Premio Racconti nella Rete 2017 “La Guida” di Irene Cangi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Le chiavi della stanza quattro tintinnano tra le mani della dottoressa. Nemmeno l’idea che le sia stato affidato il caso del momento regala un po’ di brio alla sua camminata nei corridoi della Asl.
”Signora Agesti?”
”Sì, sono io!”
”Stia, stia, la faccio accomodare tra un attimo.”
Entra, chiude la porta. Dalla cartelletta in cartoncino riciclato tira fuori un foglio bianco. Margherita Agesti, primo incontro 8 maggio. Dopo lo svolgimento di queste misteriose operazioni, può di nuovo aprire la porta.
”Prego, si accomodi.” La signora Agesti è vestita normalmente, come una signora della sua età, anche se dicono che una delle ultime volte sia stata vista con una vestaglia rosa confetto, in giro, con il suo ombrellino alzato.
”Signora Agesti, oggi l’ho fatta venire qui per iniziare a conoscerci. Prima di tutto voglio che lei sappia che sono qui per lei. Se c’è qualcosa che vuole chiedermi prima di iniz…”
”Ma veramente mi avete chiamato qui per la vestaglia?” esordisce come se questa domanda le stesse per esplodere in bocca da giorni. ”Non vorrei sembrarle scortese, ma io le ho viste le persone nella sala d’aspetto dottoressa, quelle sì che hanno bisogno del suo aiuto. Perché perde tempo con me, per una vestaglia poi?”
”Signora Agesti…”
“Mi chiamo Margherita!”
“Margherita, facciamo una cosa. Mi parli un po’ di lei. Le va?”
”Sono una guida. Una delle guide più vecchie di Assisi. Io lavoravo già quando ci conoscevamo tutte, non come adesso che chiunque arriva a portare in giro turisti si crede di conoscere la città. Cercano le strade sui computer… si rende conto? Cercare l’anima di una città con gugo”
”E da quanto tempo è in pensione?”
”In pensione ci sarà lei. Io lavoro ancora, e non mi dica che non lo sa. Lo sanno tutti… Tra l’altro per essere qui oggi ho dovuto disdire un gruppo.”
”Forse siamo qui per parlare proprio di questo, non crede?”
“E infatti, ora le spiego. Lei non si rende conto, i clienti credono che la guida viva nel parcheggio, si dimenticano di chiamare e pretendendo che tu sia lì sempre a disposizione. L’altro giorno sono arrivati con un’ora di anticipo e per precipitarmi fuori mi sono scordata di togliermi la vestaglia che avevo addosso. Immagini se fossero i suoi pazienti a decidere gli orari degli appuntamenti, le assicuro che non avrebbe tempo di farsi così carina ogni volta.”
”Parliamo di quel giorno allora, quello della vestaglia. Mi dica qualcosa del gruppo che la stava aspettando.”
”Erano orientali di qualche parte. E comunque non si sono minimamente scandalizzati per la vestaglia, anzi una signora voleva comprarne una uguale.”
La dottoressa sente arrivare l’urgenza di preparare la prossima domanda. D’istinto si tocca l’anulare col pollice, come se ci fosse ancora un anello da girare attorno al dito. La signora Margherita non abbassa lo sguardo sulle sue mani nemmeno per un secondo, eppure se ne esce candidamente:
”L’ha tolto da tanto, l’anello?”
”Ma che cosa sta dicendo?”
”No, niente, mi scusi. Sono stata indiscreta. Sono abituata a fare domande per tenere alta l’attenzione.”
La dottoressa respira e decide di prendere la sua via preferita, la meno ortodossa.
”Signora Margherita, ora le chiedo una cosa io. Lei lo sa cosa dicono di lei ad Assisi?”
”Figuriamoci se non dicono qualche cattiveria. Che sono un po’ matta lo so pure io, non c’è bisogno che io venga qui a farmelo spiegare. Tanto meno a farmi guarire. A meno che non vogliate che io mi deprima, così mi potete dare dei pasticconi. Se mi guarite dalla mia pazzia, mi deprimo di sicuro.”
”Lasciamo perdere i pettegolezzi allora, torniamo per un attimo ai suoi gruppi. Per esempio, mi spieghi meglio, chi la chiama per prenotare una visita guidata?”
Silenzio. Un silenzio impastato di un’abbondante, imprevista, dose di consapevolezza. La signora Margherita è ammutolita ma il suo sguardo è presente. È scientificamente impossibile che quel breve dialogo le abbia già fatto prendere coscienza della realtà. La dottoressa pensa ai tempi in cui guardava i suoi pazienti e riusciva a vederli, vederli davvero.
”Sta dicendo sul serio, dottoressa?”
”Sto dicendo cosa, Margherita?”
”Voi mi avete chiamata qui solo perché i miei gruppi non esistono?”
La dottoressa rimpiange che quello non sia un incontro filmato. Non c’è in una sola riga, di una sola pagina, di un solo libro di tutto quello che ha letto in vita sua la spiegazione di quello a cui sta assistendo.
”Lei mi sta dicendo che si rende conto che i suoi turisti non esistono?”
”Certo! Quando dico che sono pazza, mica intendo con le allucinazioni, come i pazzi patentati. Mi scusi eh, non vorrei essere troppo offensiva verso quella povera gente che ha davvero bisogno delle vostre ricette. E dei pasticconi.”
”Quindi lei, Margherita, in realtà sa bene perché si trova qui oggi?”
”No!”
”No?”
”No!!”
”Andiamo in ordine. Lei mi sta dicendo che è consapevole di andare in giro per Assisi quasi tutti i giorni a parlare con gruppi di persone immaginarie?”
”Sì!”
”Sì… ”
La dottoressa sente le sopracciglia alzarsi e sa che l’espressione del suo volto in questo momento esprime tutta la sua sorpresa. Praticamente la reazione meno professionale di tutta la sua carriera.
”Quindi voi mi avete chiamato qui per questo? Non c’entra niente la vestaglia? Per giorni ho pure pensato che mi voleste portare via i miei gatti. E invece è per questo? Perché ho scelto quella gente?”
”Quale gente?”
”Quella che non esiste!”
”Lei ha scelto la gente che non esiste?”
”Certo! E in piena coscienza, se posso essere io a usare queste parole tecniche.”
La tranquillità con cui la signora Margherita si esprime lascia la dottoressa professionalmente disarmata e incapace di assecondarla, come farebbe davanti a un qualsiasi caso da manuale. Improvvisamente le pareti bianche e l’arredamento squallido spariscono e davanti a lei vede solo un mistero umano da esplorare dietro a quei due occhi attenti. Non succede da anni.
”Lei è consapevole che quelle persone a cui parla, in giro per Assisi, sono solo frutto della sua immaginazione?”
”Di cosa siano frutto non lo so, sarebbe un discorso lungo. E poi immaginazione non mi pare la parola adatta. Quelle sono le persone come le vedo io. Ma lei è sicura che ci sia così tanta differenza con quelle reali?”
”Mi pare evidente che…”
Ma la signora Margherita, che dopo tutto ha sempre parlato per mestiere, la interrompe di nuovo.
”Vediamo tutti le persone che vogliamo vedere. Possiamo conoscere la faccia di tutti, ma poi quello che hanno in testa ce lo inventiamo noi, perché noi non possiamo saperlo. In nessun modo. Ci illudiamo… ma no, proprio no, è impossibile. Mettiamo nella testa degli altri quello che prendiamo dalla nostra. Le altre persone ce le inventiamo noi, ad esclusione della loro faccia, ovviamente.”
La dottoressa inspira velocemente per parlare ma non dice niente. Sente ancora l’istinto di toccarsi l’anulare col pollice, ma si blocca in tempo. Si rende conto di aver perso il momento giusto per parlare, e molto probabilmente anche il suo ruolo nella conversazione.
”Ecco dottoressa, la metta così: io ho semplicemente eliminato l’inconveniente della faccia. Incontro solo le persone che corrispondono alla mia idea di loro, e che, quindi, non esistono. Mi rendo conto che detta così… sì, in effetti, un po’ matta sono!” e ride di una risata sincera e lucida. ”Le persone a cui io dedico le mie giornate sono esattamente così come le conosco. Sono sicura di quello che pensano, so chi sono, da dove vengono, nei minuti liberi mi raccontano qualcosa della loro vita e io posso capire tutto del loro passato. Non ha idea di quanto siano straordinarie le storie ordinarie. Non assomiglia un po’ a quello che prova a fare anche lei, dottoressa?”
Ormai la dottoressa ha dimenticato qualsiasi linea guida di qualsiasi manuale.
”E… quando il gruppo se ne va?”
”Questa è la parte migliore. Nessun distacco, nessuna malinconia. Guardi, se tra donne possiamo usare un linguaggio sdolcinato, è una specie di amore perfetto, quello distaccato senza possesso che descrivono certe frasette da innamorati. Quello che poi nei fatti non esiste, ma per me sì. Me lo sono creato per i miei turisti, i turisti che non esistono.”
La dottoressa si accorge di avere lasciato il foglio quasi completamente bianco in bella vista sulla scrivania. Un errore da tirocinante. La signora Margherita finalmente le ha offerto un appiglio, ha parlato d’amore, deve essere quella la porta da aprire. Ma la dottoressa stavolta non vuole entrarci. È stanca di capire che inizia sempre tutto da lì.
”Signora Agesti… io la ringrazio per la sua disponibilità. Ora parlerò con i miei colleghi e la richiamerò per il prossimo appuntamento. Nel frattempo… nel frattempo, mi raccomando, cerchi di vestirsi in modo adeguato.”
”Ci proverò, ma adeguato a che cosa non l’ho capito sinceramente. Guardi che ai miei tempi avevo uno stile personale da far invidia.” Si alza. “È stato gradevole fare la sua conoscenza. Arrivederci allora!”
”La accompagno…”
”Grazie, ma sono una guida, non mi perdo!”
La signora Margherita esce e sparisce nel corridoio. È tardi, non c’è più nessuno. La dottoressa rientra, chiude la porta, riprende il foglio bianco: Si esclude diagnosi di schizofrenia, si esclude abuso di sostanze stupefacenti. Poi mette tutto nella borsa di cuoio, esce, richiude la porta della stanza numero quattro a chiave e invece di precipitarsi nel parcheggio si siede sulle panchine per i pazienti in attesa, che ora sono vuote. Non sente nemmeno arrivare la signora delle pulizie.
”Dottoressa, ma con chi sta parlando?”
”Con nessuno…”
Racconto coivolgente e carico di suspense!
Molto avvincente, molto divertente anche. Una scelta libera e coerente quella di Margherita. Una vita felice per scelta, quanti hanno questo coraggio? Inversione dei ruoli con la dottoressa. Ogni giorno noi dovremmo chiederci, ma oggi vivrò la vita che voglio vivere io? La signora Margherita è molto equilibrata e poi così simpatica. Come hai capito, mi piace molto il tuo racconto????
Merci ?
Con tutta la comprensione che la mia personale forma di “pazzia” mi consente,racconto di una lucidità mentale che sorprende il lettore ( tranne quello che conosce l’autrice e quindi vi e abituato!). Bello davvero!
Irene sei Bravissima! Il tuo racconto è strabiliante, umorismo , profondità , cambi di prospettiva,dialoghi intelligenti.
Il tutto fila che è una meraviglia! Il soggetto poi è molto originale e i personaggi irresistibili.
Fantastico!
Troppi complimenti ????
Bello, fresco e mai noioso.. con tanti intrecci e una prospettiva narrativa che porta il lettore ad immedesimarsi e cambiare il punto di vista più volte in base allo svolgersi della storia. Coinvolgente e (detto da guida) anche un po’ esperienziale sotto tanti aspetti. Brava Irene!
Grazie collega guida!
Bellissima scrittura, Irene! Complimenti!
Grazie! A parte qualche esperimento è praticamente la mia prima creatura ????
Irene, molto pirandelliano il tuo racconto. La realtà ordinaria è effettivamente stra-ordinaria e la follia è soltanto una categoria. Sciolto e incalzante nei dialoghi. Molto piacevole la lettura.
Grazie mille
Empatico divertente e intrigante, una prospettiva originale sui comportamenti umani. Complimenti Irene
Non sapevo cosa aspettarmi da questo racconto. L’ho letto una volta. Poi subito un’altra. È molto intenso. Le parole di Margherita aprono a tutta una serie di riflessioni e suscitano un’immediata empatia con questo personaggio, fragile e coraggiosa al tempo stesso. Brava Irene.
Ci ho trovato uno spirito un po’ pirandelliano e un po’ da teatro dell’assurdo e il riferimento teatrale non è casuale perché questo notevole racconto è anche – e forse di più – un breve atto unico con un interessante taglio quasi filosofico. Intelligente e divertente. Leggere è stato un piacere, grazie !
Irene, de rien????
Bellissima la figura di Margherita e di una lucidità invidiabile! Grazie per questa guida speciale!
Grazie ????
Grande Irene!!
Raramente scrivo commenti sotto forma di critica su stile e struttura, preferisco esprimere le sensazioni che un racconto mi ha lasciato e come nel tuo caso, ti dico che mi è piaciuto molto. Mi rivedo oltremodo in margherita. La simpatia dunque è stata immediata.
Grazie ?
Acuto e ben scritto. Complimenti e congratulazioni!
Grazie mille
Ho già commentato il tuo racconto che fa parte dei miei 10 preferiti. Vorrei solo complimentarmi con te per la vittoria. Sono contentissima!
Grazie è stata proprio una sorpresa
Ciao Irene, mi era sfuggito questo racconto ma, adesso che l’ ho letto, ho capito perché ha vinto. E’ scitto bene, il linguaggio è diretto, essenziale, chiaro. Metti in fila, così, i tuoi lettori e li conduci dentro al mistero dell’ animo umano, sei una ” narratrice- guida “.Metti in risalto la superficialità del giudizio della gente che non si sforza di vedere ” la persona “. Bellissima, poi, l’ immagine della Dr.ssa seduta in sala d’ aspetto, che ribalta il punto di vista. Complimenti!! Ci vediamo a Lucca!
Grazie, ci vediamo a ottobre!
Che bel racconto. Complimenti per la meritatissima vittoria
Ciao Irene
Complimenti per il tuo racconto anche se in ritardo a vittoria avvenuta! Sapientemente costruito con ironia e con una logica impeccabile. Anche il finale é soddisfacente e non é facile scrivere un finale che non sia banale o deludente.
Ci vediamo a Lucca! Lucia
Irene, davvero un testo bellissimo! Geniale l’idea di questa donna che, con tutta la semplicità del mondo, spiega come le persone in realtà le riempiamo del significato nostro, senza conoscerle realmente. Inoltre devo dire che la scelta del dialogo è molto azzeccata, conferisce un ritmo veloce a tutto il racconto, e spinge ad arrivare fino alla fine.
Un’accortezza che ho notato, e che ho apprezzato perché mi pare un’ulteriore caratterizzazione del personaggio, è stato il modo in cui Margherita si sia subito accorta dell’anello mancante della dottoressa: mi fa pensare che questa donna ci abbia davvero provato a conoscere la gente per quello che è, usando acume e osservazione. In questo modo la sua virata verso le persone immaginarie è ancora più forte e razionale.
Complimenti per la meritatissima vittoria! 🙂