale è toccante e profondo: esiste qualcosa di più splendido del “passaggio di mano” tra padre e figlio di oggetti che hanno segnato la vita de genitore?
Credo proprio di no.
Bravissima.
Grazie davvero. Per me che sono una ‘neofita’ , le tue parole sono estremamente motivanti e gratificanti. E’ un piacere leggere i tuoi commenti che dimostrano sempre una squisita, delicata e colta attenzione verso chi sono diretti.
Complimenti per il bellissimo racconto, per le immagini cosi’ vivide e per una immaginazione cosi’ fervida. Mi sono emozionato. Ciao.
Grazie Federico del tuo commento così lusinghiero! Sono emozionata per averti emozionato!
Laura, il tuo racconto è bello anzi bellissimo, non solo per i bambini soprattutto per gli adulti che bambini lo sono stati.
Colori dimenticati nei cassetti, come i sogni , in attesa di rivivere ancora ,in attesa di un passaggio tra vite vissute e altre appena cominciate.
Scritto meravigliosamente, poetico, educato, originale.
Tanti tanti complimenti, vorrei essere per un attimo la matita rossa così piena di passione.
Brava brava!
Laura, se non ci fossero i colori, spezzati smozzicati mordicchiati, il mondo sarebbe mono-tono e avvolto da una nebbia di grigi sfumati. Un mondo per adulti incravattati che non sempre hanno tempo e desiderio di aprire, insieme con i loro figli, dei cassetti dimenticati .
E’ proprio vero.. bisogna cercare di mantenere vive queste cose semplici. Piccoli strumenti come matite colorate, diventano i più potenti mezzi per dare vita a ogni fantasia di bambini e non..
Laura, il tuo variopinto racconto è scritto benissimo, e mi piace da impazzire l’immagine finale dell’arcobaleno che suscita sempre lo stupore della prima volta, anche se lo si vedesse mille altre, perché è una delle meraviglie della Natura e noi abbiamo occhi che vedono a colori per ammirare le sue creazioni e per leggere racconti dolci e sensibili come il tuo.
L’arcobaleno ha sempre alimentato le fantasie di tutti. Uno spettacolo che la natura offre gratuitamente a chi ha occhi e cuore per goderne. Grazie per il tuo commento. Laura
Ciao Laura, mi è piaciuto molto bella l’idea delle matite nel cassetto fa capire il senso del tempo.
Il tempo trascorre inesorabile nostro malgrado.. mi è capiatato davvero di aprire un cassetto pieno di vecchie matite dei miei bambini che oggi sono cresciuti. Non abbastanza da farmi nonna però ! Attenderò quel giorno per far nascere a nuova vita quei colori!
Complimenti Luara, questo racconto esprime dolcezza, nostalgia, gioia e, soprattutto, semplicità. Ho davvero adorato la personificzione delle matite che raccontano i propri ricordi dei momenti passati con Federico.
Gentile Nicole, ti ringrazio del bel commento. E’ molto motivante per me che sono alle prime esperienze di scrittura????