Premio Racconti nella Rete 2017 “Siamo fortunati che stanno solo giocando” di Edoardo Intravaia
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017<<Spara Piero!>>, mi giro di scatto, <<Spara! Ora! Sparagli!>>, il petto mi gronda di rosso.
Ho perso. Alzo il braccio sinistro ed esco dalla partita.
Prendo scarpe e zaino dove li avevo lasciati e mi tolgo le protezioni.
<<Sniper!>> Vittorio mi chiama così perché a paint-ball non manco mai un colpo <<Ti sei fatto colpire un’infinità di volte!>>, ha ragione, <<È solo un gioco Vic.>>, <<Sì, ma bisogna essere preparati>>. <<Sì, e per cosa? Non dobbiamo andare al fronte>>. Mi guarda in cagnesco e mi fredda con una palla di vernice viola. Guardo la maglietta bianca macchiata e lo mando all’inferno.
Usciamo dallo spogliatoio e vediamo che Berta Russi e Andrea sono già pronte.
<<Allora, ragazze, vi siete divertite?>>, <<Più che altro ci è piaciuto vincere: “femmine contro maschi”, tre a uno per le femmine>> dice Berta, <<non sarebbe andata così se il capitano Sniper non fosse stato ritardato>>. <<Basta Vic, a oggi ti cedo il posto>>, <<Ecco bravo. Da oggi mi chiamerò Cap. Davout.>>.
Ce ne andiamo tutti e quattro e cerchiamo un posto economico per mangiare qualcosa.
Sono depresso.
Da dietro mi sento afferrare il gomito sinistro, è Andrea. Capelli ricci e morbidi, occhi azzurri, pelle chiara e sorriso. <<Che c’è Piero?>>, <<Niente…>>, <<Tutto bene?>>, <<Sì>>, <<Non sembra>>, <<Non amo il paintball…>>, <<E come hai fatto a diventare capitano?>>, <<Non mi piace più adesso. È da bambini.>>
Arriviamo in una pizzeria di quelle super-economiche, con un paio di quei tavolini alti di metallo sul marciapiede. Fa anche rosticceria e compriamo dei pezzi.
<<Ragazzi, che facciamo dopo mangiato?>>, <<Tu che proponi, Vic?>> chiede Andrea, <<Ho tanti giochi a casa…>>, i suoi sono ricchissimi, <<Uhm che giochi?>> dice Berta mangiando, <<Tutti>>, <<In che senso?>>, <<Da tavolo, videogiochi, stecca, ping-pong…>>, <<Ok, ho afferrato. Che ne dici Andrea?>>, <<Che non ho nemmeno i soldi per una partita di calciobalilla, quindi me l’accollo>>.
Così ci incamminiamo per andare a casa del neocapitano Davout.
Arrivati. Vittorio apre la porta con qualche mandata ed entra.
<<Mà, pà?>> nessuno risponde, <<La casa è tutta nostra>>. Andrea si avvicina a Vittorio trotterellando. Berta invece chiacchera con me. È bellissima.
Apriamo la porta della camera del capitano e subito si sente il verso del suo canarino che ci accoglie. C’è tutto quello che un ragazzo possa volere: modellini, fumetti, film, videogiochi, libri molto costosi. Berta si avvicina al canarino, <<Che bellino! Come si chiama?>>, <<Donnie.>>. A Vittorio non gli è mai mancato nulla.
È uno di quelli che sono nati per vincere. Sempre, sin da quando eravamo alle elementari. Era quello che vinceva perché non poteva fare altro. Non aveva scelta. Mi notò perché anche io ero un vincente, solo che io necessito di allenamento e sforzo. Lui no e, se ne ha bisogno, non tanto quanto me. Eravamo piccoli quando diventammo amici. Giocavamo con le figurine durante la ricreazione. Dopo una settimana già ne avevamo più dei nostri compagni. <Sei forte.>>, disse guardando il mio bottino, <<Sì. Anche tu>>, <<Diventiamo amici?>> e da lì ci alleammo. Elementari, medie, fino a oggi sempre compagni di banco.
<<E questo…>> apre un armadio a parete <<è la mia passione>>. Sia Andrea che Berta sgranano gli occhi a questa vista: un vero e proprio arsenale, sia per il paint-ball che per il soft-air; AK-47, SPAS-12, M-64, M-134 Minigun, UZI, Beretta M9, Revolver, pistola automatica, pistola a tamburo, 44-Magnum eccetera. <<Wow>> dice Andrea, <<E quanto ci hai speso?>> chiede Berta. <<Migliaia di euro>>, <<E ti pare intelligente spendere soldi in armi che non userai mai, e pure finte?>>, <<Io non ti dico quello che devi comprare>>, <<Sì, ma a che ti servono tutte queste armi?>>, <<A giocare>>.
Ci sediamo a terra, mentre lui va a prendere qualcosa da bere.
Torna, <<Che facciamo?>> chiede Berta sorseggiando un tè, <<Giochiamo>> risponde lui, <<Monopoly>> dico io, <<No ci mettiamo ore per finire>> dice Andrea, <<Risiko>>. <<Tu vuoi sempre fare la guerra, vero?>>, dice Berta, <<Guerra e giochi sono uguali. In entrambi ci sono giocatori che devono vincere, alla fine solo uno vince per davvero>>, <<E il solitario?>>, <<Quello è per allenare la propria fortuna>>, <<Allenare la fortuna?>>, <<Sì. Alterare le probabilità così tante di quelle volte, da scremare al massimo quelle sfavorevoli>>, <<La guerra è follia, il gioco è divertimento>>, <<No, si gioca per vincere proprio come nelle guerre>>. E, dopo queste inutili ripassate filosofiche, vince, naturalmente, Vittorio e giochiamo a questo stramaledetto Risiko.
Apriamo il tabellone, Vittorio fa il mazziere. Distribuisce le carte-territorio. Andrea è alla mia sinistra, Vittorio è alla sua, che è alla destra di Berta. Provvediamo da soli per le nostre armate, trenta a testa. Io scelgo il verde, Berta il giallo, Vittorio il blu, Andrea il rosso.
Distribuiamo le carte-obbiettivo. <<Siccome non è un torneo, facciamo che i punti dello stato conquistato sono i carrarmati che vinciamo>>. E Iniziamo.
Comincia Vittorio. Prende i dadi, <<Berta, attacco i tuoi Urali con il mio Afghanistan e uso tre armate>>, <<Sei, cinque, uno>>, <<Tre, due, sei>> perdono un’armata entrambi. Adesso Vittorio attacca l’Africa del sud, Andrea perde. Poi attacca il mio Madagascar e vince di nuovo e mette tutte le armate vinte nel suo nuovo Madagascar.
Tocca a Berta e mi attacca. Venezuela contro Brasile e vince lei con un “due, sei, sei” contro “cinque, cinque, tre”, mette tre armate in Brasile e una nel Venezuela, ora il suo Brasile attacca l’Argentina e vince altre due armate, una messa nell’ex-Argentina di Andrea e una in Venezuela.
Tocca a me. Vinco contro l’unico carrarmato di Vittorio in Giappone attaccando col Kamchatka, e metto due carrarmati sul nuovo Giappone, poi sconfiggo le armate di Berta e conquisto gli Urali. Provo a conquistare la Siberia ma non ci riesco, mi resta una sola armata sugli Urali e perdo il ?ita.
Ora Andrea è più forte: con l’Alaska sconfigge i territori del Nord-ovest e ci mette quattro armate premio.
Poi attacca il mio Ontario perdendo truppe sul Nord-ovest, poi Alberta contro Ontario e perde. Metto tre armate nell’Alberta e una sugli Urali.
Vittorio. La sua Africa del sud rade al suolo il Congo di Berta e con l’Egitto l’Africa del nord. Ora ha il dominio dell’intera Africa, per cui ha diritto a sei armate. Quattro le posiziona nell’Africa del nord, una nel Québec e l’ultima in Afghanistan.
La maggior parte del planisfero è di colore blu, <<Non mi piacete voi gialli, Berta>>, <<Scusa se esistiamo>>, <<Attacco il tuo Brasile>> e con una serie di lanci che a un occhio poco esperto potrebbero sembrare solo fortunati, Vittorio “Bluizza” l’America del sud, ormai ex terra dei gialli. <<Forse come soprannome mi si addice di più Marte>>, <<Adesso siamo passati ai deliri di onnipotenza. Quelli come te non dovrebbero ottenere mai potere>>.
Mentre Berta e Vittorio combattono sia a parole che con i dadi, vado in bagno.
Una volta Vittorio mi disse che la guerra è una moda… una moda che ritorna quando se ne sente il bisogno.
Torno e Vittorio ha praticamente sconfitto Berta. Lei ha solo due armate nella Jacuzia, <<Basta mi è seccato>> dice, e attacca la Siberia di Andrea con i suoi ultimi due carrarmati “cinque e due” contro il titanico triplo sei. <<Finalmente>>, <<Cosa?>> le chiede Vittorio, <<Finalmente ho perso. Allora cambiamo gioco?>>, <<Perché?>> chiede Andrea, <<Perché è un gioco troppo lungo e stancante, possiamo fare di meglio, magari ping-pong?>>, <<No. Io voglio continuare>> dice Andrea con la sua voce ingenua, <<Ma non puoi vincere contro di loro, ormai il tuo colore non si vede quasi più>>, <<Voglio tentare>>. <<Ho un’idea migliore: perché non mettiamo in palio qualcosa e chi perde paga chi lo ha sconfitto?>>, <<Sì, ottima idea!>> dice Andrea, eccitata alla proposta di Vittorio. <<No, scusa Vittorio, ma perché dobbiamo scommettere?>>, <<Per divertirci di più>>, <<Ma, scusa, che cosa dovremmo puntare?>>, <<Lo decidiamo mano a mano>>.
<<Possiamo puntare di tutto?>>, <<Qualcosa che valga la pena vincere>>. Berta fulmina Vittorio, lo odia.
<<Suggerimenti?>> dice Berta rivolgendosi a tutti, <<Sì, smetti di giocare>>. Risate. Con voce strappalacrime, lei mi chiede <<Piero, tu che mi consigli?>>. Sto zitto, tappandomi la bocca con un sorso di Birra. <<Vic>>, <<Sì?>>, <<Quanto deve valere quel che ci giochiamo?>>, <<Abbastanza>>.
Dopo averci pensato su, Andrea decide: <<Ok, mi gioco gli slip che ho addosso, varranno almeno cento euro.>>, <<Che opinione hai di te stessa, Andrea…>>, <<Io mi gioco il mio amato canarino Donnie>> dice Vittorio, <<Siete malati>> dice Berta, e si stravacca sul divano ad ascoltare musica.
Tocca a me. Con il Kamchatka batto la Jacuzia di Andrea e con un altro paio di buoni lanci riesco a toglierle Siberia, il ?ita, i Territori del nord e l’Alaska.
Tocca ad Andrea. In pochi lanci perde quasi tutte le truppe in Europa occidentale e meridionale e perde l’Australia orientale, ora è di Marte.
Adesso a Vittorio basta poco ed è fatta, Andrea non c’è più. <<Poteva andare peggio>> dice Andrea non molto dispiaciuta della sconfitta.
<<Siamo soli, Piero. Che ci giochiamo?>>. Ma che vuole da me? – penso. <<Cosa vuoi?>>, <<Io voglio solo continuare questa partita con te fino all’ultimo e senza considerare più le carte-obbiettivo. Che cosa posso proporti per convincerti?>>. Una cosa ci sarebbe mio caro capitano, mi dico fra me e me. <<Se ti batto, non potrai più costringermi a giocare a paintball>>, <<Affare fatto>>.
La mia America continentale contro il suo Venezuela, vinco io. Il mio Venezuela contro il suo Brasile, vince lui. Ucraina contro Afghanistan, perdo. Cina contro Afghanistan, perdo. Mongolia contro Cina, vinco. Di nuovo Cina contro Afghanistan, vince lui. Passo.
Il suo Quebec vince contro l’Ontario, i suoi Stati Uniti occidentali contro l’Alberta, altri due lanci e l’America è sua. La sua Islanda batte la Groenlandia. E vince gli Urali e poi la Siberia insieme a Jacuzia, ?ita, Kamchatka e Mongolia. Mi restano solo il Giappone e l’Europa Meridionale. <<Attacco il Giappone>>, tirando i dadi io faccio tre volte uno e lui tre volte sei, <<Ah! Questa sì che è un’atomica. Be’, dai, ormai hai finito>>, <<No, non è detto, tiriamo i dadi!>>, ho bisogno solo di un po’ di fortuna. Lui ne ha avuta per tutta la vita. Ultimo lancio. Ha vinto.
<<Hai perso>>. Lo so, non doveva accadere: <<Fortuna>>, <<Non è fortuna. Andrea paga>>, <<Certo>> alza un sopracciglio, e subito si porta giù i jeans, io mi giro per non guardare, Vittorio no, <<Io me ne vado…>> dice Berta alzandosi a scatto dal divano, Vittorio la segue nel corridoio: <<No aspetta Berta! Stavamo solo giocando>>.
Complimenti, Edoardo! Uno sguardo veloce e attento sul mondo giovanile, sensibilità e leggerezza insieme… bravo!