Premio Racconti nella Rete 2017 “The day after” di Cristiana Fantoni
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017Emma si svegliò, come al solito, alle 6,30. La sveglia suonò per almeno tre minuti prima che lei riuscisse a spegnerla.
La sua casa era bella, ordinata e pulita e le piaceva viverci, chiudersi dentro per allontanare il rumore e la polvere del mondo di fuori. Non invitava mai gli amici perché, vedendo loro le sue cose, i suoi libri e i suoi disegni, le sembrava quasi che scoprissero troppo di lei. Era gelosa dei suoi pensieri e dei suoi ricordi e non voleva che gli altri guardassero e scoprissero qualcosa al di là della sua facciata.
Uscì di corsa per andare in ufficio ma dopo tre passi si ricordò che quel giorno era l’8 marzo, la festa della donna.
Immaginò che appena arrivata in ufficio avrebbe visto le mimose sulla sua scrivania, tutti gli uomini si sarebbero fatti trovare schierati e sorridenti per fare gli auguri a tutte le impiegate. Ma, peggio di tutto, le donne avrebbero fringuellato, tirato fuori dalla gola degli insulsi strilletti e sbattuto gli occhioni truccati di nero.
Non avrebbe potuto sostenere tutto questo; di scatto girò il volante della sua auto e si diresse verso l’Ostiense.
Oggi avrebbe potuto sopportare solo il mare.
Era una giornata fredda e ventosa. Si tirò su il collo del giaccone e si strinse di più la sciarpa. Il mare era furioso, le onde sbattevano a riva con fragore formando una nebbiolina gelida. Non c’era nessuno sulla spiaggia, neanche i gabbiani ma il cielo era limpidissimo e il suo colore azzurro sprofondava nel blu del mare.
Emma amava il mare, il suo rumore e il suo profumo.
Quante volte erano venuti sulla spiaggia d’inverno! Il mare era sempre stato il sottofondo del loro amore e della loro allegria.
Aveva freddo. Entrò in un bar, forse l’unico aperto di tutto il litorale. Si sedette e ordinò una tazza di tè caldo. La donna che serviva al bancone era anziana o forse sembrava tale. Lavava i bicchieri e si avvicinava ai tavoli senza parlare e sollevando i piedi come se camminasse sulle nuvole. I suoi pensieri erano altrove e a tratti sorrideva.
“Che giornata meravigliosa! Freddissima. E oggi è la festa della donna. Che ne pensa lei di questa festa?” Emma chiese alla barista
“Oh, che ne penso? Ma non mi vede? Lavoro tutto il giorno, mantengo tre figli grandi e mio marito se ne è andato anni fa. L’unica cosa che mi tiene ancora in vita è l’immaginazione. Passo le mie giornate a creare storie inventate che poi non scrivo ma racconto a me stessa. Un tempo sì che l’8 marzo era veramente una festa per le donne!”
Emma ricordò la gioia, il rumore e il colore delle manifestazioni per l’8 marzo. Le donne si univano per lottare per la loro emancipazione, forse contro il maschio, forse contro i padri? Sì certamente c’era uno sbaglio di fondo, poi dopo aveva capito che essere differenti non è un male ma una fortuna, ma davvero non si potevano accettare le mimose dagli uomini, e si sentivano unite e forti. La lotta politica e sociale le aggregava e le faceva sentire importanti. Poi il confronto con l’uomo le rendeva coscienti della loro diversità ma non inferiorità. L’amore a quel punto arrivava per colmare il conflitto.
La barista continuava il suo lavoro col sorriso sulle labbra e lo sguardo assente. Chissà cosa stava immaginando adesso? Forse le tornavano in mente le lotte, le chiacchiere o le risate che sicuramente avevano riempito le sue giornate tanto tempo indietro.
“Arrivederci e buona festa!”
La barista non sentì le sue parole e la salutò con un sorriso.
Il giorno dopo la sveglia suonò come sempre alle 6,30. Emma si alzò, si vestì dopo essersi lavata e in fretta prese il suo caffè. Corse per prendere la metro ma si fermò di scatto per leggere una grossa scritta sul muro. Qualcuno di notte aveva lasciato scritto “The day after”. Il titolo di un film forse oppure di una canzone.
Il giorno dopo la festa della donna – il giorno dopo la fine dell’amore – il giorno dopo la morte del tuo amore…
Emma rabbrividì ma sentì nelle orecchie il fragore del mare come quando da bambina posava sull’orecchio una conchiglia per sentirlo rumoreggiare e pensò “La vita ha sempre un giorno dopo e allora nuoterò avanti”.
bel racconto fluido trasmette calore e rispecchia molto noi donne che abbiamo passato il 68 e le varie lotte …. mi è piaciuto molto brava Cristiana!!!!
Grazie del commento. Sono molto contenta di aver suscitato dell’interesse. Grazie per l’incoraggiamento
Racconto pieno di amarezza e di speranza, due sentimenti opposti che non si scontrano ma si compensano. Numerosi gli spunti di riflessione su cui ragionare dopo la lettura.
Grazie per la tua critica. Ne sono molto felice tanto più fatta da te che sei un esempio per me
Cristiana,
profondo e conciso al tempo stesso questo tuo ritratto di donna.
Vero e condivisibile come pochi.
Brava.
Grazie del commento. Il tuo giudizio è per me molto importante
Ho trovato il racconto interessante, un po’ triste ma positivo il finale.
Non voleva essere triste e neanche negativo. Forse malinconico come d’altronde sono io. Grazie di averlo letto
Cristiana, vorrei scrivere “letto, approvato e sottoscritto”, ma mi parrebbe poco elegante, tuttavia il senso è quello. Posso solo aggiungere che la scrittura arriva puntuale a trasmettere certe emozioni e sensazioni.
Grazie dell’approvazione! E grazie di aver letto il mio racconto
E’ un racconto che riesce a trasmettere il fascino del mare d’inverno e a condividerlo con il lettore. Molto interessante!
Brava Cristiana. Non avevo letto il tuo racconto, anche se ho seguito spesso la scia di Paola per scoprire autori interessanti…
Il tuo racconto ha la levità di una carezza ed è appena frizzantino come l’aria d’inverno di cui tu racconti. Ti aspetto il prossimo anno in questo posto, tra qualche bracciata.
Un racconto che emoziona, malinconico, ma con un raggio di speranza.
Il “nuotare avanti” di Emma, nonostante tutto, ti spinge a sperare nel giorno dopo.
Dopo averlo letto, sei contento di averlo fatto e ti rimane un sapore di buono dentro.Spero di rileggere presto qualcosa di tuo, brava Cristiana.