Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2017 “Togo” di Chiara Antonioli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2017

Tanti anni fa mi hanno lasciato davanti a una cuccia molto grande: era notte e guaivo per il freddo e la fame. Due umani, mi hanno raccolto e portato dentro la loro enorme cuccia, piena di tanti giochi di tutte le forme che avrei voluto buttare a terra e trascinare, divertendomi tantissimo!

I due umani, mi hanno nutrito, curato e dato un nome: Togo. Al suono di quelle parole correvo e saltavo! Un giorno mentre ero solo nella grande cuccia, ho visto su un muro di vetro, un altro simile a me che abbaiava e si muoveva solo quando lo facevo anche io: era tutto nero e tozzo, con zampe grosse e un’unica macchia bianca intorno all’occhio. Ma di chi si trattava? La cosa strana era che appariva solo in quel punto della cuccia. Questo è un mistero che non ho mai capito e nel corso degli anni, quella palla di pelo, diventava sempre più tozza! Spesso ho chiesto spiegazioni ai due umani ma non facevano altro che ridere e accarezzarmi. Un giorno mi sono spaventato. Ho visto che nello stesso punto dove appariva quella cosa nera che imitava i miei gesti, c’erano anche i miei umani, ma non ho mai capito come facessero a stare contemporaneamente in due posti.

Al di là di questi misteri sono stato felice.

Anche i due umani avevano i loro nomi: Giulio e Serena. Da quello che ho capito tra loro c’è stato molto affetto e ne hanno donato anche a me. In verità, quando mi davano da mangiare, fatto le carezze e accompagnato a fare i bisognini, ero a posto lasciandoli alle loro coccole. Tutti i giorni uscivano dalla cuccia e poi tornavano, ma era una specie di gioco?

Mi portavano con loro ai giardinetti dove incontravo qualche altra palla di pelo o amici come Penny; che bella, ne ero proprio innamorato, aveva gli occhi dolci ma era un po’ vecchia per me che ero giovane! Così una notte, sono uscito di nascosto dalla grande cuccia, mi sono recato ai giardinetti e lì, ho incontrato Bella, figlia di Penny; lunga, slanciata, stupenda con gli stessi occhioni; con lei conobbi l’amore tra due palle di pelo come noi che forse è simile a quello che sentivano i miei umani l’uno per l’altra.

Quando sono tornato, Serena e Giulio mi hanno sgridato. Non avevo capito tutti i suoni che uscivano dalle loro bocche, ne riconobbi soltanto uno: “Non farlo più”. Avrei voluto raccontargli la  felicità nell’uscire, nell’amore, in tutte le cose strane che avevo visto quella notte, come una piccola palla di pelo bianca che invece di fare “Bau” come me faceva un verso stridulo e  un po’ antipatico: “Miao”. Oppure mi era venuta voglia di correre dietro una specie di sassolino mobile colorato di  grigio, con una coda lunghissima che vedendomi è fuggito via velocissimo!

Ma nessuno sapeva qual’era la cosa che amavo di più, dopo le crocchette: il tetto magico che sta sopra la nostra grande cuccia. Per lungo tempo è azzurro, oppure appare lo zucchero filato che mi fa venir fame; ma quando l’azzurro sparisce insieme a quel cerchio giallo e caldo, il tetto diventa blu con tutte quelle lucine, insieme alla luce più grande che a volte è tonda come una focaccia, oppure assomiglia a una banana e anche lì mi viene l’acquolina in bocca. A volte il tetto è grigio e scende l’ acqua, che buffo!  Mi sono sempre domandato come mai il tetto che c’è sopra la nostra grande cuccia, cambia così spesso, ha un padrone anche lui? L’unica cosa che mi veniva da fare davanti a tanta bellezza era  ululare! Solo che Serena e Giulio mi dicevano di stare zitto e non capivo perché. Vi erano tante cose che non comprendevo e mi meravigliavano al tempo stesso, ma a me bastava stare con Serena e Giulio e tutto era bello anche se a volte comunicavano con suoni strani e un po’ forti, ma dopo si abbracciavano e passavano il tempo a farsi le coccole. Io amavo molto le carezze sulla testa e sulla schiena, adoravo quando Serena me le faceva tenendomi sulle gambe, i suoi peli lunghi color del grano, mi sfioravano la testa, mi venivano i brividi e in mezzo a questo affetto io mi addormentavo facendo bei sogni.

Sognare era una cosa davvero strana, io dormivo ma in qualche modo ero anche da un’altra parte! In genere facevo due sogni, uno diverso ogni sera mentre l’altro era piuttosto uguale e un po’ strano. Ad esempio una notte ho sognato che andavo in alto sul tetto dove c’è la focaccia e piano piano diventava una banana e io la usavo come altalena! Nel secondo sogno, invece ero in un prato e vedevo un umano coi peli lunghi, molto più bello di Giulio che è carino, ma in quel  caso parlavo di una bellezza davvero sconvolgente. Questo umano sconosciuto, aveva gli occhi verdi e quando lo guardavo mi sentivo felice; ma svegliandomi avevo tanta fame, sete e dovevo fare la pipì. Così correvo da Giulio e Serena e li svegliavo! Una volta gliel’ho fatta in camera e sono diventato triste. I loro suoni però erano stati dolci, così ho dato la zampina a entrambi e mi hanno fatto le carezze sulla testa, bellissimo! Un’altra volta l’ho rifatto, ma loro non sono stati più contenti. Peccato!

Ogni tanto succedeva una cosa buffa nella nostra grande cuccia. Giulio portava un albero e Serena  lo addobbava con tanti festoni colorati e palline, che voglia di buttarlo giù! Ma avevo capito che non potevo farlo perché l’ultima volta che l’avevo distrutto, i suoni erano stati molto alti, così avevo imparato a lasciarlo stare. Giulio poi, si divertiva a prendere una cuccia piccola dove dentro ci metteva delle statuine, una volta li ho scambiati per delle crocchette, come erano duri! Non so a cosa poteva servire tutto questo, ma il mio muso fiutava sempre qualcosa di bello anche perché le crocchette non mancavano mai e nemmeno le carezze. Quando Giulio portava l’albero significava che fuori della cuccia era davvero freddo, dal tetto cadevano  palline bianche ghiacciate e il prato diventava candido, le lucine brillavano così tanto e io ululavo di gioia!

La prima volta che ho visto le palline bianche ero cucciolo, ricordo che abbaiai dallo stupore e tentai di prenderne una ma era diventata semplicemente acqua. Una volta all’anno avevo veramente paura, perché sul grande tetto vedevo dei fuochi spaventosi accompagnati da dei brutti rumori, per fortuna non ero solo, stavo sulle gambe di Serena, era stata una serata così bella con tanti umani nostri ospiti dentro la grande cuccia e questi fuochi e rumori avevano rovinato un po’ la festa anche se ero stato davvero molto accarezzato!

Quella notte sognai di nuovo. Nel sogno ero riuscito ad andare oltre il muro di vetro dalla palla di pelo che imitava le mie mosse, ma era sparita!  Nel secondo sogno, c’era ancora l’umano bello, solo che oltre a sorridere era in compagnia delle pecore. Alcune gli stavano vicino, altre lontano, ma l’umano bello sorrideva a tutte alla stessa maniera, me compreso. Al risveglio: fame, sete e pipì!

Il giorno successivo Giulio mi portò al parco, aveva l’aria preoccupata, in genere era Serena che mi accompagnava tutte le mattine. Perché quel cambiamento? Mentre pensavo queste cose, mi apparve Bella in tutto il suo splendore, solo che aveva una pancia enorme! Ma che si era mangiata? Giulio si fermò a parlare con Aldo, l’umano di Bella il quale raccontava che era uscita una sera dalla sua cuccia e che qualcuno l’aveva tanata. Giulio poi, disse che anche io avevo fatto la stessa cosa qualche tempo prima. Ma che voleva dire? Io avevo amato Bella non fatto mangiare tutte quelle crocchette!

Ecciù! Una mattina mi è venuta la febbre! Avevo paura perché Giulio e Serena mi portavano dall’umano vestito di bianco che usava strumenti strani, uno dei quali finiva nel mio sedere e da lì, capiva che avevo la temperatura alta, non era molto piacevole. Quel giorno me ne ero stato sul mio lettino, avevo mangiato poco, dovevo riposare e riprendermi per tornare ai giardinetti e incontrare Bella, così mi addormentai e sognai cose veramente strane ma belle! Correvo e giocavo sopra gli alberi, non fra i rami, ma proprio sopra ed è lì, che è apparso l’umano bello dagli occhi verdi e i  peli lunghi che accarezzava la mia testa e la mia schiena. Guardai le sue mani, aveva due strani fori, gliele leccai pensando che fosse caduto mentre rincorreva le pecore! Mi svegliai di colpo. Fame, sete e pipì! La febbre era passata ed era stato l’umano bello a guarirmi!

Mangiai i croccantini e dopo la passeggiatina con Giulio, andai da Serena, era a letto ammalata, forse aveva la febbre. Mi guardava con i suoi occhi verde scuro e sorrideva. Il mio cuore velocizzava il suo ritmo e di colpo le sono saltato in braccio. Mentre Giulio non c’era, sono sempre stato con Serena. Mi amava  molto la mia dolce umana. Con lei andavo in quel posto bellissimo dove c’è tantissima acqua azzurra a giocare e bagnarmi! Quanto mi divertivo a fare le scrollate e poi che bella questa acqua, a volte verde o azzurra da confondersi col tetto! Una cosa fantastica è che il tetto non è solo sopra la nostra grande cuccia, si trova sopra tutte le cucce, ci accompagna sempre con i suoi sbalzi di colore! Chi lo sa se gli umani lo capiscono, le loro teste non guardano mai in alto, o dritto o giù.

Una cosa che non mi piaceva era quando andavamo nei posti con la cuccia mobile. Mi sentivo un po’ in prigione e le crocchette volevano uscire dalla mia bocca, ma cercavo di resistere perché Serena mi faceva sempre le carezze, ed ero felice.

Quando nel tetto apparvero le lucine, mi addormentai sul mio lettino. Giulio e Serena stavano abbracciati sul divano, guardavano la scatola parlante. Sognai di rincorrere una crocchetta gigante e subito dopo ero ancora su quel bel prato, vidi nuovamente le pecore al pascolo, ma l’umano bello non c’era. Peccato, volevo fargli le feste, ma poco dopo arrivava e sulle spalle portava una pecorella, forse si era perduta in un bosco o l’aveva salvata da qualche umano cattivo, chi lo sa? Ma l’umano bello continuava a sorridermi e io pensavo a quanto fosse dolce e mi domandavo perché ci tenesse tanto alle pecore. Poi mi svegliai, fame, sete e pipì!

Una mattina i miei umani se ne andarono prestissimo. Quel giorno Giulio mi portò ai giardinetti quando ancora il cerchio giallo doveva sorgere. Mentre andavamo, ogni tanto guardavo il tetto: è bellissimo quel momento in cui non è più notte ma non è ancora giorno. Il tetto è color azzurrino con sfumature blu, e le lucine brillano!

Serena e Giulio mi fecero due carezze e uscirono, il bel viso della mia umana aveva un colore strano, era bianco come la focaccia e il mio umano la stringeva a sé dicendole suoni dolci; che umani fantastici che avevo, non vedevo l’ora di rivederli per far loro le feste! Pochi minuti dopo arrivò Giusy, l’umana che veniva nella nostra cuccia a giocare col bastone peloso, quello che mi divertivo ad acchiappare mentre lei lo strofinava sul pavimento, che simpatica! Oltre a questo gioco del bastone peloso, Giusy giocava anche con una bacinella piena d’acqua, immergeva uno straccio e lo strofinava sul pavimento! Il gioco sarebbe stato più bello se avessi potuto acchiappare lo straccio, ma in quel momento lei mi chiudeva fuori sul terrazzino, mi dava un pupazzetto e giocava da sola.  Questa cosa non la mandavo giù così protestavo: “Bau! Bau! Bau!”.

Quel giorno, poi, feci un pisolino e non mancarono i sogni. Nel primo riuscivo ad acchiappare lo straccio di Giusy e lo sbattevo di qua e di là; nel secondo mi trovavo ancora su un prato ma questa volta le pecore erano lontane, le sentivo belare ma non le vedevo. Nemmeno l’umano bello c’era, al suo posto vi erano due bastoni di legno incrociati e un umano appeso sopra. Non capivo. Quell’umano soffriva e aveva tanta acqua rossa da tutte le parti. Cos’era l’acqua rossa? Si! Ecco, era uscita anche dalla mia zampina perché nel giardinetto l’avevo messa su una puntina lasciata lì. Mi ero fatto male e avevo guaito, quindi quell’umano, non stava sicuramente bene. Così, mi sono avvicinato e, “per tutti i croccantini”, era lui! L’umano bello! Il mio amico dei sogni soffriva appeso a quei due bastoni. Mi guardò e mi sorrise nonostante la sofferenza, per me era sempre bellissimo! Osservando le sue mani, compresi perché aveva i fori. Anche lui si era fatto male con delle grosse puntine che lo tenevano appeso ai bastoni, anche i suoi piedi erano forati. Stava morendo? Mi svegliai, ma non avevo bisogno della pappa, né dell’acqua e neanche di fare la pipì; ero triste perché l’umano bello dei sogni, non stava bene. Non era solo febbre ma qualcosa di più grave.

Una volta avevo visto un uccellino a terra. Non volava, era immobile. Serena era con me e mi disse che era morto. Sarei morto? Anche i miei umani? Diventai triste, misi il muso sulle zampe anteriori. Giusy mi accarezzò, mi diede le crocchette e mi portò al parco a fare i bisognini, al ritorno fui contentissimo perché vidi la cuccia mobile! Voleva dire che Giulio e Serena erano tornati! Quando Giusy entrò in casa mi precipitai a fare la festa a Giulio. Ma dov’era Serena? Puntai verso la stanza da letto, ma Giulio mi fermò dicendomi che la mia umana non stava bene ed era andata a nanna, cosa che dovevo fare anche io. Giulio salutò Giusy. Si dissero alcuni suoni e vidi che lei si era messa le mani sulla bocca spalancando gli occhi. Che significava? Giulio tornò nella cuccia e si sedette davanti alla scatola parlante. Notai che dell’acqua gli stava cadendo dagli occhi, non era un buon segno. Mi misi ai suoi piedi decidendo di indagare.

Naturalmente, invece di indagare, mi addormentai e sognai. Mi trovavo nel solito prato, i bastoni di legno erano spariti, c’era solo l’umano bello, steso a terra. Sembrava morto come l’uccellino che avevo visto tempo prima. Mi avvicinai, volevo leccargli i fori delle mani e il viso, ma egli aprì gli occhi, mi sorrise e si alzò cominciando ad accarezzarmi! ”Per tutte le crocchette”, l’umano bello non era più morto! Nel sogno fece una cosa straordinaria, cominciò a salire in alto verso il tetto azzurro continuando a sorridermi! Nessun umano che conosco è capace di fare cose del genere! Allora ho pensato che poteva essere l’umano bello a decidere gli strani cambiamenti del grande tetto!

Mi svegliai, era mattina e per l’emozione del sogno, feci tanta pipì nel soggiorno della cuccia! Finalmente vidi Serena. Non mi rimproverò per la pipì, mi prese in braccio e mi disse: “Amore”, avevo capito questo suono perché era uno dei più dolci. Arrivò anche Giulio che voleva sgridarmi ma Serena glielo impedì. Mangiai le crocchette e uscimmo tutti e tre insieme per andare al parco.

Nei giorni e nei mesi a seguire, Serena rimase a casa, sempre a letto e molto debole, la febbre non le passava, aveva perso i suoi peli lunghi color del grano, ma la mia umana era bellissima comunque, l’amavo con tutto me stesso.

Per molti giorni dal tetto scese tantissima acqua. Giusy ed io ci  bagnavamo ogni volta! Prima di entrare nella grande cuccia dovevo fare tutte le volte una buffissima scrollata, Giusy rideva sempre mentre mi guardava! Ai giardini, vidi Bella e la pancia era sparita, ma come aveva fatto?  Quando ci incontravamo annusarsi era un piacere, che occhi che aveva!

Al parco, per lungo tempo mi accompagnava  Giusy tutte le mattine. Giulio non usciva quasi più di casa perché stava vicino a Serena che era sempre a letto. Ogni tanto facevo  la cuccia vicino a lei e la guardavo, così stanca e indifesa. Quando apriva gli occhi mi accarezzava e mi chiamava “Amore”, che bello questo nome, anche se Togo mi piaceva davvero tanto. La verità è che Giulio e Serena avrebbero potuto chiamarmi in mille modi, li avrei amati per tutta la vita. Fiutavo che presto sarebbe accaduto qualcosa all’umana più bella che conoscevo, allora ogni sera facevo la cuccia vicino a lei.

Una notte accadde qualcosa; ero sveglio, Giulio dormiva accanto a Serena che si era alzata, ma non era più malata, era avvolta da una calda luce e aveva di nuovo i suoi peli lunghi! Mi sorrise salutandomi con la mano, io agitai la mia coda e lei sparì in quella splendida luce; poi guardai il letto e Serena era ancora lì che dormiva, senza i suoi peli lunghi color del grano. Qualcosa non quadrava e decisi di abbaiare prontamente per avvisare Giulio: “Bau, bau, bau!”. Giulio si alzò di colpo dal letto, si avvicinò a Serena, accarezzò il suo viso, non si muoveva era immobile e tanto bianca! Giulio cominciò a dire tanti suoni, tra cui, la parola bella “Amore” e dai suoi occhi cadde tanta acqua. Le giornate che seguirono, furono così strane. C’era sempre molta gente nella nostra grande cuccia che andava e veniva; dopo circa due giorni arrivarono due signori con una strana cuccia marrone dove misero dentro la mia umana. Avevo tanta voglia di guaire ed abbaiare e di dire a Giulio che Serena era felice da un’altra parte, ma dove? Come avrei fatto a spiegarglielo? Noi palle di pelo comprendiamo alcuni suoni umani, ma gli umani non capiscono i nostri. Comunque tentai. Mi avvicinai a Giulio e gli diedi la zampina. Mi prese in braccio e mi abbracciò dicendo tanti suoni che non riuscivo a capire. Dopo poco tempo arrivò un giovane umano vestito di nero a parlare con Giulio. Gli mise una mano sulla spalla e dai suoni capii che il mio umano poteva contare sulla sua amicizia. Mi fece anche una carezza e io compresi che ci si poteva fidare.

Uscirono tutti, anche Serena nella sua nuova strana cuccia. L’avrei rivista ancora?

Quella notte la trascorsi a vegliare su Giulio che era circondato da altri umani. Si svegliava e poi si riaddormentava mentre l’acqua gli usciva dagli occhi, non avevo fame e nemmeno sete. Mi avevano portato a fare i bisogni alcuni amici del mio umano e al parco rividi quell’umano giovane vestito di nero che si fermò a parlare con gli altri. Mi sorrise facendomi una carezza e io gli diedi la zampina, il suo odore era buono, me lo memorizzai in caso avessi dovuto ritrovarlo. Lì vicino c’era la sua cuccia, era enorme e addirittura da lì proveniva il forte suono di una campana, situata in punto piuttosto alto.

La sera successiva il mio umano ed io rimanemmo finalmente soli e dopo avermi portato a fare i bisognini al giardinetto, tornammo nella nostra grande cuccia, vuota senza la mia umana Serena.

Guardai in alto il tetto, c’erano le lucine accese con la focaccia, tirava un vento leggero, ululai di tristezza dando l’addio alla mia dolce umana.

Mi misi a dormire ai piedi del mio caro umano, ero tanto stanco e triste. Quella notte feci un sogno che non ho più dimenticato. Mi trovavo nel prato ma era ancora più bello; c’erano tanti alberi, fiori e si stava benissimo, poi arrivava l’umano bello, sempre sorridente e con quei buchi nelle mani. Egli non era solo perché a un tratto arrivò Serena, la mia umana! Era proprio come quando se ne era andata alcuni giorni prima, bella sorridente e coi suoi peli lunghi! Le andavo incontro, lei e l’umano bello mi accarezzavano, e io davo la zampina a entrambi. Poi l’umano bello ha abbracciato Serena e lei era così felice. Egli era attorniato anche da altri umani che non riuscivo a vedere bene, alcuni erano grandi, altri piccoli e c’erano anche animali e palle di pelo come me. Quindi cosa succedeva? Alla fine della vita si andava dall’umano bello?

Mi svegliai; finalmente dalla finestra della grande cuccia vidi il disco giallo e il tetto azzurro; nei giorni passati era caduta tanta acqua anche dai nostri occhi. Giulio si piegò sulle ginocchia e cominciò ad accarezzarmi la testa e la schiena. Lo guardai intensamente e vidi che i suoi occhi non erano bagnati di acqua, mi sorrideva e quel sorriso mi ricordò vagamente l’umano bello dei sogni. Cominciai ad abbaiare forte, dovevo raccontare al mio umano dove si trovava ora Serena, ma non capiva! Mi guardava solo in modo strano, pensava solo che avevo fame ed era ora di portarmi fuori. Uscimmo per andare al parco, feci i bisognini. Giulio era taciturno non riuscivo a capire come stava. Avrei voluto tanto fargli capire dov’era Serena, al sicuro con l’umano bello!

Nei giorni successivi Giulio aveva ricominciato a uscire ed entrare dalla cuccia, ogni tanto venivano gli amici, ridevano, scherzavano e mi accarezzavano. Addirittura una coppia portò la loro palla di pelo di nome Spina tutta bianca e grigia coi peli lunghi; non riuscivo a vederle gli occhi con tutto quel pelo! Giocavamo a prenderci la coda. Sembravano giornate normali. Ma la notte, quando Giulio andava a dormire, gli usciva l’acqua dagli occhi. Io mi mettevo ai piedi del letto a vegliare il mio caro  umano.

Quella notte non mi addormentai subito. Apparve Serena avvolta dalla luce, stavo per abbaiare ma mi fece cenno di restare muto, si sedette vicino a Giulio a vegliare, così e mi addormentai  senza sognare.

Purtroppo il risveglio non fu piacevole. Non so come fecero ad entrare quegli umani cattivi, erano tre, tutti vestiti di nero. Uno aveva un bastone e colpì sia me che Giulio. Il mio umano cadde a terra e io rimasi stordito per un po’ di ore. Quando mi risvegliai, avevo male alla testa e alle zampe posteriori, a fatica mi rimisi in piedi e andai da Giulio che era a terra, immobile. Un po’ di acqua rossa gli usciva dalla testa. Cercai di leccarlo ma non si svegliava, forse era morto? No, non era il momento di uggiolare, dovevo fare qualcosa per il mio umano. Andai nel salone della nostra cuccia e c’era un disastro pauroso, tutti i nostri giochi erano a terra e non sapevo dove guardare. Per la paura feci la pipì sul pavimento. Avevamo bisogno di aiuto e pensai a Serena e all’umano bello, avrebbero potuto fare qualcosa per noi? Improvvisamente vidi una foto di Giulio e Serena rotta a terra, lei portava un’ abito bianco, teneva dei fiori in mano, era appoggiata a lui ed entrambi sorridevano di felicità. Presi in bocca quella foto e decisi di uscire dal cancello rimasto aperto e di cercare quel giovane umano, quello che viveva nella grande cuccia con la campana. Vedendomi malandato e con quella foto in bocca, cosa avrebbe capito? Istintivamente avvertivo che l’umano bello era con me anche se non potevo vederlo; sentivo qualcosa, come una mano umana che mi spingeva a correre e a non arrendermi.

Arrivai presso la cuccia con la campana, la porta era aperta ed entrai. C’erano tante sedie, e “corpo di mille crocchette”, di fronte a me, appeso ai due bastoni di legno, c’era lui: l’umano bello! Anche  egli aveva una cuccia! Poco dopo, finalmente arrivò il giovane umano, mi riconobbe chiamandomi per nome. Si chinò verso di me accarezzandomi, ma io guaii per il dolore alla testa e alle zampe. Nonostante tutto il dolore gli diedi la zampina, i suoni che compresi furono: “Ciao Togo, mi chiamo  Daniele”. Poco dopo notai un’altra foto, più piccola a terra, l’annusai e vidi che era ritratto l’umano bello, più o meno come lo vedevo nei sogni, coi peli lunghi, un mantello azzurro e le mani ferite. Daniele mi disse sorridendomi: “Hai trovato Gesù!” Gesù? L’umano bello aveva un nome, si chiamava Gesù! Allora non ero l’unico a conoscerlo, anche Daniele forse sapeva qualcosa di lui! In seguito, il mio nuovo amico mi chiese cosa avessi fatto, prese la foto rotta in mano, aveva una strana espressione. Mi portò in un’altra stanza, mi fece mangiare e bere, mi rifocillai un po’, lo guardavo perché bisognava fare qualcosa per Giulio, così iniziai ad abbaiare. Daniele disse: “Forse con questa foto vuoi dirmi qualcosa? Andiamo da Giulio?”. Mi prese in braccio e quando arrivammo dal mio umano c’era una cuccia mobile grande e bianca e Giusy che forse era triste perché non aveva potuto giocare col bastone peloso. Finalmente vedemmo Giulio: era vivo! Il mio umano era adagiato su un lettino, mi guardò e mi accarezzò, disse qualcosa a Daniele e Giusy, dai suoni capii che per un po’ sarei stato con lei. Per amore del mio umano, avrei fatto qualunque cosa!

I giorni passavano sereni a casa di Giusy. Con lei c’era un umano di nome Antonio e un simpaticissimo umano piccolo: Luca. Diventammo amici! Mi piacevano gli umani piccoli, giocavano tantissimo! Spesso Luca mi tirava una pallina e io, anche se ero malandato, correvo a prenderla. Anche questi umani giocavano a uscire e a entrare dalla cuccia tutti i giorni. A volte rimanevo solo nel loro piccolo giardinetto, ne approfittavo per riposare e dormire. Avevo smesso di sognare l’umano bello, anzi: Gesù. Nei sogni potevo vederlo muoversi e sorridere, mentre nella cuccia di Daniele, era fermo, immobile. Non capivo bene perché, quello che intuivo era la sua presenza anche se non riuscivo a vederlo. Forse questo è il suo modo di fare, anche se un umano del genere non l’avevo mai visto ma mi fidavo.

Spesso pensavo a Giulio. Dov’era andato? Forse anche gli umani vanno da altri umani col camice bianco per guarire? Spero di si! Il mio unico sogno era stare con lui il più possibile.

Nella cuccia di Giusy mi divertivo perché anche lì giocava col bastone peloso e io cercavo di acchiapparlo, Luca rideva sempre mentre mi guardava.

Un giorno mi spaventai. Andai da solo in una stanza della cuccia di Giusy e vidi la palla di pelo sul muro di vetro! Ma era anche li? Perché? Solo che era un po’ cambiata, ammaccata come me e dall’aria un po’ stanca, i baffi del muso erano diventati bianchi come la macchia che circondava l’occhio. Io saltavo e lui pure, io abbaiavo e lui anche, che mistero questi strani muri! Anche in questo caso cercai spiegazioni, ma Luca si sbellicava dalle risate, così gli davo la zampina e giocavamo sempre insieme.

Una mattina venne Daniele nella cuccia di Giusy e gli feci la festa senza pensare ai miei dolori alle zampe. Mi mise il collare e il guinzaglio per uscire.

Mi portò a fare i bisognini al parco, mi accarezzò e mi disse che mi vedeva stanco. La giornata era bella, il tetto era azzurro senza zucchero filato, il disco giallo era alto e sentivo un po’ caldo. Forse era arrivato il tempo di andare in quel posto dove c’è tanta acqua azzurra che si confonde col tetto!

Daniele ed io arrivammo davanti a una cuccia grandissima  con tante stanze. In ogni stanza vi erano dei letti con degli umani che riposavano. Poco dopo la sorpresa fu grande! Su uno di questi letti era adagiato Giulio! Quando mi vide urlò il mio nome: “Togo” e io, senza badare ai dolori alle zampe, mi staccai da Daniele e gli saltai in braccio!

Ecco, avevo realizzato il mio sogno, presto saremmo tornati ancora nella nostra grande cuccia! Daniele diede a Giulio una foto di Gesù, l’umano bello che è sempre con noi. Dagli occhi del mio padrone uscì dell’acqua ma solo per poco tempo, io ero così stanco che avevo voglia di fare la cuccia e dormire.

Così mi misi ai piedi del mio dolce umano, egli si chinò verso di me accarezzandomi la testa e la schiena, tutto quello per cui avevo sempre vissuto.

 

Loading

1 commento »

  1. Sono contentissima che sia stato accettato, grazie ! 🙂 Un saluto a tutti i cari partecipanti ! 🙂

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.