Premio Racconti nella Rete 2017 “Lo sformato di patate” di Maria Cristina Brini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Ieri sera ero a casa di papà come tutti i sabati da un anno.
Non sapevo che fare per cena, così ho aperto il frigo e ho visto un po di avanzi di salumi, una mozzarella il parmigiano e come in un orecchio ho sentito che mi sussurravi di fare uno sformato di patate…
Ho cercato di ricordare come facevi tu… Si, avevo tempo prima di cena.
Lunedì è un anno che te ne sei andata e ora tutto sembra essere sistemato.
Certo, sono stata molto arrabbiata con te, anche se non lo volevo ammettere.
Dopo pochi giorni ti ho sognata e ti ho anche risposto male.
Poi piano, piano tutto ha preso un’ altra forma e come in un puzzle ogni cosa ha trovato il suo incastro.
La sensazione è quella di un pezzo di radice che è stato strappato via: rimani in piedi, ma devi cercare l’equilibrio.
In mezzo a tutti questi pensieri, ho iniziato a lessare le patate, a tagliare i salumi a grattugiare il parmigiano. Così a caso, pensando ad altro, pensando che in un anno sarò venuta al cimitero tre volte, perché per me tu non sei mai stata li.
Anche per questo mi sono sentita spesso in colpa, ma non ce la faccio, non provo niente quando sono lì…
Intanto l’ impasto veniva troppo denso e come in un flash ti ho vista che aggiungevi un po di latte. Ecco ora tutto era fluido e della giusta consistenza.
Ho aperto il mobile che avevi fatto fare apposta quando avevi comprato quella batteria di pentole d’acciaio che per l’epoca erano una novità e alle quali tenevi tanto. Avevi ragione, sono tutte ancora come nuove nonostante anni di utilizzo.
Volevo prendere la carta forno, ma no, ho voluto fare come facevi tu : ho imburrato la teglia e sopra ci ho sparso il pangrattato; intanto mi ripeto che tu di sicuro sei da un’altra parte e mi stai suggerendo come fare.
Sai? Quando ce l’avevo ancora con te, ogni tanto mi fermava qualcuno per strada o nei negozi che tu frequentavi e invariabilme mi diceva:” Che bella signora la tua mamma! Sempre tutta pettinata bene, col rossetto e la collana; sempre così gentile! Poi ultimamente aveva anche il carrellino per la spesa”
Già, il famoso carrellino che ti aveva regalato la tua mamma tanti anni fa e che giaceva in garage. Io spesso ti avevo detto di usarlo per non portare i pesi e tu:” Ma mica sono vecchia! Ce la faccio da sola!” Poi invece, un giorno hai deciso di prenderlo, al posto del bastone che era ancora più “da vecchi!”. Ti ci appoggiavi e sempre fiera, andavi per conto tuo senza chiedere a nessuno fermandoti ogni tanto a prendere fiato su quel sostegno.
Intanto ho acceso il forno, ma prima ti ho sentita che mi dicevi di spegnere lo scaldabagno: ” Che se no salta tutto”
“Ma a quanto lo metto il forno e per quanto tempo?” ” A 180 gradi per una mezz’ oretta, poi guarda, ti regoli”
Alla fine è venuto benissimo: soffice dentro e croccante fuori… Lo abbiamo fatto insieme e ora si… Non sono più arrabbiata con te…
Delicato, tenero e commovente. Mi tocca il cuore.
Maria, il tuo racconto è delicato e ben costruito, bella l’immagine di ripercorrere i gesti della ricetta insieme alla persona che ci ha lasciato.
rivivere insieme un momento semplice che chi riconcilia con un passato complicato.
brava!
Ricco di sentimento questo racconto la cui lettura è piacevole e scorrevole.
Brava, intenso il ricordo della madre
Con la forza della semplicità si raggiungono tutti i luoghi dell’anima. Molto, molto bello.
Maria Cristina,
in fin dei conti sono le piccole cose, i gesti, le sensazioni che annichiliscono la morte.
Che si tratti di uno sformato di patate, di una serata al cinema, di una sigaretta insieme o di qualsiasi altro passatempo comune, le persone care continuano a prendersi cura di noi anche dall’aldilà, facendoci sentire un po’ meno soli, un po’ meno vulnerabili, un po’ più vivi.
Il tuo è un racconto che, senza sentimentalismi o banalità, appoggiandosi a poche, delicatissime parole, svela il mistero di questa piccola ed al contempo infinita verità.
Una sensazione magnifica.
Veramente brava.
Cucinare con passione, secondo me, è un modo per rendere l’amore materia, per dimostrare attenzione, prendersi cura delle persone a cui si offre il nostro cibo. E la mamma per me significa nutrimento, è il nutrimento. Tu, Cristina, hai saputo miscelare sapientemente questi due ingredienti per farne uscire una pietanza deliziosa che sa di intimità domestica e profuma di una serenità faticosamente acquisita, ma che arriva quando capiamo che l’unica cosa che dobbiamo trattenere di qua è l’eredità affettiva che ci hanno lasciato.
Ma Cri, che acquolina! E’ buonissimo il gateau di patate! E davvero bravissima tu, non solo come cuoca…
Scrivere per me è un divertimento e attraverso questo riesco anche ad elaborare ciò che mi succede.
Sono molto lusingata dei vostri commenti.
Grazie, perché così mi incoraggiate a continuare.
Un grande sentimento in poche righe… il finale mi ha commossa, la rabbia se ne va e al suo posto rimane qualcosa di buono…una metafora dei ricordi che alla fine lasciano solo il bello e il buono. Davvero un bel racconto
Maria Cristina, quante cose facciamo con i nostri fantasmi buoni. Io credo che farci la pace sia meglio che lasciarli andare. Breve, ma efficace il tuo racconto.
Maria Cristina, provo grande ammirazione per chi, nello scrivere, riesce a rispecchiare l’io profondo dei personaggi nei piccoli gesti della quotidianità. Ci sei riuscita con efficacia. Complimenti!