Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Matilde lo sa” di Loredana Frescura

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

A Matilde e Angelo che sanno molto perché
molto hanno amato.
Se Matilde sapesse che quest’inverno è stato con tanta neve ed ora è primavera con la luce nuova tra le foglie delle rose, con la luce nuova che si muove tra le foglie, nuove anche loro.

Non ho giocato ancora con Osso. Eppure volevo farlo, ma lui è scappato via dietro ad uno struzzo. Ha preferito uno struzzo a me. Qui posso giocare con chi voglio. L’ho scoperto da poco: quando ho pensato ad un cane, lui è apparso davanti a me e un po’ mi sono spaventata. Ma poi lui ha scodinzolato e ha mosso le orecchie come faceva papà quando voleva farmi mangiare gli spinaci. Io ridevo e non pensavo tanto al fatto che gli spinaci fossero verdi verdi, solo un po’ verdi e li mangiavo anche se continuavano a non piacermi.
Osso è un cane strano perché l’ho visto fare la pipì addosso alle zampe di una giraffa. Primo: ho capito che era un maschio perché le femmine cane si accovacciano come le bambine mentre i bambini rimangono in piedi e tengono il pisello in mano per non bagnarsi le mutande. Osso però non ha le mani e così credo si bagni un po’ il pelo quando fa la pipì. E per fortuna non porta mutande.
Secondo:ho capito che ha scambiato le zampe della giraffa per il tronco di un albero, perché quando lei si è mossa, Osso si è spostato in fretta con la pipì che ancora usciva ed ha sbandato sulla coda. Io ho riso tanto. Poi ho smesso perché ho pensato che forse non ci vedeva bene. Un cane con problemi di vista dovrebbe esistere, anche se non ho mai saputo di un cane con gli occhiali.
Terzo: ho capito che le giraffe non sopportano che gli si faccia la pipì addosso anche se non gli importa di essere scambiate per alberi. Sono troppo alte per offendersi. Credo infatti che più si è bassi più ci si possa offendere forse perché si vedono meglio le cose e si ascoltano meglio le parole. Come Tony, il mio amico che mi dava le spinte e poi mi chiedeva scusa subito. Se uno ti chiede scusa subito è un grande amico anche se prima ti ha dato una spinta. Sono quelli che ti chiedono scusa molto dopo o mai che devi evitare.

Se Matilde sapesse che nel suo armadio adesso c’è odore di lavanda, quella lavanda che guardava fiorita sulle colline e correva a toccare con le mani piccole e sempre sempre ci trovava una farfalla e sempre sempre gli scappava un grido di gioia. Ho raccolto la lavanda e l’ho messa nei sacchetti di cotone.

Questo posto è strano, ma solo all’inizio, poi diventa normale anche se di normale non c’è proprio niente. Per esempio Osso che preferisce uno struzzo a me è davvero assurdo. Ma ci sono anche altre cose assurde. C’è la neve che cade però c’è anche il sole. A me piace la neve e piace il sole. Però non so come vestirmi. Ho diversi vestiti e un cappotto rosso che mi piace tanto con il collo di pelliccia non vera, nel senso che sembra pelliccia ma non lo è. Ecco quando lo indosso io mi sento come quelle bambole che Tony prendeva in giro facendo le boccacce perché erano troppo precise. A me invece piacevano anche se poi le spettinavo un po’ giusto per far piacere a Tony.
In questo posto Tony non può venire e questo mi dispiace . A lui piacerebbe tanto vedere Osso che fa la pipì addosso alle zampe delle giraffe e poi si spaventa e rotola sulla coda.
Neppure mamma e papà possono venire. Me l’ha spiegato Angelo. Sono stata molto attenta quando lo spiegava perché proprio volevo capire, come a scuola con la maestra Giovanna quando allargava le braccia e diceva : Oggi dobbiamo capire una cosa importante!. A me piacciono le cose importanti.
Angelo è più grande di me e anche più alto ma non quanto le giraffe. Ed è un maestro.

Se Matilde sapesse che non c’è nulla di più importante del suo sorriso. Proprio nulla. Il suo sorriso è qui appeso alle pareti che si libera dai muri senza fatica e va verso la finestra a spiare se Tony sta giocando fuori per raggiungerlo .

Angelo mi ha detto così:
Uno: Sei in un posto speciale Matilde dove c’è tutto quello che desideri.
Allora io ho detto: non è mica vero: io desidero mamma e papà e anche Tony e anche i nonni e anche anche la mia maestra.
Due: Ma loro ci sono.
Allora io ho detto un po’seccata: Non dire bugie, non è vero.
Tre: Lui ha sorriso e ha detto che non dice bugie. Ci sono tutti, ma ancora non li vedo.
Allora io mi sono un po’ arrabbiata perché se c’è una cosa che non sopporto è che qualcuno ,con la scusa che sono una bambina, mi prenda in giro. Poi ho pensato che forse non li vedevo perché non avevo gli occhiali. Infatti questa cosa degli occhiali proprio non la capisco ancora. I miei occhiali con la montatura rossa e le aste arancioni non riesco a trovarli. Proprio ieri li cercavo, anche se finora nessuno mi ha detto di leggere o scrivere e di libri e quaderni non c’è traccia. Però non si può mai sapere e io senza occhiali non vedo bene le lettere. Come Osso non vede le zampe.
Però io e Angelo amiamo i numeri. Questo lo so per certo. E’ che i numeri mi fanno stare tranquilla; puoi metterli in fila sempre anche se sono disordinati e qui di cose in giro ce ne sono tante: cani, giraffe, grano che non si vede, occhiali che non si trovano, neve e sole che si mischiano…
Quattro: Angelo ha detto: non è questione di occhiali;non li vedi perché sono invisibili, ma ci sono!
Allora io ho sbuffato. Lo so non è elegante. La mamma mi avrebbe rimproverato, ma quando ci vuole ci vuole. Anche Mario mi prende in giro. Lui è di prima media e allora crede di poter comandare su quelli di quarta elementare. Un giorno mi ha detto che Babbo Natale non esiste. Che stupido. Ho fatto finta di crederci per non stare a parlare con lui, ma io lo so che esiste perché l’ho visto pure! Non quelli dei centri commerciali con le barbe finte e il vestito tutto spiegazzato. Io ho visto quello vero, proprio la notte di Natale, dentro casa mia che metteva la scatola con il pigiama per la mamma, sul tavolo. Era lui!!! Babbo Natale in persona, solo che non potevo farmi vedere per via del giuramento. Un giuramento solenne: se qualcuno vede Babbo Natale non deve dirlo a nessuno. Tantomeno a lui. Perché? Non si sa. E’ così e basta. Forse lui è timido o forse non vuole che si sappia che invecchia e che gli vengono le rughe. Anche se io non le ho viste perché era molto buio e mi ero svegliata con l’urgenza di fare la pipì, quindi non avevo avuto tempo di verificare.
Anche mamma ha paura delle rughe e papà la prende in giro, così lei si mette una crema sul viso. La mia mamma è bellissima sempre ma quando sta davanti allo specchio e sorride e poi fa le boccacce, secondo me lo è ancora di più.
Cinque: Senti Matilde, tu puoi dire di vedere l’aria?
Ops! Questa è buona. Forse è una domanda con l’inganno. Anche Tony ne fa di micidiali del tipo: qual è quella cosa che profuma di rosa ma rosa non è?. Puff! Certo che non posso vedere l’aria, ma so che c’è.
Angelo è un po’ come Tony, anche se non è un bambino ha gli occhi fermi che guardano come se ridessero. Però lui ha gli occhiali. Allora invece di rispondere gli chiedo: cosa leggi?
Sei: non risponde subito. Poi dice : leggo la terra e le nuvole e leggo gli alberi del bosco e leggo anche le farfalle e le giraffe.
Ah…dico io. In realtà non ci capisco molto, ma se le giraffe si fanno leggere oltre che fare la pipì addosso, allora devono essere animali speciali.

Se Matilde sapesse che il cielo fa spazio alle nuvole e si fa piccino per guardarla meglio, per ascoltare meglio le sue risate.

Angelo però non capisce che la mamma e il papà non sono come l’aria. Anche Osso non è come l’aria e neppure come mamma e papà. Le cose sono diverse, però anche se diverse tutte ci sono. Tutte hanno un posto dove stare. Allora forse son io che non capisco bene. Come posso fare a vederli? Ho la domanda che sta lì pronta ad uscire, ma poi sto zitta. Io non voglio vederli. Voglio stare un po’ con loro. Ecco che mi riprende la nostalgia forte e mi sa che fra poco piango pure. Uff…non mi piace piangere perché poi mi sento triste e non ho nessuno a farmi le coccole.
Angelo mi tocca la mano. Subito arrivano ronzando tante coccinelle. Io adoro le coccinelle. Papà mi diceva che portano fortuna, ma aldilà di questo sono bellissime perché sono rosse con i puntini. Sette puntini neri per la precisione. E sono utilissime perché mangiano gli afidi che farebbero morire le rose e il grano. Me l’ha spiegato papà una sera in cui guardavamo insieme un campo di grano giallo come il sole. Eravamo andati al mare e sulla strada del ritorno papà, era uscito dall’autostrada perché aveva visto una meraviglia. Mamma sorrideva e gli diceva che lui vedeva sempre meraviglie .
Così eravamo scesi davanti a quel bellissimo campo e avvicinandoci al grano avevo visto le coccinelle.
Quindi anche in questo posto ci sono, anche se per ora non vedo il grano.
Angelo mi dice che c’è anche lui. Il grano c’è.
Gli prendo la mano dove cammina una coccinella così lei sale sulla mia. Rido per il solletico e ride anche lui. Forse se piango le coccole me le può fare lui, ma non sarebbe la stessa cosa. Se ci fosse Tony lui mi darebbe i pizzicotti e le spinte, ma io sarei lo stesso contenta. E poi…una volta ci siamo anche baciati. Beh, non un bacio sulle labbra come fanno i grandi e come fanno mamma e papà. Un quasibacio sulla faccia. Precisamente tra la guancia destra e la punta della bocca. Ma è stato velocissimo e subito dopo avermi baciata mi ha dato una spinta così forte che ho quasi perso l’equilibrio. I maschi sono molto strani. Comunque anche se era un quasibacio io ho sentito tanti brividi e stavo davvero bene. Quasi come adesso. Non ho mai saputo se Tony avesse avuto brividi o cose del genere baciandomi. E forse non lo saprò mai. Però so una cosa: gli vorrò bene sempre , spintoni o no. Quasi quasi se mi danno una penna e se ritrovo i miei occhiali, gli scrivo una lettera. Una lettera del tipo: Ciao Tony, mi manchi sai. E poi vorrei sapere se hai avuto i brividi quando mi hai baciata. Certo non come quelli della febbre, lo so. Però insomma …anche a te si è arricciata la pelle? Io sto bene e ho il mio maestro personale che mi insegna cose strane ma utili sul grano e sulle coccinelle…ah poi credo alleveremo farfalle! Una cosa bella dietro l’altra. Però mi manchi molto, quindi rispondi se ti va così mi passa la malincotristezza. Ciao a presto. Matilde.
Se Matilde sapesse quanto il suo abbraccio è morbido e caldo. Tanto caldo da far svanire cento inverni di gelo. Le sue braccia sono un mondo a parte, un mondo rotondo senza spigoli.
Perché alcuni vengono qui e altri no? Lo chiedo agli occhiali che stanno davanti agli occhi.
Sette: Angelo ha le mani morbide e anche gli occhi lo sono. Mi dice anche i miei bambini non sono venuti. Però tutti arrivano, sai. Basta attendere.
Ah ecco, rispondo io, ecco perché sei venuto a cercare me. Ma io non sono la tua bambina. Non ti sognare neppure di pensare che siccome i tuoi bambini non ti hanno seguito, io debba prendere il loro posto.
Lui sembra un po’ arrabbiato. Un po’ mi spiace. Non volevo farlo arrabbiare. Anche con mamma era lo stesso. Lei mi diceva :- Matilde vuoi deciderti a finire quei benedetti compiti?Devi riordinare ancora i giochi!- Senza pensarci le rispondevo che i compiti non erano affatto benedetti da nessuno!
Camminiamo vicini adesso e Angelo non ha più lo sguardo rabbuiato, anzi sorride e mi indica qualcosa che vola. Una farfalla. Anzi mille. Una nuvola di farfalle; così vedo il campo di grano. Allora era vero. C’è….e se c’è il campo di grano allora…
La giraffa è sempre lì. Osso non si vede e neppure lo struzzo.
Otto: Angelo prende una scala. Dove l’abbia trovata non so. Forse l’aveva portata tempo fa e l’aveva nascosta tra l’erba. L’appoggia sulla giraffa e mi dice di salire. Salire sulla scala? Stavolta non lo faccio arrabbiare, non chiedo perché. Oh cielo…sono emozionata.
Se Matilde sapesse la mia luna. La mia luna ha una scala da una punta alla’altra, perché la mia luna è sempre quasi a metà. E se solo sapesse, lei salirebbe la scala per vedere l’altra punta che è uguale alla prima e per questo più bella. Se Matilde sapesse, non avrebbe paura. Io l’accompagnerei.
La giraffa non si muove. Io sono sullo scalino uno e vedo la sue zampe lunghe e magre e poi sullo scalino due e la sua pancia mi sembra una coperta di stelle. Angelo mi tiene una mano e senza parole e senza fretta mi dice di salire. Allora lo vedo come la mia maestra Giovanna. Anche lei non aveva fretta, mai. Se non finite l’esercizio potete continuare domani. Non è un problema. Già, lei dice sempre così. Non è un problema. Ma se ora mi vedesse salire sopra una scala, allo scalino tre, per stare alla pari con una giraffa che si fa trattare come un albero, di sicuro riderebbe fino a farsi venire le lacrime. E di sicuro, anch’io riderei con lei. Di me e della giraffa e anche del maestro Angelo. Tanto lo so che lui non si offende per le risate. Sullo scalino quattro vedo la schiena e dietro, più in là, le colline e sopra una collina vedo la mia casa. Ha il tetto come al solito e come al solito ha il balcone dove la mamma mette la scopa e gli strofinacci per pulire il pavimento. Ci mette anche i vasi dei gerani e quelli del basilico. Così il balcone diventa profumato, sempre. Sullo scalino cinque vedo il collo. L’inizio del collo della giraffa. Ha una specie di criniera color delle castagne, come i capelli della mamma. Glielo dico subito. Mamma hai capelli come quelli della giraffa qui presente. Lei risponde subito. Sì davvero. Non è una domanda. Lo sa già, quindi. La sua voce la sento allo scalino sei. La voce della giraffa ha un suono che somiglia a quello del vento quando si annoda tra i paletti della ringhiera che diventava musica ogni volta che li percuotevo con la punta del mio ombrello. E’ bella la tua voce, le dico. Non sento la risposta. Il maestro Angelo adesso è diventato più piccolo e vedo i suoi capelli disordinati intorno alle aste degli occhiali. Ha lasciato la mia mano, ma tiene il braccio alzato come volesse sorreggermi. Sono sullo scalino sette : un altro pezzo di collo di giraffa che sta immobile e aspetta. Anche papà mi aspetta sempre. Io faccio la lenta, lo so. Anche quando devo pedalare in bicicletta: mi ci vuol tempo. Ma lui è paziente e anche se mi dice sbrigati Matilde, la sua voce non è mai veramente ansiosa o arrabbiata.
Allo scalino otto vedo la faccia della giraffa. Finalmente. I suoi occhi sono bellissimi. Marroni con le ciglia lunghe. Ha il naso umido. Anch’io spesso ho il raffreddore e voglio sempre i fazzoletti con il profumo di menta. Forse alla giraffa piacerebbero. Muove la bocca. Mastica foglie. L’accarezzo e lei smette di masticare. Adesso salgo ancora. L’ultimo scalino. Lo scalino nove. Il maestro Angelo è dietro me, allo scalino sette. Strano, non l’ho sentito salire. Speriamo che la giraffa sia così forte da reggerci tutti e due.
Lo scalino nove e le orecchie della giraffa si drizzano, come quelle di Osso quando ha puntato qualcosa. La giraffa si muove e io mi aggrappo alle sue orecchie. Ho paura Angelo. Lui mi dice non preoccuparti, le giraffe non sono carnivore. E poi io sono qui, non mi muovo. Sono qui per te.
Meno male rispondo io, ma chiudo gli occhi. Dentro gli occhi chiusi, aggrappata alla giraffa, vedo meglio il campo di grano. Adesso sono spuntati i papaveri. Li vedo chiaramente, senza bisogno degli occhiali. Papà dice che meraviglia, mamma dice tu le meraviglie le vedi dappertutto. Poi arriva Tony con il gel in testa e in mano un i-pod. Sembra diverso, ma poi dà uno spintone alla giraffa che traballa un po’ e allora capisco che è davvero lui. Senti che canzone bellissima? Mi dice. E’ per te Mati. Già me l’ero quasi dimenticata, lui mi chiama così come poco più di mezza matita.
Io metto l’auricolare in un orecchio e insieme ascoltiamo “baciami ancora, baciami ancora” Divento tutta rossa e Tony abbassa gli occhi e non mi dà nessuna spinta.
Sotto la scala sento abbaiare! Non mi muovo. So che è Osso che insegue le farfalle.
Neppure Tony, né mamma né papà si muovono. Restano lì a guardare me che ascolto “ Baciami ancora”.
Allora io dico voglio abbracciarvi forte. Loro dicono certo Matilde, abbracciamoci tanto. Abbracciamoci sempre.

Matilde lo sa che non c’è luogo né tempo che possa dividerci. Matilde lo sa che non c’è nero che possa impedire alla sua luce di dare calore. Matilde lo sa che ogni giraffa che incontrerà, ogni farfalla, ogni spiga di grano, la porterà alla sua casa, solo alla sua casa che è casa di tanti, di tutti quelli che amano per sempre. E di sicuro, lei che ha vissuto amore, lei… Matilde lo sa.

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